Pharnasius e Loki
Pharnasius
e Loki
Quella stessa mattina del
giorno in cui venne esiliata, Pharnasius sonnecchiava beatamente tra le
esili
braccia di Loki, suo collega e compagno.
Come ogni volta, alle 6:30
del mattino, il suono martellante della sveglia fece sgarbatamente
irruzione
nel monolocale, svegliando all'istante Loki e lasciando Pharnasius
stordita e
borbottante.
-Su Pharnasius! Op-op!- era
solito stuzzicarla Loki, aprendole a forza le palpebre degli occhi e
punzecchiandole i fianchi con un artiglio.
-Cosa devo fare con te?
Forse una bella secchiata d'acqua...-
-Non ci provare Loki, sai
che non ti conviene...-
Tempo addietro il gracile
drago dorato aveva avuto la brillante idea di mettere in pratica le sue
minacce, rovesciandole addosso qualche decina di litri d'acqua gelida e
ricevendo in cambio una furiosa zampata in pieno muso, che lo aveva
fatto
schiantare sull'attrezzatura sottostante il soppalco dove avevano il
giaciglio.
Loki ebbe un sussulto,
portandosi istintivamente la zampa al lato destro del muso, dove quella
spiacevole avventura gli aveva lasciato un brunastro ematoma che lo
aveva
accompagnato per settimane.
Così puntò con
decisione i
posteriori a terra, cercando invano di spingere verso il bordo della
piattaforma la massiccia mole della compagna, che benché fosse
della sua stessa
altezza, lo superava nettamente in fatto di massa muscolare.
Pharnasius lo lasciò fare
per un po', divertendosi al gioco, prima di decidere di alzarsi e
cominciare la
giornata; non senza aver dato un affettuoso bacio di saluto
all'affaticato
Loki.
-Sai... dovresti fare un po'
di esercizio fisico, invece di sprecare tutto il tuo tempo collegando i
neuroni
alle macchine...-
-Non basta quel che facciamo
a letto? Forse hai ragione, dolcezza, ma ci deve pur essere qualcuno
che tenti
di far saltare i circuiti a quei dannati mostri meccanici mentre tu fai
da
esca...-
-Da esca, solo? Caro, senza
di me verresti spappolato in meno di un nanosecondo!-
-Urca! Guarda qua!
Finalmente lo abbiamo beccato!-
I due si trovavano tra la
disordinata accozzaglia di apparecchiature che Loki aveva
miracolosamente
ricavato dalle carcasse di computer e macchine obsolete.
Pharnasius aveva allungato
il collo per scrutare una lucina rossa che lampeggiava sullo sfondo
verdastro
di un vecchissimo monitor, che ancora utilizzava uno schermo materico.
-Non ci posso credere! È
proprio il bambinone a cui stiamo dando la caccia!-
-Già, una caccia durata
anni...-
Tutto era iniziato quando
Loki aveva ottenuto udienza presso il Consiglio degli Anziani,che da
tempo
immemore teneva in mano le redini della metropoli sotterranea.
Pharnasius si trovava là
assieme agli altri sette guerrieri che costituivano la scorta dei tre
centenari
draghi che sedevano imperiosamente sui loro preziosi cuscini di
rappresentanza.
Lei poteva avvertire la
freddezza di quegli sguardi che divoravano il giovane ricercatore
mentre
esponeva con entusiasmo le proprie teorie, che suscitarono biasimo da
parte
dell'assemblea ma che rapirono i sogni e le speranze di Pharnasius.
Egli affermava che esisteva
un modo per combattere il dominio delle macchine e riemergere alla luce
del
sole, raccontò di come una volta fosse riuscito ad entrare in
contatto con il
sistema operativo di uno di quei colossi facendo una scoperta
sconvolgente:
qualcuno li controllava.
Loki era riuscito a
sfiorarne la mente prima che quest'ultimo se ne accorgesse e reagisse;
soltanto
la grande abilità ed esperienza di Loki avevano impedito al
misterioso
burattinaio di ghermirlo bruciandogli i neuroni.
-Dietro tutto questo vi è un
drago in carne ed ossa, proprio come noi. Questo significa che potremmo
combatterlo e sconfiggerlo! Non so dove si nasconda, questo non ha
importanza,
ma possiamo colpirlo attraverso il collegamento che unisce il suo
cervello alle
macchine che controlla-
-Basta, abbiamo sentito
troppo...-
-No, Ascoltate! Devo solo
trovare la Macchina Madre ed il gioco è fatto, ma per fare
questo ho bisogno
del vostro appoggio!-
-Apprezziamo i vostri buoni
propositi ma non abbiamo intenzione di ascoltare ulteriori baggianate:
le
macchine esistono fin da quando la nostra civiltà ha memoria e
lei, uno
“scienziato”, affermerebbe che un drago possa vivere
così a lungo?-
-Fatemi almeno provare...-
-Guardia, scortalo fuori...-
Da soldato ligio al dovere,
Pharnasius aveva saldamente ghermito il ricercatore per le spalle e le
ali,
trascinandolo via dalla Sala del Consiglio, impassibile di fronte alle
sue
proteste e patetici tentativi di divincolarsi.
Una volta fuori, Loki perse
ogni energia, afflosciandosi come un pupazzo di pezza, lasciando che la
guardia
lo conducesse lungo il corridoio verso l'uscita.
-Sai scricciolo, credo che
tu non abbia tutti i torti, dopotutto...-
Aveva commentato di punto in
bianco la guerriera viola, approfittando della solitudine del corridoio
e
prendendo in contropiede il giovane.
-... quei muffosi vecchi
draghi si sono impigriti! A loro non interessano i cambiamenti, ma non
per
questo devi mollare! Sappi che se dovessi aver bisogno di aiuto, sono
pronta ad
appoggiarti.-
Pharnasius aveva pronunciato
le ultime parole a cuor leggero, più per sollevare il morale di
lui che per una
reale intenzione di collaborare al suo progetto.
Tuttavia Loki prese le
parole alla lettera e qualche giorno dopo si presentò negli
alloggi di lei con
un sorrisetto soddisfatto tutto zanne, che gli arrivava da corno a
corno.
A qual punto la dragonessa
viola non potette tirarsi più indietro.
Ebbe così inizio la loro
collaborazione:
Loki, un magrissimo maschio
dorato, le cui striature rosse ed arancio lo facevano somigliare ad una
fiamma,
era solito muoversi con l'agilità di un bradipo; ma una volta
che il suo
cervello entrava in connessione con un'apparecchiatura elettronica, si
trasformava in un falco: uno spietato cacciatore capace di penetrare
nel
sistema centrale di qualsiasi macchina, riuscendo così a
carpirne i più intimi
segreti.
Di contro Pharnasius aveva
un controllo ferreo sul mondo concreto.
Forte, agile e temeraria,
sapeva tener testa ad ogni mastodontica macchina distruttrice che
vagava sulla
superficie del pianeta.
I due formarono così una
squadra capace di combattere ed abbattere gli esseri di metallo che
decidevano
di colpire, nel tentativo di scovare la Macchina Madre che li avrebbe
condotti
al “burattinaio”.
Ogni loro trofeo era un
passo in più che li avvicinava al vero obbiettivo e finalmente,
quella stessa
mattina, la lucetta rossa lampeggiante aveva annunciato che il momento
era
arrivato.
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