Gli abbaglianti raggi di sole che si
infiltravano fra i rami degli alberi riscaldavano la valle perduta.
Degli alberi ribelli si dimenavano nel
tentativo di fuggire dalla forza del vento, che potente li agitava
senza far rumore. Le stesse foglie di quegli alberi, vittime dei
soffi travolgenti della scia che movimentava quella mattina senza
sosta, cadevano lentamente sull'erba morbida. Si posavano sorrette
dai fili d'erba, dove si eranno appoggiate fragili gocce di rugiada.
Gli stessi fili d'erba che popolavano un'intera radura, fino a
varcare l'orizzonte del campo visivo umano. Ed era proprio
all'orizzonte che si posava uno strato di luce fioca - tagliato
talvolta da alcuni uccelli che volavano liberi - stando ad indicare
che il tramonto era vicino.
Era sorpendente quanto fosse rimasta
incantata la valle perduta, l'unica valle che l'uomo non avesse
invaso. Una valle dove la mattina era riscaldata dai primi raggi di
sole, bagnata dalle poche gocce di rugiada, e mossa dal flebile vento
che visitava la valle ogni giorno. A volte si scorgeva in lontananza
alcune caprette fuggire dal proprio pastore, rifugiandosi in una
dimora sicura e immune agli attacchi dell'uomo.
Il pomeriggio, invece, era più
mite. Il sole cominciava a tramontare, illuminando la linea
dell'orizzonte. Sì, proprio quella linea dove si poteva
ammirare quello strato di luce rossa fioca.
La sera, oh..la sera. Il cielo si
coloriva di un blu, puntinato da numerose stelle lucenti.
Qualche grillo saltellava da una parte
all'altra, anche lui senza limiti né paure. Erano accompagnati
dal bisbiglio di gufi, che uscivano finalmente dal loro nascondiglio.
Ed io, io chi ero? Ero un semplice
soffio d'aria che passava ogni mezzanotte.
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