Sangue. “Fallo” . Fissai il volto di Jeremy, quel volto che negli ultimi giorni era apparso così spesso nei miei pensieri. Sapeva. Mi aveva preso in giro?

Fissai la sua mano. Sangue. E di nuovo cercai il suo volto, quel volto che ora mi guardava con occhi impavidi, senza paura, quasi bramoso. Si, sembrava bramoso il suo sguardo, voglioso, impaziente, ma era sbagliato, tutto sbagliato.

Io avrei dovuto avere quello sguardo. Non Jeremy.

Eppure arrancavo, lacerata: dal mio maledetto istinto naturale che sussurrava di dissetarmi col suo sangue, e dal mio cuore che proprio ora gridava con tutte le sue forze “No, non lui, non Jeremy” . 

Non Jeremy.

Dilaniata da questi sentimenti guardai nuovamente la sua mano. La teneva aperta, mi invitava a bere.

Con gli ultimi residui di volontà che mi rimanevano tornai a cercare aiuto nel suo viso, implorandolo con gli occhi, ma lo voleva anche lui, lo voleva più di me, e io non avevo appigli a cui aggrapparmi, non riuscivo più a resistere.

Presi la sua mano e affondai i miei denti nella ferita, e bevvi. Il suo sangue mi bagnò le labbra, la lingua, la gola, e in quell’intenso piacere seppi con dolore che non sarei riuscita a fermarmi di mia spontanea volontà, perché Jeremy era troppo buono… e diventò come il sesso, percepii in lui lo stesso insano piacere, perché inarcò la schiena, con un sospiro mozzato che non aveva nulla di spaventato…

“Jeremy…” La voce di Jenna mi riportò alla realtà come una sferzata, mi drizzai di scatto e con gli occhi spalancati realizzai cosa sarebbe potuto accadere, cosa avrei potuto fargli… Uscii dalla camera di Jeremy con la velocità che solo un vampiro come me può avere, e per tre ore vagai fra gli alberi, confusa, lasciando che le mie lacrime si mischiassero con il suo sangue.