≈ Untouchable.

di Emma Bennet
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Untouchable.
...little taste of heaven






Il pendolo dell'orologio battè le undici, e come ogni sera, puntuale, l'uomo sgattaiolò fuori dalla sua stanza, guardandosi con circospezione attorno. Un leggero vociare proveniente da non poco distante lo avvisò della presenza di alcuni studenti, non ancora rientrati nei loro dormitori ma, per una volta, non ebbe voglia di andare a sottrarre punti a chissà quale Casata. Girò a destra, e poi a sinistra, e salì le scale, ancora e ancora, raggiungendo una stanza silenziosa, a cui nessuno faceva mai caso.
Con un sospiro, Severus Piton salutò quella che oramai era diventata la sua droga quotidiana, quella a cui - volente o nolente - non sapeva dire no, non sapeva dire basta.
Si avvicinò a una parete, sulla quale vi era appeso qualcosa di coperto. Con delicatezza - premura quasi - tolse il panno che impediva la visuale di ciò che c'era al di sotto della stoffa, e immediatamente, un sorriso gli si dipinse sulle labbra sottili.
«Ciao, Lily»
Nello specchio vi erano riflesse due figure: un uomo, grigio e scuro, ma con un viso sereno, e una giovane donna dai lunghi capelli rosso scuro, che gli sorrideva gioviale.
«Mi sei mancata, sai» sussurrò «Mi manchi sempre. Continui a mancarmi, incessantemente»
La donna nello specchio piegò lievemente la testa di lato, continuando a sorridere. Severus sospirò, passandosi una mano tra i capelli. Vide l'immagine di se stesso, e si vide come non avrebbe mai potuto essere. Felice.
Normalmente, rughe troppo pesanti per la sua età gli affaticavano il volto, mentre una costante espressione impenetrabile ne irrigidiva i tratti. Aveva imparato a nascondere il suo dolore, col tempo. Era sempre stato abituato al dolore, lui, da piccolo. Da quando i suoi genitori non facevano altro che litigare, e puntualmente le discussioni terminavano con sua madre che veniva brutalmente picchiata da suo padre. Aveva conosciuto un'infanzia spenta, cupa, fino a quando non era arrivata lei. Lei, la sua stella, la sua fata, il suo angelo. Lily Evans. L'amore di una vita, l'amore di un'esistenza buttata al vento. E ora che lei non c'era più, veniva ad osservarsi nelle Specchie delle Brame, ogni sera, per godere ancora un po' della sua vista. Della vista di loro due insieme.
«Tuo figlio ha preso un bel voto in Trasfigurazione, oggi, me l'ha detto la McGranitt. Credo che saresti molto fiera di lui, sai Lily? Ti somiglia. Ma è anche così uguale a... quel Potter. Ed è giusto che sia così, suppongo. Lui è suo padre. Tuo marito»
La donna si avvicinò impercettibilmente all'uomo accanto a lei, che le cinse la vita.
Severus si sedette per terra, aggiustando il mantello dietro di sè, a gambe incrociate, come un ragazzino, rimanendo a parlare con il riflesso della donna che aveva amato. Osservava rapito il viso - etereo, quasi - di Lily, che brillava come sempre aveva fatto, come se fosse dotata di luce propria. Ogni notte, Severus si ritrovava in quel sogno che mai avrebbe potuto realizzarsi, perchè si era infranto ancora prima di cominciare, ed era come se un milione di stelle sussurrassero il nome della ragazza, mentre lei sorrideva gentilmente, come un essere non umano, ma divino.
«Dove sei, Lily, dove sei?» mormorò l'uomo, prendendosi la testa tra le mani, mentre le lacrime cominciavano a pizzicargli gli occhi. Niente di nuovo, infondo. La tristezza che lo accompagnava sempre era un peso da tempo, era una tristezza così grande da fargli provare dolore, una maledizione eterna che si era meritato. Avrebbe potuto piangere in qualsiasi momento, in qualsiasi giorno: bastava pensare agli occhi di smeraldo di lei.
Si alzò in piedi, avvicinandosi ancora allo specchio. «Ti amo, Lily» sussurrò, mentre la figura sorrideva mostrando i denti, bianchi come perle, facendogli un cenno con il capo. Le labbra di Severus si piegarono in un minuscolo sorriso, mentre una mano andava a sfiorare il viso della donna. Vetro. Solo vetro. Il sorriso morì, congelandosi immediatamente, e una lacrima gli solcò la guancia, scendendo sul mento, e poi precipitando oltre.
Lei era finta.
Lei non c'era più.
Lily Evans era morta.
Eppure, continuava ad ardere, più splendente del sole stesso, e nonostante non fosse reale, vicino a lei Severus si sentiva sempre sciogliere. Lui era completamente preso da lei, ora come in passato. Come in futuro. Come sarebbe sempre stato.
«E' così triste senza di te»
Di nuovo, la figura si mosse, si portò una ciocca di capelli rossi dietro l'orecchio, mentre la dolcezza era evidente in ogni lineamento. Era così buona, lei! Così buona, così coraggiosa, così intelligente. Piaceva a tutti, perchè era una persona meravigliosa. E lui si era sempre sentito così fortunato, perchè lei voleva stare con lui, lo considerava il suo migliore amico. Lo preferiva ai suoi compagni di Casa, gli parlava male di loro, spesse volte. "Sono così stupidi e infantili!" ripeteva "Non sono come te, Sev. Tu sei maturo e brillante", e lui arrossiva di piacere, ad essere definito così da lei, e si sentiva in pace con il mondo. La amava più di se stesso, eppure, aveva rovinato tutto. L'aveva persa. L'aveva vista farsi di ghiaccio, e poi scomparire. L'aveva vista con James Potter, il Grifondoro stupido e infantile che era riuscito a rubare il suo cuore, alla fine, come lui, maturo e brillante, non aveva mai saputo fare.
«Ti amo» ripetè, come un mantra. Se lo ripeteva numerose volte, dentro sè, per darsi forza, per andare avanti. Per diventare una persona migliore, anche se lei non avrebbe più potuto apprezzarlo.
«Oh, Lily...» mormorò, mentre un'altra lacrima gli scendeva sul viso. Di nuovo, provò a sfiorare la figura, e di nuovo, non sentì altro che freddo vetro sotto le dita. Lei era intoccabile, come un distante cielo di diamanti. Intoccabile, come una creatura divina. Intoccabile, come solo lei sapeva essere. Eppure, rimaneva il suo piccolo assaggio di paradiso.
«Ti amo. Sempre stato, sempre sarà»
Come se avesse realmente udito le parole, il sorriso della donna si allargò, mentre i suoi occhi si colmavano di dolce perdono. Quel perdono che Severus non avrebbe conosciuto mai.






Tea Corner: buonasera a tutti (: credo che questa shot sia la più triste che abbia mai scritto, personalmente io vedo Severus Piton come un uomo che convive costantemente con la tristezza, senza separarsene mai. Se non si fosse capito, è ambientata al primo anno di Harry Potter a scuola. E' la prima volta che scrivo su questo personaggio, nonostante sia uno dei miei preferiti, e su Lily Evans. Ieri sera sono capitata non so come a vedere dei fanvideo su di lui, ed è nata questa storia, ispirata alla canzone "Untouchable", di Taylor Swift (testo&traduzione - ascolta). Il sentimento che nutre Piton per Lily è quello che io considero il vero amore, perchè nonostante lei non lo ricambiasse, nonostante avessero litigato, nonostante lei avesse sposato un altro, nonostante lei avesse avuto un figlio, nonostante lei fosse morta.... lui ha continuato ad amarla. Spero vogliate lasciare un commento, per farmi sapere cosa ne pensate, lo apprezzerei davvero tanto ♥




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