“Dream On,
Dream On, Dream On, Dream find the Dream are true”
Un uomo ubriaco stava camminando per le strade isolate di
Londra con una bottiglia di liquore in mano.
“Sing For
the year”
L’uomo stava intonando una canzone con voce impastata a
causa della sbornia.
“Just for
today...Dream on”
Sbandando urtò contro un passante. L’uomo era vestito con un
mantello nero lungo fino ai piedi.
“Sei tu Falcom?”
L’uomo sorrise sornione. “Si…e tu chi sei? Una bella ragazza
per me?”
“Penso proprio di no” e con un calcio nello stomaco lo fece
cadere carponi ai suoi piedi.
“Ma tu chi cazzo sei?”
“L’uomo sbagliato a cui hai pestato i piedi!” e con un altro
calcio lo fece rotolare a pochi metri di distanza.
Ansimando per il dolore tentò di bofonchiare: “Aspetta, ma
tu chi sei? Cosa ti ho fatto?”
L’uomo lo prese per il colletto della camicia e lo avvicinò
al suo viso.
“Tu hai rapito la mia prediletta! Devi ridarmela subito!”
“Io…io non ho fatto nulla lo giuro! Non ho rapito nessuno!”
“Bugiardo…” il sibilo dell’uomo sembrò quasi il verso di un
serpente…
“Ma io…” gli occhi dell’uomo divennero di un rosso accesso,
e l’uomo spaventato iniziò a tremare.
“Ma è una bambina…come può essere la vostra prediletta? Ha
un tre anni…non riesce nemmeno a parlare bene...”
L’uomo lo guardò sorpreso.
“Una bambina di tre anni? Penso che non sia la ragazza che
sto cercando…”
L’uomo sospirò sollevato.
“Allora posso andare signore?”
La figura ghignò divertita.
“Ma certo, io conto fino a tre, e se entro tre secondi ti
sarai volatilizzato, ti lascerò vivo, ok?”
L’uomo annuì sorridendo, con la smaterializzazione avrebbe
fatto subito.
“Ok, grazie signore! Grazie!”
L’uomo si alzò in piedi e si preparò.
“Uno…”sibilò l’uomo.
“Due…”
C’era qualcosa che non andava, tentava di smaterializzarsi
eppure non ci riusciva! Sembrava bloccato. Gocce di sudore cominciarono ad
imperlarli la fronte. Cominciò a correre disperato, e pregò ardentemente Dio di
bloccare quel secondo, ma…
“E tre…”
Una scia verde tranciò la via ed illuminò di una sinistra
luce verde i palazzi vicini.
“Povero stupido…”
………………………………………….
La mattina seguente la piccola Potter stava vagando per le
strade di Londra. La sera prima aveva trovato riparo alla stazione di King’s
Cross e adesso stava vagando senza una meta precisa…forse sarebbe tornata a casa
la sera stessa…con la sua povera sorellina in quelle condizioni non poteva dare
altre preoccupazioni ai suoi genitori. Si sentiva un po’ in colpa per quella
situazione che si era creata…amava tanto i suoi genitori, ma dalla nascita di
sua sorella si era sempre distaccata. Non sapeva lei il perché.
Una lacrima le rigò il volto.
Voleva davvero tornare a casa. Ma cosa avrebbe detto ai suoi
genitori? Come avrebbe potuto giustificare il suo comportamento? Sarebbe
entrata e avrebbe detto: “Ciao mamma, ciao papà, sono tornata?” che stupida che
era…non sarebbe mai dovuta scappare, sarebbe dovuta rimanere a casa…ma si
sarebbe riscattata! Eccome se l’avrebbe fatto! Avrebbe ritrovato sua sorella,
fosse l’ultima cosa che faceva! L’avrebbe ritrovata e portata a casa dai suoi
genitori, e sarebbe cambiata! Si, quello era solo il primo passo verso un nuovo
cambiamento, sarebbe cambiata in meglio, si sarebbe impegnata nello studio e
sarebbe diventata una ragazza di cui i suoi genitori sarebbero stati fieri!
Niente più litigi, insulti e incomprensioni, si sarebbe comportata bene…e
avrebbe comprato un regalo a Ben, amava tanto Harry ed Hermione, Hermione che
era stata come una sorella per lei, eppure quel bambino…si era comportata con
lui come con Lizzie…e magari si sarebbe fatta qualche amica, perché no? Nessuno
glielo impediva, inoltre gli altri dicevano che era carina…forse si sarebbe
potuta anche fare un ragazzo…ma non come Chris! Lui era uno…lui era uno
stupido! Non si può giocare con i sentimenti di una ragazza! Gliela avrebbe
fatta pagar…ma cosa stava dicendo? Vendetta…sentiva di nuovo la vendetta! Lei
non doveva provare mai più quei sentimenti…odio, vendetta, violenza…malvagità…adesso
basta! Sarebbe diventata una ragazza normale! Ma cos’è la normalità poi…chi può
dire cosa è normale e cosa non lo è?
Janie fu presa d’assalto da un fortissimo mal di testa, e fu costretta dal dolore a piegarsi in
avanti.
“Ah…che dolore atroce…” tentò di aggrapparsi a qualcosa ma
alla fine cadette a terra atterrita dal dolore.
Janie era rannicchiata
a terra nella sua camera. Era di qualche anno più piccola e piangeva
rumorosamente, la bacchetta ai suoi piedi e la porta e le finestre serrate.
Qualcuno bussò alla
porta.
“Amore sono io…”
Era la voce di sua
madre, presto avrebbe chiamato amore un nuovo bambino, presto non avrebbe più
trattato lei come un suo dono speciale, presto lei sarebbe stata una dei tanti
figli che già aveva, lei non sarebbe stata più speciale.
“Amore ti prego apri
la porta…per te quando nascerà il nuovo bimbo non cambierà niente, lo giuro…”
la sua voce si inclinò “amore apri questa porta, voglio parlare con te…ti
prego, parliamo, in fondo, non è così brutto avere un fratellino o una
sorellina più piccoli, davvero…se apri la porta ne parliamo con calma, ti
prego…” la supplicò.
“Apri la porta amore…”
Janie si svegliò improvvisamente tutta sudata, affannando.
Il sogno che aveva avuto l’aveva sconvolta, aveva sognato il momento di rottura
fra lei e i suoi genitori. L’aveva dimenticato…aveva dimenticato quello che era
realmente accaduto. La rabbia e la gelosia per la nuova arrivata le avevano
distorto la realtà dei fatti! Non era vero che i suoi genitori non erano venuti
a consolarla, era stata lei a cacciarli bloccando la stanza con una serie di
incantesimi! Aveva anche dimenticato tutti gli sforzi dei suoi genitori per
toglierla dai guai col Ministero…eppure, anni fa, tutto questo a lei non bastò.
Tanti anni fa lei desiderava la morte di quella creatura. Desiderava che quel
bambino, per lei frutto di un terribile incidente, fosse soppresso prima che
potesse portare guai peggiori. Si vergognò molto per quei pensieri…eppure,
tanti anni fa lei era così. Il passato non si poteva cambiare, ma il futuro
veniva costruito con le azioni del presente. Si sarebbe potuta riscattare. Riscattarsi
era il suo unico, grande desiderio, riscattarsi!
Un raggio di sole, abbagliandole gli occhi, la riportò alla
realtà.
Disorientata si guardò attorno cercando di cogliere qualcosa
di familiare.
Dove si trovava? Forse i suoi genitori l’avevano trovata e
portata a casa? No, avrebbe riconosciuto la stanza dove si trovava. Qualcuno
evidentemente l’aveva trovata e portata a casa propria. Si sorprese nel
constatare che si sentiva molto più sicura in quel posto. Il letto soffice e
caldo…da quanto tempo non assaporava il piacere di dormire in un luogo caldo e
confortevole? Troppo…
Ancora molto stanca e provata, decise di alzarsi dal quel
soffice rifugio, e, a tentoni, uscì dalla stanza e si incamminò per il
corridoio. Il pavimento era di soffice legno caldo, e un delizioso profumo di
spezzatino le fece salire il petto in gola dalla gioia. Aveva desiderato
rivivere questa atmosfera familiare da tempo ormai, e finalmente aveva trovato
ciò a cui auspicava da tempo: sicurezze. Solo delle sicurezze, la sicurezza di avere
un tetto sulla testa, un posto in cui dormire, qualcosa da mangiare, e forse,
anche qualche persona che si preoccupava di lei. Sapeva benissimo che c’erano i
suoi genitori, la sua famiglia, ma la sensazione di colpevolezza rimaneva, la
paura per sua sorella rimaneva! Certo che aveva scelto il momento peggiore per
scappare di casa! Ma ormai era tardi, doveva risolvere i suoi problemi da sola,
e poi, sarebbe tornata da loro, sempre se loro avrebbero potuto mai perdonarla.
I suoi pensieri furono interrotti da una mano che le toccò
una spalla facendola trasalire. La persona che aveva dietro era una ragazza
alta come lei, magra, con dei lunghi capelli biondi e lisci, e due occhi
azzurri. Aveva stampato sul volto un sorriso divertito. Forse l’espressione di
Janie era tanto sbalordita da sembrare buffa! Certo che, si era proprio
spaventata! La ragazza parve capirlo dalla sua espressione.
“Scusa se ti ho spaventata. Non era mia intenzione, certo
che te ne stavi lì, in silenzio, immersa nei tuoi pensieri e questo è stato
l’unico modo per attirare la tua attenzione”
Janie sorrise allo sguardo pieno di rammarico e tanto buffo
di quella ragazza.
“No, hai ragione. Ma sai, quando svieni in mezzo alla strada
battendo la testa a terra, poi ti riesce difficile tornare del tutto normale”
ironizzò Janie.
“Oh beh! Allora le matte in questa casa salgono a tre! Io,
te e…”
“E?”
“E…il mio fido gatto Jon!”
“Ma bene…comunque, piacere Jennifer Potter, ma chiamami pure
Janie” disse porgendole la mano.
“Piacere, Alicia Mary-Elizabeth Whain, ma chiamami pure
Alicia. Mia madre era fissata coi nomi lunghi!” disse in risposta allo sguardo
stupito di Janie.
Un rumore sospetto proveniente dallo stomaco di Janie fece
ridere Alicia. In effetti, Jen non mangiava da molto tempo e quell’odorino
proveniente dalla cucina certamente non l’aiutava. La ragazza finse di
prendersela.
“Bene, se ti fa tanto ridere il mio bisogno impellente di
cibo…”
La ragazza tra le risate fece segno di no.
“Ma dai, scherzavo! Vieni in cucina
che è tutto pronto, non pensavo però che ti saresti
svegliata tanto presto”
Le ragazze superarono la soglia della porta ed entrarono
nella stanza. Non era grande come quella di Janie, ma era calda e confortevole.
Un gatto era placidamente seduto su un cuscino sul divanetto posto accanto al
camino, e ogni tanto muoveva il nasino come preso da uno strano prurito.
“Ah…non preoccuparti, è normale, ti avevo detto che era
pazzo no?”
Jen la guardò di bieco.
“Quindi se lui è davvero pazzo di conseguenza lo sei anche tu…”
La ragazza annuì.
“Già, e di conseguenza lo sei anche
tu mia cara, non ti salvi per niente”
Entrambe scoppiarono a ridere, e passarono il resto del
tempo mangiando, e facendo battutine cattive su quello strano gatto di nome
Jon.
Poi, Janie alzò una questione…
“Come mai vivi da sola?”
Alicia, smise di fare ballare il gatto sulle sue ginocchia e
la guardò triste.
“E’ sempre stato così, mia madre mi ha abbandonata
da bambina e da allora vivo da sola in questa casa. Non so perché se ne sia
andata…ma cerco di non pensarci. Sono dell’idea che non si debba
mai abbandonare la propria famiglia per nessun motivo. Nemmeno i motivi più
terribili. Non bisogna farlo MAI.”
Janie abbassò lo sguardo e iniziò a torturarsi le mani
bianche. Alicia sorrise rammaricata.
“Scusami…non avrei dovuto rattristarti
con questa mia storia… Parlami di te. Da dove vieni, perché ti ho trovata a
terra svenuta, e dov’è la tua famiglia?”
“La mia famiglia…i Potter…vivono a Londra.”
La ragazza alzò lo sguardo verso la finestra alla sua
sinistra. Evitava accuratamente di guardare in faccia Alicia.
“Sai, mia madre ha avuto una
bambina pochi anni fa, due anni fa…”
Alicia sorrise felice.
“Davvero? E com’è? Parlami un po’
di lei?”
Janie sentì gli occhi bruciare, e la voce
impastarsi, fissò ancora di più gli sguardi verso la finestra. Torturò
ancora più insistentemente le mani.
“E’ piccola…è davvero piccola…”
“E’ bassina?”
“Si…” sorrise a quel ricordo. “Ed è anche bellissima…ha…ha
lunghi capelli rosso scuro come quelli di mia madre,
ed ha due profondi occhi verdi sempre come lei…è un vero amore. Quando sorride si formano ai lati della bocca due piccola
fossette, e sulle guance ha una piacevole spolverata di lentiggini che colorano
la sua pelle bianca e soffice…io…” Janie sentì di non poter più parlare perché
le lacrime stavano chiedendo ancora più prepotentemente di uscire fuori, e
scorrere lungo le sue guance.
Alicia le strinse una mano comprensiva.
“Ti manca molto?”
Janie scosse il capo freneticamente.
“Allora perché non torni da lei?”
“Non posso…” singhiozzò.
“Perché? E’ molto lontano?”
“E’ stata rapita da Voldemort!”
esplose improvvisamente e iniziò a piangere calde lacrime
confortata dalla presenza di Alicia, la sua prima amica.
Alicia però assunse una strana espressione accigliata che
ricolse verso il suo gatto Jon.
“Ary devi aiutarla”
Janie non capì in un primo momento a chi si riferisse, ma poi quello che vide le fece spalancare gli
occhi.
Jon, il suo gatto, si allungò e prese forma
davanti a lei. Divenne niente di meno che Arabella
Figg! La “famosa” Arabella Figg.
Jen aveva sentito spesso parlare di Arabella Figg, colei che aveva riportato in vita i suoi
genitori e che aveva aiutato Harry molte volte. La donna, ormai anziana, si
rivolse per prima ad Alicia con tono severo.
“Aly quante volte ti ho detto che non dovevi chiamarmi Ary?”
“Beh…ed io quante volte ti ho esplicitamente chiesto di non
chiamarmi Aly?”
“Che centra!” disse stizzita “Qui
si parla del tuo comportamento indisciplinato! Recluta…si, che bella recluta
che ho! A scuola dovevano mandarti! Minerva si che ti
avrebbe fatta rigare liscia! E no una povera vecchia
come me!”
“Ed anche rimbambita aggiungerei…”
mormorò in modo che potesse sentirla solo Janie che rise sotto i baffi.
“Ah…se solo mi avessi conosciuta da
giovane! A quante reclute ho fatto abbassare la cresta…James Potter e Sirius
Black ho raddrizzato! E adesso con questa ragazzina! Ah…se solo lo sapesse Silente…che cosa imperdonabile!”
“La smetti di delirare? Sembri una vecchia pazza…” ma si
corresse subito “Ops…ma tu SEI una vecchia pazza”
Janie guardava la scena allibita, non si
sarebbe mai aspettata di vedere un battibecco inscenato da una sua
“amica” (cosa che lei non aveva mai avuto!) e la famosissima Professoressa
Figg, insegnante, ai tempi di suo padre e sua madre, durante l’addestramento da
auror.
Con due colpi di tosse la Figg riprese un certo contegno,
anche se aveva ancora le guance rosse di rabbia e una ciocca di capelli sul
viso.
“Allora Janie” fece la prima volta rivolgendosi a lei “Come
mai non sei a casa dai tuoi genitori? hanno bisogno di te, ti converrebbe tornare subito da loro
mia cara, inoltre, tu non vuoi essere
un auror e stando qui disturbi la mia, già lenta di per se, recluta”
Janie fu sorpresa di notare una nota di dispiacere nella sua
voce.
“Beh, non che io non voglia essere auror, è più il fatto di per se che già lo sono i miei genitori ed Harry…è stato
questo a spingermi a non diventarlo, una specie di ribellione contro di
loro…personalmente non conosco nemmeno più i motivi…però fare l’auror non mi
dispiacerebbe”
“Per fare l’auror ci vogliono o dei voti importanti, e delle
doti importanti” fece severamente Arabella “la stessa
lenta qui Alicia, si è distinta molto, vivendo in questa casa da sola, ha
imparato da sola a conoscere e a controllare i propri poteri anche senza
l’utilizzo della magia e di incantesimi, si è
dimostrata così portata da essere stata esonerata dalla scuola e da essere
affidata a me…che giorno infausto fu! Ah…lo ricorderò come il più brutto!”
“Zitta vecchiaccia!” la zittì subito lei “e guarda che il sentimento è ricambiato pienamente!”
“Quindi, dimmi perché io dovrei
addestrarti” disse la Figg a Jen mentre Alicia
sbuffando si voltava verso la credenza.
Janie soppesò molto la questione, in
effetti non aveva nessuna dote particolare, andava male in quasi tutte
le materie ad Hogwarts però…anche Harry andava piuttosto male ad Hogwarts,
eppure adesso era un Auror speciale…
“Lo so di non essere brava a scuola, di non essermi mai
impegnata in nessuna attività, ma adesso è diverso,
c’è mia sorella in pericolo ed io non posso stare qui con le mani in mano
aspettando che le succeda qualcosa! Lei mi capisce?”
“Stando al sicuro a scuola avresti comunque
aiutato i tuoi, ed impegnandoti li avresti anche resi fieri.”
Janie annuì decisa. “Lo so, ma non si può tornare in dietro,
bisogna solo guardare avanti, il futuro è l’unica cosa che si può controllare,
perché si costruisce con le azioni che si compiono durante il presente”
La donna guardò ammirata Jennifer, poi
disse con tono orgoglioso. “Hai ascoltato Remus vero? Quel ragazzo è sempre
stato il migliore! Cioè, anche tuo padre e Sirius
andavano bene…tuo madre era eccezionale, ma Remus era saggio, giusto e non
andava mai oltre i miei limiti imposti. Un vero gioiello che ragazzo. Allora,
dimmi come sta, tutto bene?”
“Ma certo, sta benone” poi un’idea
folgorante le attraversò la mente con un lampo, amava tanto Remus a quanto pare, quindi se avesse giocato bene le sue carte…
“Ma lo sa che remus è tanto amico dei miei genitori?”
“Ma certo” disse ancora con tono deliziato per il ricordo di
Remus la Figg “Era tanto
amico di quei due scapestrati!”
Forse, non le conveniva dire che era figlia di James…beh,
già lo sapeva, ma dirlo significava ammetterlo, e non sapeva quanto potesse essere buona la cosa!
“Ma lo sa, che Remus è il mio
padrino? Mi ha anche dato ripetizioni di Difesa Contro le Arti Oscure” mentì lei.
“Davvero?” la Figg era al settimo
cielo “Vorrà dire che inizieremo subito le lezioni!
Alicia prepara la stanza di Janie! E’ la figlioccia di Remus Lupin! Dobbiamo festeggiare!”
Janie scoppiò a ridere, e saltellando andò ad aiutare
Alicia.
……………………………………………………………………
James stava seduto comodamente sul divano di casa Potter,
leggeva “La Gazzetta del Profeta” e ogni tanto scoppiava a ridere leggendo
delle assurdità che pubblicava quel giornale!
Dopo un nuovo attacco di risa, Lily si affacciò titubante
dal bagno dove si stava concedendo una doccia rilassante.
“James…tutto bene?” disse avvicinandosi al ragazzo che si
stava asciugando le lacrime dagli occhi.
“Si…si certo” balbettò lui,
ansimando per le troppe risate “Dovresti leggere quello che scrivono su di te!”
e scoppiò di nuovo a ridere passandole il giornale.
Il Ministero della Magia ha appena dichiarato che il Tenente Auror, Lily Evans in Potter, è
caduta in un fossato circa due settimane fa. Pare infatti
che la suddetta, mentre stava cercando invano di ritrovare la figlia dispersa
in un incidente aereo babbano, sia scivolata dal
dirupo di una montagna e che abbia
riportato gravi danni mentali e psicologici. Pare infatti
che la donna non abbia superato lo shock di vedere sua figlia Jennifer
arruolarli nelle forze segrete babbane e lo shock anche dato dal primo figlio,
il bambino sopravvissuto Harry Potter sposato con l’Auror
Hermione Granger, infatti, pare che il suddetto
figlio abbia deciso di non invitarla alla nascita del suo secondo figlio e che
lo shock sia stato tale da mandarle in fumo quel po’ di cervello che le
rimaneva. Vogliamo far sapere al Tenente Potter che siamo
tutti con lui, e che qualora volesse sbarazzarsi della moglie noi siamo pronti
a riceverla.
Colin e Dennis Cannon
Lily era livida in volto e stringeva possessivamente il
giornale, mentre James rideva ancora più di gusto.
“Ma li hai sentiti James? Cosa dicono di me?”
James annuì. “Già, ora tocca a te amore. Quando
non hanno una notizia sparlano su qualche Auror,
bah…lascia stare quello che dicono! Noi sappiamo che in fondo…non sei tanto
male…”
“Ah ah” rise falsamente lei ancora
nervosa “E poi guarda Jamie! Mancano anche alcune
virgole! Ma che giornalisti sono?”
“Dai Lily, per una scemenza…”
“Uff”
Il battere d’ali di un gufo li fece voltare verso la
finestra aperta del loro Salone. L’uccello planò e tese la lettera verso la
mano aperta di Lily.
“Chissà chi è…”
Quello che lesse la fece sbiancare e far
voltare cautamente verso James. Per poi saltargli letteralmente a dosso.
“E’ Janie! E’ Janie! E’ da Arabella!!! Vuole diventare Auror e
aiutarci a salvare Lizzie!!!”
Furono troppe belle notizie per James che fu costretto a
stendersi sul divano sempre con Lily sopra di lui.
“Che bello!!!Che bello!!!Vero
James?”
James fece un sorrisino malizioso.
“Già…qui si deve festeggiare…”
“Malizioso…”
“Zitta che lo so che ti piace…”
E prima che potesse essere
contraddetto incollo le sue labbra alle sue per un lungo dolce bacio. Che non fu l’unico di quel momento…
TO BE
CONTINUED…
Wow!!!
Appena finito!!! Grazie a tutti per le rec. siete eccezionali!!!! Un kiss a
tutti! Poi magari al prossimo aggiornamento vi saluterò per bene!
Liv