Non avevo mai visto uno spettacolo così…così…incomprensibile.
Stavo guardando il cielo ieri notte…una miriade di
stelle…mille diamanti…da piccola pensavo davvero che fossero tali…come potevano
non essere pietre preziose quegli oggetti scintillanti…? Le cose che brillano
sono tutte preziose…o almeno era questo che pensavo fino a qualche anno fa…
Tutto cominciò una mattina d’estate…l’inizio di un sogno…o di
un incubo, a seconda dei punti di vista. La luce del sole filtrava fra i fori
della tapparella…nastri di luce che avvolgevano la mia stanza in un’atmosfera
soffusa, dolce e tranquilla. Mi svegliai straordinariamente serena, come se
fossi stata convinta che quella sarebbe stata una giornata fantastica. Ero
sicura di aver fatto un sogno meraviglioso, ma non ricordavo esattamente che
cosa riguardasse…il mio unico ricordo di ciò erano due ali bianche, con
screziature dorate, la cui punta brillava di una luce bianca.
Cercai di fare delle ipotesi…forse avevo sognato un grande
cigno, oppure forse le ali erano mie…forse stavo volando...No. Non era
possibile, le vedevo troppo chiaramente, come se fossero di fronte a me, perciò
non potevano essere mie…
Rimasi per circa mezz’ora accoccolata tra le coperte a
fantasticare su che cosa potevo aver sognato…poi mi arresi. Decisi di archiviare
il sogno nei misteri irrisolti e mi costrinsi ad alzarmi dal letto..
Ero ancora stanca, ma quella mattina mi ero promessa di
iniziare i compiti estivi…e io mantengo sempre le promesse. Quindi percorsi il
corridoio che porta in cucina,dove sono solita studiare. Le luci erano spente,
probabilmente i miei stavano ancora dormendo…così camminai al buio per non
svegliarli. Anche lì sottili fasci di luce tagliavano lo spazio come mille lame
lucenti.. un momento…nel corridoio non vi sono finestre.. pensai. Allora da dove
provenivano le luci? Andai avanti. Strano, il percorso tra la mia camera e la
cucina non è lungo…io invece continuavo a camminare, senza trovare nessuna porta
che mi indicasse almeno una stanza. Facevo scivolare la mano sul muro, alla
ricerca della mensola dove mia madre tiene le ricette o anche solo
l’interruttore per accendere la luce. Non mi importava di svegliare i miei, ora
volevo solo trovare quella maledetta cucina.
Ma la mia mano scivolava su un muro vuoto, senza sporgenze né
mensole, completamente, puramente vuoto. Allora mi lasciai prendere dal panico,
che cosa diavolo stava succedendo? Iniziai a chiamare la mamma e il papà, ma
nessuno mi rispondeva, chiamai più forte, urlai, ma oltre alla mia voce non
udivo nulla. Gli occhi mi si riempirono di lacrime, caddi in ginocchio e mi
presi il viso fra le mani, avevo paura, una paura folle.
Poi, improvvisamente, fui avvolta da una luce fortissima,
abbagliante, tanto che gli occhi iniziarono a bruciare. In mezzo a quel chiarore
però c’era qualcosa, lo vedevo chiaramente. Sembrava un animale, un uccello, sì,
ne vedevo le ali; due ali enormi, bianche. In un certo senso, somigliavano a
quelle del sogno, ma le piume erano arruffate e sporche di grigio, forse
fuliggine…
Aspetta un attimo…non era un uccello, c’era una persona in
mezzo alle ali.. un angelo?! A dire il vero avevo sempre creduto che gli angeli
avessero ali bianche e dorate, di una perfezione innaturale, mentre quelle
erano…strane. Mi davano un senso d’inquietudine, mi sentivo a disagio, perché la
luce troppo forte mi impediva di vedere bene la persona e continuavo a tenere
una mano sopra gli occhi, per paura di rimanere accecata. Poi la luce iniziò ad
affievolirsi, ora distinguevo meglio la sagoma.
In mezzo alle ali c’era un ragazzo, no, non era un ragazzo,
stava cambiando… si trasformò in…mia madre. La mamma-angelo iniziò a scuotermi,
la luce si spense, io cercai di allontanare colei che mi teneva stretta, mi
aggrappai alle ali della creatura e nella “colluttazione” le strappai una piuma.
Poi le ali scomparvero e sentii qualcosa di morbido sotto di
me: il mio letto. Ero in camera mia. Mia madre era seduta sul materasso e mi
teneva per le braccia, stava piangendo.
Avevo sognato tutto.
Mia madre è una donna molto sensibile, a volte mi chiedo se
non sia un po’ troppo infantile per la sua età…ha 42 anni, ed è sposata con mio
padre da venti.
Ha lunghi capelli castani che tiene sempre legati in una
grande coda di cavallo, non dimostra i suoi anni, in quanto sembra notevolmente
più giovane. Per questo mio padre è così geloso di lei: detesta quando esce a
pranzo con le sue amiche e ancora di più quando fa lo stesso con i suoi colleghi
di lavoro. Lisa, mia madre, fa l’infermiera in un ospedale del quartiere, un
lavoro che ama moltissimo, forse in maniera esagerata: ogni giorno, di ritorno
dal suo impiego, mi racconta nei minimi particolari la sua giornata, e scoppia
in lacrime quando qualche paziente, malato di una malattia letale, o ferito
gravemente, non riesce a farcela. Spesso instaura un rapporto di amicizia con i
ricoverati dell’ospedale, e quando accade il peggio ciò rende tutto ancor più
doloroso. A volte mi chiedo come faccia a sopportare quell’ambiente: un grande
edificio bianco, per i cui corridoi camminano persone malate, sofferenti,
pallidi come la nebbia. Io non ne avrei la forza.
Proprio a causa del suo lavoro è diventata molto apprensiva
nei miei confronti: spesso si preoccupa inutilmente per una normale influenza,
cercando mille altre possibilità di malattie più pericolose, e spaventandomi a
morte fino all’arrivo di un’analisi specifica da parte di un medico… i miei
compagni a scuola mi hanno soprannominata “ La rosa di cristallo” ( Il mio
cognome è Roses) per la fragilità della mia salute …
In questo caso, mia madre era probabilmente preoccupata che
soffrissi di una specie di crisi epilettica o che so io…
-Mamma, calmati, perché piangi e cosa fai in camera mia?- Le
chiesi. Lei si asciugò le lacrime e appena il suo respiro tornò regolare iniziò
a parlare: -Oh Andrea! Mi hai fatto spaventare così tanto! Oggi tuo padre lavora
di notte e sai quanto io tema rimanere da sola! Non riuscivo a dormire e non
facevo altro che rigirarmi nel letto, poi ho sentito un urlo! Era la tua voce!
Il sangue mi si è ghiacciato nelle vene, sono corsa in camera tua e ti ho vista
nel letto. Avevi una mano sopra gli occhi e chiamavi me e papà, continuavi a
lamentarti e piagnucolare e io ti dicevo: Sono qui Andrea, sono qui! Ma tu non
mi sentivi...Ho cercato di svegliarti, ma è stato inutile. Allora ti ho presa
per le braccia e ho iniziato a scuoterti.. oh Andrea!
Dopo aver finito di parlare mi abbracciò e solo dopo che fu
veramente sicura che fossi sveglia mi chiese: -Ma che cosa è successo…? Perché
urlavi così?- Allora avevo 16 anni e mi sentivo terribilmente in imbarazzo: non
potevo dire a mia madre che avevo fatto un incubo( anche se a pensarci ora mi
sembra piuttosto ovvio), altrimenti sarebbe di sicuro andata a raccontarlo alle
sue amiche pettegole...
Mi immaginavo già il discorso: -Oh la mia Andrea! Mi sembra
ieri che la tenevo in braccio! Pensa che l’altro giorno ha fatto un brutto sogno
si è messa chiamarmi nel bel mazzo della notte! Era da anni che non lo faceva!-
E così dalle amiche pettegole la notizia sarebbe passata alle figlie delle
amiche pettegole e dalle figlie delle amiche pettegole alle amiche delle figlie
delle amiche pettegole…No! Non poteva assolutamente succedere!
Così le dissi: -Ma davvero ho urlato mamma? Guarda che io non
mi sono accorta di nulla! Sei sicura di non aver sognato tutto?- Non era molto
credibile ma sperai con tutta me stessa che funzionasse.
Mia madre allora mi lanciò uno sguardo interrogativo, che si
trasformò poi in preoccupato. Capii che le avevo fatto sorgere il dubbio che la
menopausa le giocasse brutti scherzi. Era crudele ma ne andava della mia
reputazione…!
Aspettò qualche secondo e poi disse in tono indifferente : -
Beh, qualunque cosa sia successa sarà meglio dimenticarla…torna pure a dormire e
scusa se ti ho svegliata..-
E uscì dalla camera e mi lasciò sola.
Mi sembrò incredibile che mi avesse davvero creduto, ero
sudatissima, sudore freddo.
E così avevo sognato tutto…eppure sembrava tanto reale…
Guardai l’orologio sul mio comodino: erano le 5 di notte e
nessuna luce poteva filtrare attraverso la finestra a quell’ora. Che durante il
periodo dell’adolescenza si regredisca e si torni un po’ bambini?
Non avevo alcuna risposta, ma ero sorpresa che la mia mente
fosse riuscita ad elaborare un sogno tanto intricato e assurdo e… come avevo
fatto nel sogno.. decisi di archiviare il fatto.
Solo dopo mi accorsi di avere qualcosa in mano…: una piuma
bianca sporca di fuliggine.