Uovo, gallina, frittata di Melian (/viewuser.php?uid=4463)
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UOVO, GALLINA,
FRITTATA
Prima mattina del 12
marzo della Terza Era (forse, non sono mai stato bravo a ricordarmi le
date),
da qualche parte,
direzione Mordor.
Alle volte è come se mi sentissi un uovo: piccolo, fragile, ma allo
stesso tempo pieno di tutto ciò che si possa desiderare o aver bisogno.
In un uovo c’è un mondo intero, c’è il principio della vita. E’
dall’uovo che nascono i pulcini, no? E’ un bel posto, uno di quelli
sicuri e privilegiati in cui sembra proprio non possa succederti nulla
di male.
Non sono mai stato un eroe; ho sempre preferito occuparmi del mio
giardino, della potatura delle rose, di innaffiare i gerani, di
seminari l’orticello.
Ero nel mio uovo.
Quel giardino, la mia casa, la Contea, ecco, loro erano il mio uovo:
tutto ciò che aveva anche un minimo d’importanza era lì, dal profumo
dei fiori di campo, al ronzare delle api selvatiche. Lì c’era la mia
forza e la mia sicurezza, conoscevo ogni foglia e ogni sentiero.
In una sola parola, ero nel mio uovo, ero un uovo.
Una notte è bastata a rendere il profumo fragrante di una torta di mele
un ricordo sbiadito.
Ah, cosa darei per avere una fetta di quella succulenta torta che
cucina Rosie alla locanda del Drago Verde con le sue deliziose manine!
Chissà se lei è triste perché non vado a trovarla, se le manco, se –
soprattutto – si è accorta della mia assenza…
Ma non potevo lasciare da solo Padron Frodo. Non dopo che Gandalf era
stato così… ehm, convincente.
Ho dovuto lasciare il mio “uovo”, ho dovuto beccare il guscio e
romperlo per saltar fuori come un bel pennuto già cresciuto, una bella
gallina, di quelle grassocce buone per far il brodo da sorseggiare
davanti al camino come spuntino pre-cena.
Sono diventato come la chioccia che stende le sue ali e starnazza se le
toccano i pulcini, solo per stare accanto a Frodo, supportarlo e
proteggerlo.
Va bene, sono una gallina, ma al primo che si azzarda – se mai qualcuno
leggerà questi fogli – a ridere, lo prendo a badilate! Essere una
gallina non significa che sono “stupido come una gallina”, significa
che son dovuto crescere e diventare altruista.
Sì, Sam, basta con le paure, con le mani che tremano ogni volta che
fissi l’orizzonte buio. Basta con la nostalgia per casa: bisogna che
almeno tu sia forte. Se Frodo deve portare l’Anello, almeno tu cerca di
non essergli un peso…
Bene, e dopo aver tentato per l’ennesima volta di non ripensare alla
fatica che ci aspetta o alle orrende paludi che abbiamo sorpassato o
allo stomaco che mi brontola perché non mangio da quattro giorni, posso
star tranquillo (se vogliamo dir così…) ad aspettare l’alba.
L’alba, sì, beh, mi piacerebbe vederne una bella, ma con quell’ombra
orrenda che viene da Mordor, ormai non capisco più che ora del giorno
sia.
Padron Frodo dorme, o almeno apparentemente è così: si agita sempre
quando sonnecchia e non voglio immaginare cosa sogni. Ho il cuore in
pena per lui, mi vien da piangere al pensiero che ogni giorno che passa
finisce per diventare sempre più deperito. Si spegne e non è
che un pallido ricordo dell’Hobbit che passeggiò per LothLorien.
Tutta colpa dell’Anello, di Mordor, di questo buio, di quest’aria
avvelenata!
E’ colpa di quella creatura repellente di un Gollum che è sparito da un
giorno intero e che chissà dove s’è infilato! Spero che non torni mai
più, infido, traditore, viscido che non è altro!
Alle volte, forse banalmente, penso che tutto questo sia solo una gran
frittata.
Uhm, ma perché ho nominato la frittata? Adesso sono più affamato di
prima…
Samvise Gamgee
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Note dell’autrice:
La storia partecipa all’iniziativa “Caccia alle Uova” di Fanworld.it.
Uovo numero 1 – prompt: “Scrivere una storia contente le parole uovo,
gallina e frittata”.
Ammetto che è la mia prima storia scritta su “Il Signore degli Anelli”,
perché di solito ho sempre scritto su un altro libro di Tolkien, “Il
Silmarillion”.
Mi è venuta l’ispirazione di getto: doveva parlare Sam e così è stato.
Scritta su carta, alla copia su pc, questa storia ha subito le sue
modifiche, soprattutto perché non mi convinceva la prima versione e
ancora adesso, purtroppo, trovo questo piccolo “missing moment” un po’
banale e poco brillante. Tuttavia, non voglio tener questo raccontino a
far la polvere nel mio archivio e quindi lo propongo per la “Caccia” lo
stesso. U.U
Piccola nota spazio-temporale.
Ho immaginato che Sam si concedesse un piccolo spazio per sé, in attesa
del giorno pieno, scrivendo una sorta di diario che poi userà
per integrare il Libro Rosso anni dopo.
Il racconto è ambientato tra l’11 e il 12 marzo della Terza Era, giorno
in cui Gollum porta i due Hobbit dritti dritti nella tana di Shelob.
Credo di aver detto tutto. *-*
Grazie a chi leggerà e a chi, magari, lascerà il suo commento!
Melian
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