1.
Who is he?
Martedì 16 aprile
Madelyn's
Pov.
Non alzo lo sguardo dal piatto
e ingurgito una forchettata di spaghetti al pomodoro dietro l'altra,
fermandomi solo per bere un sorso d'acqua dal bicchiere che ho davanti.
C'è
un'insopportabile tensione nell'aria. Mamma e papà stanno
parlando da mezz'ora, ma io non li sto ascoltando, troppo presa nei
miei pensieri.
«Madelyn»
mi chiama mia madre.
Alzo di scatto il capo
e resto immobile a fissarla.
«Avrei
piacere se venissi anche tu oggi pomeriggio.»
«Dove?»
chiedo io, corrugando un sopracciglio.
«Al funerale
di cui tuo papà ed io abbiamo parlato fino a due secondi
fa!» esclama, con stizza.
Faccio un timido
sorriso, risentita.
Lei alza gli occhi al
cielo, con un sospiro stanco.
A questo punto
interviene il babbo, che le accarezza dolcemente la schiena.
«Stava
pensando alle sue cose, Lori» mi giustifica lui.
Guardo mio padre con
un sorriso che va da un orecchio all'altro. Lo adoro, per due
principali motivi. Il primo: è praticamente uguale a me
fisicamente (ho i suoi stessi capelli castani e i suoi stessi occhi
verdi); e il secondo: ho il suo identico carattere e abbiamo gli stessi
interessi; ad esempio sono molto protettiva nei confronti di mia
sorella (come lo era lui con la zia Cleo, mi ha confessato l'anno
scorso) o, come lui, mi piace da impazzire l'italiano, i libri e tutti
ciò che riguarda in generale la letteratura. Mia sorella
Carlotta invece è la fotocopia di mia mamma: ha il suo
identico colore di capelli rosso e gli occhi nocciola; ed anche lei ha
la sua medesima passione per il canto.
«Oggi devo
studiare» replico io, dopo una piccola pausa.
«Durerà
al massimo un'ora e mezza» ribatte mia madre, con sicurezza.
«Ma...»
balbetto, cercando qualche scusa convincente. «Non lo
conoscevo neanche!»
Lei stringe gli occhi.
«Era un caro amico di tua madre, non ti basta?»
C'è un
attimo di silenzio, in cui io e lei restiamo a guardarci con le
palpebre socchiuse. Serro la mascella e di conseguenza irrigidisco i
lineamenti del viso. Non voglio aprire la bocca per paura di mettermi a
urlare come una pazza.
E allora deve
importare a me?
Faccio un profondo
respiro. «E perché dovrei venire proprio io? E
Carlotta no?»
«Ma ho solo
dieci anni!» sbotta subito mia sorella.
Mi volto verso di lei
e la guardo in cagnesco. «E allora?»
«Non sono
mai stata ad un funerale!» risponde lei, prontamente.
«E
allora?!» ripeto, alzando il tono di voce.
«Bambine
basta!» interviene mia madre, gridando.
«Dillo a
lei, bambina» borbotto, irritata.
«Ma tu ti
comporti come tale» obietta lei, alzando un'altra volta gli
occhi al cielo.
Prosegue un minuto di
assoluto silenzio.
Non riesco
più a sopportare. Mi alzo improvvisamente dalla sedia,
mollando un pugno sul tavolo con rabbia. «E poi ti lamenti
che prendo brutti voti!» urlo, correndo in camera mia.
Quando entro, sbatto
la porta senza preoccuparmi che faccia troppo rumore.
Dio, che nervoso.
Mi lascio cadere a
peso morto sul letto, chiudendo esausta gli occhi.
Dopo pochi minuti,
sento che si è aperta la porta. Non dico nulla e non voglio
nemmeno vedere chi è che rompe le cosiddette scatole.
«Ehi»
Una voce maschile che riconosco immediatamente.
Apro gli occhi e
istintivamente sorrido.
«Ho convinto
la mamma a lasciarti a casa» sussurra mio papà,
sedendosi accanto a me.
Alzo un poco le
spalle. «Tanto» sospiro poi.
«Cosa?»
mi chiede lui, dolcemente.
«Nel senso
che comunque a lei darà fastidio che non sono venuta e tutte
le solite storie» rispondo, distogliendo lo sguardo.
«Sì,
ma hai ragione tu, in fondo. Domani non hai una verifica
importante?»
Annuisco, con poco
entusiasmo. «Sì, di psicologia.»
Frequento il liceo
socio-psico-pedagogico. Lo so, è lungo e difficile da dire,
o almeno così dicono. Io ci ho impiegato esattamente un
giorno ad imparare a dirlo correttamente senza incespicarmi con le
parole.
«Studia,
allora» dice, facendomi un buffetto scherzoso sulla guancia,
dopodiché si alza.
Lo guardo allontanarsi
sorridendo. Per fortuna che c'è lui.
Il mio cellulare
inizia a squillare improvvisamente. Sobbalzo un poco, poi lo tiro fuori
dalla tasca dei pantaloni e guardo il display. Schiaccio il pulsante
verde con un sorriso sulle labbra, dopodiché mi sdraio
supina sul letto. E' Cristina, la mia migliore amica.
«Ciao!»
«Buongiorno
bellissima» mi saluta lei, raggiante. «Come
stai?»
«Insomma»
borbotto, stringendo le palpebre.
«Cosa
è successo?»
A questo punto, con un
sospiro, le racconto tutto tormentandomi le mani.
«Ah»
fa lei, appena ho terminato di parlare. «Magari è
nervosa.»
«Sì,
ma Cri! Sono settimane
che è nervosa!» esclamo io, esasperata.
«Resisti»
insiste lei, determinata. «E' solo un periodo, ne sono
sicura.»
«Speriamo»
concludo io, guardando il soffitto, sconsolata.
«Allora ti
lascio che devo studiare psico. Non ho ancora aperto libro,
io» dice lei, d'un tratto.
«Anche
io» ammetto, guardandomi i pollici dei piedi. «Ci
vediamo domani, tesoro.»
«A
domani» mi saluta, subito dopo chiude la chiamata.
Resto ancora qualche
minuto sdraiata, fissando il soffitto. Dopodiché mi tiro a
sedere e decido di iniziare a studiare, con una smorfia.
Non ho una cavolo di
voglia, eppure devo.
«Madelyn!»
Sento la voce acuta e terribilmente fastidiosa di mia sorella che mi
chiama dalla sua stanza.
«Che
c'è?» sbotto, irritata, interrompendo il ripasso
di pagina centocinque.
«Quando
tornano mamma e papà?» domanda a voce alta per
farsi sentire.
Spero il più tardi
possibile, mi ritrovo a pensare.
«Non ne ho
idea» rispondo, tornando al libro che ho sulle ginocchia.
«Allora mi
accompagni tu a scuola dopo?»
Spalanco occhi e
bocca. «Perché?!»
«Ho le prove
generali per la recita di sabato e la maestra ha detto che non possiamo
assolutamente mancare» spiega lei.
Scatto in piedi e,
inviperita, mi dirigo a passo spedito verso la sua camera. Spalanco la
porta ed esclamo: «E non glielo hai ricordato alla
mamma?»
«Pensavo lo
sapesse» replica lei, sfogliando un libro mentre siede
comodamente sul letto.
«Con tutto
quello che ha da ricordarsi» sospiro io.
«E allora mi
accompagni tu? Io da sola non ci vado» afferma lei.
«A che
ora?»
Carlotta guarda per un
attimo il suo orologio, poi mi guarda e risponde: «Tra
quindici minuti.»
Faccio un vago gesto
col capo. «Però preparati subito, ho poco
tempo.»
Dieci minuti dopo,
stiamo camminando a passo spedito verso la scuola di Carlotta. Mi sono
data una velocissima sistemata ai capelli, poi ho indossato le scarpe e
la giacca. Non mi importa dello stato in cui sono... e poi ci saranno
praticamente solo bambini, che me ne importa?
«Devi
accompagnarmi dentro» fa Carlotta, d'un tratto.
«Perché?!»
sbotto, alzando le sopracciglia.
«Non so
qual'è la sala e ho paura di perdermi» risponde
lei, esitante.
«Perché,
secondo te, io so dov'è?!» ribatto, stizzita.
Carlotta mi guarda con
un'espressione da cucciola impaurita che chiede aiuto.
Alzo gli occhi e
faccio un sonoro sospiro. «E va bene» acconsento
poi, con malavoglia.
Quando siamo
finalmente dentro, mi guardo intorno e non vedo anima viva. Prendo la
mano di Carlotta e le ricordo che io non ho ancora finito di studiare e
di darsi quindi una mossa.
«Sì!»
esclama lei, esasperata.
Allungo il passo e di
conseguenza mi ritrovo a tirarle il braccio.
«Sbrigati!» la riprendo.
Dopo qualche minuto,
troviamo una porta con appeso accanto un cartello.
«Ecco»
affermo, appena ho finito di leggerlo. «Sono qui le
prove.»
Carlotta fa un timido
passo e appoggia la mano sulla maniglia, poi si volta a guardarmi,
stupita. «Non vieni?»
«Ti ho detto
che ti accompagnavo, non che sarei stata tutto il tempo a vedere una
stupida commedia teatrale di bambini di dieci anni.»
Okay, non sono mai
stata una persona troppo decisa. Mi lascio corrompere abbastanza
facilmente, e infatti in questo momento mi ritrovo seduta in prima fila
su una sedia scomodissima a fissare mia sorella che recita con i suoi
compagni di scuola.
Ho cercato di trovare
i lati positivi di tutto questo: ovvero prendermi una piccola pausa. In
fondo ho studiato ininterrottamente fino a poco fa.
Ad un tratto un rumore
più o meno forte mi fa sussultare e alzare di conseguenza lo
sguardo. Un ragazzo che avrà qualche anno in più
di me sta raccogliendo il dizionario che ha appena fatto cadere. Quella
figura mi incuriosisce inspiegabilmente: resto a fissarlo per qualche
secondo. Ha un'aria cupa e allo stesso tempo pensierosa che mi
affascina terribilmente. Indossa dei jeans scuri e una felpa nera con
il cappuccio; è seduto sulla sedia in una strana posizione,
perché solo in quel modo riesce a scrivere sul quaderno che
ha appoggiato sulle gambe. Sta facendo di sicuro i compiti di italiano.
Senza farlo troppo notare, lo guardo nei dettagli: ha dei capelli mori
spettinati e degli occhi di un azzurro bellissimo. La sua bocca carnosa e il
suo naso abbastanza piccolo mi fanno cogliere il suo aspetto da
ragazzino cresciuto troppo in fretta.
Probabilmente si sta
sentendo osservato, infatti non esita ad alzare il capo. I nostri
sguardi si incontrano per un secondo e, sentendomi avvampare, mi giro
dall'altra parte.
Vedo senza guardare
veramente, il palco di fronte a me. Mi sta osservando, lo sento.
Cerco di non farci
caso, concentrandomi sulla scena davanti ai miei occhi. Mia sorella,
vestita da fatina, sta sventolando la sua bacchetta – che
teoricamente dovrebbe essere magica – in direzione di
un'altra bambina dai capelli lunghi biondi. Solo ora capisco il tema
della recita. Perfetto, così se Carlotta mi
chiederà qualcosa non farò scena muta,
fingerò invece di avere seguito con attenzione tutte le
prove.
Dopo che è
passato qualche minuto, non riesco più a resistere alla
tentazione e mi volto verso quel ragazzo che mi ha letteralmente
rapita. Ha nella mano sinistra una penna blu e sta scrivendo, assorto
nei suoi pensieri. Non riesco a capire cosa abbia di così
perfetto, fatto sta che io lo trovo quasi un angelo caduto dal
cielo.
Avrei così
voglia di avvicinarmi a lui e chiedergli come si chiama o se ha bisogno
di una mano, qualsiasi cosa. Sono così curiosa di sentire la
sua voce, anche se so che può sembrare alquanto stupida
questa voglia da tredicenne innamorata.
Combatto tutta l'ora
per non alzarmi e correre verso di lui, ripetendomi nella mente che
farei solo un'orrenda figuraccia.
«Sono stata
brava?» mi chiede Carlotta con una punta di orgoglio, appena
la maestra annuncia che per oggi le prove sono terminate.
Io le sorrido,
dolcemente. «Bravissima.»
Okay, diciamo che non
ho elementi sufficienti per affermarlo, però per quei pochi
minuti che ho seguito, posso constatare con certezza che sì,
è stata brava.
Con la coda
dell'occhio, vedo che il ragazzo sta uscendo dalla sala seguito da un
bambino che al contrario di lui, possiede dei capelli biondissimi.
Prima che scompaiono
dalla mia vista, chiedo a Carlotta chi sono, cercando di assumere un
tono del tutto naturale.
«Il bambino
si chiama Emanuele, e non viene in classe con me» mi spiega
lei, poi con un sospiro, aggiunge: «Purtroppo.»
«Ti
piace?» le domando, divertita dall'espressione che ha in
faccia.
Carlotta alza un po'
il mento, spavaldamente. «E a te piace suo fratello,
vero?!»
Questa volta sono io
ad arrossire. Okay, ammetto che me la sono proprio cercata.
«Comunque
sono qui da poco, un mese al massimo» continua mia sorella.
«Ah, ecco
perché non lo avevo mai visto» dico, quasi tra me
e me.
Carlotta fa un vago
cenno con il capo, dopodiché usciamo dalla stanza, con passo
stanco.
Che palle, devo ancora finire di
studiare psicologia, penso, sbuffando.
Quando arriviamo a
casa, troviamo mamma e papà seduti sul divano chiusi in un
silenzio carico di tensione.
«Ciao»
saluta Carlotta, esitando un poco.
La mamma borbotta un
“ciao” senza nemmeno voltarsi, mentre
papà si gira verso di noi sorridendo con poco entusiasmo.
«Com'è andata?» ci chiede, fingendosi
interessato. So che in questo momento non gliene importa molto, troppo
preso dalle preoccupazioni di mamma.
«Bene»
risponde mia sorella, alzando con noncuranza le spalle.
Io resto zitta e ferma
immobile, non sapendo proprio cosa fare.
Intanto Carlotta si
dilegua nella sua stanza, senza aggiungere altro.
Dopo qualche minuto,
mi tolgo la giacca e affermo, tanto per dire qualcosa: «E'
durato più del previsto, il funerale.»
Papà
annuisce un poco. «Sì, il discorso è
stato abbastanza lungo.»
Non so
perché, ma ho come la sensazione che mi stia nascondendo
qualcosa.
«Suvvia,
è inutile continuare a mentire, tanto prima o poi
salterà fuori» interviene la mamma.
«Cosa?»
domando, corrugando un sopracciglio.
«Forse
verrà a vivere qui per un periodo un'amichetta di tuo
papà» mi risponde lei, con uno strano tono.
«Loredana,
smettila di fare queste scene» replica mio padre, irritato.
«Sai benissimo che non è altro che un'amica per
me.»
Resto interdetta per
qualche minuto. Finalmente ho il coraggio di chiedere: «Posso
sapere cosa sta succedendo?»
«Niente di
importante» risponde frettolosamente papà.
C'è
qualcosa che non mi quadra.
«Ma ho il
diritto di sapere dato che vivo in questa casa, ti sembra?»
insisto io.
«Va
bene» acconsente infine lui. «Probabilmente si
trasferisce qui una mia amica per un po' di giorni, ma non è
ancora nulla di sicuro.»
Continuo a non capire.
«E perché?»
Lui sospira, alzando
gli occhi al cielo. «Sarebbe la compagna dell'amico di tua
madre, quello che è morto. Diciamo che ci sono troppo
affezionato per lasciarla sola.»
A queste parole, la
mamma si alza di scatto ed esclama, alzando la voce: «E tu
cosa centri con lei? Mi spieghi perché ti senti tanto
partecipe di quello che le sta succedendo?! Dio, Michele, non l'hai
più sentita per almeno quindici anni!»
«E tu sei
proprio una persona senza cuore!» l'accusa lui. «Mi
ha detto che non riesce a pagare il mutuo della casa e avendo due figli
da mantenere fa fatica perfino ad arrivare a fine mese!»
Sono tutti e due
arrabbiati, a dire poco. Questo è più che
evidente.
«Vorrei
ricordarti come si è comportata nei tuoi confronti, quella
donna!» replica lei, stizzita.
«E allora
devo abbassarmi al suo livello?!» ribatte papà.
Mia madre si avvia a
passo spedito verso la cucina, senza rispondergli, forse per la troppa
rabbia che sente dentro.
Dopo pochi secondi, mi
siedo accanto a papà. «Chi è la
tipa?» chiedo, con un fil di voce.
Lui fa un sospiro, poi
si decide a darmi una risposta concreta: «La mia
ex.»
«Ecco
perché da così fastidio alla mamma!»
«Ma in fondo
ha ragione» sbuffa lui. «In passato si è
comportata davvero male, ma io credo che tutti debbano avere una
seconda possibilità.»
«Papà»
sussurro, prendendogli dolcemente la mani. «Ami ancora la
mamma, vero?»
A questo punto Michele
spalanca gli occhi e risponde, come se fosse la cosa più
ovvia di questo mondo: «Certo!»
Io espiro sonoramente,
rendendomi conto solo ora di aver trattenuto il fiato. Dopo alcuni
minuti mi dirigo verso camera mia, rassicurata dalle sue parole.
Non sarei pronta ad
affrontare un divorzio, tanto meno a vedere papà con
un'altra.
In qualche modo riesco
a concentrarmi sul libro di psicologia ed a finire di studiare le
ultime pagine che mi mancano per l'interrogazione di domani.
*** Spazio Autrici ***
Buonaseraaaa (:
Sono talmente emozionata che tutto quello che avevo in mente di
scrivere è scomparso misteriosamente >.> Mi
toccherà improvvisare come sempre x)
Beh, finalmente ci siamo decise a pubblicare il seguito, no? Non siete
contenti? ^^
Oh, che stupida che sono! Per chi non sapesse di che seguito
è questa fic, il link per leggerla è questo
:) (comunque a mio parere se non avete letto la prima potete leggere la
seconda senza alcun problema ^^ ndLeslie)
Mmmh, non c'è moltissimo da dire... Solo che per ora siamo
praticamente bloccate (per quanto mi riguarda, sono mesi che non
continuo XD Però vi prometto che mi metterò
sotto, anche se ho un'altra fic in corso nel mio account... che casino
>.<) (e per quanto riguarda me.... beh, sono una tipa
lenta, credo lo scoprirete leggendo ^^" ndLeslie)
Prima di salutarvi, posto le immagini dei nuovi personaggi ^______^
Madelyn
Carlotta { Qui però
c'è un piccolo errore: dovrebbe avere gli occhi marroni, non
azzurri come in foto >.<''
Ovviamente però voi siete liberi di immaginarveli come
volete ;)
(NB. Abbiamo postato solo alcune delle immagini dei personaggi che alla
fine vedrete. Ad esempio, quella di Cristina la metteremo quando
comparirà fisicamente ^^)
Come
ultima cosa, volevo ringraziarvi di cuore per l'appoggio che ci avete
dato e che ci state dando tutt'ora. Siamo così felici *O* { In Drawing a Song le
visite per ora sono ben 1600,
la fic è seguita da 25
persone, è tra le preferite di 20 persone ed
è ricordata da 7
persone, e noi non possiamo fare altro che essere super
orgogliose del
nostro piùchesoddisfacente risulato :D (yeah ** ndLeslie)
Uh, il prossimo aggiornamento sarà tra circa una settimana.
Però, se ci riusciamo, potrebbe essere anche durante questo
weekend :)
Kisskiss,
Lalla e Leslie <3
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