Passeggiata

di Takke
(/viewuser.php?uid=18436)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.





Passeggiando per strade d'un cemento desolato,
raccolgo idee che avrei lasciato volentieri a terra.
Del resto non sarebbero molto chiare, né troppo consone al pensar comune,
ma l'attrazione era troppo forte per via del loro acceso barlume.
Guerra, fabbriche e fumo non son certo nel mio pensiero,
ma mi rattristo che tutto questo appartenga alle soglie d'un mondo nero
e marcio che si raccoglie attorno ad un fuoco per vederne la legna bruciare.

Legna? Alberi, fronde e fresche acque!
È l'idillio d'un tempo ch'è ormai spento e che non trova più radici.

Ma che dici?

No, non c'è più speranza per il sogno, per l'estro e l'ozio.

Eppure l'aria n'è intrisa!

Così pare solamente.
Il pensier non ha più frutto, ma soltanto attesa e l'opra viene sempre meno.
Preferivo il tempo dei prodi e degli audaci, dei presagi e dei prodigi, dell'auriga e dell'oplita.


Il tempo m'è nemico, com'anche il sorriso del moderno scherno.

Non ridiamo. Siamo leali.

Menti. Morale, mantra e mori non son più vostre usanze.
Moneta rispecchia più il vostro dire.

Non ridiamo. Siamo impegnati.

Utile solo per chi non ha altro con cui occupare il tempo.
Ma almeno non ne sentite la mancanza e chiusi in una stanza vi par di vivere appagati.


Quant'è ostile il tempo!
Nel passo d'un vecchio risiede un mondo intero in movimento.

Frena!

Quanto costa fermarsi un attimo?

Nulla.

Dubito tu lo sappia.
Ché il tempo migliore si trascorre in culla.








Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=493769