TRENTA PEZZI
D’ARGENTO
Trenta pezzi d’argento sono passati da mano a mano, furtivamente. Il
Sommo Sacerdote li ha prelevati con un sorriso soddisfatto dalla
propria borsa e li ha porti all’uomo che gli ha promesso ciò che più
brama, senza alcun rimorso.
Trenta pezzi d’argento con le effigi di Cesare sono stati appena
barattate col sangue di un uomo. Che sia innocente, non importa. E’
scomodo, conta questo. E va tolto di mezzo, ovviamente.
Trenta pezzi d’argento, ora, riempiono la scarsella del traditore.
Trenta pezzi d’argento valgono un bacio all’uomo da consegnare alle
guardie del Sinedrio per farlo appendere ad una croce.
Trenta pezzi d’argento rilucono alle fiamme delle torce della folla
armata, come contro un assassino. Eppure, gli stessi che mettono le
catene ai polsi del Galileo, sono quelli che lo ascoltavano quando
insegnava la Torah nel Tempio. Che terribile ipocrisia…
Trenta pezzi d’argento vengono gettati via con disprezzo mentre spunta
l’alba tinta di rosso.
Trenta pezzi d’argento si macchiano delle lacrime amare del pentito,
mentre prepara il suo cappio e si percuote il petto e recita
balbettando: “Mea culpa”.
Trenta pezzi d’argento rotolano tra i sassi e l’erba smorta quando
Giuda penzola dal ramo di un ulivo, appeso alla sua forca.
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Note dell’autrice:
una doppia drabble incentrata su Giuda e le famose trenta monete. Ho
voluto che fossero loro le “protagoniste” di un racconto breve e tanto
delicato proprio per l’argomento al quale è connesso. Una doppia
drabble (la mia prima in assoluto e ancora non ci credo di esser
riuscita a infilare duecento parole precisa una dopo l’altra senza
sforare!) dal sapore prettamente storico.
-Agosto 2014-
Questa storia ha partecipato al contest: "Voglie estive di gustose letture" di aturiel, indetto sul forum di EFP.
Melian
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