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Guardo
fisso il muro, quella scura parete è l'unica cosa che mi divide dal
mondo esterno.
E'
nera come la morte che ho dispensato gratuitamente durante la mia
vita, una piccola finestra in alto mi fa capire che sono ancora in
vita, l'unica fioca luce che illumina questa gattabuia.
Troppo
piccola per sentire il sole sulla pelle, troppo alta per essere
raggiunta. Come la mia libertà.
Strana
la vita, ho sempre vissuto nel lusso, quadri sfarzosi decoravano le
mie pareti, materassi in piuma d'oca, specchi in argento e castelli
grandi più di una nazione; mentre adesso mi ritrovo in questa cella
lercia che come uniche fonti di decorazione ha dei graffiti fatti con
le unghia, una lastra di legno mi fa da giaciglio, e l'unico modo in
cui posso constatare lo stato del mio aspetto è un cucchiaio
arrugginito trovato per caso nella mia “Casa di Pena” di un metro
per quattro.
Pentimenti?
Oh
no, i rimorsi sono per i pivelli, per i deboli.
Io
non sono mai stata una debole, una sadica e un'assassina forse, ma
non debole.
Perchè
io rifarei tutto d'accapo se potessi, si.. lo rifarei, il mio cammino
di Mangiamorte, la mia vita, le mie passioni.. non vi rinuncerei mai.
Anche
se tutto questo mi ha portato qui, a uccidere dei topi come unico
divertimento, a mangiare sbobba insapore, a fissare quel maledetto
muro.
Lo
rifarei.
Forse in modo diverso, chi lo
sa, forse cambierei qualche cosina qua e là, ma la sostanza
rimarrebbe immutata.
Il suono acuto di una campana mi
avverte che il pranzo è arrivato, ma non mi importa, non ho fame, lo
lascerò ai miei amici topi, prima di trastullarmi un po' con loro.
Distrattamente traccio i
contorni del mio anello, unica concessione che ho avuto, non è la
fede nuziale né un enorme diamante, è lo stemma della mia famiglia,
il simbolo di quel cognome di cui mi sono sempre fregiata: Black.
E' grazie a questo cognome che
sono diventata quella che sono, grazie a questo cognome che ho
conosciuto lui..
Ricordo perfettamente la prima
volta che lo vidi, avevo quattordici anni ed ero intrappolata in una
delle noiosissime feste dei miei genitori.
Gironzolavo per la sala
guardandomi distrattamente intorno, quando sentì come una fitta, uno
sguardo perforarmi la pelle.
Ero abituata a sentirmi
osservata, ero una delle più belle ragazze del mondo Magico, era
normale per me, ma quella volta, quella sensazione mi sconvolse.
Mi girai e lo scorsi, era
straordinariamente attraente stretto nel suo smoking nero, con i
capelli corvini e gli occhi scuri, imperscrutabili, che sorseggiava
un bicchiere di champagne.
E mi osservava.
Non distoglieva lo sguardo da me
come io non riuscivo a distogliere il mio da lui.
Come guidata da un filo
invisibile mi ritrovai al suo cospetto, quell'uomo mi incuriosiva e
affascinava.
-Si diverte, Signore?- gli
chiesi.
-Parecchio-
-Sono Bellatrix Black, la
padrona di casa- il mio tono era orgoglioso e fiero.
Lui sorrise e io ne fui ancora
più colpita -Tom Orvoloson Riddle- mi strinse la mano che avevo teso
nella sua direzione.
La sua pelle era gelida, ma
questo non m'impedì di provare il desiderio di continuare a
stringere la sua mano.
-E' amico di mio padre?- chiesi
curiosa, volevo sapere di più, dovevo sapere di più.
-Diciamo pure di si-
Era misterioso, capì che non
gli interessava conversare, l'unica cosa che sembrava voler fare era
continuare a fissarmi silenzioso.
-Lei è qualcuno di successo,
vero?-
Si, avevo capito subito che
sarebbe diventato grande, ma non sapevo ancora quanto grande.
-Perchè lo dici?- mi domandò
incuriosito.
-Perchè ne ha tutta l'aria, e
poi se così non fosse non sarebbe stato invitato qui-
-Sei molto intelligente- fece
una breve risatina.
-Si, potrei rivelarmi utile per
il suo piano- sorrisi.
-Quale piano?- aggrottò le
sopracciglia a metà tra il confuso e lo stupito.
-Non lo so, quello che ha in
mente-
-E tu in cosa potresti essermi
utile?-
-Dipende da ciò che ha
intenzione di fare, se vuole aprire una multinazionale potrei
diventare il suo notaio, se vuole diventare Ministro della Magia
potrei mandare qualche gufo alle persone giuste, mentre se vuole
conquistare il mondo potrei essere il suo Braccio Destro, non ho
inibizioni né pietà- spiegai cinicamente, volevo colpirlo allo
stesso modo in cui aveva fatto lui.
Non ebbe il tempo di
rispondermi, che ci raggiunse mio padre -Signor Riddle, vedo che ha
conosciuto mia figlia..-
-Si, mi stava piacevolmente
intrattenendo- mi guardò.
Io fui lusingata di quel
piacevolmente.
In seguito intrapresero una
noiosa conversazione da “grandi” che non udì, ero troppo
impegnata a fissare il mio ospite e a notare quanto fosse bravo
nell'arte della retorica.
E' sempre stato così il Mio
Signore, con una frase, anche la più banale riusce a coinvolgere
chiunque senta, portandolo ad ascoltare rapito.
Dopo un po' di tempo, Tom si
congedò, ricordo perfettamente il suo sguardo quando mi salutò con
un elegante baciamano, e le sue parole -potrei ripensare alla tua
offerta un giorno..-
Nei giorni a seguire cercai
informazioni sul suo conto, ero come ossessionata da lui, il suo
pensiero non mi dava pace.
Ma non trovai granchè, mio
padre si rifiutava di dirmi qualcosa, mi guardava severo e diceva che
non era affar mio.
Avevo odiato mio padre per
questo motivo.
Passarono tre anni e io mi
diplomai a pieni voti, non avevo idea di cosa avrei fatto nella mia
vita, sapevo soltanto che volevo rivedere quell'uomo di cui mi ero
invaghita.
Il mio desiderio si avverò
prima di quanto pensassi, infatti durante la mia festa del diploma,
esattamente due giorni dopo la fine della scuola, ricevetti da un
cameriere un biglietto scritto con un'elegante grafia:
Raggiungimi
alla fontana.
Non era esattamente un invito,
era più che altro un ordine.
Non vi era firma né sigillo, ma
una parte di me sapeva chi fosse l'autore di questa riga, così
raccolsi le gonne e uscì.
In lontananza lo vidi, la luce
della luna lo rendeva ancora più attraente, non era cambiato
affatto, aveva mantenuto il suo aspetto da eterno ragazzo, anche se
lei sapeva che non lo era più da un bel po'.
-Hai fatto presto- mi fissava,
come sempre.
-Ho corso- non vedevo motivo di
mentire.
-Ho saputo che ti sei diplomata
con il massimo dei voti, brava-
-L'ha detto anche lei tempo fa,
che sono molto intelligente-
Lui sorrise -ricordi cosa mi
dicesti una volta, “ se vuole conquistare il mondo potrei essere il
suo Braccio Destro, non ho inibizioni né pietà” sei ancora dello
stesso avviso?- andò subito al dunque, senza preamboli né inutili
discorsi perditempo.
Mi è sempre piaciuta questa sua
qualità.
-Vuole conquistare il mondo
Signor Riddle?- chiesi tranquilla.
-Voglio fare di più, molto di
più- nei suoi occhi si scorgeva chiaramente la brama di potere,
intensa quanto la mia brama di stare al suo fianco.
-Bellatrix..- quando disse il
mio nome provai involontariamente un brivido, mai nessuno l'aveva
pronunciato in quel modo -sei con me?-
Non c'era bisogno di una
risposta.
Forse non se l'aspettava
nemmeno.
E io non lo delusi.
Io semplicemente sorrisi.
Poco dopo iniziarono i miei
allenamenti, egli stesso mi insegnò molti incantesimi di Magia
Oscura molto potenti e poi, quando per lui fui pronta, ricevetti il
più grande onore della mia vita: il Marchio Nero. Il suo marchio.
Il ricordo delle tante vittime,
delle avventure e delle torture mi eccita ancora adesso che sono in
questa gabbia.
Ero la sua adepta più fedele,
colei di cui si fidava di più.
Merlino, che onore essere stata
al suo fianco!
Odo il suono di un'altra
campana, questa volta è più corta e acuta, e viene seguita dal
rumore di serrature che scattano.
Due Auror entrano e mi
costringono ad alzarmi, guardando i loro volti capisco che hanno
paura di me e la cosa mi piace.
Ho sempre adorato spaventare le
persone, è un'inebriante sensazione.
Mi conducono in una grande sala,
dove ci sono molte persone, i giudici, i fanatici che non vogliono
perdersi le condanne e, infine, i detenuti.
Attraverso la stanza come se non
fossi in catene e ricoperta di stracci, il mio passo da regina fa
zittire tutti.
Scortata dagli Auror, cammino a
testa alta, sono una purosangue, non devo mai vergognarmi di nulla.
Mi fanno appoggiare al muro e
poco dopo la porta si riapre.
La stanza trattiene il respiro e
riesco a sentire i loro brividi di paura, Lord Voldemort sta entrando
in tutta la sua magnificenza.
A scortarlo non sono due Auror
comuni, bensì Harry Potter e Albus Silente, che lo incatenano a una
sedia di legno.
-Tom Orvoloson Riddle, meglio
conosciuto come Lord Voldemort. Lei è accusato..-
Il giudice continua il suo
monologo, ma io non l'ascolto, non m'importa quel che ha da dire
quella sciocca filobabbana, il mio unico interesse adesso è
guardarlo.
Guardarlo per l'ultima volta.
Non hai più la sicurezza di una
volta, la spavalderia.. soltanto il tuo fascino è rimasto lo stesso.
I
tuoi occhi avidi che non danno più certezze, le tue mani che
afferrano se stesse.
Mi
stringo nella mente, ritrovo un ricordo profumato di magiche notti.
Sei
sempre stato il centro dei miei pensieri, e le nostre notti insieme..
quelle poche notti in cui mi concedevi di scaldare il tuo letto,
eccitati dopo una battaglia.
E guardaci adesso, ricoperti di
stracci, sull'orlo del baratro.
Tom, come abbiamo fatto a
ridurci in questo modo?
Un'altra domanda mi sorge
spontanea: tu mi hai mai amata?
Probabilmente no, siamo
Mangiamorte, non è nella nostra natura amare.
Non è nella tua.
Perchè io l'ho fatto.
Non ho amato soltanto il potere
e il sangue, ma anche te.
In un modo contorto e perverso,
ma l'ho fatto.
-.. per queste accuse, la corte
la condanna alla pena di morte, che sarà eseguita dall'Auror Harry
James Potter.- sento soltanto la conclusione.
Guardo Potter alzare la
bacchetta e, in un lampo di luce verde, porre fine alla vita del mio
padrone, del mio amante..
Alcuni Auror portano via il suo
corpo e la vista della sua pelle d'alabastro, delle sue mani ormai
senza forza, mi fa quasi barcollare.
Il peso della realtà mi piomba
come un macigno sulle spalle.
Lord Voldemort è morto.
Io sto
per morire.
-Bellatrix Lestrange- chiama il
giudice.
Gli Auror ai miei lati mi
trascinano davanti a lei.
- Bellatrix Lestrange, lei è
accusata di efferati omicidi e numerose torture, le più gravi ai
danni di Frank e Alice Paciock.- la donna fece una pausa.
Bellatrix Lestrange.
Uno stupido cognome preso
tramite uno stupido matrimonio combinato.
L'ho sempre odiato.
Non è quello che vorrei
sentire, se proprio il mio cognome deve essere cambiato vorrei che lo
fosse in Riddle.
O se non è possibile,
chiamatemi con il mio cognome da nubile.
-E' accusata di essere una
Mangiamorte, e reato ancor più grave di aver ucciso il precedente
Ministro della Magia, Rufus Scringemor. Per queste accuse la corte la
condanna alla pena di morte.- riprende, noto che la voce del giudice
è piena di disprezzo mentre pronuncia la mia sentenza.
Non ha importanza, non mi
aspetto che lei capisca.
Non mi aspetto che nessuno
capisca.
Solo io posso.
O il Mio Signore.
Ma il Mio Signore è morto
adesso, il più grande mago di tutti i tempi ucciso da un moccioso
con manie di eroismo.
Quanto lo odio quel Potter.
Lui e tutti i suoi amichetti,
ricoperto di gloria per aver ucciso un santone.
Aveva ragione il Signore Oscuro
quando diceva che la giustizia non esiste e che ce la si deve creare
da soli.
E io per giustizia in questo
momento strozzerei con le catene che ho ai polsi, quel ragazzino
mezzosangue che mi guarda vittorioso.
Mi fanno accomodare su una
sedia, e per una sinistra ironia della sorte sarà proprio quel
bambino a eseguire la mia condanna.
Infondo sono onorata di morire
tramite la stessa bacchetta con cui perì il Mio Lord.
La cosa più strana è che non
riesco a capire.. se io abbia paura oppure no. Non provo.. niente.
Forse solo fastidio.
-Ha qualcosa da dichiarare?- mi
chiede in segno di sfida.
Potter.. Potter.. Potter.. hai
il coltello dalla parte del manico è vero, ma questo non significa
che io non possa giocare un po' con te.
Sorrido -non sono riuscita a
uccidere te, ma sono contenta di aver portato il tuo amichetto Sirius
Black nella tomba. Come premio di consolazione non è male, vero?-
Lui ha uno scatto, riesco a
vederlo chiaramente alzare la mano per colpirmi, è furibondo, ma non
lo fa.
Tutti i suoi muscoli sono tesi e
la mascella è irrigidita, ma riesce a trattenersi.
Un eroe fino alla fine,
eh Potterino?
Alza la bacchetta e me la punta
addosso, poi mi osserva.
Forse aspetta che io chiuda gli
occhi, che mi metta a tremare.
Non lo farò.
Il Mio Signore non l'ha fatto,
il Mio Signore mi ha insegnato a essere forte e non temere la morte.
E io non la temo.
Se non altro, una volta
all'altro mondo lo rincontrerò e allora nessuno lo salverà.
Né da me, né da Lord
Voldemort.
Lo vedo aumentare la pressione
sulla bacchetta tesa verso di me, e so che è il momento.
Il mio sorriso si allarga -ci
vediamo all'inferno, Potter-
-Avada Kedavra!-
Adesso rivedrò il Mio Signore.
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Mi
ha sempre incuriosito la mente di Bellatrix Lestrange, quindi con la
scusa del Contest indetto da Vogue91, ho fatto una piccola
introspezione.
Ho
provato a immaginare come fossero andate le cose tra loro, come si
fossero conosciuti e tutto.. non so cosa ne sia venuto fuori,
però mi sono divertita un sacco a farlo :D
Spero troviate il tempo e la voglia di dirmi cosa ne pensate voi.. grazie.
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