La base degli Albhed continuava a bruciare mentre l’Aeronave si allontanava
dall’isola di Bikanel attraversando il deserto. Gli occhi azzurri di Tidus si
perdevano nell’immagine delle fiamme passandovi attraverso. Il suo sguardo era
vuoto, spento … non esprimeva nemmeno la tristezza che provava. Come non
esprimeva la confusione, l’incredulità, la rabbia, la preoccupazione, che si
affollavano dentro di lui manifestandosi a volte separatamente, a volte tutte
insieme ferendolo nell’anima e nel cuore. Un cuore che continuava a battere per
un’Invocatrice, a suo parere la ragazza più bella di Spira. La sua presenza, la
sua forza e il suo sorriso lo avevano confortato nel momento in cui gli sembrava
di aver toccato il fondo del pozzo della disperazione e pensava di non poterne
più uscire, quando, dopo essere stato portato via dalla sua casa, aveva scoperto
che suo padre era il mostro che seminava morte e distruzione su tutto il mondo
di Spira. Già, il suo sorriso lo aveva aiutato … un sorriso che solo ora aveva
capito essere falso: una maschera per nascondere il terribile peso che Yuna si
portava dentro durante il pellegrinaggio. Quel viaggio non era altro che
l’avvicinarsi di un avvenimento intollerabile per Tidus, ma che l’Invocatrice
aveva imparato ad accettare fin dal momento in cui aveva deciso di seguire le
orme di suo padre, il grande Braska. La meta del pellegrinaggio era
l’Invocazione Suprema e la sconfitta di Sin, che avrebbe finalmente portato il
Bonacciale su Spira, e questo Tidus l’aveva sempre saputo, fin dall’inizio della
sua nuova avventura, della sua nuova vita, fin dall’inizio della sua storia … ma
tra le altre, c’era una cosa molto importante che non sapeva riguardo al mondo
in cui era capitato, un segreto che riguardava proprio il viaggio che aveva
intrapreso … e la realtà a lui sconosciuta era la vera fine del pellegrinaggio
di un’Invocatore, una realtà che gli era stata da poco rivelata tra le lacrime
dalla piccola Albhed che si era unita per ultima alla loro squadra, il segreto
che si celava dietro all’Invocazione Suprema. Tutti i guardiani gli avevano
tenuto nascosto questo grande segreto, ma perché? Perché?! Lulu aveva affermato
che era difficile parlargliene. Ma cosa pensava?, che si sarebbe messo a
piangere come un bambino? Che non sarebbe stato in grado di accettare la verità?
Be’, se era questo ciò che avevano creduto lei e gli altri … avevano avuto
ragione. Quando aveva sentito quelle parole da Rikku, quando aveva appreso che
Yuna sarebbe … sarebbe … Non riusciva neanche a ripensarci, non voleva accettare
che Yuna … morisse alla fine del pellegrinaggio!! A quella rivelazione fu come
se una ferita si fosse aperta dentro il suo cuore, e continuava a bruciare senza
pietà, forse non avrebbe mai smesso. Non si sarebbe mai perdonato di aver
parlato a Yuna di progetti irrealizzabili, di risate e passeggiate insieme
durante il Bonacciale, di altre stupide azioni che non avrebbe mai potuto
compiere insieme a lui al termine del viaggio, perché si sarebbe sacrificata,
avrebbe donato la sua stessa vita solo per un periodo di pace che non era senza
limite, che sarebbe finito presto, così che tutto sarebbe ricominciato, qualcun
altro avrebbe perso la vita … inutilmente.
Non dire che è inutile …
Quelle parole gli tornarono improvvisamente alla memoria. Le aveva
pronunciate lei stessa, proprio Yuna. La sua voce era ancora in lui, la sentiva
dentro di sé. La ragazza credeva in quello che faceva, ne era convinta. Ma
allora perché lui non riusciva a farsene una ragione? Perché gli sembrava tutto
così assurdo? Dare la propria vita per una felicità passeggera … non poteva
essere possibile. Come poteva esistere una tradizione così crudele? Forse, però,
non se lo sarebbe chiesto se non avesse conosciuto Yuna e se non se ne fosse
innamorato …
Riconobbe quanto fosse egoista. Non poteva pensare solo ai suoi interessi,
doveva pensare ai sentimenti degli Invocatori. Perfino Dona, che reputava
scontrosa e prepotente, aveva scelto quella strada e anche lei sarebbe morta al
termine del suo pellegrinaggio. Veramente non gliene importava nulla? No, gli
interessava.
Gli stavano a cuore le vite di ogni singolo Invocatore … ma avrebbe potuto
salvare solo Yuna! Dopotutto era suo guardiano e il suo compito era quello di
proteggerla. Be’, l’avrebbe fatto! Non avrebbe permesso che morisse!
E mentre pensava ad un modo per farlo, mentre pensava a ciò che avrebbe
dovuto affrontare, gli venne in mente Sin, e un’altra verità dolorosa si fece
strada dentro di lui: Sin era suo padre. Quel padre quasi mai presente, quel
padre che non gli aveva mai rivolto la parola se non per umiliarlo o per
vantarsi del proprio talento nel Blitzball, quel padre che lo aveva lasciato
solo per dieci lunghi anni, che aveva lasciato che sua madre morisse di
solitudine e di dolore per la sua scomparsa, quel padre che aveva odiato fin da
piccolo, che non sopportava … quel padre di cui ora stava seguendo le orme. Sì,
perché anche Jecht era stato su Spira, anche lui era stato guardiano, e proprio
del padre di Yuna. Una coincidenza? Forse.
Ma poi, non si sa come, si era trasformato in quell’orrendo mostro che era in
grado di portare solo morte e devastazione ovunque andasse. Un giorno aveva
distrutto un intero villaggio e per cosa? Per vedere lui, suo figlio, aveva
detto Auron. Ma Tidus non ci credeva. A suo padre non era mai importato nulla di
lui, figuriamoci ora che era un mostro assetato del sangue degli innocenti!
Questo però rattristava Tidus. Ora che era da solo sul retro dell’Aeronave
pensava a Jecht, a quanto lo odiasse, e il suo pensiero lo faceva stare male. E
se in realtà suo padre gli avesse sempre voluto bene? Dopotutto, dalla
Jechtsfera che gli aveva mostrato Auron sembrava fosse così. Mentre rifletteva,
il portellone alle sue spalle si alzò ed Auron entrò nella stanza.
Silenziosamente raggiunse Tidus accanto al vetro dal quale il ragazzo osservava
con sguardo perso il paesaggio. Non parlò subito, e Tidus si chiese perché fosse
venuto, ma non glielo domandò. Poi l’uomo gli rivolse la parola, guardando anche
lui fuori dal vetro: “A cosa pensavi?”. Tidus non rispose, non gli uscivano le
parole per esporgli i suoi pensieri su Yuna e su suo padre. Auron continuò:
“Pensavi a Yuna, vero?”.
Tidus non si sorprese che lo sapesse: glielo si leggeva negli occhi. Annuì, e
Auron gli disse: “So cosa credi: che Yuna stia facendo una cosa inutile e che
vuoi fermarla ad ogni costo. Ma ricordati che è stata una sua scelta, e questa è
la sua storia: sta a lei modificarla.”. Poi, dopo un attimo di silenzio: “È solo
un consiglio.”.
Tidus stava per chiedergli come suo padre fosse potuto trasformarsi in Sin,
ma Auron, come se sapesse già cosa voleva dire, lo anticipò: “So che hai tante
domande, sia sugli Invocatori sia, forse, su Jecht, ma ora non è il momento
giusto per farle. Ero venuto per dirti che … abbiamo trovato Yuna.”
Gli occhi di Tidus si illuminarono di felicità a quella notizia, e subito
urlò al guardiano: “Dov’è? Sta bene? Cosa le hanno fatto quei dannati Guado?!
Rispondimi!!”
Auron non riuscì a trattenere un sorriso, che fece irritare il ragazzo: “Cosa
c’è?” gli chiese.
“Ci tieni molto. Non sei semplicemente un suo guardiano, giusto?”. Tidus non
rispose, ma non negò nemmeno. Stava soltanto aspettando una risposta, che arrivò
poco dopo: “È a S. Bevelle e sta bene, anche se non so se ti piacerà ciò che
vedrai …”
Tidus si chiese cosa volesse dire, e si precipitò nella cabina di comando
dove Cid e gli altri guardiani lo aspettavano. “Sto arrivando, Yuna. Da adesso
nulla potrà separarci, nemmeno l’Invocazione Suprema, perché troverò un modo per
salvarti! Lo farò, è una promessa”