Nokia – CoNnEcTiNg PeOpLe
D’accordo, sicuramente era un
aggeggio tecnologico: altrimenti non si spiegavano il monitor scuro –
sicuramente a cristalli…liquidi, si diceva?- esteso per l’intera lunghezza del
piccolo parallelepipedo e i materiali impiegati. Però, da lì a determinare a
cosa servisse e come funzionasse, c’era un abisso: Tino gliel’aveva messo in
mano quella mattina, con la scusa che “i suoi ingegneri volevano un collaudo” e
poi era sparito a fare chissà cosa, lasciandolo alle prese con quel coso.
Dopo averlo studiato sotto
diverse inclinazioni, provò ad esercitare pressione sulla superficie liscia
dello schermo; quello reagì immediatamente, illuminandosi con gran sfoggio di
colori e restituendogli la vista di un panorama invernale su cui campeggiava a
lettere cubitali la parola “NOKIA” circondata da una serie di disegnini.
…però.
Berwald
stava ormai perdendo interesse, ad analizzare quell’aggeggio, ma in quel
momento Tino rientrò in casa trascinandosi dietro un sacchetto della spesa,
colmo di cibarie. Il tempo di arrivare in cucina, posare la busta sul tavolo,
salutarlo con un “Su-san!” particolarmente allegro, e
il danno era fatto: i suoi occhi azzurri registrarono la visione di uno Svezia perplesso affaccendato sull’analisi di una delle
ultime creazioni della ditta suo fiore all’occhiello, e le labbra s’incurvarono
in un sorriso vagamente divertito.
-Oh, ti sei deciso a provarlo!
Allora, come ti sembra?-
Berwald
si strinse nelle spalle, abbandonando il marchingegno infernale sul ripiano e
alzandosi in piedi per dare una mano a sistemare, prendendo consegna del
mangiare che andava sistemato negli scaffali più alti. La tecnologia non gli era mai stata simpatica, a lui, preferiva di gran lunga
oggetti facili da comprendere, da costruire e da smontare. Che poi fossero comprensibili solo e unicamente a lui, era un altro paio di
maniche.
-…non funziona- commentò atono,
afferrando un pacco di biscotti dalle mani del compagno e aprendo una delle ante del mobiletto. Finlandia spalancò gli occhi,
stupefatto da quelle parole, prima di fare dietro fronti, acchiappare
l’apparecchio e iniziare a svelargli i suoi arcani, iniziando dall’imprimergli
un moto di traslazione perpendicolare alla sua lunghezza, con il risultato che
il piccolo apparecchio si aprì in due parti distinte
-Ma come, è semplice! È un
cellulare di nuova generazione, ha la tastiera integrata per navigare su
Internet, mentre invece l’homescreen è utilizzabile
in T-touch…se schiacci qui accedi alla tua e-mail,
mentre invece la fotocamera…- e nell’arco di tre secondi, Tino si era
trasformato in un mostro dell’informatica, parlandogli senza sosta delle
mirabolanti innovazioni del cellulare, mentre le sue dita smanettavano alla
velocità della luce su tasti più o meno invisibili attivando o mostrando programmi
e funzioni diverse. Almeno finché Svezia non decise che stava animandosi troppo
e optò per sottrargli il malefico strumento dalle mani.
-A che dovrebbe servire?- chiese,
fissandolo dritto negli occhi chiari. Tino ebbe un tremito di panico, perché
conosceva bene quel tipo d’occhiata, ma alla fine prevalse l’orgoglio per la
sua tecnologia, tanto che riuscì a proseguire assumendo solo una sfumatura
d’imbarazzo.
-Beh, è progettato per poter
accedere a una connessione HSPA e Wi-Fi ed è dotato
di sistemi di Instant Messanging
e Skype…per tenerci sempre in contatto, anche quando
siamo lontani. In viaggio, per esempio- concluse, distogliendo rapido lo
sguardo avvertendo le guance andare a fuoco dall’imbarazzo.
Svezia lo fissò con intensità per
qualche altro secondo, forse cercando di stabilire il significato di tutto il
discorso complicato pronunciato da Finlandia, poi portò gli occhi a
concentrarsi sul telefonino che ancora stringeva tra le mani.
-…Non serve. Non starò lontano da
te-
E il sofisticatissimo cellulare
che gli ingegneri finlandesi – o chi per loro- avevano progettato con tanta
curia e tanto amore, finì dritto dritto
nella pattumiera senza una parola di più da parte del suo “collaudatore”. Tino
fissò imbambolato la scena, incapace sulle prime di reagire, spostando più
volte lo sguardo dal coperchio che si chiudeva inarrestabile sul suo gioiellino
tecnologico e le mani vuote di Svezia che tornavano ad occuparsi della spesa;
poi cominciò a balbettare e a strillare nello stesso momento, cercando di salvare
il salvabile.
Dal canto suo, Berwald fissò perplesso la scena, non riuscendo a
comprendere i motivi di tanta disperazione. Perché mai avrebbe dovuto viaggiare
separato da sua moglie?
Piccola ideuccia, piccina picciò. Sì,
quello lì è un nokia N900. No, non voglio fare
pubblicità occulta XD e no, non ci capisco niente di tecnologia U__U
Ricordo che la Nokia è finlandese. E “connecting
people” è il suo motto.
To Rota, con tanto amore. Perché mi sopporta
sempre, ancora deve spiegarmi come fa. To you <3<3
A prest
Besitos, wolvie