Scherzi
del Destino
Capitolo 1.
Bussai alla porta due volte.
Nella mia mente mi figuravo la scena:
di lì a poco un uomo
cordiale mi avrebbe risposto,con una voce gentile e pacata, e con tono
professionale mi avrebbe invitato a entrare, mi avrebbe stretto la
mano, si
sarebbe presentato, magari offrendomi il suo biglietto da visita, e mi
avrebbe
invitato a sedermi.
Da
dentro la stanza, però,
non rispose nessuno, quindi bussai una seconda volta, con
più forza della
precedente, convinto che l’uomo al di là di quella
porta fosse troppo immerso
nel lavoro per accorgersi di me.
Ancora nulla.
D’improvviso poi sentii un
“Arrivo,un attimo!” proveniente
dall’interno, dopodiché un tonfo sordo,e infine la
porta si aprì.
Quello che mi si presentò
davanti…Beh, diciamo che non era
esattamente ciò che mi ero immaginato.
Un uomo sulla
trentina,dall’aspetto trasandato,spettinato,
con la barba tipica di chi non si rade da un paio di giorni.
Mi rivolse un sorriso un
po’ troppo ampio per essere
considerato spontaneo,mentre aveva visibilmente il fiato corto,come se
avesse
appena compiuto un grande sforzo.
“Mi scusi, stavo
riordinando un po’ la stanza,sa
com’è…”
“Non si
preoccupi” gli risposi,squadrandolo da capo a piedi.
Mi soffermai sul suo abbigliamento
ben poco
formale:indossava una camicia bianca, sgualcita, con le maniche
ripiegate fino
ai gomiti, e un paio di semplici pantaloni neri,con delle bretelle, che
però
erano calate scompostamente su di essi.
A completare il quadro, aveva una
sigaretta in bocca, che si
stava consumando velocemente.
“Mi-mi dispiace,credo di
aver sbagliato indirizzo…”
balbettai.
“Chi cercava?” mi
chiese,poggiandosi alla porta aperta.
“Cercavo il signor Robert
Downey jr…”
“Ma sono io!”
“…Ah…”
non riuscii ad aggiungere altro.
D’accordo, pensai, magari,
nonostante l’apparenza,
quell’uomo la sapeva lunga.
Magari poteva risultare una persona
educata e professionale…
“Oh cazzo!!”
…Ecco,appunto.
La cenere della sigaretta era caduta
sulla manica destra
della sua camicia,e adesso mi ritrovavo ad osservarlo mentre cercava
disperatamente di scuoterla via,borbottando qualcosa che non capii.
Sicuramente fu meglio così.
Tutte le mie certezze andavano pian
piano sgretolandosi
davanti a quello strambo individuo.
Questi mi rivolse un
“Prego,si metta comodo…Dove trova
posto…”
E, indeciso e con passo incerto, mi
costrinsi ad entrare in
quello che nella mia testa avevo immaginato come un ordinatissimo
ufficio
arredato con gusto.
…Quanto mi sbagliavo!
Davanti a me si trovava una grande
scrivania, semplice, di
legno scuro, sulla quale erano accatastate pile e pile di fogli e
giornali.
Dietro questa,per quanto si riuscisse
a scorgere dietro agli
enormi e pericolanti grattacieli cartacei, si trovava una vecchia
poltrona
girevole, alquanto consunta e rattoppata, mentre dall’altra
parte vi erano due
sedie in plastica scompagnate, raccattate chissà dove.
Sempre più scettico,
spostai lo sguardo alle pareti:
svariate librerie, il cui accesso era stato reso inaccessibile da altre
cataste
di giornali e riviste varie, occupavano tutta la parete di
sinistra,mentre la
destra ospitava un divanetto, un televisore alquanto antiquato, una
porta aperta
che dava su uno sgabuzzino e… un frigo rosa anni 40?!
L’uomo riportò
la mia attenzione su di lui:”Preferisce la
sedia blu o quella a fiorellini?Così gliela
libero…” mi disse,sfoggiando un
altro dei suoi sorrisi forzati.
“Ahm…La
blu,grazie…” risposi, lanciando
un’occhiata
perplessa all’altra.
Stavo per girare sui tacchi e
andarmene, ma poi un pensiero
mi fermò: ricordai che,di tutte le inserzioni che avevo
letto,la parcella
chiesta da questo svitato era l’unica che potevo permettermi.
Cominciavo a capirne il
perché…
Così,mi obbligai ad
‘accomodarmi’ sulla sedia in pvc blu, e
ad aspettare che lui si sedesse di fronte a me per parlare finalmente
di
affari.
Deciso, a quanto pareva, a rimanere
in piedi, si poggiò con
una mano ad una delle tante immense e precarie torri di libri,sempre
con quel
suo sorriso stampato in faccia,rivolgendomi un “Mi
dica…”.
Dopo pochi secondi, manco a dirlo, la
torre crollò,facendolo
cadere miseramente a terra,ricoperto dai volumi.
Sgranai gli occhi guardandolo,
rivolgendogli poi un
allibito, e al contempo disperato.
“Lei
ha abusato di
sostanze stupefacenti?”.
A quel punto lui si
rialzò, lentamente, e con un gesto della
mano mi rispose “Tecnicamente no! Ma credo non fosse questo
l’argomento…”
mentre finalmente si sedeva davanti a me.
-Ok- mi dissi -stai
calmo…Assecondalo, raccontagli tutto, pagalo
e sarà finita. Con. Calma.-
“Dunque”cominciai,
“vorrei assumerla per investigare su una
persona.”.
Si,quest’uomo
apparentemente pazzo che avevo davanti agli
occhi svolgeva il delicato mestiere del detective privato.
Mi continuavo a chiedere come facesse
a non essere scoperto
dopo i primi tre minuti di investigazione…
“Questo l’avevo
capito” mi rispose, sfoggiando l’espressione
di chi la sa lunga.
“Si, beh, si tratta di
questo ragazzo” e così dicendo, tirai
fuori dalla tasca una foto, che ritraeva un giovane sui venticinque
anni, dai
capelli castani, che sorrideva ammiccante.
“Si, si, certo…
Mi scusi,ma in tutto questo trambusto mi ero
dimenticato di chiederle il suo nome…”
“Hugh Grant”
risposi,scocciato.
“Bene,signor
Grant… Aspetti che me lo appunto da qualche
parte.” Disse,tirando verso di sé
l’angolo di un foglio che sporgeva da una
delle tante montagne sulla sua scrivania, causando così
tutta la sua caduta,
svolazzante, al suolo.
Lui, ovviamente, non batté
ciglio, e facendo finta di niente
tornò a sorridermi cordiale.
“Bene…”
disse, scribacchiando quello che secondo lui era il
mio nome, Hug.
“Mi
scusi,la
H…”tentai di dire,leggermente irritato.
“Già,lo
sospettavo!”mi rispose,cancellando la H.
Ug.
Bene, secondo questo detective da tre
soldi (si, 4 sono
decisamente troppi), io mi chiamo Ug Grant.
“No guardi,la H ci
vuole…”.
“Ma si decida allora! Prima
non ci voleva,adesso ci vuole…”.
Iniziai a non poterne davvero
più.
“Ce ne vogliono
due!” esclamai.
“…Ah.”
Cancellò e
riscrisse,finalmente corretto il mio nome, per
poi continuare:”Bene, signor Hugh Grant –con due H-
,devo quindi dedurre che
lei mi sta chiedendo di investigare sul suo fidanzato!”.
Rimasi allibito. Per la prima volta
da quando avevo messo
piede lì dentro –anzi,forse anche da prima- il
detective aveva detto una cosa
sensata… O forse,più probabilmente,aveva tirato a
indovinare.
“Come fa a
saperlo?”
“Ma è semplice!
Se fosse stato un suo familiare avrebbe
semplicemente detto ‘mio padre’ o ‘mio
fratello’,quindi i miei dubbi si sono
concentrati su amici o conoscenti. Poi però è
saltata fuori questa foto, in
cui, se mi permette, questo ragazzo è ritratto in
atteggiamenti assolutamente,
ehm, ambigui.
Dopodiché ho fatto caso al
suo abbigliamento,signor Hugh-con-due-acca,
e la sua maglia così…Come dire… Rosa,
mi hanno fatto presagire che voi due
siete assolutamente, irrimediabilmente…Gay. Non che questo
sia un
problema,beninteso…” si affrettò ad
aggiungere, prima che io avessi il tempo di
rimproverargli alcunché.
“Stupefacente…
Allora non sto perdendo del tutto i miei sol…
Ahm…Nulla.”
Mi lanciò un occhiata
perplessa, dopodiché riprese:
“Dicevamo di questo ragazzo…Mi può dire
il suo nome?”
“Jude, Jude Law”
risposi, ringraziando Dio che avesse un
nome facile da scrivere.
“Jude…Law…
Bene, professione?”
“Ballerino…
Balla nella compagnia di danza moderna di Alvyn
Aley, ne avrà sentito parlare… Si esibiscono ogni
settimana al Lincoln Center.”.
“Si,ne ho sentito
parlare… Cavolo,deve essere davvero
bravo!”
“Si,lo
è” replicai, “ma non credo che questo
sia importante
ai fini del suo lavoro…”.
“Giusto,giusto…
Mi dica, che vuole sapere su di lui?
No,aspetti,mi lasci indovinare… Lei pensa che il suo caro
Jude la tradisca, non
è vero?”.
“Esatto…”
stavolta non mi stupii più di tanto “Penso che le
capiti frequentemente un caso del genere,giusto?”.
“Già,decine e
decine di casalinghe disperate che credono che
il marito le tradisca.” disse,accendendosi un’altra
sigaretta.
“Ovviamente non era
riferito a lei, sia chiaro!” e mise le
mani avanti, come a proteggersi da una mia risposta acida.
Mi balenò nella mente
un’immagine di me stesso agghindato
con grembiule a fiori e cuffietta, intento a preparare dei pancake, con
sguardo
addolorato e preoccupato per Jude.
…Osceno.
“No,certo…Si
figuri…” risposi,ormai rassegnato.
“Bene,è
tutto?”mi chiese poi.
“Non vuole che le lasci
magari un recapito, o qualcosa del
genere?”.
“Oh, giusto,
giusto!”.
Quest’uomo
era un
disastro.
“Bene,glielo scrivo su un
foglietto…”.
“Lasci,posso fare
io!”.
“Non si
preoccupi.” Gli risposi,temendo che con le sue doti
recepisse chissà quale indirizzo del Texas.
“No, davvero, mi dica, ho
qui da scrivere…”.
“No, guardi, lasci
stare… Ci sono un sacco di H.”.
To Be Continued…
Angolino delle Autrici
Si, avete letto bene cari lettori,
AutricI! Perché questa
fic è stata scritta a 4 mani da me, ladyElric92, e la mia
amica Flagiu_Mustang,
che torniamo con questa fic Rob/Jude (ma quanto sono belli
insieme????), a
grande richiesta! (ma di chi poi?? xD).
E, SI!, questo inizio delirante
è stato scritto da perfino
due cervelli… immaginate se scriveva una da sola! xD ahahah
Ma direi che a questo punto spendere
2 parole per questa
coppia speciale che è stata un amore improvviso, un vero
colpo di fulmine, da
quando abbiamo visto Sherlock Holmes al cinema!
Cioè… non ci sono parole… sono
semplicemente fatti per stare insieme, perché se sia Robert
che il caro Jude
sono assolutamente bellissimi e sexy singolarmente, Rob/Jude
is the way!!!!!!!!!! *_*
xDDD
Grazie ancora per aver letto caro
lettore! ^^ speriamo
vivamente che la storia sia stata di tuo gusto, e che ci vorrai
accompagnare in
questo nostro viaggio letterario! ^^
Un salutone a tutti,
e
una dedica particolare a tutte quelle persone che seguono “In
Their World”, la
nostra altra fic a 4 mani! ^^.
Ci vediamo al prossimo capitolo, se
lo vorrete.
Un bacione,
Le
Autrici.
ladyElric92 &
Flagiu_Mustang
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