Tempo fa mi è
stato chiesto di descrivere in una fic la comparsa di una
vecchia fiamma di Gourry, creando di conseguenza un po' di tensione fra
lui e Lina... questo è ciò che ne è
venuto fuori. ^_^
Spero vi piaccia.
Commenti e critiche sono come sempre graditi. : )
“Questo è il nostro ultimo viaggio
insieme.” Le labbra di Gourry erano divenute linee sottili. I
suoi occhi si erano fatti scuri, rabbiosi. “Mi hai
capito?” ringhiò. “Non ne posso
più del tuo egoismo, Lina. Non voglio più avere
niente a che fare con te.”
Deglutii. Il mio stomaco era stretto in una morsa, mentre cercavo
qualcosa da replicare. Faticavo a tenere levato lo sguardo. La luce
rossa del tramonto avvolgeva la figura del mio compagno, ferendomi gli
occhi.
Una parola poteva salvarci, un’altra distruggerci.
… Com’era cominciata?
Beh, in un modo non molto diverso dal nostro solito.
“Cameriere, ancora due porzioni di uova fritte e pane
tostato, per favore!”
“E non dimenticatevi la specialità
locale!”
Dovevano essere, più o meno, le tre del pomeriggio. Eravamo
seduti al tavolo di quella osteria, al centro della città
mercantile di Lythia, nel nord di Elmekia, ormai da diverse ore. I
tavoli attorno a noi si erano progressivamente svuotati, mentre gli
avventori si disperdevano per le strade, inseguendo ciascuno le proprie
attività quotidiane.
Eravamo giunti in città in tarda mattinata e avevamo deciso,
come prima cosa, di pranzare. Eravamo sempre in cerca di una spada per
Gourry ma, per dirla tutta, ce la stavamo prendendo piuttosto comoda.
Era da poco che avevamo sconfitto per la seconda volta
Rezo-Shabranigdu, e nonostante i miei capelli avessero ormai
riacquistato del tutto il loro colore, entrambi eravamo ancora provati
dalla dura battaglia che ci aveva coinvolti. E non era male dedicarsi
al turismo, una volta tanto. Avevamo ancora da parte una buona
metà della ricompensa che avevamo ricevuto da Philionel per
la battaglia contro Zanaffer ed eravamo decisi a godercela prima di
accettare nuovi ingaggi.
Ci eravamo fermati per assistere alla fiera annuale che si sarebbe
tenuta di lì a poco in città. Mercanti
d’armi stavano giungendo da ogni parte del regno e noi
speravamo di trovare qualche occasione, o almeno una traccia, che ci
portasse a una spada magica.
La fiera, però, non era l’unica attrattiva di quel
luogo. Era stata un motivo in più per sceglierlo come meta,
certo, ma la verità era che io ero giunta lì con
un altro, ben preciso obiettivo…
“Dato che ormai ci siamo, vuoi finalmente dirmi in che cosa
consiste questa famosa specialità locale?”
Rivolsi un ghigno a Gourry, che mi fissava con impazienza dal lato
opposto del tavolo.
Estrassi teatralmente la mia guida turistica dalla tasca del mantello,
mi schiarii la voce e cominciai a leggere, in tono solenne.
“La città di Lythia è celebre non solo
in quanto importante crocevia di traffici, tappa obbligata per chi
voglia imboccare la rotta commerciale che conduce alle regioni a
meridione della Penisola dei Demoni. Si tratta anche di una delle
ultime città situate in zona fertile, prima
dell’estendersi delle aree desertiche. La sua produzione
agricola viene esportata…”
“Linaaa…” mi interruppe Gourry.
“Non mi interessa della produzione agricola di Lythia.
Avanti, mi vuoi dire cosa è questo piatto
misterioso?”
“… viene esportata regolarmente nella maggior
parte dei feudi centrali di Elmekia.” proseguii, ridendo
sotto i baffi. “I prodotti locali sono inoltre impiegati in
quella che è una fra le più rinomate e apprezzate
tradizioni culinarie del Regno. Oh, mi spiace, ti vedo annoiato, vuoi
che interrompa qui?”
“Lina…” ripeté il mio
compagno, in un mugugno.
Non riuscendo a mascherare una risata soffocata, proseguii.
“La cucina locale è famosa in particolare per i
suoi stufati di pesce di acqua dolce. La vera specialità
della città, però, è
un’altra, la ricetta che fa di Lythia l’invidia di
tutti i cuochi e buongustai del Regno.” mi concessi una breve
pausa enfatica “Lo stufato di drago di lago nano.”
Gourry, di fronte a me, sbarrò gli occhi. “Drago
di lago…? Vuoi dire…?”
Lo fissai con occhi estasiati. “Esatto!” Mi sarei
messa a saltellare sulla sedia, se non fosse stato che una maga famosa
in tutto il mondo deve saper mantenere un certo contegno. “La
specialità che non siamo riusciti ad assaggiare quella
volta! Riesci a crederci?”
Gourry mi parve scettico. “Però… se ben
ricordo per catturare quel drago ci eravamo cacciati in un sacco di
guai e alla fine era venuto fuori che ci sarebbe voluto troppo tempo
per cucinarlo.” Fu percorso da un brivido. Tutte quelle
storie solo perché lo avevo costretto a fare da esca.
E’ proprio vero che non esistono più gli uomini di
una volta.
“Ma stavolta non avremo gli stessi problemi.”
dichiarai, trionfante. “Sta’ a sentire: Il drago di
lago nano, simile a un grosso serpente acquatico, è una
specie estremamente rara, sviluppatasi, si suppone a seguito di una
mutazione, nel Lago Baikal, a nord di Lythia. La sua carne è
appetitosa come quella del comune drago di lago, ma la sua preparazione
non è altrettanto lunga e complicata, perché il
drago nano non condivide alcune delle caratteristiche del suo
più imponente parente; in particolare, la peculiare durezza
degli strati esterni del corpo e le sacche di veleno. La cattura del
drago di lago nano, date le dimensioni almeno dieci volte ridotte
rispetto a quelle del comune drago, è accessibile alle
possibilità del comune cacciatore. Tuttavia, la specie
è protetta e per poter prendere parte alla stagione della
caccia è necessaria esplicita autorizzazione del Signore
locale. Un presidio fisso di guardie forestali è stato posto
nei pressi del Lago Baikal, per impedire fenomeni di bracconaggio
indiscriminato. Questo fa della carne di drago di lago nano un piatto
molto pregiato. Solo in occasione della fiera annuale le locande di
Lythia la servono al pubblico, anche se a prezzi non sempre accessibili
per il comune viaggiatore. Trattative sono in corso per
l’esportazione e l’allevamento di alcuni esemplari
in altri specchi di acqua dolce della penisola, ma gli esperti sono
tutt’ora incerti sulle possibilità di
sopravvivenza della specie al di fuori del particolare habitat offerto
dal Lago Baikal, nonché sulle bla, bla… direi che
è finita la parte che ci interessa.”
“Uh…” Gourry si grattò la
guancia. “Perciò, dal momento che siamo qui in
questo periodo dell’anno, potremo gustare la carne di drago
senza fare nessuno sforzo?”
“Nessuno sforzo, se non quello considerevole di sborsare una
bella somma. Ma sono più che disposta al sacrificio. I
rubini che ho trovato la settimana scorsa serviranno perfettamente allo
scopo.”
Le sopracciglia di Gourry si sollevarono di svariati centimetri.
“Non userei proprio il termine
‘trovato’…”
“Senti, se hai tanto da lamentarti sui miei metodi di
guadagno posso anche risparmiarmi di offrirti il pranzo.”
“No, no.” Gourry mi sorrise. “Ho
rinunciato a lamentarmi dei tuoi metodi di guadagno da un bel
pezzo.”
Gli feci la lingua. Non ebbi tempo di proseguire nella discussione,
però, perché proprio in quel momento il cameriere
si materializzò con il nostro pane tostato. Attesi che lo
poggiasse sul tavolo, prima di rivolgermi a lui in tono speranzoso.
“Ci vorrà ancora molto per la
specialità locale?”
Il cameriere, sin da quando lo avevo preso in disparte al mio arrivo
dicendogli che ero disposta a offrire una cifra spropositata in cambio
di un piatto di drago, aveva continuato a squadrarmi con una sorta di
timore reverenziale. Anche in quel momento non sembrava del tutto certo
che non fossi una proiezione della sua mente.
“C… certo signora. Il capocuoco è
andato personalmente ad acquistare la carne necessaria presso il
rivenditore ufficiale del duca e lo stufato è già
in ebollizione. Ma ci vuole un po’ di tempo perché
la carne si intenerisca e…”
“Non importa, non importa.” Agitai la mano, con
noncuranza. Ero così di buon umore che non mi seccava
aspettare. Sarei rimasta seduta a quel tavolo anche una settimana, se
fosse stato necessario.
Quasi come per premiarmi della mia pazienza, proprio in quel momento le
porte che conducevano alle cucine si spalancarono. In pompa magna,
seguito dai suoi aiutanti, il capocuoco entrò nella stanza,
spingendo un carrello su cui troneggiava una enorme pentola, colma di
un salsa densa di un colore arancione pallido, in cui galleggiavano
succulenti pezzi di carne. Nonostante si avviasse alla mezza
età, fosse pelato e portasse un paio di lunghi baffi
brizzolati di dubbio gusto, rischiai seriamente di levarmi in piedi e
baciarlo.
“Finalmente!” dichiarai ad alta voce, presa
dall’entusiasmo. “Non posso credere che sia giunto
questo momento!”
“Oooh… sembra ottima, in effetti!”
replicò Gourry, con aria estasiata.
Ci servimmo due generose porzioni e, al di sopra dei piatti ricolmi che
si stagliavano invitanti di fronte a noi, restammo per qualche istante
a guardarci negli occhi, condividendo la magia del momento.
Oh, che avete da ridire? Avevo aspettato anni per quella roba. Per un
parto ci vogliono solo nove mesi e la gente fa molte più
storie, quando nasce un bambino.
Comunque, eravamo lì e ci stavamo guardando intensamente
negli occhi. Timidamente, avvicinai la forchetta al piatto e infilzai
un pezzetto di carne. Era perfetto. Di un dolce colore rosato, tenero
al tatto e dall’odore delizioso. Gourry mi imitò e
io lo attesi, per condividere il momento. Insieme ci portammo le
forchette alle labbra e addentammo.
La delusione mi colpì peggio di una secchiata
d’acqua fredda in volto.
Per un momento non potei fare altro che restare immobile, mentre il
boccone che avevo appena masticato scendeva come un macigno verso il
mio stomaco.
Gourry, che aveva continuato a masticare senza accorgersi di nulla, mi
rivolse uno sguardo interrogativo. “Qualcosa non
va?”
Le sue parole mi fecero riprendere dallo shock. Volsi uno sguardo
omicida al capocuoco.
“Non chiederlo a me.” ringhiai. “Chiedilo
a lui.”
Il capocuoco vestì la sua migliore espressione innocente, ma
capii immediatamente che sapeva di cosa stavo parlando. Il suo corpo si
era irrigidito e aveva iniziato a sudare freddo.
“Signorina, c’è
qualche…”
“Vediamo se questo ti fa capire il problema.” Gli
agitai la forchetta di fronte al volto.
“Questo-non-è-drago! E’ pesce
d’acqua dolce, salmone forse, il cui gusto è stato
mascherato con delle bacche agrodolci!”
Mph. Mia sorella aveva passato anni ad addestrarmi a riconoscere i
veleni. Davvero davo l’impressione di non riuscire nemmeno a
distinguere un drago da un pesce? Con chi credeva di avere a che fare?
“No.” sentii sospirare Gourry. “Non di
nuovo.”
“Signorina,” balbettò il capocuoco, in
preda a una agitazione crescente. “credo che ci sia un
terribile malinteso…”
“Un malinteso? Perché allora non risolviamo questo
‘malinteso’ portando il piatto alle
autorità cittadine?”
Sul volto del capocuoco si dipinse una espressione sconfitta.
“Vi offriremo il pranzo.” dichiarò.
“E tutti i vostri pasti, finché sarete in
città, saranno a carico nostro. Vi prego, però,
non diffondete la notizia. Non è solo per noi. Saremmo tutti
rovinati, se si sapesse in giro.”
Levai un sopracciglio. Mio malgrado, quella che suonava come una
patetica scusa mi aveva incuriosita.
“Di che stai parlando?”
Il capocuoco si guardò attorno. “Non possiamo
parlare qui.” dichiarò, frettolosamente.
“Seguitemi in un’altra stanza, prego. Vi
offrirò un bicchiere del mio miglior vino.”
Perplessi da quel tono cospiratorio, Gourry ed io ci scambiammo
un’occhiata. Il mio compagno si strinse nelle spalle. Con un
mezzo sospiro, io tornai a volgermi verso il cuoco.
“E va bene.” dichiarai. “Sentiamo cosa
hai da raccontarci.”
Dieci minuti dopo, stavamo banchettando con vino passito e biscotti
all’interno di una enorme cucina. Ben tre camini erano accesi
e i camerieri si affrettavano nei preparativi per la cena, che avrebbe
iniziato a essere servita di lì a due ore. L’aria
era satura di calore e nervosismo.
Il cuoco sedeva dirimpetto a noi, l’aria afflitta. Uno stuolo
di assistenti stava in piedi alle sue spalle, pronto ad affrettarsi ad
esaudire ogni nostra minima richiesta.
Dovevo ammettere che quel trattamento mi aveva reso un po’
più bendisposta verso il nostro interlocutore. Un
po’. La delusione per il drago mancato, però, era
ancora fresca e cocente.
“Quindi i distributori ufficiali non vi hanno voluto vendere
la carne di drago.” commentai, prendendo un primo sorso dal
mio secondo bicchiere di vino.
“Vedete, signorina, il fatto è che non ne hanno in
quantità sufficiente. Quello catturato quest’anno
è stato distribuito tutto fra i nobili del regno ed
è a malapena bastato.”
“Vuoi dire che i nobili hanno fatto incetta di carne, senza
tenere conto della quota che sarebbe spettata a voi
locandieri?”
“No, signorina, le ordinazioni non hanno superato la consueta
quantità… e anzi, non sono state del tutto
soddisfatte. Il problema è che la quantità di
carne a disposizione era drasticamente inferiore rispetto agli anni
passati.”
“Ma catturare il drago nano non è difficile come
catturare un drago normale, non è
così?” intervenne Gourry, che stranamente poco
prima doveva avermi ascoltato. “Come mai la stagione della
caccia è andata male?”
“Non ho detto che la stagione della caccia è
andata male… ma che la quantità di carne
quest’anno è inferiore.”
Aggrottai la fronte. “E non è la stessa
cosa?”
“No. Vedete, la carne normalmente subisce un…
trattamento, prima di essere messa in commercio.”
Gourry ed io ci scambiammo un’occhiata. “Un
trattamento?”
“Ecco… quella che si mangia di solito non
è propriamente carne di drago nano... ma carne di drago nano
gigante.”
Ok. E che diavolo era un drago nano gigante? “Come fa un
drago a essere nano e gigante al contempo?”
“Un drago nano può diventare gigante…
usando la magia.”
Restammo a fissarlo, ammutoliti.
“Vedete…” il cuoco abbassò la
voce. “Il fatto è che la quantità di
draghi che è permesso cacciare per legge ogni anno non
è assolutamente sufficiente a fornire carne a tutto il
Regno. Sono animali piccoli e rari, sapete, e chiaramente non possiamo
catturarne più di quanti sia possibile usare a scopi
alimentari senza mettere in pericolo la specie.”
“Ma… non si può moltiplicare e
tantomeno ingrandire il cibo con la magia.” O
meglio… esperimenti erano stati condotti per farlo, usando
più o meno il principio della clonazione, ma erano richieste
formule complicate e attrezzature dispendiose e non si erano ancora
raggiunti risultati soddisfacenti.
“Non usiamo propriamente la magia. Vedete,
c’è una spada,” al risuonare di quella
parola le mie orecchie immediatamente si drizzarono. “che era
custodita all’interno del tempio della
città… la Spada dell’Abbondanza, la
chiamiamo. Colpendo un qualsiasi oggetto con la sua lama per tre volte
e recitando la formula adeguata, quell’oggetto si
ingrandisce, a patto che si tratti di materia morta… come un
drago già ucciso, o delle piante recise. E’ questo
che ci permetteva di avere abbastanza tagli di carne di drago da
vendere al pubblico, in questo periodo dell’anno. Ed
è questo che ci permetteva di avere frutta e verdura in
quantità sufficiente per approvvigionare le zone desertiche
del Regno.”
Il che era molto, MOLTO interessante per me… ma non era il
momento di mostrarlo. “E perché ne parli al
passato?”
“Vedete… da qualche anno, poco fuori da Lytia,
sulle montagne che sovrastano il Lago Baikal vive una…
creatura. Si dice che sia un demone, o uno spirito maligno. Molti
viaggiatori che sono passati da quelle parti non sono più
tornati, tanto che ormai praticamente tutti evitano quella zona. A
volte ha tentato di attirare calamità anche sulla
città, ma i nostri sacerdoti sono sempre riusciti a
proteggerci. Però, qualche settimana fa, quella creatura si
è fatta improvvisamente più potente. Ha seminato
il terrore in città e, superando tutte le barriere,
è riuscita a penetrare nel tempio. In ultimo, i nostri
sacerdoti sono riusciti a scacciarla, ma con lei, purtroppo,
è sparita anche la spada.”
Aggrottai la fronte. Capivo. Capivo più di quanto
quell’uomo potesse immaginare.
“La fiera era alle porte ed eravamo disperati. Non sapevamo
come sarebbe stato possibile affrontare l’evento, senza
parlare dei mesi freddi a venire, senza l’aiuto di
quell’arma. Le autorità cittadine ci hanno pregato
di non dire nulla, per ora… la gente, sapendo che la fiera
di quest’anno sarà più povera del
solito e che non sarà disponibile carne di drago, potrebbe
non partecipare, e l’economia locale sarebbe duramente
colpita… certo, prima o poi si saprà comunque,
perché le nostre scorte di cibo non dureranno in eterno, ma
la speranza è che i nostri sacerdoti riescano a sfidare
quella creatura e a recuperare la spada prima che ciò
avvenga. Per questo ho temuto, quando avete detto che vi sareste
rivolti all’autorità… loro sanno
già tutto, ma se aveste sollevato eccessivo clamore, non
solo la mia osteria, ma tutta la città ci sarebbe andata di
mezzo. Tremiamo, ogni volta che ci viene richiesto il drago. Speravamo
di riuscire ad ingannare anche voi, come chi vi ha preceduto,
servendovi del pesce molto speziato… in fondo, è
raro che una persona, non nobile, mangi spesso carne di
drago… ma evidentemente abbiamo sfidato troppo la
sorte.”
“Non dubito che siate riusciti ad ingannare palati meno
allenati.” commentai, distrattamente. La mia mente era
già concentrata su altro.
“Vi prego, non divulgate la notizia.”
insisté il cuoco. “Avrete la mia cucina al vostro
servizio per il resto del vostro soggiorno. Se parlerete, non ci
andremo di mezzo solo noi, ma tutta la città.”
Emisi un sospiro. “E va bene, e va bene. Non diremo
niente.”
Notai che Gourry mi rivolgeva un’occhiata interrogativa. Gli
feci cenno con gli occhi che gli avrei spiegato più tardi.
Finimmo il nostro pranzo e uscimmo dall’osteria a pomeriggio
ormai avanzato. L’aria si era fatta frizzante, con
l’avanzare della sera, e il profumo dei fiori che decoravano
le coccarde e i festoni appesi per le vie in occasione della fiera si
univa a quello dei piatti messi sul fuoco per la cena.
“Ci sei andata piano, con quel tizio.”
commentò Gourry, mentre ci facevamo strada nella folla di
persone che affollava il centro cittadino.
“Che altro avrei dovuto fare? Anche arrabbiandomi, non avrei
comunque ottenuto la mia cena a base di drago. Così invece
avremo pasti gratis per il resto del nostro soggiorno.”
“Mm. E come mai ho l’impressione che tu abbia anche
qualcos’altro in mente?”
Volsi il viso verso di lui e gli strizzai l’occhio.
“Diciamo che ho tratto un paio di conclusioni da quello che
ci ha raccontato.”
“Vale a dire?”
“Credo che la creatura che ha attaccato la città
sia un Mazoku. Non uno particolarmente potente, certo, ma un Mazoku.
Quale altra creatura trarrebbe vantaggio dal portare scompiglio e
sofferenza nell’ambiente che lo circonda? E ha senso anche se
pensi al fatto che qualche settimana fa ha improvvisamente acquisito
potenza. Potrebbe essere un effetto collaterale del temporaneo ritorno
in vita di Shabranigdu.”
Gourry si accigliò. “Se è
così… non invidio i viaggiatori che sono finiti
fra le sue mani.”
Capivo che intendeva dire. Non c’era modo che un Mazoku ti
garantisse una morte veloce, senza prima cercare di estrarre da te ogni
stilla di dolore.
“Se si tratta di un Mazoku… pensi che i sacerdoti
di questa città riusciranno mai a recuperare la
spada?”
“Non ne ho idea. Molto dipende dalla sua potenza,
suppongo.” Feci una pausa. “Di certo,
però, noi avremmo buone probabilità di
farcela.” aggiunsi, in tono apparentemente noncurante.
“Noi?” Gourry non si fece ingannare. “Non
dirmi che vuoi… aiutarli?”
Gli rivolsi un sorriso innocente. “Non era proprio
‘aiutarli’ ciò che avevo in
mente.”
“Lina…”
“Sì?”
“Hai intenzione di rubare la spada a quel Mazoku per
tenertela?”
“Ohohoh. Come sei intuitivo oggi. ♥”
Emisi una risatina e vestii il mio migliore sguardo da cerbiatta.
“Lina!!!” protestò il mio compagno,
ancora una volta senza farsi incantare.
“Senti, non vedo che ci sarebbe di male.” ribattei
io, tornando a un tono pratico. “In fondo, non siamo stati
noi a rubarla per primi, no? E siamo noi ad avere sconfitto Shabranigdu
e ad aver fatto perdere potere a quel Mazoku, per cui ci meritiamo una
ricompensa.”
Gourry sospirò. “Mi pare un ragionamento un
po’ contorto.”
“Ma quella spada sembra un’arma potente! Ingrandire
il cibo non è una capacità da poco, e per quel
che ne sappiamo potrebbe anche nascondere altre proprietà
inaspettate, da sfruttare in combattimento! Potrebbe rivelarsi
l’arma giusta per te!”
“Ma io non vorrei brandire un’arma
rubata.” ribatté lui, testardamente.
Visto, ragazze? Ecco cosa succede a mettersi a viaggiare con uno che
trabocca di ideali cavallereschi.
“Ok, ok, se non ti piace l’idea allora
sta’ a sentire l’alternativa: riprenderemo quella
spada e io mi prenderò qualche giorno per studiarla. Poi la
restituiremo alla città in cambio di una ricompensa pari al
suo valore. Che ne dici? Potremo usare quei soldi come aiuto per
cercarti un’altra arma e daremo anche una mano alla
città.”
Lo spadaccino arricciò il naso. Non pareva convinto.
“Non lo so.” concluse, dopo qualche secondo.
“Secondo me faremmo semplicemente bene a tenerci fuori da
questa faccenda.”
Era anche vero che eravamo arrivati laggiù con
l’idea di limitarci a fare i turisti. E che si parlava sempre
di un Mazoku e noi eravamo appena usciti da un guaio piuttosto grosso.
Non che non capissi il suo punto di vista. Però
l’occasione che ci si era presentata mi pareva troppo ghiotta
per rinunciare senza nemmeno considerarla.
“Comunque, non dobbiamo decidere stasera.”
conclusi. La notte porta consiglio, recitava il detto, non era
così? “Credo che faremo meglio a cercare in fretta
una locanda, con tutti i viaggiatori che si stanno radunando qui in
questi giorni rischiamo di non trovare neanche una stanza.”
“Hai ragione.”
Raggiungemmo la prima insegna che intravedemmo sulla via.
L’ingresso immetteva direttamente nella sala da pranzo, un
ambiente pulito e accogliente, riscaldato da un camino. Dirimpetto
all’entrata, si stendeva un lungo bancone in legno e sulla
parete destra una scalinata si apriva nel muro, conducendo,
presumibilmente, alle camere da letto.
Dietro al bancone, si trovava una ragazza, intenta a lucidare
bicchieri. Doveva avere fra i venti e i venticinque anni, folti ricci
biondi e occhi verdi, volto lentigginoso.
E tette troppo grosse per risultarmi simpatica.
Oh, non giudicatemi. Anni di prese in giro tendono a renderti sensibile
su certi argomenti.
La ragazza non levò nemmeno lo sguardo. “Siamo al
completo.” dichiarò in tono annoiato quando ci
sentì avanzare nella sala.
Stavo già per tornare sui miei passi, rassegnata a una lunga
ricerca, quando avvertii Gourry irrigidirsi. Levai lo sguardo sul suo
viso e fui perplessa nel trovarlo sorpreso. E la perplessità
mutò in stupore quando, in tono esitante, si rivolse alla
locandiera.
“Meredith?”
La ragazza sollevò gli occhi.
“Gourry?” domandò, stupita.
“Ma sei proprio tu?”
“Non ci credo.” Il mio compagno vestì un
gran sorriso. “Che ci fai qui?”
“Ci lavoro, mercenario.” Anche la ragazza sorrise.
Qualsiasi traccia di noia era sparita dal suo volto.
“L’attività di mamma ha continuato a
crescere.” spiegò. “E abbiamo deciso di
trasferirci quaggiù, qualche anno fa, dal momento che in
questa zona si fanno ottimi affari.”
“Capisco. Devo dire che la cosa non mi stupisce.”
La giovane chiamata Meredith emise una breve risata. “E tu,
che fai da queste parti?” Mi lanciò
un’occhiata. “Vedo che hai cambiato genere di
lavoro. Fai da scorta alla figlia di qualche mercante della
zona?”
Gourry parve improvvisamente ricordarsi di me. Mi rivolse a sua volta
un’occhiata e parve trovarsi in imbarazzo.
“Ehm… non è proprio
così.”
“Mi chiamo Lina.” sbottai io, interrompendolo.
“Sono una maga e non mi sta scortando. Sono la sua compagna
di viaggio.”
La mia risposta poteva forse suonare un po’ acida.
Chiaramente sarebbe stata solo un’impressione.
“Ehm… già.”
confermò Gourry. “Lina, questa è
Meredith. Una mia vecchia amica.”
“Vecchia amica?” rise la locandiera.
“E’ così che si chiama, adesso?
Perché se tratti così tutte le tue amiche,
tesoro, credo tu abbia lasciato alle tue spalle una scia di amiche
molto soddisfatte.”
Gourry avvampò. La sua espressione colpevole non
lasciò spazio a dubbi.
Io fissai lo sguardo su un punto nel vuoto e desiderai scomparire.
‘Concentrati sul bancone. Il bancone è bellissimo.
E’ di un legno davvero lucido. Una palla di fuoco
attecchirebbe benissimo e… NO. No. Concentrati sulle
BOTTIGLIE DI VETRO sul bancone. O sull’attizzatoio. Su nulla
che sia infiammabile.’
“Oh, cielo, spero di non aver creato un qualche incidente
diplomatico.” rise la ragazza, spostando lo sguardo da me a
Gourry. “Voi due non sarete mica…”
“NON LO SIAMO!!!” intervenni, prima che potesse
aggiungere QUALSIASI altra cosa. “E comunque, faremmo meglio
a muoverci. Dobbiamo ancora trovare una stanza per la notte e ho idea
che in quasi tutte le locande ci sia già il pieno.”
“Volete scherzare! Saremo anche al completo per la gente
comune, ma non siamo mai al completo per i vecchi amici.” Il
suo tono di voce mi parve assumere una sfumatura deliberatamente
maliziosa. “E mia madre sarà felice di rivederti,
Gourry. Aveva una certa predilezione per te. Di certo ti preferiva a
quelli che ti hanno preceduto e seguito.” Emise una nuova
risata.
‘L’attizzatoio. Concentrati
sull’attizzatoio.’
“Fatemi un po’ vedere cosa posso trovare per
voi.” Prese a sfogliare un registro. “Oh, ecco qua.
Il tizio che sta occupando questa stanza è un nostro cliente
abituale e ogni volta non fa altro che provare a mettermi le mani
addosso. Farò in modo che sia fuori di qui in meno di un
secondo e non lo rimpiangerò.” Mi sorrise, con
fare ammiccante. “Vi farò portare una branda in
più, per la stanza, ovviamente. Peccato che la dobbiate
condividere.”
‘L’attizzatoio. L’attizzatoio.’
Nei romanzi gialli, l’attizzatoio non era usato spesso come
arma del delitto?
“Sei molto gentile, Meredith.” commentò
Gourry, in tono neutro – ma lanciandomi occhiate sinceramente
preoccupate. “Credi di aver bisogno di aiuto, per quel
tizio?”
“Oh, non ti preoccupare, i miei camerieri sono perfettamente
addestrati a gestire questo genere di situazioni.” Gli
strizzò l’occhio. “Un lavoretto pulito,
da uscita sul retro. Sedetevi, vi faccio portare qualcosa da bere
nell’attesa.”
La locandiera sparì ancheggiando attraverso una porta in
legno dietro il bancone. Gourry ed io raggiungemmo un tavolo e ci
sedemmo, senza dire una parola. Avevo idea che la mia espressione non
invitasse molto alla conversazione.
“Ehm… che fortuna, eh? Chissà se
saremmo riusciti a trovare un’altra stanza a così
pochi giorni dall’inizio della fiera.”
“Già.” ammisi, con una certa riluttanza.
Non avrei dovuto essere così seccata, non è
così? Non avevo motivo di esserlo.
Ma lo ero.
“Sai… io e Meredith ci siamo conosciuti quando
ancora combattevo come mercenario…”
proseguì Gourry, in tono esitante. “Le cose erano
un po’ … diverse, per me,
all’epoca.”
“Mm.” mi limitai a replicare.
Insomma, mica Gourry doveva giustificarsi. Quando lo avevo conosciuto
aveva superato i vent’anni, era ovvio che avesse avuto la sua
dose di esperienze, prima di incontrarmi.
E volevo dire, avrebbe potuto averle anche dopo avermi incontrata. Non
eravamo… fidanzati, o roba del genere.
Un cameriere ci interruppe prima che potessimo aggiungere altro,
servendoci due bicchieri di sidro fresco. Bevetti in silenzio, gettando
di quando in quando occhiate furtive alla porta da cui era uscita
Meredith.
Dopo forse quindici minuti, si sentì un gran trambusto
provenire da una qualche stanza contigua. Una voce maschile
urlò ripetutamente, sovrastando il rumore di quella che
pareva una colluttazione. Il frastuono si spense così come
era cominciato e dopo pochi minuti la locandiera si
materializzò nuovamente, stavolta scendendo dalle scale. Sul
volto, vestiva un sorriso soddisfatto.
“Tutto a posto.” annunciò. “Le
cameriere stanno pulendo. Svoltate a destra in fondo al corridoio, la
camera è l’ultima sulla sinistra. Se volete
iniziare a salire, credo che fra pochi minuti sarà tutto
pronto.”
Gourry praticamente scattò in piedi. Pareva decisamente
sollevato da quella notizia.
“Ti ringrazio. In effetti siamo piuttosto stanchi.”
“Riposatevi, allora, e per qualsiasi necessità
fatemi chiamare. Ma ti voglio mio ospite per cena,
mercenario.” Gli strizzò l’occhio.
“Diciamo fra un’ora e mezza? Abbiamo un sacco di
cose da raccontarci.”
Con la coda dell’occhio, vidi Gourry sorridere.
“Volentieri.”
Mi avviai per prima lungo le scale, con passo stanco.
L’irritazione aveva lasciato spazio a un vago senso di
sconfitta.
“Meredith è una brava persona.” sentii
Gourry commentare, alle mie spalle, quando avemmo raggiunto il
corridoio. “E’ un po’ esuberante, forse,
ma è un tipo generoso e un’affarista molto
professionale. Dovreste chiacchierare un po’, stasera, penso
che andreste d’accordo.”
“Non credo che l’invito fosse esteso anche a
me.” mugugnai, in risposta.
“Come no?” Gourry emise una breve risata.
“Ovvio che era esteso anche a te. Vedrai, ci aspetta una cena
ottima.”
Non risposi, salvata dal fatto che eravamo arrivati.
La nostra camera era stata arieggiata e pulita. La porta era stata
lasciata aperta per noi, con una chiave nella toppa e
un’altra poggiata sul davanzale della finestra. Era piuttosto
ampia: con un letto a una piazza e mezzo, un tavolo, un armadio, un
lavabo e un camino rimaneva spazio più che sufficiente per
la branda, che era stata già preparata contro la parete
opposta a quella del letto principale. Dovevo ammettere, mio malgrado,
che Gourry aveva ragione sulla professionalità di Meredith.
Nessuno avrebbe mai detto che fino a mezz’ora prima quel
posto era stato occupato da qualcun altro.
“Prendi pure il letto, io prendo la branda.” mi
invitò Gourry, abbandonando la sua sacca da viaggio sul
tavolo. Lo osservai, mentre si stiracchiava con il consueto fare
rilassato, e dovetti sorridere fra me. Quel piccolo gesto di gentilezza
era molto tipico di lui.
“Ho voglia di un bagno.” dichiarò, dopo
qualche istante. “Penso che andrò ora. Ci vediamo
qui prima di cena?”
Io esitai per un momento, prima di rispondere. “Senti, non
sono davvero affamata, dopo il pranzo di oggi. E ho voglia di tornare a
quelle terme che abbiamo visto stamattina al nostro arrivo. Tu vai pure
a cena senza di me. Io andrò a dormire presto.”
Gourry mi parve perplesso. “Sei sicura?”
“Sì, sì, vai tranquillo. Ci vediamo
dopo, o domattina.”
Continuando a lanciarmi occhiate interdette, tirò fuori
dalla borsa l’occorrente per il suo bagno. Con un ultimo,
goffo sorriso di saluto, lasciò la stanza.
Io rimasi a fissare la porta chiusa, immusonita.
‘Al diavolo.’
Mi caricai il necessario per il bagno in spalla e uscii a mia volta.
Fuori dalla locanda, la città ferveva come sempre di
attività. Mi mossi diretta verso le terme e pagai, per una
volta senza contrattare, l’esosa tariffa che mi chiesero per
immergermi.
Quando uscii, sulla città era ormai calato il buio. Mi feci
offrire una lauta cena dall’oste che aveva tentato di
ingannarci a pranzo (avevo fame, dopotutto) e tornai alla locanda
quando ormai solo gli ubriachi popolavano le strade della
città.
La sala da pranzo era deserta. Salii le scale di corsa, immaginando di
trovare Gourry preoccupato, dal momento che gli avevo detto che non
sarei andata a cena. Quando aprii la porta della camera,
però, la trovai buia e deserta.
‘Al diavolo.’ sbuffai. ‘Al diavolo, al
diavolo, al diavolo.’
Mi infilai il pigiama e mi stesi sul letto. Poteva fare quello che gli
pareva. Non avrei certo vestito i panni della mogliettina ansiosa.
Spensi la candela e mi lasciai scivolare in un sonno profondo.
Quando mi svegliai, la stanza era inondata dalla luce del mattino.
Nessuno si era preoccupato di chiudere le imposte, la sera prima, e mi
trovai a battere le palpebre, infastidita da un raggio di sole che mi
raggiungeva direttamente in fronte.
Mi misi a sedere e occhieggiai la branda, sull’altro lato
della stanza. Gourry era là, e dormiva della grossa,
sdraiato prono, con un braccio che stringeva il cuscino e
l’altro abbandonato penzoloni fuori dal letto.
Le coperte erano scomposte ed era completamente vestito, come accadeva
talvolta quando ci attardavamo a bere la sera e salivamo in camera
troppo ubriachi per capire anche solo come infilare un pigiama. Quando
capitava normalmente eravamo insieme, però. Vederlo ridotto
a quel modo da solo mi depresse un po’.
Lanciai un’occhiata alla stanza e vidi che sul tavolo era
abbandonato un piatto, ricoperto da una scatola di carta. Incuriosita,
la sollevai e vi trovai la metà di una torta
dall’aspetto delizioso, decorata con crema e frutti di
stagione.
Lanciai uno sguardo di sottecchi a Gourry. Potevo scommettere che
gliela aveva preparata lei. Mi sarebbe tanto piaciuto sapere
perché diavolo tutte le ‘vecchie amiche’
di Gourry dovevano essere divinità della cucina.
Irritata, afferrai il cucchiaio poggiato sul piatto e mi misi a
divorare la torta. A ogni boccone la trovavo più buona e a
ogni boccone mi sentivo più irritata. Accidenti a me quando
avevo scelto quella locanda. E quel villaggio. E
quell’universo.
Sentii Gourry muoversi nel letto, come in risposta ai miei pensieri.
Tronfia, mi volsi verso di lui, masticando la torta con ancora
più convinzione.
‘Hai voluto fare tardi e ubriacarti con qualcun altro? E ora
guardami mentre mi mangio la tua torta! Chi dorme non piglia
pesci!’
Contrariamente a quanto mi aspettavo, però, Gourry non si
levò dal letto gridandomi di smetterla. Semplicemente si
mise a sedere, mi cercò con lo sguardo, mi sorrise e prese a
strofinarsi gli occhi, con fare sonnolento.
“La hai trovata, vedo.” Si alzò in piedi
e si trascinò fino a me, abbandonandosi pesantemente sulla
sedia al mio fianco. “Vero che è deliziosa? Ho
pensato che sarebbe stato un peccato se non avessi potuto
assaggiarla.”
Per cui la aveva presa per me.
Oh.
Sentendomi improvvisamente in colpa, abbassai il cucchiaio.
“Ehm… ne vuoi un po’?”
“Non ti preoccupare.” Allungò la mano e
prese ad accarezzarmi i capelli. “Ieri ho fatto il pieno. La
madre di Meredith ha cucinato per noi, ed è una cuoca
fantastica. Anche se non c’è gusto a mangiare un
pasto così buono senza qualcuno con cui litigarsi il
cibo.” Mi strizzò l’occhio.
D’accordo, ero un’idiota.
Però ero un’idiota di buonumore. Il che poteva
avere a che fare col fatto che dai capelli la sua mano era scesa ad
accarezzarmi la guancia.
“Hai passato una bella serata?” riuscii persino a
chiedere, senza nemmeno una punta di sarcasmo.
“Oh, sì.” Gourry sorrise.
“Abbiamo rievocato un po’ i vecchi tempi. Anche se
per lo più, devo dire, abbiamo parlato di quello che
è successo negli ultimi anni.”
“Ah, sì?” Lo fissai, curiosa.
Chissà cosa aveva raccontato esattamente.
Gourry annuì. “A questo proposito…
c’era una cosa che volevo dirti.”
“Uh… spara.”
Gourry si raddrizzò sulla sedia e allontanò la
mano dal mio volto. “Sai la tua idea di andare a recuperare
quella spada magica? Beh, credo anche io che dovremmo farlo.”
Battei le palpebre, sorpresa. Era l’ultima cosa di cui
immaginavo volesse parlarmi. “Cosa ti ha fatto cambiare
idea?”
“Ieri chiacchierando con Meredith è venuto fuori
l’argomento e… insomma, se nessuno recuperasse la
spada sarebbe un duro colpo per gli affari della sua famiglia. Lei e
sua madre sarebbero probabilmente costrette a trasferirsi e svendere la
locanda e credo sarebbe dura per loro ricominciare tutto da
capo.”
“Perciò…” esitai.
“… prima volevi essere coinvolto in questa
faccenda, ma dal momento che la cosa aiuterebbe lei hai cambiato idea,
è così?”
“Beh… sì.”
Pessima risposta, Gourry.
O meglio… beh, era una buona risposta, fuori contesto. Non
è che Gourry fosse un santo, ma era sempre disponibile per
le persone a cui teneva, e supponevo che questo fosse parte del tuo
fascino, però…
‘Oh, finiscila, Lina. Non sei una bambina gelosa.’
“E suppongo che i tuoi piani implicherebbero anche che io
rinunciassi alla mia ricompensa una volta trovata la spada.”
“Onestamente, ti conosco abbastanza per avere paura a
chiederti una cosa del genere.”
‘E questo cosa vorrebbe dire???’
Gourry sogghignò alla mia espressione. Ahah, gioco
divertente ma pericoloso, bontempone.
“Senti, limitati a proporre un prezzo ragionevole,
ok?” ridacchiò lui. “Non ha molto senso
muoversi per aiutare la città, se poi siamo noi a mandarla
in rovina.”
“E va bene, e va bene.” Sbuffai.
“Proporrò un prezzo ragionevole, ma mi
prenderò tutto il tempo che voglio per studiare la
spada.” Ragionai per un momento. “Suppongo che
avremo bisogno di ingaggiare una guida locale, perché ci
accompagni dove si trova il demone… se la rotta sulle
montagne non è più battuta da tempo, immagino non
sia semplice orientarsi.”
“Oh, per quello non c’è
problema.” sorrise Gourry. “Meredith mi ha
già detto che, se avessimo accettato di aiutarla, avrebbe
provveduto lei a fare da guida.”
‘Diamine.’
“Oh, grandioso, ma… ehm… sei certo che
sia il caso? Potrebbe essere pericoloso, per qualcuno non abituato a
trattare con i Mazoku.”
“Anche io glielo ho detto, ma mi ha risposto che conosce bene
la montagna, dato che è solita andare a raccogliere erbe e
frutti selvatici, e sa fin dove spingersi senza correre pericoli. Si
limiterà a indirizzarci e poi ci aspetterà in una
zona sicura.”
“Capisco…”
Che potevo dire? Non ero così ansiosa di averla come
compagna di viaggio, ma non avevo neanche un motivo valido per
rifiutare.
“Speriamo almeno che dopo tutta questa storia sia possibile
mangiare carne di drago…” sospirai.
“Anche se ne dubito. Se buona parte delle scorte è
già stata distribuita ai nobili del Regno, dubito che per
quest’anno rimanga molto da ingrandire…”
“Beh, mai dire mai.” sorrise Gourry. Si
alzò in piedi, stiracchiandosi. “Allora vado ad
avvisare Meredith. Ci vuole mezza giornata per arrivare a destinazione,
tanto vale mettersi in viaggio il prima possibile.”
Finimmo per partire a mattinata inoltrata. L’idea era
raggiungere il passo dal quale iniziava la zona infestata dal demone
verso metà pomeriggio, rimandare indietro Meredith,
risolvere la questione e tornare indietro con un Ray Wing in tempo per
l’ora di cena.
Avremmo potuto usare un Ray Wing anche all’andata, in
effetti, e risparmiarci la necessità di una guida, ma il
Mazoku in quel modo avrebbe potuto avvistarci da lontano e rendersi
conto che eravamo combattenti. Invece, ciò a cui noi
puntavamo era spacciarci per comuni viaggiatori e sfruttare
l’effetto sorpresa.
Era per questo che ci eravamo cambiati. Gourry aveva rimosso i suoi
guardaspalle e i pettorali e si era avvolto in un pesante mantello, con
cui riusciva a nascondere il fodero della spada. Io mi ero fatta
prestare un vestito da Meredith. E, sì, prima di sentire le
vostre obiezioni, il vestito non era suo. E dato che insistete per
saperlo, apparteneva a una servetta dodicenne che non prometteva di
diventare particolarmente alta né particolarmente formosa.
Ora siete soddisfatti? Possiamo passare oltre? Beh, grazie tante.
Meredith camminava di fronte a noi, facendoci strada in una vegetazione
che diventava sempre più fitta e inospitale a mano a mano
che salivamo di quota. Detestavo ammetterlo, ma era una fortuna averla
come guida. Dato che quella strada non era battuta da tempo, il
sentiero era quasi totalmente ricoperto di sterpi e in certi passaggi
diventava seriamente complicato seguirlo. In quel momento eravamo
vicini a un torrente, ma la strada se ne allontanava di continuo e non
permetteva di usarlo come riferimento. Se fossimo stati soli, sarei
quasi sicuramente stata costretta a levarmi sopra le cime degli alberi,
per capire dove ci trovavamo.
“Il passo è l’ultimo punto in cui
personalmente mi sia mai arrischiata ad arrivare.” ci stava
spiegando Meredith, ansimando lievemente nell’aria rarefatta.
“E solo una volta. Quello è il punto
più vicino in cui quella creatura si sia fatto vedere dalle
poche persone che sono sopravvissute per raccontarlo.”
“Come faremo a orientarci, dopo esserci separati?”
domandai, studiando con poca convinzione la pista da conigli lungo cui
ci stavamo inerpicando.
“Non è difficile, davvero. Dopo il passo scendete
lungo un sentiero simile per una mezz’ora, o qualcosa di
più, e troverete una radura. Da lì è
difficile ritrovare la strada per proseguire, ma io vi consiglio
semplicemente di fermarvi e aspettare. Mettetevi a mangiare qualcosa,
chiacchierate. Se avrà l’impressione che vi stiate
divertendo troppo sul suo territorio, ci penserà lui a farsi
vedere.”
La osservai reprimere un brivido, ma non mi sognai di biasimarla. Io
ormai ero abituata a trattare con i Mazoku, ma per una persona comune
dovevano apparire come creature piuttosto terrificanti.
“Comunque non credo che avrete problemi.” Si volse
verso Gourry, scacciando il timore dal proprio viso. “Se ben
ricordo, il mercenario, qui, se la cava più che bene nel
seguire le piste.” Sorrise maliziosamente, divertita da un
qualche riferimento a fatti passati che io, chiaramente, non potevo
cogliere. Ogni traccia di compassione per i suoi timori
sparì istantaneamente dalla mia mente.
Volevo dire, avrebbe anche potuto sforzarsi di essere un po’
meno spudorata. La sera prima, al nostro arrivo alla locanda, si era
mostrata piuttosto esuberante, ma ora non sembrava più avere
nessun ritegno nell’ammiccare a Gourry direttamente di fronte
al mio naso. Avrei tanto, TANTO voluto sapere che si erano detti
durante la cena.
“Pensate che sia il caso di fermarsi a mangiare qualcosa,
prima di arrivare al passo?” domandò Gourry, con
l’evidente intento di cambiare argomento. “Quello
spiazzo, vicino al torrente, mi pare l’ideale per una sosta.
Non penso che sia il caso di combattere con la stanchezza del viaggio
ancora addosso.”
“Buona idea.♥” replicò
Meredith, con irritante entusiasmo. Lo precedette verso il greto
sassoso e si fermò in un punto in cui alcuni grossi massi
permettevano di sedersi comodamente. “Ho giusto portato con
me uno spuntino.” Si levò di spalla lo zaino,
sospettosamente pieno, e srotolò al suolo la coperta legata
sopra di esso. Quindi, con l’abilità di un
prestigiatore che estrae oggetti dal cappello, prese a tirare fuori
pietanze su pietanze e a disporle con arte su di essa.
Gli estremi per l’omicidio c’erano tutti, non era
così? Nessuno avrebbe potuto biasimarmi.
“Le torte salate sono buone anche così, ma la
carne andrebbe proprio scaldata. Ragazzina, perché non ti
addentri un po’ nella boscaglia a raccogliere della legna,
mentre io e il mercenario, qui, prepariamo?”
'Ragazzina???'
Prima che potessi replicare qualsiasi cosa, Gourry mi pose una mano
sulla spalla. “Uhm, posso andare io a prendere la
legna.” suggerì, nervosamente.
“Perché non ti siedi e non ti riposi per un
po’, Lina?”
Mi lanciò un’occhiata che mi implorava di non
esplodere. Io lo fulminai con lo sguardo.
Con un mezzo sorriso, mi superò e ritornò al
sentiero. Osservandolo sparire fra gli alberi, emisi un sospiro. Mi
sedetti pesantemente su uno dei massi, mentre Meredith continuava a
disporre portate sulla coperta, con aria compiaciuta.
“E insomma sono anni che viaggiate insieme, non è
così?” esordì nuovamente, quando
l’eco dei passi dello spadaccino fu svanita.
Risposi con un mugugno, che poteva valere come un assenso. Speravo che
il mio malumore bastasse a farle capire che non ero in vena di
chiacchiere, ma evidentemente la mia mimica facciale non era abbastanza
efficace. Posò gli occhi su di me e mi rivolse un sorriso
sfacciato. “Beh, mi rendo conto che la mia domanda di ieri,
se voi due steste insieme, vi deve essere apparsa davvero assurda.
Voglio dire, un uomo e una donna non continuano a vivere fianco a
fianco così a lungo senza combinare nulla, se fra loro
c’è quella… scintilla. Capisci cosa
voglio dire, vero?”
Una palla di fuoco avrebbe attirato l’attenzione del demone e
ci avrebbe rovinato l’effetto sorpresa, vero? Mmm,
già, immaginavo di sì…
“In effetti io credo che sia una cosa che funziona a prima
vista. Completamente irrazionale. Incontri la persona e – zac
– scatta l’attrazione. Un po’ come
è stato al tempo fra me e Gourry, a ben pensarci. Era venuto
nella mia locanda solo per bere qualcosa con i suoi commilitoni, ma non
c’è voluto molto perché giungessimo a
una… diversa conclusione.”
Ma a ben pensarci, era davvero così importante
l’effetto sorpresa? Volevo dire, le invasioni barbariche non
giocavano certo sul silenzio e l’avanzare di soppiatto, e
come andavano a finire di solito?
“E credo che la scintilla sotto sotto non si spenga mai. Ieri
notte, ad esempio…”
Ero MOLTO curiosa, in effetti, di ascoltare cosa aveva da dirmi sulla
notte precedente, ma non sarei mai riuscita a farlo. Un fruscio
sospetto fra le foglie alle mie spalle attirò
istantaneamente la mia attenzione, distraendola dalle provocazioni
della locandiera.
Meredith dovette rendersi conto dalla mia espressione che qualcosa se
ne andava, perché si azzittì spontaneamente. Io,
lentamente, mi levai in piedi.
“C’è qualcosa che non va?”
domandò, dopo qualche istante di silenzio. La sua aria
canzonatoria era sparita. Ora sembrava seria e piuttosto spaventata.
“Il demone… non era mai arrivato così a
valle.” aggiunse, in tono incerto.
“Non ne sono sicura.” replicai. Non ho la
sensazione che ci sia un Mazoku nei paraggi, ma mi sento comunque
osserva…”
Non potei terminare la frase. Quello che sembrava un orso
sbucò improvvisamente dalla boscaglia alle mie spalle, e mi
si scagliò contro con la forza di un bisonte.
Venni scaraventata al suolo e l’impatto fu tanto violento da
lasciarmi temporaneamente senza fiato. Per qualche istante, fui persino
incosciente del dolore degli sfregi che mi ero procurata urtando contro
il terreno sassoso.
Appena le mie forze me lo permisero, sollevai gli occhi. Mi ci volle
qualche secondo per mettere a fuoco la scena. Quella che credevo una
bestia era in realtà un uomo, sui venticinque o
trent’anni. Alto, massiccio, con i capelli di un rosso
intenso e minuscoli occhi verdi che si perdevano nel volto squadrato e
ferino, ricoperto di una peluria mal curata. Indossava un pesante
mantello di pelliccia marrone scuro, da cui pendeva un fodero con una
accetta da boscaiolo.
L’uomo aveva afferrato Meredith per un polso e stava cercando
di trascinarla via, verso la boscaglia. La ragazza scalciava, mordeva e
graffiava in risposta, senza riuscire a liberarsi.
“Lasciami! Lasciami, dannato bastardo!”
“Tu mi respingi quando io non faccio che amarti.”
sibilò lui in risposta. “Sono stanco. E’
tempo di farla finita.”
Boccheggiando, mi alzai in piedi. “Chi diavolo saresti,
tu?”
“E’ l’uomo della locanda!”
rispose Meredith per lui. “Garreth! Quello che ho allontanato
per farvi spazio!”
L’uomo della locanda? Perciò ci stava tenendo
d’occhio dal giorno prima?
Il bestione mi fissò con occhi ossessionati.
“E’ arrivato quel biondo e lei mi ha messo da
parte. Prima potevo anche tormentarmi senza far nulla, ma questa
è stata l’ultima goccia. Lui non la ama. Se la fa
con due donne contemporaneamente. Nessuno la potrà mai amare
come la amo io.”
Avanzai di un passo verso di lui. “Ok, grand’uomo.
Piccola lezione di vita: un maniaco psicopatico non è il
primo dei desideri di una donna, anche se dice di amarla.”
L’uomo indietreggiò e pose Meredith di fronte a
sé, stringendole un braccio attorno al collo. La ragazza
aveva smesso di lottare e si era immobilizzata in una posa di terrore,
le pupille dilatate come quelle di un animale in trappola e la fronte
madida di sudore. Non mi potevo aspettare aiuto da lei, ma del resto
non avevo messo in conto di riceverne. Se fossi stata inerme e il mio
destino fosse stato nelle mani del Signor Orso, probabilmente sarei
stata troppo impaurita per reagire anche io.
Diamine, però. Non mi sarei preoccupata della nostra
copertura, data la situazione, ma non potevo comunque usare un
incantesimo d’attacco, finché la teneva
prigioniera: avrei rischiato di colpire anche lei. E non ero certa di
poterlo battere usando la spada. Io ero veloce, ma lui era molto
più forte di me. Avvicinandomi troppo avrei rischiato di
finire nei guai anche io.
“Stai indietro, ragazzina. Ormai ho preso la mia
decisione.”
Ok, allora proviamo ad adottare una strategia diversa.
“E quale sarebbe la tua decisione?” domandai, con
ostentata partecipazione.
Regola numero uno per quando ti trovi di fronte a un maniaco
psicopatico: prendi tempo. I cattivi adorano parlare. Lui ti
sciorinerà il suo piano e nel mentre le condizioni che
determinano il tuo svantaggio potrebbero mutare.
'Ovvero, in questo caso, Gourry tornerà e lo
avvicinerà abbastanza da liberare Meredith. Poi io lo
prenderò a calci là dove non batte il sole.'
“Perché credi che io abbia atteso che
quell’uomo si allontanasse? La porterò con me fino
al passo. La porterò con me, provocherò il demone
e farò in modo che ci uccida tutti e due. Se non
potrò averla io non la avrà mai nessun altro. E
lui per il resto della vita non farà altro che rimpiangere
di non averla tenuta ben stretta a sé quando era il momento
di proteggerla.”
'Dei del cielo. E con questo abbiamo coperto tutta la gamma dei
cliché esistenti.'
“Perché dovrebbe disperarsi? In fondo ha sempre me
per consolarsi.” Riuscii a dirlo mantenendo impassibile la
mia espressione. A volte mi chiedo perché non mi abbiano
ancora dato una medaglia per la recitazione.
Il bestione rimase interdetto, a quel commento. Evidentemente, quello
era un aspetto della faccenda che non aveva considerato.
“Voglio dire, se uccidessi anche me allora sì che
gli rovineresti la vita.” insistetti, levando
significativamente le sopracciglia.
Per quelli che se lo stanno disperatamente chiedendo, sì, lo
stavo provocando. Se avesse lasciato per un momento Meredith e mi
avesse attaccata, avrei avuto campo libero per colpirlo.
Garreth si accigliò. Parve riflettere sulla cosa e quindi
prendere una qualche risoluzione. Io mi misi in guardia, pronta a
ricevere il suo attacco.
Lui, però, non mosse un passo.
“Onestamente… non credo che se anche ti uccidessi
per lui sarebbe una gran perdita.”
'E QUESTO CHE COSA DOVREBBE SIGNIFICARE????'
“Comunque, non ho tempo per discutere con te, ragazzina. Il
mio destino mi aspetta.” Si caricò in spalla
Meredith, che riprese a scalciare e dimenarsi, e mi volse le spalle per
dirigersi al sentiero.
Merda! Gourry non è ancora qui!
Di riflesso, scattai in avanti. Speravo di colpirlo alle spalle (la
cavalleria è notoriamente un atteggiamento superato), ma
all’ultimo lui piantò i piedi e si
voltò. E io avevo troppo poco spazio per frenare.
Incespicando, persi la guardia. Il retro della sua mano destra mi
colpì in pieno volto, scaraventandomi lontano. Probabilmente
c’era mancato poco che mi spezzasse il collo. Per fortuna non
gli era venuto in mente di tirare fuori l’accetta.
Gourry ed io dobbiamo riprendere le nostre lezioni di spada. Ho proprio
bisogno di lavorare sulle schivate.
Atterrai al suolo. Il sapore del mio sangue mi riempiva la
bocca e provavo un male atroce alle articolazioni. Non potei far altro
che rimanermene a terra a guardare la schiena enorme di Garreth che si
dirigeva verso gli alberi.
'Al diavolo!'
“S… sleeping!” tentai.
Fu come se gli avessi scagliato contro un soffio di brezza. In effetti,
Garreth continuò a camminare, mentre Meredith si
accasciò addormentata sulla spalla.
'Oh… ops.'
Ehm… comunque dovevo attaccare. Non avevo altra scelta.
Avrei moderato la potenza, ma non potevo starmene con le mani in mano.
“Flare arrow!” recitai, in un rantolo.
Le frecce di fuoco si abbatterono su Garreth e Meredith una dopo
l’altra. Avevo colpito in modo da stordire. Meredith ne
avrebbe guadagnato un brutto mal di testa, ma supponevo che lo avrebbe
preferito all’alternativa.
Con mia sorpresa, però, anche questo incantesimo si
abbatté sull’uomo senza conseguenze. Non riuscivo
a capire. Sembrava uno dei carri armati anti-magia di Ruvinagaardo.
'Che sia tanto ossessionato e pieno di adrenalina da aver creato una
protezione magica spontanea attorno a sé?'
Non sarebbe stato il primo caso di magia spontanea a cui assistevo.
Ricordavo ancora, dolorosamente, Martina e le sue
“maledizioni di Zoamelgustav”.
Ad ogni modo, non era il momento di interrogarsi sulle misteriose leggi
della magia. Garreth era già sparito alla mia vista. Dovevo
sbrigarmi a fermarlo.
Tentai di alzarmi, ma senza risultato. Avevo l’impressione
che un gigante avesse appena ballato il tip tap sulla mia schiena.
“Recovery.” recitai, finalmente con efficacia. Il
sollievo mi invase lentamente, spandendosi insieme al piacevole
formicolio della magia sulla pelle.
“Lina!” sentii chiamare, pochi secondi dopo, dalla
boscaglia. Gourry mi venne incontro, terreo in volto, la spada alla
mano.
“Ho visto l’esplosione!
Cos’è successo?”
Mi misi a sedere, mentre si inginocchiava accanto a me. Il dolore alla
schiena e al collo era quasi sparito. “Meredith.”
replicai, frettolosamente. “Sai quell’uomo della
locanda che continuava a importunarla? Si è messo in testa
di uccidersi insieme a lei, consegnandosi al Mazoku!”
Gourry si oscurò in volto. “E’ stato lui
a colpirti?”
“Sto bene.” Lo bloccai, prima che partisse in uno
dei suoi soliti trip di preoccupazione/senso di colpa. “Ma
non ho potuto fermarlo prima che la portasse via! Dobbiamo
muoverci!”
A fatica, mi sollevai in piedi.
“Immagino che Meredith stia opponendo resistenza. Possiamo
raggiungerlo prima del passo.” Commentò Gourry,
reggendomi, mentre ritrovavo l’equilibrio.
“Ehm…” borbottai. “Non sono
certa che opporrà poi tanta resistenza.”
Gourry si accigliò. “Che vuoi dire? La ha
stordita?”
“Non è stato… proprio lui. Diciamo che
potrei averle – inavvertitamente
– lanciato contro prima uno Sleeping e poi delle Flare
Arrows.”
Gourry rimase in silenzio per qualche istante.
“Lina…” esordì quindi.
“Quando dici inavvertitamente intendi che non la hai colpita
apposta in uno scatto di rabbia?”
“Certo che sì!!!” gridai.
“Si può sapere che razza di opinione hai di
me???”
Con amici del genere, mi chiedevo ancora perché le cattive
voci su di me si diffondevano a macchia d’olio???
“Scusa.” Gourry mi sorrise, con fare vagamente
canzonatorio. “Dovevo chiederlo.”
‘Il senso dell’umorismo fa male alla salute,
Gourry!!!’
“Ad ogni modo, sbrighiamoci.” mi esortò,
tornando alla serietà. “Ieri sera Meredith mi ha
parlato un po’ di quel tizio, e non ho dubbi che sia pronto a
mettere in atto quello che minaccia di fare.”
Annuii, e insieme ci avviammo sulle tracce di Garreth. Non era
così difficile seguirlo. Con la sua stazza, aveva appiattito
la vegetazione ovunque era passato e non sembrava essersi preoccupato
di coprire le proprie tracce.
Però era dannatamente veloce. Credevo che la corporatura
massiccia lo avrebbe rallentato, soprattutto in quel percorso in
salita, ma quando giungemmo in vista del passo non lo avevamo ancora
raggiunto.
“Gourry.” mormorai, afferrando il braccio del mio
compagno e bloccandolo per un istante. “Se tu hai visto
l’esplosione, di certo se ne sarà accorto anche il
Mazoku. Facciamo attenzione, d’accordo?”
Lo spadaccino annuì. Studiai la sua espressione e la trovai
tesa. Aveva sentito qualcosa? Conoscevo bene il suo istinto e
normalmente quella fronte corrucciata non significava nulla di buono.
“Cosa?” domandai.
“C’è qualcuno oltre il passo. Credo che
sia lui.”
Mi accigliai. Un demone che riusciva a mascherarmi la sua presenza.
Forse era più forte di quanto mi fossi aspettata.
“Non sento presenze umane.” mormorai. Non era un
bel segno.
“Che facciamo?” mi domandò Gourry, con
l’aria di condividere la mia preoccupazione.
“A questo punto, non abbiamo molta scelta.” Lo
precedetti sul sentiero, raggiungendo il passo.
La scena che mi attendeva oltre ad esso, alla luce del sole ormai
calante, non era agghiacciante come mi ero aspettata. I corpi di
Garreth e Meredith erano riversi al suolo, ma non c’era
traccia di sangue e sembravano semplicemente privi di sensi.
Il Mazoku era in piedi e li sovrastava. Non era più
spaventoso di molti altri che avevamo incontrato nel corso dei nostri
viaggi. Il viso allungato, simile a quello di un formichiere, con
stretti occhi rossi e senza bocca né narici. Le braccia e le
gambe innaturalmente lunghe e il busto sottile, di un colore
verdognolo. Mi chiesi come potesse apparire nella sua forma umana.
Il Mazoku si volse verso di noi, al nostro arrivo, e vestì
un’espressione che somigliava a un sorriso.
“Siete voi i maghi?” domandò, in tono
pieno di divertimento, con una voce che pareva provenirgli dal fondo
della gola.
In una mano, stringeva una spada. Forse, era quella che stavamo
cercando.
“Non li hai uccisi.” commentai, senza rispondere
alla sua domanda.
“Sono divertenti.”
batté le mani, senza lasciare la spada. “Ma lui
voleva morire, senza che io avessi fatto niente. Non mi piace quando
sono così. Quando si sveglieranno farò loro
desiderare di vivere, e quindi di nuovo di morire. Sarà
così divertente.” Inclinò la testa e il
suo sorriso parve allargarsi. “Siete voi i maghi?”
ripeté.
Garreth aveva qualche problemino caratteriale, ma anche quel demone non
scherzava. Magari potevano stringere amicizia.
Scambiai un’occhiata con Gourry, un muto segnale. Avrei
attaccato per prima.
“Elmekia Lance!” recitai.
Dovevamo accertarci della sua potenza, prima di elaborare qualsiasi
piano, per essere certi che la spada di Gourry funzionasse anche su di
lui. Dopo che la replica della Spada di Luce era andata distrutta
avevamo acquistato una spada magica che potesse temporaneamente
sostituirla. Le gemme magiche che la decoravano esercitavano su di essa
un effetto simile a quello dell’Astral Vine, ma, anche se ero
abbastanza certa che potesse funzionare contro un Lesser Demon, non ero
affatto sicura che sarebbe riuscita a tenere testa a un Mazoku puro.
Se fossi riuscita ad occuparmi di quella creatura da sola sarebbe stato
l’ideale, certo, ma avevo come l’impressione che
non mi sarebbe stato possibile…
Il Mazoku scomparve e riapparve, evitando il mio colpo.
'Diamine!'
“Siete voi i maghi!” batté le mani
allegramente. “Aspettavo che i sacerdoti venissero a
riprendere la Spada e nessuno arrivava! Ma ora eccovi! Mi piace giocare
con i maghi!”
Gourry, al mio fianco, si mise in guardia. Io mi posi davanti a lui,
prima che potesse scattare.
“Solo io sono una maga.” dichiarai.
“Perché non te la vedi con me?”
Speravo che lo spadaccino approfittasse del nostro scontro per portare
via Meredith, in modo che non si trovasse sulla linea di fuoco. Capii
dal suo sguardo che aveva compreso le mie intenzioni, ma che era
contrariato. Beh, in attesa di un piano migliore avrebbe dovuto
accontentarsi.
Il Mazoku fissò lo sguardo su di me, con
l’ennesimo dei suoi inquietanti sorrisi. Improvvisamente,
come solo un Mazoku avrebbe potuto fare, si smaterializzò
dal centro della radura. Mi volsi appena in tempo per intercettarlo
prima che mi colpisse alle spalle.
“Elmekia Lance!” recitai, nuovamente. Questa volta,
non fece in tempo a evitare il colpo.
Con un grido lancinante, barcollò e indietreggiò.
Il colpo non bastò ad abbatterlo, però.
Approfittai dei pochi secondi guadagnati per guardare come se la stava
cavando Gourry. Con la coda dell’occhio, lo vidi correre
verso Meredith.
Nel mentre, avevo già preparato un’altra formula
sulle labbra. Mi aspettavo che il Mazoku sparisse nuovamente, ma lui mi
sorprese e caricò, levando in alto la spada.
Colta alla sprovvista, estrassi la mia spada corta e parai goffamente.
Ma non avevo considerato la sua mano libera.
Come artigli retrattili, lunghe unghie acuminate sbucarono
improvvisamente dalle sue dita, mirando al mio stomaco. Arretrai appena
in tempo per evitare di essere ferita, ma persi totalmente
l’equilibrio e mi trovai al suolo, con il demone che
incombeva su di me.
“Lina!” Sentii Gourry gridare.
Non potevo volgermi, ma sapevo che aveva abbandonato Meredith e stava
correndo verso di noi. Pensai freneticamente a un modo per tenere a
bada il demone fino al suo arrivo, ma non ne ebbi motivo. Il Mazoku
scomparve, tanto velocemente quanto era apparso.
Mi volsi di scatto e lo vidi apparire alle spalle del mio compagno.
Gourry fu colto tanto di sorpresa da incespicare. A fatica,
parò l’attacco dei suoi artigli con la spada.
Fortunatamente la lama magica resse il colpo.
Avrebbe potuto uccidermi… e non l’ha fatto.
Non che me ne lamentassi. Ma quel comportamento imprevedibile rendeva
difficile capire cosa aspettarsi da lui in battaglia.
“Ma voi due siete ancora più
divertenti!” Il Mazoku, che era scomparso e riapparso a meno
di un metro da Meredith, pareva deliziato. “La paura e la
sofferenza per la persona amata sono meglio dell’ossessione o
della paura per se stessi!” Abbassò lo sguardo su
Meredith, con sprezzo, come vedendola per la prima volta.
“Non mi interessano più i miei vecchi giocattoli.
Voi due siete molto meglio!” Levò la spada in
alto, pronto a calarla sulla locandiera.
'Merdaaaaaaaaa!'
“T… ti sei bevuto il cervello?!?”
replicai, d’istinto. “Io e quell’inetto
secondo te ci preoccuperemmo l’uno dell’altra???
Cioè, non so lui, ma io sarei solo felice se qualcuno me ne
liberasse! Senza una spada decente è completamente inutile,
peggio di un peso morto!”
Notai che Gourry mi fissava come se mi fossero improvvisamente
cresciute tre teste. Pregai che capisse e mi reggesse il gioco, o in
breve avrebbe avuto una vecchia amica in meno da proteggere.
Il demone mi fissò interdetto. La spada ancora sollevata,
spostò lo sguardo su Gourry.
Avanti, zuccone, dammi corda.
“Quindi… è così,
eh?” Lo spadaccino mi fissò, serio in volto.
Uhm… troppo serio. Mica mi aveva creduto?
Non essere idiota, Lina. Non può essere un cervello di
medusa fino a quel punto.
“Come se tu non lo sapessi già. Ti ho sempre detto
che viaggiavo con te per via della Spada di Luce, non è
così? Spero che tu sappia che se ti sto cercando una nuova
spada è solo per correttezza.”
“Non me ne faccio niente della tua correttezza, Lina. E
tantomeno della tua carità.”
Seriamente… stava fingendo, vero? Il suo volto era tanto
duro che stentavo a riconoscerlo.
“Se è così che la pensi…
forse faremmo meglio a finirla ora.” Si volse verso il corpo
di Meredith, riverso al suolo, e mosse un passo verso di lei.
“Immagino che ieri sera lei avesse ragione. E immagino che a
questo punto dovrei accettare la sua proposta.”
Cosa?
Di che diavolo stava parlando? Ieri sera? Che bisogno c’era
di tirare fuori ‘ieri sera’ in quel momento?
“Se mi liberi dal peso di aiutarti a trovare quella spada,
non potrò esserne che felice.” Lanciai
un’occhiata al Mazoku. Ci fissava intento e pareva divertirsi
un mondo. I demoni erano bravi conoscitori dei sentimenti delle
persone… era davvero possibile ingannarlo a quel modo?
Starò troppo calcando la mano?
“Oh, allora sii felice, non dovrai più
preoccuparti.”
Lo fissai negli occhi. Era mortalmente serio. Non era possibile che
stesse fingendo. Ma come aveva potuto credere che parlassi sul serio?
Si fidava così poco di me?
E io cosa potevo farci? Se ora avessi rivelato il mio bluff, il demone
avrebbe ucciso Meredith e tutto sarebbe stato rovinato.
D’altra parte, avevo come l’impressione che una
corda fosse tesa fra noi due e che fosse vicinissima a spezzarsi.
“Questo è il nostro ultimo viaggio
insieme.” Le labbra di Gourry erano divenute linee sottili. I
suoi occhi si erano fatti scuri, rabbiosi. “Mi hai
capito?” ringhiò. “Non ne posso
più del tuo egoismo, Lina. Non voglio più avere
niente a che fare con te.”
Deglutii. Il mio stomaco era stretto in una morsa, mentre cercavo
qualcosa da replicare. Faticavo a tenere levato lo sguardo. La luce
rossa del tramonto avvolgeva la figura del mio compagno, ferendomi gli
occhi.
Una parola poteva salvarci, un’altra distruggerci. Che cosa
dovevo fare?
Non mi ero accorta che mentre continuavamo a parlare Gourry si era
avvicinato sempre più al Mazoku. Per questo fui colta di
sorpresa quanto la creatura, quando il mio compagno si
scagliò su di lei, spada alla mano.
La spalla del demone venne tranciata di netto dalla lama. La creatura
emise un grido lancinante, e indietreggiò, piegandosi su se
stessa.
“Lina, ora!”
Il Mazoku ci avrebbe messo qualche secondo per recuperare.
Ciò significava che Gourry aveva fatto in modo di darmi il
tempo per una formula elaborata.
E conoscevo un incantesimo che sarebbe andato sicuramente ad
effetto…
“Laguna Blade!” recitai, caricando con la lancia
nera come la notte puntata verso la creatura.
Il Mazoku cercò di saltare di dimensione, senza sapere che
con quell’incantesimo quel trucco non sarebbe servito. La mia
magia lo tagliò da parte a parte, e lasciandosi alle spalle
un terribile urlo di dolore, il suo corpo si dissolse
nell’aria.
Avevo agito d’istinto. Era stato tutto tanto veloce che non
mi resi nemmeno conto del sollievo che stava velocemente invadendo,
anche per motivi molto diversi dalla sconfitta del Mazoku.
Mi accasciai al suolo, lasciata completamente svuotata dalla forza
dell’incantesimo.
“Lina!” Gourry fu immediatamente al mio fianco. Mi
aiutò a sollevarmi a sedere, passandomi un braccio dietro la
schiena. “Bella combinazione.” mi sorrise.
“Non ero del tutto convinto che ce l’avremmo fatta,
ma il fatto che quel Mazoku non ci stesse tutto con la testa ha
aiutato, immagino.”
Io lo guardai storto. “Potevi anche essere un po’
meno convincente.” Borbottai. “Per un momento ho
pensato che stessi dicendo sul serio.”
D’accordo. Forse Gourry avrebbe ricevuto una medaglia per le
sue capacità di attore prima di me.
Lo spadaccino fece una mezza risata. “Sul serio? Ma come ti
è saltato in mente, scusa? Ti sembra che viaggerei con te,
se pensassi una cosa del genere?”
Arricciai il naso. Ora mi sentivo perfettamente idiota.
“Senti, non si può mai sapere.”
Gourry rise nuovamente. “Lina, ci sono molte cose che non
capisco e non conosco al mondo, ma se c’è una cosa
che so con assoluta certezza è che mi fido di te.”
Sospirai. Era così semplice, eh?
Anche quello era molto tipico di Gourry.
Ignorando il sospetto calore che mi era risalito al volto, lasciai che
il mio compagno mi aiutasse a rialzarmi. La spada che cercavamo era ora
abbandonata al suolo, e così Garreth e Meredith, ancora
pesantemente nel mondo dei sogni.
“Io lego e trascino a valle il bestione e lo consegno alle
autorità, ok?” mi propose Gourry. “Tu
riprenditi. Quando Meredith si sarà svegliata, potrete
tornare in città con la magia.”
Certo, fremevo all’idea di fare un viaggetto in compagnia di
Miss “tutta-tette-e-bravura-in-cucina”.
'Magari potrei inavvertitamente lasciarla cadere… eheheh.'
Oh, che volete? Una ragazza ha il diritto di sognare un po'.
Mi lanciai contro l’ennesimo Recovery, e ne lanciai uno su
Meredith, quindi attesi in silenzio mentre il sole spariva
all’orizzonte. Dopo forse un’ora, la locandiera
prese a mugugnare qualcosa nell’incoscienza. Fissai lo
sguardo su di lei, mentre apriva gli occhi e si guardava attorno, con
fare stordito.
“Che… diavolo è successo?”
domandò, incontrando il mio sguardo. “Mi fa male
dappertutto.”
Con un sospiro, le raccontai tutto (beh, tutto tranne lo Sleeping e le
Fire Arrows.) Meredith mi fissò per tutto il tempo con occhi
increduli. Avevo idea che quella fosse stata la giornata più
avventurosa della sua intera vita.
“Quindi… avete fermato Garreth e ucciso il
demone.”
“Già.” Mi levai in piedi. Mi ero
completamente ripresa, ormai. La stanchezza e il dolore delle ferite
erano scomparsi. “Faremmo meglio a scendere, ora. Il sole
è tramontato e io sto morendo di fame.”
“Gourry aveva proprio ragione.”
Mi volsi a guardarla, colta alla sprovvista. Stava sorridendo.
“Prego?”
“Gourry aveva ragione. Non sei un tipo comune.” La
locandiera si alzò e avanzò ancheggiando verso di
me. “Sai… ieri sera avevo tutta
l’intenzione di riprovarci con lui…”
‘Ok, Meredith, queste sono TROPPE informazioni!!!’
“… ma abbiamo finito per passare la sera a parlare
di te. Un bello smacco, per una come, abituata a ottenere tutti gli
uomini che vuole. Per questo oggi, per vendetta, mi sono divertita a
prenderti un po’ in giro.” Mi strizzò
l’occhio. “Ma ti dico una cosa, Inverse,
quell’uomo è cotto. Dovresti darti una mossa, con
lui. E’ proprio crudele tormentarlo
così.”
Ringraziai il buio.
Arrossire era già di per sé imbarazzante,
figuriamoci farlo davanti alla ex maggiorata di Gourry.
Il cielo sulla città di Lythia aveva già iniziato
a imbrunire.
Seduta al tavolo nella mia stanza alla locanda, fissavo distrattamente
il viavai nella strada sottostante, tamburellando la penna
d’oca sul mio taccuino fitto di appunti.
Improvvisamente, alla porta risuonò un doppio bussare che
ben conoscevo. Volsi lievemente la testa verso di essa, stendendo la
schiena per stiracchiarmi.
“E’ aperto.”
Gourry fece il suo ingresso, sorridendomi e levando brevemente la mano
in segno di saluto.
“Ehilà.”
“Ehilà.”
“Pensavo ti stessi preparando per la cena.”
“Non avevo idea che ci attendesse una serata che richiedesse
preparativi.”
“Beh, non si può mai sapere.” Mi
strizzò l’occhio e si volse per chiudere la porta
alle proprie spalle. “A proposito, sono stato al tempio. La
spada è stata rimessa al suo posto.”
“Ottimo.” Tornai a occhieggiare gli appunti su cui
avevo lavorato nel pomeriggio.
Gourry si avvicinò e si appoggiò al tavolo,
incombendo su di me. “Credi che ne caveremo fuori
qualcosa?”
“Credo che abbiamo quanto meno traccia. Sai, la spada era
evidentemente fabbricata da un uomo ma le gemme che la decoravano non
sembravano di fattura umana... incorporavano una magia piuttosto
potente. Il taglio dell’arma ricordava
l’artigianato di Bezeld, credo che potremmo spostare le
nostre ricerche da quelle parti, finita la fiera.”
“Beh, è una buona notizia.”
“Direi.” Levai lo sguardo su di lui. Pareva
più allegro del dovuto. Quel sorriso trattenuto non mi
convinceva per niente. Sembrava che stesse lottando per non dirmi
qualcosa.
“Ok.” Mi accigliai. “Che mi stai
nascondendo?”
L’euforia di Gourry parve aumentare. Il suo sorriso si
allargò, mentre si sedeva al mio fianco, con fare eccitato.
“D’accordo, tanto non ce la farei a tacere a
lungo.” Esordì. “Mentre ero al tempio,
ho incontrato il duca di Lythia.”
Inclinai la testa. “E quindi?”
“E quindi mi ha detto… che vorrebbe ringraziarci
per avergli restituito la spada per un prezzo così
misero.”
Ehm… già. In effetti avevo restituito la spada
per un prezzo misero.
Beh, la città aveva avuto una annata povera, in fondo. E non
che io non fossi capace di mettere da parte il mio orgoglio di
mercante, una volta ogni tanto.
“E in che modo vorrebbe ringraziarci?”
Il sorriso di Gourry, se possibile, si allargò
ulteriormente. “Beh, gli ho fatto presente che eravamo venuti
in città per assaggiare la carne di drago… e lui
mi ha detto che come gli altri nobili del regno anche lui ha ricevuto
la sua parte…”
Non ebbe bisogno di aggiungere altro. Credo che nei miei occhi in quel
momento brillassero tante piccole stelle. “Hai ottenuto una
cena a base di drago!” Senza pensarci, mi buttai, verso di
lui e gli gettai le braccia al collo. “Non ci credo,
mangeremo drago!”
Mi resi conto a posteriori di quello che stavo facendo. In tutta fretta
mi ritrassi e mi trovai a fronteggiare un Gourry vagamente stranito.
Aveva le braccia alzate, come se fosse stato sul punto di rispondere
all’abbraccio ma non ne avesse avuto il tempo.
Chiaramente mi tornarono in mente le parole di Meredith, e altrettanto
chiaramente avvampai. “Ehm… v… voglio
dire… la trovo una buona notizia.” balbettai.
“Come dire, lo avevo immaginato.” Gourry
sospirò lievemente, ma lo vidi mascherare un sorriso.
“Ehm… comunque anche io ho fatto un giro fuori,
questo pomeriggio.” dichiarai, tanto per cambiare argomento.
“Volevo sapere che ne sarebbe stato di quel
Garreth.”
Gourry batté le palpebre. “Oh… e
allora?”
“Lo hanno giudicato colpevole. Lo spediranno ai lavori
forzati giù nel deserto, per cui non credo che
nuocerà più a Meredith… in ogni caso
mi hanno detto che si è fatto molto remissivo.” Mi
accigliai. “Sai… la cosa strana è che
hanno detto che era piuttosto malconcio, quando è arrivato
da loro.” Levai le sopracciglia. “Mi chiedo come
sia possibile, dato che quando tu lo hai portato via da me e Meredith
era ancora perfettamente in salute.”
Gourry fissò il soffitto distrattamente. “Non
chiederlo a me. Non ne ho proprio idea.”
Ogni tanto scordavo che quel ragazzo aveva un molto ben nascosto lato
perverso.
“Comunque, mi sa che faremmo meglio ad andare a
prepararci… è pur sempre una cena dal duca, e a
base di drago.” Mi strizzò l’occhio.
Fece per muoversi, ma quindi cambiò idea
all’improvviso. “A proposito, prima che
vada… cos’è che dovevi dirmi?”
Battei le palpebre. “Prego?”
“Ho incrociato Meredith di sotto e mi ha detto che
c’era una cosa che dovevi assolutamente dirmi… e
che se avessi negato dovevo insistere per tirartela fuori,
perché è un bel pezzo che non trovi il coraggio
di parlarmene.”
“Co…”
‘Quella... quella maledetta figlia di…!’
Gourry mi fissò, le sopracciglia levate.
“Lina?”
Non potei rispondergli subito. Probabilmente stavo per iperventilare.
“Non ho… idea di che cosa stia
parlando.” riuscii a dire, alla fine.
Gourry rimase a guardarmi per qualche istante, con fare sospettoso. In
ultimo, però, si strinse nelle spalle.
“Beh… si sarà sbagliata.”
Fece per voltarsi e dirigersi verso i bagni, ma, per qualche motivo che
ad oggi ancora fatico a spiegarmi, lo bloccai.
“Gourry.”
Lo spadaccino si volse di nuovo verso di me. Io rimasi lì a
fissarlo, con l’espressività di uno stoccafisso,
senza avere idea di cosa dirgli.
“Io…” Pessimo inizio. Io e puntini
puntini non sono mai una bella combinazione. E’ il modo
migliore per incartarsi.
Presi due grossi respiri e mi umettai le labbra.
“Io… mi sa che mi sono comportata in modo un
po’ strano, in questi giorni.”
Gourry sorrise. Camminò nuovamente verso di me e si
piegò sulle ginocchia, in modo da fronteggiarmi.
“Ti darò una notizia che probabilmente ti
sconvolgerà, Lina.” esordì, in tono
canzonatorio. “Tu ti comporti sempre in modo
strano.”
'Questo atteggiamento non aiuta affatto, Gourry!!!'
Presi un profondo respiro e cercai di non dare in escandescenze.
“Ciò che intendo dire
è…” cercai di soffocare la rabbia nel
mio tono e la mia voce si abbassò lievemente.
“… che ero solo un pochettino, si
intende… ecco… credo che il termine
giusto sia…” Presi un sospiro.
“… gelosa.”
Il volto di Gourry passò immediatamente
dall’ironia allo stupore. “Gelosa?”
“Di… di Meredith, intendo. V… voglio
dire…” Volevo dire ‘guarda lei e poi
guarda me’, ma sarebbe suonato un tantino patetico,
“voi due avete una certa
‘storia’… o come posso dire…
fra voi c’è… la
‘scintilla’, ecco.”
E’ possibile che una faccia arrossisca fino ad esplodere?
Probabilmente stavo correndo quel rischio, in quel momento.
Per una volta nella vita, non riuscivo a leggere
l’espressione di Gourry. Non riuscivo a capire se fosse
stupito, felice, o… disgustato?
“Lina…” esordì. Rabbrividii
lievemente, quando la sua mano mi sfiorò il collo, per
salire ad accarezzarmi la guancia. “Penso che non ci sia
risposta più efficace di questa: io e Meredith ci siamo
allontanati l’uno dall’altra, tanti anni fa. E
invece ora sono qui, con te.”
Mi sorrise. Io deglutii. C’era una luce, nei suoi occhi, che
non credevo di avergli mai visto prima.
“E per la cronaca…” aggiunse,
avvicinandosi fino a sussurrarmi all’orecchio. “ Se
vuoi la ‘scintilla’… non devi fare altro
che abbracciarmi a quel modo un’altra volta.”
Trattenni il fiato. Sentivo il suo respiro sul collo e mi sembrava che
il mio intero corpo fosse attraversato da una scossa elettrica.
Chiusi gli occhi. Le sue labbra erano così vicine alle
mie…
“Beh, pensaci su.”
Sobbalzai, quando lo sentii allontanarsi. Aprii gli occhi e
mi trovai a fronteggiare nuovamente il suo sorriso.
“Al discorso dell’abbraccio intendo.”
aggiunse, in tono più dolce. “Perché
sai… parlavo sul seriio.”
Que… que…
Quella faccia di bronzoooooooooooo!
“Vado a prepararmi, allora. Ci vediamo qui fra
poco.” Allungò la mano, e mi scompigliò
affettuosamente i capelli.
Io sospirai, osservandolo uscire dalla porta. Non riuscivo davvero ad
arrabbiarmi. Mi aveva un po’ presa in giro, era
vero… ma sapevo anche che dietro quel suo modo di fare
c’era qualcos’altro.
Mi stava lasciando decidere i tempi.
Come aveva sempre fatto, con una pazienza infinita. Come aveva fatto
sin da quando, il terribile giorno in cui avevo lottato per lui con
Fibrizo, era diventato molto chiaro a entrambi cosa provavamo
l’uno per l’altra.
'Ma ti dico una cosa, Inverse, quell’uomo è cotto.
Dovresti darti una mossa, con lui. E’ proprio crudele
tormentarlo così.'
Mentre le parole di Meredith echeggiavano per l’ennesima
volta nella mia mente divenni improvvisamente consapevole del fatto che
dividevamo una camera.
Avevo idea che quella sarebbe stata una nottata…
interessante.
Oh, vi state chiedendo se mi è poi piaciuta la carne di
drago?
Beh, anche quella è un’altra storia.
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