Doctor Law
Doctor Law
Trafalgar
Law amava essere un medico.
Lo era
diventato per passione interessato com’era al corpo umano e agli innumerevoli
modi in cui poteva essere sezionato.
Con il
frutto del mare era diventato tutto ancora più piacevole e semplice: niente
anestesia al paziente, niente sangue durante un intervento, una camera sterile
portatile. Decisamente era tutto più facile.
E poi aveva
una ristretta clientela che gli permetteva la vita che desiderava: essere un
pirata. A ben vedere i suoi unici pazienti erano proprio i ragazzi del suo
equipaggio e diavolo se a lui andava bene così!
Solo che,
qualche volta, gli capitava di avere un paziente speciale. Dopotutto era
un pirata d’onore, lui, quindi non avrebbe mai ignorato le ferite di un altro
pirata. A meno che quelle ferite non gliele avesse provocate lui stesso,
ovviamente.
Certo, a
volte poteva capitare un paziente speciale più speciale del solito, ma
erano gli imprevisti del mestiere, suppose.
-Ehi! Giù le
tue zampacce! Mi hai sentito? Levati dalle palle, sacco di pulci!-
Trafalgar
chiuse gli occhi prendendo un respiro profondo; fece scattare la chiusura del
mobiletto dei medicinali e raccolse tutta la calma che aveva acquistato nel
corso degli anni.
-Law! Porta
subito il tuo culo qui, accidenti a te!-
Decisamente
gliene serviva molta di più se voleva arrivare a fine giornata senza un paziente
sulla coscienza.
Raccolse tra
le braccia una serie di medicamenti e si diresse verso la propria cabina,
adibita all’occorrenza per l’ospite inatteso.
Bepo ne uscì
in quel momento con la faccia più tetra che gli avesse mai visto, e sì che lui
conosceva quell’orso da una vita e lo aveva visto nelle situazioni peggiori. Ma
mai, davvero, vi aveva letto una tale voglia di uccidere qualcuno.
Il suo
secondo sbuffò dalle narici un ringhio e lui gli restituì un sorrisino di scuse,
dandogli una leggera spallata in sostegno, prima di superarlo ed entrare
finalmente nella sua stanza.
Accomodato
nel letto, sotto chili di coperte, c’era Eustass Kidd in persona.
-Giuro che
questa è l’ultima volta che accetto di curarti.- annunciò con pacatezza,
poggiando i vari medicinali sul comodino.
-Non te l’ho
chiesto io!-
- No,
infatti, lo ha fatto Killer. Ma la prossima volta potrà promettermi anche la tua
intera nave , giuro che ti lascio morire.-
Il ringhio
di Kidd fu l’unica cosa con cui quello poté ribattere, vista la velocità con cui
Law gli rifilò il termometro tra le labbra. Questo sembrò indisporre ancora di
più l’ammalato che mise un broncio da record trincerandosi dietro i propri
braccioni. Trafalgar fece un sorrisetto a mezza bocca e si dedicò alle varie
medicine, seduto su quella scomoda sedia dove aveva passato gli ultimi due
giorni.
Quando gli
sfilò il termometro, pensò che senza di quello il broncio era ancora più
evidente. Lo osservò sporgere ancora di più il labbro inferiore e arricciare
quello superiore, sbuffando dal naso a causa di quei maledetti capelli che
continuavano a cadergli davanti agli occhi; gli pizzicava il naso, rendendolo
ancora più rosso sugli zigomi, facendogli lacrimare gli occhi per la voglia di
starnutire e lui, solo per quella visione, si sentiva ripagato di qualunque
scocciatura.
Sorrise e si
permise di passargli una mano tra le ciocche rosse per scostargliele
all’indietro con la scusa di controllare la temperatura del corpo.
-La febbre
sta scendendo, dai.-
-Ah, beh,
grazie tante. Ci hai messo solo due giorni.-
-Se vuoi ti
butto in mare, così vediamo se muori prima per la febbre o perché affondi come
un sasso.-
-Tsk!-
Trafalgar
ghignò, allungando una mano a scombinargli i capelli e farglieli cadere di nuovo
sugli occhi per pura ripicca, vedendolo ringhiare e agitarsi tra il tirarli
all’indietro e il grattarsi la faccia in preda al prurito.
Dopotutto
Eustass gli piaceva un bel po’.
Certo, era
un frantumapalle di maestria mondiale, uno di quelli capaci di portarti
al folle istinto omicida nell’arco di mezza giornata, ma gli piaceva.
Anzi, forse
era proprio per quel suo caratteraccio indomabile che andava alla sua ricerca
ogni volta che approdavano sulla terra ferma. Il primo giorno di sbarco se ne
andava in giro in cerca del suo vessillo pirata o facendosi il giro di tutte le
taverne dell’isola, sperando di riconoscerne la stazza, la risata sguaiata, o
chissà, addirittura il modo di uccidere. E quando lo trovava non poteva fare
altro che stargli appiccicato al culo e molestarlo, solo per vederlo perdere la
pazienza e minacciarlo di morte, prima di sbatterlo sul primo ripiano
disponibile e farlo urlare con la stessa foga con cui un attimo prima lo aveva
mandato al diavolo.
Non poteva
farci niente, adorava averlo tra i piedi.
-Che diavolo
hai da guardare, maledetto?- ringhiò Kidd un istante prima di essere colto da un
attacco di tosse che gli risucchiò tutta l’energia accumulata fino a quel
momento. Trafalgar lo spinse di nuovo a stendersi tra i cuscini con fermezza e
gli rifilò una generosa cucchiaiata di sciroppo.
-Sta buono,
dai, o finirà che dovrai stare qui più del dovuto.-
-Che Roger
me ne scampi!-
Lui alzò gli
occhi al cielo, divertito nonostante tutto.
-... ehi, me
lo accendi?-
Per un
attimo Trafalgar non capì; corrugò le sopracciglia da sotto il cappello,
sbattendo le palpebre e seguendo lo sguardo incerto di Eustass. Solo quando mise
a fuoco lo stereo portatile poco distante da loro, capì. E ghignò.
Killer lo
aveva portato il giorno prima con una serie di scuse per il suo capitano sul
perché aveva tardato tanto a portarglielo – qualcosa sul caos impossibile
esistente nella cabina del capitano – e Eustass era sembrato illuminarsi; aveva
sporto il muso dalla coltre di coperte come ad annusare l’aria in cerca di
qualcosa e aveva sbraitato l’ordine di accenderlo all’istante. Trafalgar era
certo che se avesse potuto avrebbe anche scodinzolato.
Sospirò con
un sorrisetto divertito e si alzò dalla sedia, raggiungendo il piccolo stereo.
-A una
condizione, non voglio vedere più una cosa come quella di ieri.- lo minacciò,
vedendolo arrossire dall’imbarazzo al di sopra dell’influenza.
-Non so di
cosa tu stia parlando! Ieri non è successo nulla!- sbottò sulla difensiva, la
voce un po’ troppo stridula però per uno che aveva la coscienza pulita.
Trafalgar gli concesse un’ultima occhiata divertita prima di premere play
e sentire l’incipit di pianoforte spandersi nell’aria. Per fortuna non era la
stessa canzone del giorno prima.
Nonostante
tutto Eustass durò altre tre, quattro note, poi cominciò a capitargli qualcosa
di decisamente bizzarro: le rughe tra le sue sopracciglia si spianarono,
scivolando via insieme all’espressione perennemente ringhiosa che si portava
addosso.
Law lo vide
combattere ancora per un po’, cercando di dimostrare chissà cosa a chissà chi,
lui, probabilmente; si appoggiò con il sedere alla scrivania e osservò la
metamorfosi avvenire: i suoi tratti indolcirsi, il respiro rallentare fino a
diventare un lieve alzarsi e abbassarsi del torace, gli occhi chiudersi e
vibrare un attimo appena, prima di dichiarare resa.
Un attimo
dopo dormiva pacifico mugolando le ultime parole di quella canzone che sembrava
avere il potere di calmarlo qualunque cosa succedesse.
Trafalgar
spense lo stereo e si chiuse la porta alle spalle, dopo aver rimboccato le
coperte al suo paziente più difficile e avergli scostato i capelli dal viso
affinché non lo infastidissero ancora. Si stiracchiò tutto, salendo sul ponte,
deciso a vedere se ci fosse qualcosa da mangiucchiare prima di rimettersi a
lavoro sulle carte navali così da poter ripartire appena rimandato il caro
Eustass dai suoi uomini.
Peccato
non potermelo tenere, però.
***
Nota dell’autrice: tutta tutta tutta per il
compleanno di Stateira, il mio delizioso Eustass Kidd, per farle gli
auguri con tutto l’affetto e l’amore che posso provare per lei. Che è enorme,
sappiatelo, santissimo Roger!
Chiedo scusa se sembrerà oscura o non proprio IC, ma è la prima volta che prendo
seriamente in mano questi due e l’ho fatto solo per lei, quindi: tanti auguri,
amorino mio. E grazie di tutto, davvero<3.
Notina della festeggiata: Giusto perché sappiate che
amo Koorime. Che già mi pare una cosa importante. Lei mi ha fatto questa
sorpresa, ma io le ho fatto una contro-sorpresa pubblicando oggi il secondo
capitolo della mia long.
La amo davvero molto.
Sì, perché questo regalino che mi ha fatto fa parte dell’universo di 315.000.000
Berry Bitch, e va letta in quell’ottica. Lei è stata davvero molto, molto dolce
a non sbottonarsi troppo per non rivelare cose che sono in procinto di accadere,
ma sa tutto. Se io sono in regia, lei è l’assistente che bada a tenere buono il
cast, soprattutto Gene Simmons. Che, vi assicuro, non è facile. Ha tre palmi di
lingua, quell’uomo, e ha tutta l’intenzione di usarla.
Perciò sì, Kidd chiede la radio a Killer perché vuole sentire i Kiss, e sì, si
addormenta su una canzone ben precisa che sarò felice di comunicarvi
prossimamente. Anche i misteriosi fatti “del giorno prima” dipendono da una
canzone altrettanto precisa, e anche di quello saprete tutto al più presto. Ah,
e riguardo alla “cabina del capitano”, voi non avete idea...
Quindi, fatemi un favore, mettete questo gioiellino nelle storie da ricordare,
o nelle preferite, insomma, appuntatevela, che quando vi darò il segnale potrete
tornare a leggervela e a gustarla appieno.
L’ho già detto che la amo?
Beh, ti amo.
Nel nome dei guanti fucsia, di Cher e degli idraulici.
E a proposito... I don’t wanna get arrested. <3
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