Tutto era finito. Sin non c’era più. Sotto di loro, dall’alto dell’aeronave,
Yuna e i suoi amici potevano vedere tutta Spira esultare per la vittoria: tutti
avevano assistito alla battaglia finale osservando Sin che si stagliava nel
cielo al tramonto, e un grido di gioia si era levato tra coloro che non stavano
cantando l’Inno Intercessore quando avevano visto il corpo del mostro
dissolversi insieme a quelli degli Eoni. L’Invocatrice aveva da poco terminato
la macabra danza che aveva dovuto compiere per dare pace alle anime dei morti:
quante persone aveva già mandato nell’Oltremondo? Quante ne aveva viste morire
sotto i suoi occhi? Aveva persino trapassato Auron, il leggendario guardiano che
aveva sempre ammirato. Da sempre si era chiesta quando quella spirale di morte
che governava il suo mondo sarebbe scomparsa, e finalmente era accaduto. Non
doveva forse esserne felice, come tutto il resto di Spira? Invece non lo era,
perché aveva pagato la pace ad un prezzo altissimo: ciò a cui più teneva al
mondo, più della sua stessa vita che ormai aveva accettato di dover perdere.
Quando aveva sconfitto Sin, infatti, gli Intercessori erano scomparsi insieme
agli Eoni che rappresentavano, ma con loro se n’era andato anche qualcun’atro.
Lui, il guardiano che lei considerava il migliore di Spira, la stella degli
Zanarkand Abes, abilissimo nel Blitzball quanto suo padre, il biondino giunto su
quel mondo da chissà quale epoca, il ragazzo che aveva donato amore puro a Yuna,
un amore ricambiato dalla ragazza e che le aveva portato via la sicurezza di
voler sacrificare la propria vita per il mondo, infondendole la voglia di
continuare a vivere per stare al suo fianco … Quell’angelo arrivato
misteriosamente dal mare il giorno dell’inizio della vita da Invocatrice di Yuna
si era dissolto nel celo infuocato subito dopo la battaglia, come un sogno
scompare al risveglio, e aveva lasciato in Yuna un vuoto incolmabile, una ferita
aperta nel suo cuore che bruciava incessantemente. Mentre tutta Spira esultava
per l’arrivo del tanto agognato Bonacciale Eterno, i passeggeri dell’aeronave di
Cid erano silenziosi, abbattuti per la perdita del loro compagno che aveva fatto
tanto per loro, che aveva portato nel gruppo tanta allegria e forza d’animo,
tanta speranza in un futuro migliore di quello a cui tutti si erano preparati e
aveva trovato il modo di ottenere il Bonacciale Eterno. Tutti soffrivano per la
mancanza dei due membri più importanti della squadra: il leggendario guardiano
di Braska, in realtà un non-trapassato, e il frutto dell’immaginazione degli
Intercessori, quel labile fantasma che aveva rapito il cuore di Yuna. Nessuno
però poteva provare ciò che sentiva l’Invocatrice: era un dolore che andava
oltre le lacrime, che non sarebbero state in grado di esprimere le varie
emozioni che la pervadevano disordinatamente. La ragazza guardò per l’ultima
volta la coperta dell’aeronave, il punto in cui si erano dati l’ultimo saluto:
un tenero abbraccio, leggero, impercettibile al tatto, ma carico di amore, una
stretta di emozioni, poi un salto nel vuoto e tutto era finito, tutte le
speranze di una vita migliore, una vita con lui, tutti i progetti … tutti i
sogni …
Lentamente rientrò sul ponte. Quando la videro, i suoi compagni non ebbero la
forza di festeggiare; le rivolsero alcuni timidi sorrisi poco convincenti, ma
Yuna non se ne curò. Si avvicinò a Cid e gli disse con voce stranamente ferma:
“Questa notte vorrei passarla a Zanarkand. Ti prego, portami sulla spiaggia
della città.”. Senza aspettare la risposta si voltò e si avviò verso le cabine.
Quando l’aeronave atterrò, Yuna scese e facendo capire che non voleva essere
seguita si incamminò sulla riva del mare. La notte era serena, nel cielo nero si
vedevano brillare migliaia di stelle. Mentre camminava a piedi nudi sulla
sabbia, ogni tanto un’onda più curiosa delle altre si spingeva fino a lei e la
schizzava, per poi ritirarsi rapida a silenziosa com’era venuta, seguita poco
dopo da un’altra. Quando si fu allontanata di un bel pezzo dall’aeronave e da
tutti gli altri, Yuna si sedette sulla sabbia. Dietro di lei c’erano soltanto le
rovine di Zanarkand, a pezzi e desolate come il suo cuore. Nella solitudine
della spiaggia ripensò a tutti i momenti più belli del viaggio che aveva appena
concluso: in ognuno di essi spiccava il volto sereno dell’angelo che era tornato
in cielo all‘improvviso. Ricordava il momento in cui era diventata Invocatrice,
quando lo aveva incontrato per la prima volta nel tempio del suo villaggio.
Ricordava le volte in cui non aveva esitato a battersi con qualunque tipo di
avversario per salvarla, dagli Albhed che l’avevano rapita alle scaglie di Sin,
dai Guado al suo stesso padre che in realtà era l’immenso Sin. Ricordava la sua
espressione nel momento in cui lei aveva annunciato la sua scelta di sposare il
maestro Seymour. Lo ricordava con il fucile di Kinoc puntato alla gola a Bevelle,
mentre i suoi occhi la guardavano disperati e smarriti. E ancora si ricordava di
quando le aveva insegnato a fischiare, promettendole che in qualunque momento
avesse sentito quel fischio sarebbe corso da lei … Si portò due dita alla bocca
e soffiò; un lungo fischio penetrò l’aria, volando via insieme al vento che lo
catturava. Nessuno corse dal lei, non mantenne quella promessa. Infine ricordò
il giorno alla Fonte Sacra, la proposta di abbandonare il pellegrinaggio e di
continuare a vivere normalmente, la confessione del loro amore attraverso un
bacio magico, la promessa di un’alba vista nascere insieme sulla spiaggia dove
ora era seduta. Era per questo che era voluta venire lì, per mantenere quella
promessa. Guardava l’orizzonte, oltre la linea del mare, da cui fra non molto
sarebbe apparso i sole nel suo eterno ciclo di morte e rinascita. Una leggera
brezza venne dall’acqua e investì Yuna, andando oltre verso le rovine di
Zanarkand. Improvvisamente, con l’arrivo di quel vento fresco la città parve
rianimarsi, le rovine si trasformarono nei palazzi che la caratterizzavano mille
anni prima, le luci si accesero dando vita alle vie che si ripopolarono. La
“città che non dorme mai” si era risvegliata: un ultimo regalo degli
Intercessori per l‘Invocatrice.
Rimase stupita a contemplare la splendida città: era proprio come gliel’aveva
sempre descritta lui, piena di luci, di colori, di vitalità, di gente che
parlava ad alta voce con gli amici, di bambini che correvano da una parte
all’altra urlando, di partite di Blitzball appassionanti che si giocavano nello
stadio pieno di tifosi accaniti. Le sarebbe piaciuto vedere il ragazzo che
amava, l’as degli Zanarkand Abes, giocare nello stadio illuminato di notte, e
fare il tifo per lui tutto il tempo, proprio come gli aveva detto … Ma ormai non
era più possibile, niente di quello che si erano detti sarebbe stato possibile,
perché avrebbe potuto farlo soltanto da sola, come aveva intenzione di fare
quella notte.
Rimase seduta sulla spiaggia per ore, finché l’atmosfera cambiò: il cielo
iniziò a schiarirsi, le luci di Zanarkand si spensero, le stelle scomparvero e
l’orizzonte si accese come se bruciasse: il mare, il cielo, l’intera città alle
spalle di Yuna, tutto si tinse di rosso, mentre lente e calde lacrime iniziavano
a scorrere sulle guance della ragazza che stava mantenendo una promessa …
THE END