Il dolce gusto della vittoria
Note:
scritta per il Warning Weeks Fest
@ fiumidiparole
Prompt: #1. banana
Disclaimer: Trama, personaggi,
luoghi e tutti gli elementi che questa storia contiene, sono una mia
creazione e appartengono solo a me.
Il
dolce gusto della vittoria
Linda guardò stanca il
grande orologio appeso al muro del laboratorio: le sette meno un quarto
e sospirò infelice. Si massaggiò la nuca dolorante ed
osservò al di là del vetro l’oggetto dei suoi
studi. Invece di eseguire l’esercizio che le era stato assegnato
si era distratta di nuovo e Linda imprecò dentro di sé,
poi la incitò a bassa voce certa che non potesse sentirla nella
sua stanza:
- Coraggio, Matilda: un piccolo sforzo e ce ne
possiamo andare tutti a casa!
Poi guardò gli appunti: la piccola era andata bene fino a quel
momento, per la sua età era ben sviluppata e con buone
capacità cognitive, ma tendeva a distrarsi, non finiva gli
esercizi e per questo era un po’ indietro rispetto agli altri.
Linda aveva scelto di studiare Matilda perché, nonostante tutto,
le era sembrata sveglia ed estroversa e quando riusciva a rimanere
concentrata era capace di trovare delle soluzioni brillanti ai problemi
che le mettevano di fronte. Per questo la ricercatrice aveva tanto a
cuore quel progetto e in quel momento si trovava in laboratorio invece
che a casa con la sua bambina. Dall’altra parte del vetro Matilda
aveva ripreso ad interessarsi alla scatola, la studiava, la smuoveva:
sapeva che dentro c’era un premio e che per prenderlo avrebbe
dovuto aprirla, ma non sapeva come fare. Urlò la sua
frustrazione e corse da una parte all’altra della stanza
mulinando gli arti superiori. Linda osservava e intanto pensava a Bea,
la sua bambina che aveva la stessa età di Matilda, due anni e
mezzo: entrambe sapevano camminare, pulirsi (Bea aveva ancora qualche
problema col vasino) e mangiare da sole. Ma a differenza di sua figlia
Matilda non avrebbe mai imparato a parlare o a vestirsi ed era per
questo che c’era lei dietro al vetro e non sua figlia! Linda
sorrise, sapeva che se ci fosse stata Bea là dentro avrebbe
rinunciato molto prima e si sarebbe accovacciata in un angolo a
piagnucolare, invece Matilda era testarda, ostinata. Poteva intravedere
il premio dentro alla scatola e aveva deciso che lo voleva ed erano ore
che lavorava su come poter raggiungere il suo scopo. La ricercatrice
era fiera di lei e nello stesso modo ostinato restava a guardare i suoi
sforzi nonostante fosse stanca e desiderasse andare a casa:
perché la piccola meritava tutta la sua attenzione. In quel
momento Matilda lanciò un altro urlo e scagliò la scatola
contro il muro, Linda ebbe un moto di disappunto: non era la soluzione
originale che si era aspettata e sapeva che per quanto Matilda
continuasse a lanciare la scatola, questa non si sarebbe aperta a suo
beneficio. Doveva pensare a qualcos’altro. Matilda sembrava
infuriata, urlava, correva, tornava alla scatola e di nuovo la
lanciava. Linda sapeva che quel momento di frustrazione le sarebbe
passato presto, che non aveva altro modo per sfogare
l’insoddisfazione che stava provando. Dopo altri strilli
finalmente Matilda si calmò, si accovacciò accanto alla
scatola un po’ ammaccata e cominciò ad osservarla
attentamente. Linda si sporse in avanti, negli occhi di Matilda colse
un barlume di consapevolezza, poteva quasi sentire gli ingranaggi del
suo cervello girare e girare fino ad incastrarsi perfettamente
l’un con l’altro nel trovare la soluzione del problema. Con
dita goffe Matilda stava muovendo il coperchio della scatola: aveva
già provato a sollevarlo senza riuscirvi, ma provò di
nuovo. Il coperchio non si mosse, lo spinse verso il basso e la scatola
scricchiolò. Matilda lasciò la presa e si grattò
il capo, mugolando. Poi provò a tirare verso di sé il
coperchio, ma quello di nuovo rimase al suo posto e allora tentò
a spingerlo: un altro scricchiolio. Linda la
osservava attentissima: sapeva che la soluzione era tutt’altro
che facile, i movimenti da compiere per aprire il contenitore erano
complessi e nessuno degli altri soggetti studiati era ancora riuscito a
risolvere il problema. Matilda emise un verso di frustrazione e
aggirò la scatola, poi vi si sedette di nuovo accanto, con
lentezza spinse verso il basso il coperchio e poi lo tirò verso
di sé: con un clic la scatola si aprì. Linda sorrise e
fece un gesto di vittoria, era un risultato eccellente! Sapeva che
Matilda ci sarebbe riuscita, si sentì gonfia di orgoglio ed
entusiasmo: era valsa la pena aspettare tutto quel tempo. Finalmente
Matilda aveva il suo premio, con entusiasmo roteò per la stanza
ed allargò le labbra a mostrare i grossi denti con un verso di
soddisfazione. Poi il piccolo scimpanzé si accovacciò in
un angolo e cominciò a mangiare la sua banana.
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