la sua testa si girava quasi automaticamente verso il punto da cui
proveniva il suono della sua voce. anche lei, come gli altri, era
intenta ad urlare di tutto contro Komui e le sue stramaledette
invenzioni.
come darle torto?
Marie sospirò, ripensando all'ultima cosa che ricordava
prima di essere trasformato in un gigantesco zombie assassino: le
labbra di Miranda sul suo collo. era stato come andare a fuoco, e non
poteva fare a meno di continuare a provare quell'assurda stretta allo
stomaco, pur sapendo che il gesto non era stato assolutamente
intenzionale. si diede dell'idiota, ma servì a poco.
"E adesso che faccio?".
-E adesso che faccio?- una preoccupatissima Miranda guardò
con gli occhi sgranati Linalee che se la rideva alla grande. la faccia
che doveva aver fatto mentre la compagna le aveva raccontato nel
dettaglio cos'era accaduto dopo che era stata trasformata doveva essere
davvero esilarante. -Linalee, ti prego, non c'è niente da
ridere! cosa devo fare? dovrei scusarmi?- ma l'altra era già
filata verso Allen, al cui richiamo non avrebbe saputo resistere
nemmeno se Miranda fosse stata in punto di morte.
"Calmati, Miranda. razionalizza. non è stato assolutamente
intenzionale, non eri in te. dovrai solo far finta di non sapere
niente..." sbirciò verso Marie e lo vide girato verso di
lei, come se la osservasse. diventò di tutti i colori e
schizzò nella direzione opposta.
"Non ce la farò mai...".
-Non ce la farò mai...- sospirò Marie,
appoggiandosi ad una colonna. sfortunatamente, il fatto di essere
costantemente perso nei suoi pensieri non gli aveva fatto udire i passi
che si erano avvicinati. -A fare cosa?- la voce brusca di Kanda lo fece
sobbalzare -niente, niente- rispose precipitosamente. l'altro non la
bevette nemmeno per un secondo e sfoderò senza
pietà il suo micidiale intuito.
-Miranda?- chiese a bruciapelo. il sobbalzo del compagno gli diede
tutte le risposte che voleva. -beh, che vuoi fare?- accidenti a quel
giapponese, le sue domande così dirette lo mandavano ancora
più in crisi. dopo istanti di silenzio, Marie rispose piano
-non ne ho idea...- era proprio sconsolato.
-se ti può consolare, nemmeno lei sembra tanto tranquilla
quando siete a meno di un chilometro di distanza l'uno dall'altra... a
casa mia, questi si chiamano segnali- il passo di Kanda si
allontanò rapidamente, dando a Marie a malapena il tempo di
stupirsi per quel gesto insolitamente amichevole.
Non osava nemmeno crederci.
Non osava nemmeno crederci. eppure, prima di partire per l'ennesima
missione, Marie era venuto a salutarla. era la prima volta che lo
faceva, e di sicuro non era passato di lì per caso: la
stanza di Miranda era in un corridoio oscuro nei meandri della torre,
dove nessuno passava mai.
-beh, domani partiamo, e dato che a mensa ho salutato tutti meno che
te, mi sarebbe dispiaciuto andare via così...-
provò a giustificarsi un imbarazzatissimo Marie.
Odiandosi, Miranda benedisse per un istante la cecità
dell'amico, perchè era sicura di assomigliare più
che mai ad un ravanello. -G-grazie, Marie... cercate di tornare tutti
interi, eh. mi dispiace di non poter venire con voi- aggiunse. dopo la
battaglia che era avvenuta nell'Ordine, l'innocence di Miranda aveva
bisogno di assoluto riposo per almeno un mese, avendo mantenuto
l'invocazione ben oltre il suo limite. -non preoccuparti, riusciremo a
cavarcela. voi non lasciatevi pù coinvolgere in un trasloco
della sezione scientifica, voglio ritrovarvi interi quando torno-
scherzò, ma il rimando al disastroso trasloco fece tornare
in mente a tutti e due una certa scena. Miranda vide l'altro arrossire
furiosamente, e Marie, dal canto suo, sentì i battiti
cardiaci della ragazza aumentare d'intensità. -ci proveremo-
disse lei, cercando di mantenere un tono di voce il più
normale possibile -adesso forse è meglio che tu vada a
riposarti, dato che da qui a camera tua ci saranno almeno dieci
chilometri- "ma che cavolo sto dicendo?" inveì
contro se stessa: allora era vera la storia che per l'imbarazzo la
bocca parla da sola. -ci vediamo quando torno- Marie sfiorò
la guancia di Miranda con le labbra, poi sorrise e si voltò,
sparendo nel corridoio.
"Oh, cavolo..."
-Oh, cavolo...- la voce preoccupata di Lavi non gli fece presagire
niente di buono. -Marie, qui bisogna fasciare al più presto,
stai perdendo troppo sangue- esausti, sedevano sui gradini distrutti
dell'orfanotrofio, dopo che Allen e Kanda erano finalmente riusciti a
sistemare il livello 4 che era costato a Marie due dita della mano.
-riescia farlo, Lavi?- mormorò debolmente. la testa gli
girava e si sentiva mancare le forze. forse l'idea di tagliarsi le dita
non era stata molto ortodossa, ma era stata l'unica via per non essere
contagiati dal virus dell'akuma. -di, ma farà male.
preparati- disse il rosso, strappando un pezzo di stoffa dalla propria
maglia. Marie annuì e appoggiò la testa al muro.
il dolore era così forte che non lo riscosse neppure il
dolore lancinante che gli pervase tutti i nervi quando Lavi strinse la
benda per fermare l'emorragia.
-ehi, Marie, che diamine! riprenditi!- la voce aspra di Kanda gli
perforò le orecchie -hai ancora qualcosa da fare, tu-.
Miranda. l'immagine di lei gli attraversò la mente in un
lampo. si tirò su, il torpore era passato. -ok, sto bene-
mormorò. la curiosità di Lavi era così
pressante che riusciva a sentirla anche se il rosso non stava
spiccicando parola. "non ci penso neanche a dirtelo...".
Doveva tornare.
Doveva tornare. doveva tornare. doveva tornare. ma dove diavolo era?!
Miranda sedeva nel suo angolino nascosto nel giardino dell'Ordine,
sotto un enorme salice. le piaceva quel posto: era rassicurante e
isolato, lì riusciva più facilmente a riflettere.
ormai erano passati quindici giorni dalla loro partenza, un tempo
troppo lungo per recuperare un moccioso detentore di innocence.
"ti prego, fa' che stia bene..." scongiurò. Linalee era
nella sua stessa situazione, quindi non poteva certo asfissiarla con la
propria angoscia. Marie era diventato importante. non sapeva quando
fosse avvenuto il passaggio che c'era stato dall'averne una concezione
come di un amico all'averne un'altra che lo vedeva come una persona
speciale, ma ormai la frittata era fatta.
"Quando torna devo dirglielo". il pensiero che a uno dei due potesse
succedere qualcosa senza che prima si fossero detti niente la
dilaniava. era certa che l'avrebbe rifiutata, magari gentilmente come
al solito, ma l'avrebbe rifiutata. però non poteva evitare
di ripensare al bacio che le aveva dato. ma non voleva sperarci, non
voleva illudersi.
un clamore proveniente dal cancello la riscosse.
erano tornati.
erano tornati. finalmente. Marie varcò l'ingresso della sala
grande sostenuto da Kanda, ancora debole per l'effetto della perdita
del sangue. sentiva un vociare ocnfuso, ma nessun suono corrispondeva a
quello che avrebbe voluto sentire. d'un tratto Kanda cambiò
completamente direzione, dirigendosi verso un posto più
tranquillo.
-Kanda! Marie! che è successo?- eccola, la voce che voleva
sentire, anche se non avrebbe voluto che fosse così
preoccupata. -Ha perso sangue, portalo in infermieria- disse il moro.
eccetto Linalee, non aveva mai visto nessuno così
preoccupato come Miranda in quel momento. -ok- disse lei subito,
passandosi un bracico di Marie dietro le spalle. il ragazzo la
sentì sussultare, evidentemente aveva visto la sua mano.
-Miranda...-
-non parlare,Marie, non sforzarti. adesso ti porto in infermieria. ce
la fai a camminare?- stava piangendo. lo sentiva da come le tremava la
voce, nonostante stesse facendo uno sforzo immane per trattenersi.
avrebbe voluto abbracciarla, dirle che stava bene, dirle tutto quello
che aveva pensato in quei giorni, ma la testa gli girava sempre di
più ed incespicava sulle sue stesse gambe.
-Miranda...-
-siamo quasi arrivati, un ultimo sforzo...-
si fermarono. evidentemente erano davanti alla porta, perchè
la sentì bussare. non resse più e
crollò a terra.
-Marie! Marie!- adesso la sua voce era panico puro.
"ti amo..." pensò. poi fu il nulla.
"ti amo". non poteva averlo sentito. era stata un'allucinazione data
dalla tensione, sicuramente. aveva tradotto in realtà quello
che stava pensando lei. però quelle parole dette con un filo
di voce le sembrava proprio di averle sentite.
"Smettila, Miranda, non pensarci". in quel momento l'unica cosa che
contava era che Marie stesse bene. poi ci sarebbe stato tempo di
parlare di tutto, ma non con quell'ansia addosso. se ripensava a quando
l'aveva visto cadere a terra, lui, che era sempre così
forte, le veniva ancora da piangere. aveva passato tutta la notte in
infermeria accanto al suo letto, finchè Linalee non l'aveva
letteralmente a andarsene a dormire, spalleggiata dalla capoinfermiera
che aveva insistito per darle un calmante. ma aveva continuato a
tremare e il sonno, manco a dirlo, non ea voluto venire da lei.
-l'ha detto, se ti può consolare. io l'ho sentito-. una voce
secca la fece sobbalzare. si era scordata di aver lasciato la porta
aperta. Kanda era appoggiato allo stipite, rispondendo con la solita
espressione indecifrabile allo sguardo allibito della ragazza.
-che vi debba aiutare io è proprio il colmo...-
sospirò.
-Kanda, ma tu...- esitò la ragazza. avrebbe voluto
chiedergli se sapeva qualcosa, ma il ragazzo la frenò con
una mano. -io ho sonno. vado a letto- infilò la porta e
scomparve nel buio.
"l'ha detto veramente?"
-L'ho detto veramente?!- Marie quasi urlò per lo sconcerto,
davanti ad uno scocciato Kanda. credeva di averlo solo pensato, adesso
si che era un casino.
-si, l'hai detto, e lei lo ha sentito. quindi perchè non vi
date una mossa?- sbottò alzandosi dalla sedia -siete davvero
la più grande coppia di imbranati del mondo, se tutto
ciò che sapete l'uno dell'altra lo sapete grazie al
sottoscritto-.
-quindi... dovrei dirle tutto?- disse piano Marie.
-dal momento che quando è tornata a trovarti dopo due giorni
che non chiudeva occhio tu hai finto di dormire come un ghiro, direi
che sarebbe il minimo- rispose l'altro acido.
di scatto Marie si alzò dal letto. non ne poteva
più di tutta quella indecisione, insomma, lui era l'uomo, a
lui toccava fare qualcosa. si vestì rapidamente e
uscì dalla stanza.
-grazie- disse prima di andare.
"Devo fare qualcosa".
"devo fare qualcosa". Miranda si diresse spedita verso il giardino
dell'Ordine. prima di prendere qualsiasi decisione doveva riflettere,
non poteva semplicemente andare da Marie e saltargli addosso con le sue
supposizioni sbilenche. varcò le fronde del salice e si
bloccò di botto.
Marie.
-Marie, ma come...- come faceva a sapere che stava andando
lì? nessuno conosceva quel posto, nessuno eccetto...
-Linalee- rispose lui, un po' in imbarazzo, notò Miranda, da
come strusciava i piedi per terra. -so che di solito qui ci vieni da
sola, ma ho davvero bisogno di parlarti- continuò.
il cuore di Miranda perse un battito. in lei si creò un
miscuglio fra terrore e speranza.
-O-ok- balbettò avvicinandosi un po'.
"calmati, maledizione". in quel momento avevano avuto tutti e due lo
stesso identico pensiero.
"calmati, maledizione" si disse Marie, inspirando e cercando le parole.
sapeva che lei lo stava guardando, sapeva di stare diventando rosso, e
il rumore accelerato del cuore di Miranda e del suo che gli rimbombava
nelle orecchie non era affatto d'aiuto.
-ecco, Miranda... io...- ma il suo patetico tentativo di proferire
qualche parola che avesse un minimo di senso fu fermato dalle mani
della ragazza che presero delicatamente la sua mano ferita. quel tocco
fresco agì come un balsamo sul dolore pulsante che proveniva
dai moncherini, ma sul resto del corpo ebbe l'effetto di una scossa
elettrica.
-la mano... ti fa ancora male?- chiese piano. -non molto, solo qualche
fitta ogni tanto- rispose lui.
Miranda soppiò a piangere.
-S-se io n-non avessi s-sforzato l'innocence, a-avrei potuto...-
singhiozzò.
Marie non poteva sopportare che lei soffrisse. liberò la
mano dalla sua stretta e l'abbracciò, facendole appoggiare
la testa sulla sua spalla.
-non piangere... ti prego, non piangere...- disse piano, accarezzandole
la nuca.
dopo qualche minuto, il pianto di Miranda si calmò e il suo
respiro tornò regolare. Marie sentì le braccia di
lei che gli circondavanoil collo, e la strinse ancora pù
forte.
"potrei restare così per sempre".
"potrei restare così per sempre". Miranda capì
che esisteva un posto per lei, e che quel posto si trovava precisamente
dov'era in quel momento: avvolta nell'abbraccio di Marie. tutta la
preoccupazione e l'angoscia che l'aveva tormentata in quei giorni
scivolò via con le lacrime, e rimase solo un senso di pace.
-non voglio che tu ti ferisca, mai più- sussurrò
contro il petto del ragazzo -promettimelo-.
-non posso- sospirò Marie.
-perchè?-
il ragazzo si staccò quel tanto che bastava
perchè potesse guardarla in faccia.
-perchè adesso ho qualcosa da difendere- rispose.
il cuore di Miranda, che già batteva all'impazzata,
sembrò volerle uscire dal petto.
-e per farlo potrei anche morire-.
quando sentì le labbra di Marie posarsi sulle sue, Miranda
smise di pensare a tutto tranne che a quanto avesse aspettato quel
momento.
quanto avessero aspettato quel momento, neppure loro lo sapevano con
certezza. Miranda si stava abbandonando a lui, e lui a lei. erano l'uno
nelle mani dell'altra.
-ti amo- sussurrò lei nell'incavo del suo collo. quelle
parole dette dalla voce che tanto amava, Marie non le avrebbe mai
più dimenticate.
-ti amo-.
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