Ti ricordo come eri.
Federico Calderon Santillane stava leggendo un libro
alla biblioteca pubblica. Era tranquillo e rilassato, gli occhi chiari
scrutavano attenti le parole, i ricci capelli castano chiaro scendevano sempre
sul volto lievemente spigoloso.
Federico era diverso dai suoi fratelli. Non era come
la sua adorata sorella, amante delle fate che non faceva altro che sperare che
il suo principe azzurro la venisse a prendere sul suo cavallo bianco. Odiava
Floricento, appunto, perché le dava corda e perché era il custode del cuore
della sorella. Lo odiava anche perché era un playboy ed avrebbe certamente
spezzato il cuore della sua sorellina.
Era diverso da Andres, della corona, dei soldi, delle
donne e del Cricoragan li importava quanto a sua madre interessavano i tacchi
alti e a sua madre delle scarpe eleganti non importava niente, una volta Olivia li aveva
detto scherzando che se non fosse stato per loro, sua madre si sarebbe sposata
con le scarpe da tennis. Era anche diverso da Andres perché lui rispettava le
donne. Quando si sarebbe innamorato, avrebbe amato lei e solo lei, sarebbe
stata la sua principessa.
A Federico piaceva la poesia e piaceva leggere.
Aveva voluto assolutamente imparare la scherma, così
da portare onore alla persona di cui portava il nome.
E riguardo
all’amore come già detto, lui aspettava la sua principessa, ma non passava
tutte le giornate a chiedere aiuto ad alberi e fatine. Lui sapeva che prima o
poi l’avrebbe incontrata.
“Pablo Nerdua? Lo adoro!” lo disturbò qualcuno.
Federico sollevò lievemente lo sguardo.
Una ragazza.
“Mi piace particolarmente Te Recurdo”
aggiunse. Federico la guardò.
Era alta e magra, volto tondo, pelle pallida, lunghi
e lisci capelli cremisi e gli occhi di
un blu ghiaccio terribilmente famigliare. La ragazza aveva delle occhiaie sotto
gli occhi e la sopportazione negli occhi, come di chi soffriva costantemente. Poteva
avere un anno o massimo due più di lui.
“La conosci?” li chiese, Federico la guardò e fu quasi
naturale parlare: “Te recurdo como eras en el ùltimo otoño. Eras la boina gris y el corazòn en calma. En tus ojos peleaban las llamas del crepuscolo. Y
las hoja caìan en el agua de tu alma. ” Disse con fierezza il primo verso.
La ragazza sorrise. Federico si sentì soddisfatto.
Adorava anche lui quella poesia.
“Che sciocca non mi sono presentata. Daniela Delaio.”
mormorò al ragazza, curvano le labbra carnose in un sorriso, tese la mano al
ragazzo. “Federico Calderon Santillane …” rispose, chiudendo il libro e
stringendo la mano.
“Calderon … A quale
sei parente? Al tennista o ai reali del Cricoragan?” le chiese la
ragazza, sedendosi sulla sedia accanto, Federico si apprestò a rispondere: “Reali.
Mio padre è il Conte Massimo Augusto. Ma conosco … Scusa dimmi di nuovo il tuo
cognome?” si era stoppato, voleva dirle che conosceva anche il tennista, o
meglio il figlio, Franco, ma il cognome della ragazza gli era parso
incredibilmente famigliare.
“Delaio … Piccolo Calderon. Daniela Delaio!” rispose
la ragazza, sorridendo, mostrando al ragazzo i denti bianchi.
“Daniela la sorella di Franco Fritzenwalden?” esclamò
Federico, la ragazza sorrise appena.
“Ciao piccolo Calderon” aggiunse, alzandosi appena, si avvicinò, si
passò un dito su una delle occhiaie: “Cielo desde un navío. Campo desde
los cerros. Tu recuerdo es de luz, de humo, de estanque en calma! Más allá de
tus ojos ardían los crepúsculos. Hojas secas de otoño giraban en tu alma. ”
aggiunse andando via.
Federico vedendola andare via, ritornò al suo
libro, alla poesia Te Recurdo.
La tua principessa indimenticabile.
Udì.
“Daniela Delaio!” mormorò.
*
Ecco
la poesia. Lingua Originale e traduzione. Personalmente io amo questa poesia.
Guardate un po’ è la mia preferita Ho messo in neretto le parti citate nel
brano.
*