L’ultima
cosa che ho potuto vedere è stata quella maledetta pallottola schizzare dritta
verso di me, l’ho percepita colpire il telefono mentre io non ero già
più lì. Quando ho riaperto gli occhi, ormai sulla Nabucodonosor, ho realizzato
che non c’era speranza di tornare velocemente indietro ad aiutarti.
Neo.
A causa della mia stupidità sei rimasto
intrappolato in una realtà immaginaria eppure tanto reale da poterti essere
fatale.
Tank
guarda sconcertato i monitor di Matrix.
-
Che diavolo è successo?
-
Un agente! Devi rimandarmi indietro! – la mia ultima chance, forse riuscirò
ancora a venire in tuo soccorso.
-
Non posso!!
Sapevo
che era impossibile ma irrazionalmente per un momento l’ho creduto realizzabile
e adesso, in preda all’ansia mi alzo precipitosamente e mi avvicino anche io ai
monitor, non posso fare altro.
Smith
ti si avvicina lentamente e tu rimani un attimo interdetto, guardando la
cornetta del telefono penzolante.
-
Corri Neo, corri…
Cerco
di tranquillizzarmi, in fondo, anche se è la prima volta che ti trovi faccia a
faccia da solo con un agente, hai già dimostrato di sapertela cavare. Però, le
altre volte, ci sono sempre stata io ad aiutarti. Torno a maledirmi per la mia
stupidità, dopo tanto tempo, non sono ancora riuscita ad imparare una delle
regole fondamentali quando siamo in Matrix: non perdere tempo. No, per un
momento ho smesso di pensare a Matrix, agli agenti che ci cercavano, alla
sudicia stazione metropolitana dove eravamo e al telefono che squillava; per un
momento c’eravamo soltanto tu ed io.
Appare
qualcosa sul monitor che non riesco a decifrare o, piuttosto, che non vorrei
decifrare.
-
Cosa sta facendo? - Lo chiedo a Morpheus, sperando di non aver capito bene,
augurandomi che sia stata l’emozione a confondermi. Purtroppo mi sento
rispondere esattamente quello che pensavo e che non avrei mai voluto sapere:
-
Sta cominciando a crederci
Hai
pensato almeno per un momento alla possibilità di scappare? Alcune volte anche
le mie certezze più fondate sulla tua invincibilità si sgretolano facilmente. E
adesso ho paura. Ho davvero paura che tu possa non farcela.
Un
momento fa pensavo avrei avuto altre mille occasioni per dirti ti amo. Che
avevo scelto il momento sbagliato, ma non immaginavo nemmeno lontanamente quanto
fosse sbagliato. Ora non so se ti rivedrò vivo. La mia mente grida che non è
possibile che tu muoia, perché io so che tu sei l’Eletto, che
distruggerai Matrix e metterai fine a questa insensata e lunghissima guerra, ma
un’angoscia sconosciuta si è già impossessata di me.
Vengo
vicino a te, non c’è bisogno che resti anch’io a guardare come ti batti, ci
sono già Morpheus e Tank, e forse, semplicemente, non voglio vedere. Ti prendo
una mano e rimango così, in attesa.
Sputi
sangue: me l’ero aspettato, e adesso è come se, per qualche ragione misteriosa,
mi fossi definitivamente convinta che non puoi vincerla questa battaglia.
-
Gesù! Lo sta uccidendo! – mormoro mentre stacco un pezzo di garza e ti asciugo
il sangue che ti è colato sul mento.
Eppure
so che non sarà questo a farti desistere, tu sai di non poterlo battere, non
così, non ora, ma continuerai lo stesso a combattere: io non ci avevo mai
pensato ma so che non sei un vigliacco.
Avrei
dovuto dirtelo. Avrei dovuto raccontarti cosa mi aveva detto l’oracolo,
spiegarti quello che sento. Avrei dovuto farlo perché ora non so se mi sarà
data una seconda occasione, un’altra possibilità. Io credo in te, Neo, anche se
la prima volta che Morpheus ci annunciò di aver trovato l’Eletto, nessuno ebbe
fiducia, nessuno ne fu convinto, nemmeno io; e continuai a non esserne sicura
per molto tempo. Troppi fatti erano accaduti per non permettermi di avere
quell'incrollabile fiducia verso di te che aveva lui, troppi ne avevo visti
cadere; e la prima volta che ti vidi mi sembrasti un essere umano qualsiasi, insignificante
addirittura, e assolutamente non all’altezza del compito che ti era fatalmente stato
assegnato. Quando ti conobbi meglio però, per me cominciasti a rappresentare
non solo la speranza di una vita migliore, di libertà completa, ma qualcosa di
più. Conosco ogni espressione del tuo viso ed ogni tuo gesto abituale. So di
cosa sei capace e quanto vali. Perché? Perché allora ho tutta questa paura? Non
dovrei averla…
Ti
contorci violentemente sotto una scarica di pugni. Controllo nuovamente sul
monitor, ho il terrore di alzare lo sguardo, notare anomalie nei battiti del
tuo cuore e non poter far nulla nemmeno per alleviare le tue sofferenze.
Poi
mi riavvicino ai monitor chiedendo cosa stia accadendo. Tank mi risponde che
non sa cosa succeda, ti ha perso. La speranza di una tua fuga non fa in tempo a
farsi strada in me che un altro computer segnala pericoli esterni alla nave.
Io
e Morpheus corriamo al posto di guida e le vediamo: sentinelle. Quattro o
cinque, e noi non possiamo evitarle. Non ora.
-
Quanto distano? - ce la farai, mi ripeto, riuscirai ad uscire in tempo.
-
Cinque, forse sei minuti, - mi risponde Morpheus, e continua, rivolto a Tank –
prepara gli EMP –
-
Non puoi usare gli EMP finché non riesce ad uscire – cerco una conferma, per
placare la mia angoscia.
-
Lo so, Trinity, non preoccuparti, ce la farà – lui mi guarda con aria grave, ma
so che ci crede.
La
speranza torna a farsi largo in me, sì, ce la farai.
Quando
torniamo giù Tank è al telefono, ti ha trovato e sta preparando una delle
nostre vecchie uscite, quella a Wabash and Lake, quella dove mi mandarono due
unità di polizia e da dove scappai quasi miracolosamente. Sembra sia passata
una vita intera da allora invece sono trascorsi solo pochi mesi.
Siamo
di nuovo tutti davanti a questo maledetto monitor di questo maledetto
programma, non riesci ad arrivare l’edificio, Tank cerca con le mappe di
trovare la strada più facile e deserta ma è difficile aiutarti da qui.
-
La porta di lato! No dall’altro lato! –
Gli
agenti ti sono alle calcagna e non c’è più solo Smith, ora ne sono tre.
L’allarme,
le sentinelle ci hanno visti, si dirigono giusto su di noi e per il momento non
possiamo fare nulla per fermarle.
-
Vengono qui – sospira Morpheus, gettando un’occhiata indecifrabile all’allarme.
Arrivano
alla nave e cominciano a tagliarla con il laser. Morpheus apre il pulsante
degli EMP ed al mio sguardo tra il perplesso ed il preoccupato risponde col suo
solito atteggiamento sicuro che mantiene sempre quando si parla di te:
-
Ce la farà – questa volta però, finalmente ne sono convinta anche io. Ti manca
poco, pochissimo, sei già arrivato al palazzo, si tratta solo di trovare la
stanza e poi non potranno più prenderti. Infatti Tank ti sta dando le ultime
indicazioni:
-Per
le scale antincendio, stanza 303 –
Quando
sarai di nuovo qui ti dirò tutto, ora non ho più paura di cosa possa voler dire
o di quali saranno le conseguenze, l’importante è che tu sappia cosa provo per
te.
Un’agente
tenta in un estremo tentativo di spararti ma riesci a schivare tutti i
proiettili, ormai sei nell’edificio.
Io
torno al tuo fianco, non c’è più nulla da vedere, presto aprirai gli occhi e
potremo parlare.
Le
sentinelle sono riuscite a scoperchiare la nave, sono all’interno:
-
Corri Neo – te lo sussurro quasi, non c’è più bisogno di esortazioni, sei
arrivato, senti addirittura il telefono squillare: 306, 305… 303!
Apri
la porta e… mi giro di scatto verso il monitor, attonita. È successo veramente,
Smith, era lì, ti ha sparato, un colpo, tu lo guardi ma è come se non avessi un
proiettile in corpo, come se ti fossi convinto a tal punto dell’irrealtà di
Matrix da non sentirlo, un altro… tu resisti ma… per quanto? Poi una scarica…
otto, nove, dieci colpi e ti accasci a terra, il tuo cuore smette di battere,
sul monitor compare una linea piatta. No, non può essere. Non tu, non così. Ho
già perso troppe persone care oggi, troppi compagni, amici... Apoc, Switch,
Dozer, perfino Chyper, che non credevo capace di arrivare a tanto solo per i
disagi materiali che patiamo ogni giorno in cambio di quella merce impagabile
chiamata libertà.
Tu
no, non anche tu, non potrei sopportarlo. Come abbiamo potuto non accorgerci
dell’agente? Avremmo dovuto addirittura prevederlo! Conoscevano già quel posto
ed ora... per favore, fa che sia un incubo, fa che io possa svegliarmi e
pensare che non sia accaduto realmente, oppure rialzati, fai vedere a quelle
macchine che si sono sbagliate, che non tutto è calcolabile e logico, che
possono anche crederlo ma tu non sei veramente morto…
D’improvviso
si fa strada in me la ragione, quella logica calcolatrice che ho sempre
disdegnato, forse per riaffermare la mia condizione di essere umano, diversa
dalle macchine. In fondo è semplice. Tu non puoi essere morto. Non è
possibile, ed è tutto talmente chiaro che mi si allarga il cuore, non m’importa
di quello che vedo o che pensano gli altri, io so che la realtà è
un’altra.
Le
sentinelle ci hanno ormai raggiunto, distruggono senza pietà tutto quello che
incontrano: ogni luogo in cui abbiamo vissuto, ogni oggetto che ci ha permesso
di lavorare, di “salvare” altre persone, ma a me non interessa più. Non ora.
-
Neo – mi piego su di te e bisbiglio– io non ho più paura. L’oracolo mi disse
che mi sarei innamorata e quest’uomo, l’uomo che avrei amato, sarebbe stato
l’Eletto. Così, vedi, tu non puoi essere morto, non puoi, perché ti amo. Puoi
sentirmi? Io ti amo.
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Questa cosa l’ho scritta un paio d’anni fa,
ai tempi della mia passione assoluta per The Matrix. Poi non mi convinceva ed è
rimasta chiusa nel mio computer.
Ora, andando a spulciare un po’ di vecchiume,
l’ho ritrovata e non mi è sembrata così male, perciò ve la propongo: anche se
non toglie né aggiunge nulla al film, e il personaggio di Trinity mi pare un po’
OOC, nel complesso ne sono abbastanza soddisfatta...
Per quanto riguarda i dialoghi, io il film l’ho
visto soltanto in inglese, perciò sono tradotti dall’inglese, non so se nel
doppiaggio italiano sono diversi...