BiSOGNA SEMPRE ASSAGGiARE…
Era una calda sera
d’estate, a Konoha.
Il sole, prossimo a sparire fra le nuvole all’orizzonte,
tingeva il paesaggio di un rosso così intenso, che pareva innaturale.
Tutto era
tranquillo e silenzioso…
«Aah! Non capisco
perché Sakura-chan ha insistito così tanto per farmi tornare a casa da solo!
Sono convalescente, per la miseria!», sbottò un biondo di nostra conoscenza.
Naruto era appena
stato dimesso dall’ospedale: la battaglia con Sasuke non era stata una passeggiata.
E mentre l’amico era ancora costretto a letto - vigilato costantemente da
Sakura -
lui se l’era cavata, per così dire, con qualche graffio ed una gamba rotta.
Certo, Naruto era
ben felice di poter tornare finalmente a casa… Ma con quelle benedette stampelle
-
con le quali stava ancora cercando d’intraprendere una relazione stabile - era
davvero un’impresa!
Nonostante ciò,
tra un borbottamento e l’altro, il ragazzo riuscì a raggiungere il suo
appartamento.
Arrivato alla porta, mise la chiave nella serratura a due
mandate.
«Ma cosa…?»
Strano. La porta non era chiusa come avrebbe dovuto: invece
che due giri di chiave, gli era bastato darne uno.
Chi c’era in casa?
Entrò cautamente - mentre pregava che le stampelle non gli giocassero
qualche brutto scherzo proprio in quel momento -, e si mise in ascolto.
Sentì dei rumori provenienti dalla cucina.
“Chiunque sia…
Se tocca il mio ramen…”, pensò il biondo, mentre avanzava a passi
lenti.
Arrivato, si
nascose dietro il muro che separava la cucina dal corridoio, e sporse
lievemente la testa oltre quello, cercando d’identificare l’intruso. Ma non
vide nulla.
Allora decise di sporgersi di più, e in quel momento…
- CRASH! BUM! DENG! -
«Wah!». Naruto
prese un colpo, così si rinascose velocemente dietro il muro.
Che accidenti
succedeva in quella casa?
«Oh, cavolo!»,
esclamò una voce gentile da dentro la cucina.
Naruto la riconobbe. Così uscì allo scoperto. Sì, era
davvero…
«Hinata-chan!»
«Waah! N-Naruto-kun! Mi hai
spaventata!»
«Io, ti ho spaventata?? E tu?! Sono rimasto
nascosto dietro un muro, credendo fosse qualche poco di buono!!!», sbottò
Naruto.
«Oh! Scu-Scusa!
Hai ragione! Perdonami!»
«No, fa nulla. Ma…
Come mai sei qui? Come hai fatto ad entrare?», chiese il biondo, sorpreso.
Hinata arrossì. «Ah, ecco… Sakura mi ha fatto entrare
stamattina. Visto che sei stato in ospedale, ho pensato di sistemarti un po’ la
casa… E adesso mi sarei messa a preparare la cena… Se le pentole fossero
rimaste al loro posto, e non mi fossero crollate addosso non appena ho aperto
la credenza!», spiegò, gettando un’occhiata alle pentole a terra, vicino a lei.
«Oh, mamma! Ti sei
fatta male?!», domandò Naruto, sporgendosi verso di lei, preoccupato.
«Ah! No, no! Tutto
apposto, davvero!», disse lei, agitando le mani.
«Ok… Mpf…Ahahah! Certo che sei
davvero buffa Hinata-chan!», ridacchiò il ragazzo, osservando la situazione.
Vedere Hinata
inginocchiata a terra, con quel suo bel viso imbronciato seminascosto da una
cascata di lunghi capelli scuri, completamente sovrastata dalle pentole, era
una scena esilarante.
Con quell’insolito
vestito lilla, leggero. Corto, fin sopra le ginocchia, lasciando che
s’intravedessero le sue gambe nivee. Con due semplici, sottili spalline a
trattenerlo dallo scivolare…
“Com’è carina…
Eh? Ma che vado a pensare?!”, pensò Naruto, scrollando subito dopo la
testa.
«Naruto-kun? Stai
bene?»
«C-Cosa?», fece
Naruto, con Hinata che lo fissava.
«Ti ho chiesto se
stai bene», ripeté, pazientemente, lei.
«Ah, sì! Mi sono distratto, scusa»
«Ok…»
«Ok…»
Ci fu un momento d’imbarazzante silenzio, durante il quale i
due si scambiarono qualche fugace occhiata, arrossendo e distogliendo poi lo
sguardo.
«Dunque… V-Volevi
preparare qualcosa? Ho capito bene?», riuscì a balbettare Naruto, con lieve
imbarazzo.
«S-Sì… Ah! Sì! Ora
metto in ordine e comincio! T-Tu… Perché
non ti stendi un po’ a letto? La gamba ti farà male, immagino…»
Naruto sorrise. «Nah! Solo un leggero fastidio. Comunque,
c’è del ramen. Lo mangiamo insieme…se vuoi…», rispose, mentre un leggero
rossore tingeva le sue guance.
Hinata, di principio arrossì, ma cercò di riprendersi.
«No!», disse poi,
secca.
Naruto sgranò gli occhi. «N-No?» “Già… Nessuna ragazza
sana di mente vorrebbe passare del tempo con me…”, pensò Naruto,
rabbuiandosi.
Hinata sembrò leggergli dentro, così si spiegò
immediatamente.
«A-Aspetta! Non
intendevo dire che non voglio mangiare con te!»
Naruto s’illuminò. «Davvero?», chiese, palesemente felice.
«Certo…», sussurrò
lei.
«E allora cosa…?»
«Intendevo niente
ramen»
«Cosa??? Perché
mai?!»
«Perché ho deciso
così! Su! Fila a letto! Poi ti chiamo!», disse lei, cercando di sembrare
autoritaria.
«O-Ok…». A quanto
pare, sembrava aver funzionato.
Così, mentre
Hinata si dava da fare ai fornelli, Naruto andò verso la propria camera.
Nel farlo, non poté non accorgersi della pulizia che regnava
in quella casa.
«Wow…», si ritrovò
a dire il ragazzo, osservando la cura con cui tutto era stato riposto in maniera
ordinata, e spolverato.
A lui - che
la parola “ordinare” la usava solamente al chiosco di ramen -
tutta quella pulizia faceva strano.
Da un lato, si
sentiva a disagio, perché non era abituato ad avere qualcuno che gironzolasse
per quella casa, oltre lui. Dall’altro però, l’idea che quel qualcuno si
fosse preoccupato per lui, al punto di fargli trovare tutto in ordine al suo
arrivo; al punto di mettersi a cucinargli qualcosa di caldo, diverso dal solito
ramen istantaneo… In poche parole, l’idea che Hinata condividesse il suo stesso
spazio, la sua stessa aria… Gli dava uno strano senso di calore.
In camera, Naruto
si stese a letto, incrociando le mani sotto la testa e inchiodando lo sguardo
al soffitto.
“Hinata…”,
pensò, prima di chiudere gli occhi ed addormentarsi.
Hinata!
Vattene via di qui! È pericoloso!
No,
Naruto-kun! Non posso permettere che ti faccia del male! A te che mi hai sempre
aiutato così tanto! Non posso andarmene, Naruto-kun… Perché ti amo!
«Hinata!!!».
Naruto si svegliò di soprassalto, un’ora dopo.
Ora ricordava!
Come poteva essersene dimenticato?
“È vero… Dopo
quella volta, non abbiamo più avuto modo di parlarne… Lei… Lei mi… Lei mi ama?
Ama me?”
Era confuso.
Confuso ed eccitato nello stesso momento.
Sentirsi amati. Spesso si era chiesto cosa volesse
dire. Ora lo capiva.
Ora capiva perché sentiva quel calore all’idea che Hinata
fosse accanto a lui.
Ora capiva perché Sakura voleva che tornasse a casa da solo.
Ora capiva ogni cosa.
«Io… Anche io la
amo…», concluse il biondo, sfiorandosi la fronte con la mano tremante.
Sorrise, raggiante come non mai.
Naruto Uzumaki,
aveva trovato l’amore.
Scese velocemente
dal letto, dimenticandosi della gamba malandata. Ma se ne ricordò non appena
sbatté il tallone a terra, procurandosi un dolore lancinante.
«Ma porc... Ok!
Calma, Naruto! Pensa… Ora devo.. Solo dirglielo, no?».
A questo seguì un attimo di silenzio.
«Argh! Dirglielo!
Ma chi voglio prendere in giro? Le sole cose che ho appreso sulle donne, le so
grazie all’Ero-Sennin! Ma non mi sembrano affidabili in questo momento… Uff…
D’accordo. Userò l’istinto, come al solito», disse, calmandosi un poco.
Fece per
avvicinarsi alla porta della camera, quando sentì bussare.
«Naruto-kun?
P-Posso entrare?»
Tu-tum. “Calma Naruto. Devi solo dirle di sì.
Coraggio!”
«C-Certo. Vieni»
La porta si aprì, ed Hinata si affacciò, incerta.
«Tutto bene? Hai
riposato un po’?», chiese lei, con un sorriso timido.
«S-Sì, grazie». “Cavolo,
Hinata! Se mi sorridi così, non mi faciliti le cose!”
«Ok. Vieni? È
pronto»
Naruto la fissò, imbambolato. Se voleva concludere qualcosa,
doveva tirare fuori il coraggio!, pensò.
Sorrise. «Eccomi», e la raggiunse.
«Che profumo
delizioso…», disse Naruto, sognante.
Hinata ridacchiò. «È già qualcosa», disse.
Naruto vide la
tavola apparecchiata per due, e sorrise. Ad ogni passo, sentiva sempre di più
che quella era la strada giusta.
«Naruto-kun? Vieni
qui», lo chiamò la mora, mentre trafficava con i piatti.
Naruto le si avvicinò,
e fu allora che si accorse della moltitudine di pentole poggiate sui fornelli;
ognuna con un profumo diverso e invitante.
«Hinata-chan! Non
serviva che preparassi tutte queste cose!»
«Ma che dici?
Dobbiamo festeggiare la tua guarigione e il ritorno di Sasuke!»
«È vero… Grazie,
Hinata», disse dolcemente il ragazzo, togliendo appositamente il suffisso
“chan”, per vedere la reazione.
E Hinata, come da copione, sgranò gli occhi e arrossì.
«Comunque…»,
aggiunse poi Naruto, per sdrammatizzare «Ancora devo capire perché niente
ramen!»
Hinata si calmò. «Perché fa male! Non puoi mangiarlo
costantemente! Devi variare, ogni tanto!», lo rimproverò la mora.
«Eh… È che non
sono abituato… E se poi non mi piace?», chiese, indicando il contenuto di una
pentola a caso.
«Naruto-kun»,
sospirò Hinata, paziente. «Prima di dire che una cosa non ti piace, la devi
assaggiare», concluse poi, porgendogli un cucchiaio di stufato.
Naruto sbuffò. «D’accordo. Ma solo perché l’hai
preparato tu», e detto questo, le prese dalla mano il cucchiaio e assaggiò.
«Allora?», chiese
Hinata, ansiosa.
Naruto ci pensò su.
«È buono!»,
esclamò poi.
«Te l’avevo detto!
Ora prova questo», commentò lei, prendendo con la forchetta una polpetta di
carne.
Naruto rifletté.
«Mmm. Solo se
l’assaggi anche tu», dichiarò poi, a braccia conserte.
Hinata lo fissò, stranita.
«O-Ok»
Naruto sorrise gaio.
Poi, mentre fissava
Hinata con sguardo penetrante, avvicinò le labbra alla polpetta e ne addentò
metà; ma in maniera così sensuale, che Hinata finì per darsi mentalmente della
stupida, al pensiero di essere lei al posto di quel pezzo di carne.
Naruto cercò di non sorridere di fronte all’espressione di Hinata,
completamente stravolta.
«Yum! E’ buona!
Buonissima! Hinata, sei una maga in cucina!», si complimentò lui, dopo aver
gustato la sua metà.
«Ah… G-Grazie»,
disse a stento lei, ancora assorta.
«Su! Assaggia la
tua parte», disse il biondo, indicando quel che restava.
Hinata avvampò. «M-Ma! I-Io!», tentò di obiettare la mora.
Ma Naruto non era dello stesso parere.
«Forza! Devi
provare assolutamente», e mentre parlava, prese ciò che restava della polpetta
fra le dita. Quindi l’avvicinò alla bocca di Hinata, che la schiuse poco a
poco, timidamente.
Nel farlo, Naruto poté così sfiorare le sue morbide labbra;
sentire il respiro caldo e irregolare di lei sulle sue dita.
Dopo quel gesto,
Hinata si voltò rapidamente verso i fornelli nella speranza di evitare quei due
splendidi occhi di cielo, che ora la fissavano con curiosità.
«A-Allora… Dimmi:
cosa vorresti assaggiare, adesso?», chiese, armeggiando nervosamente con le
pentole.
Naruto parve pensarci su. “O adesso… O adesso!”
Il biondo la fissò
con decisione; Hinata se ne accorse ed arrossì ulteriormente.
«N-Naruto-kun, hai
deci…!»
Ma le rosee labbra della mora non riuscirono a pronunciare
altro, perché intrappolate fra quelle calde di Naruto. Un bacio piuttosto
innocente, dettato forse dall’inesperienza. Eppure, nonostante tutto, a loro
bastava; entrambi riuscivano a percepire i sentimenti dell’altro anche con quel
semplice, dolce gesto.
Qualche istante
dopo, si separarono lentamente, perdendosi l’uno negli occhi dell’altra,
balbettando qualche lettera incomprensibile.
Alla fine, Naruto le sorrise ancora, per poi riavvicinarsi a
lei, alle sue labbra, in un bacio meno casto di quello precedente; mentre le
mani timide di lei assaporavano per la prima volta un corpo di uomo - del
suo -,
e le calde e avvolgenti braccia di lui per la prima volta, stringevano un corpo
di donna.
La mia
donna, pensò Naruto.
Si separarono nuovamente, anche se di malavoglia, col fiato
corto e le labbra un po’ gonfie e rosse.
«Ti amo, Hinata»
Hinata sorrise, trattenendo a stento le lacrime. «Ti amo…
Naruto»
E si strinsero in un altro forte abbraccio. Uno, di chissà
quanti altri.
«Comunque, per la
cronaca…», disse Naruto, guardando Hinata negli occhi.
«Questo… È
decisamente più buono del ramen», concluse poi, sussurrandolo sulla bocca di
lei.
Dopo un momento di
stordimento, Hinata annuì, ridendo.
«Visto? Bisogna
sempre assaggiare», rispose lei, divertita.
«Già -
growl! -…
A proposito… Mi è venuta un po’ di fame!», ridacchiò Naruto.
«Per fortuna! Così
riusciamo a finire tutto»
«Per forza! Anche
perché -
e qui la baciò -
abbiamo molto altro da festeggiare»
Hinata sorrise di gioia, saltandogli al collo e ricambiando
il suo bacio.
«Ti amo!», disse
lei, finalmente senza paura.
«Ti amo!», rispose
lui, finalmente vivo.