IL RAGAZZO
DELLA PORTA ACCANTO
Michelle Waldorf VS Blair Waldorf
“Notizia
flash: S e B stanno commettendo un crimine di moda. Non tutti sanno
resistere alla tentazione, specialmente se è firmata Eleanor
Waldorf. Nessuno è libero di scegliere la propria famiglia
ma può scegliere i propri amici, in un mondo governato da
ipocriti legali e i conti bancari. Un buon amico è una
grande ricchezza e anche se a volte capita che gli amici ci fanno
saltare i nervi, bisogna ammettere che saremmo meno ricchi senza si
loro. Serena
e Blair… beh… sono davvero una bella coppia di
amici. No, no, no, non ho gli occhi bagnati di lacrime, è
solo un allergia. Senza di voi io non sarei nessuno. Gossip Girl”
Aspettai che iniziassero i titoli di coda e poi spensi la televisione,
ancora sconvolta per ciò che avevo appena visto.
«E io dovrei assomigliare a lei?!?» domandai con
sconvolta. La mia migliore amica tornò a sedersi accanto a
me con due bicchieri di succo d'arancia in mano.
«Di carattere? Sì, se vuoi dare ascolto alle
galline della nostra scuola. Blair Waldorf fa molto scalpore, quindi
immagino che ora tutti si aspettino che anche Michelle Waldorf sia come
lei»
«Non sono come quella Blair e non ho nemmeno intenzione di
esserlo» precisai.
«Questo io lo so benissimo, sono gli altri che si aspettano
che tu sia come Blair solo per il cognome che porti» mi fece
notare e roteai gli occhi, sbuffando pesantemente.
«Il cognome e il fatto che entrambe abbiamo una madre snob ed
assente»
Jenny – diminutivo di Jennifer Williams, figlia del cronista
sportivo della radio locale – si voltò a guardarmi
con un sorrisetto.
«Non è che ti hanno spiata?»
«Forse» risposi e scoppiammo a ridere.
«Però Blair mi piace, è
forte» commentò.
Sgranai gli occhi, afferrai il cuscino che avevo dietro di me e
cominciai a colpirla.
«Chiudi il becco!»
«Visto? Pretendi di dare ordini come lei,»
ribatté rubandomelo dalle mani, «si sa
più niente sull'identità del tuo nuovo
vicino?»
La casa accanto alla mia era in vendita da un mese. La signora
Clifford, l'ex proprietaria, era stata la mia vicina di casa
praticamente da quando ero nata io ed era come una nonna per me.
Purtroppo, quando suo marito morì, lasciò Los
Angeles per trasferirsi vicino ai figli a San Francisco. Quella donna
era splendida, benvoluta da tutti e mi mancava da matti.
«No. Ho chiesto in giro, ma nessuno sa darmi una
risposta»
«Come mai?»
«La tipa dell'agenzia vuole riservare l'anonimato. A quanto
si dice è un personaggio famoso. Come se noi non lo
scoprissimo non appena verrà ad abitare qui»
Jenny si alzò dal divano e si avvicinò alla
finestra per guardare la casa in questione.
«Un VIP come vicino di casa,» sussurrò,
«lo sai, sto cominciando ad invidiarti»
«Dovesti invidiarmi se il mio nuovo vicino fosse Orlando
Bloom!»
«In quel caso, sarei sempre a casa tua» disse con
fare ovvio.
«Io, invece, sarei sempre a casa sua» ribattei
facendole la lingua e scatenai la sua ilarità.
«Ma anche Ben Barnes non sarebbe male…»
Al sentire quel nome fu inevitabile per me alzare gli occhi al cielo.
Lei e la sua ossessione per “Le cronache di Narnia”.
«Quello prendilo tu come vicino di casa! Io preferisco Andy
Samberg. Sai quante risate mi farei?»
«E se fosse donna?»
«Tipo?»
«Uhm… Kelly Clarkson?»
Sorrisi a quell'eventualità. Sarebbe veramente fico avere la
propria cantante preferita come vicina di casa.
«Sarebbe mitico, ma preferirei fosse maschio»
ribattei lanciandole un'occhiata maliziosa.
«Allora spero per te che sia giovane»
«Giovane, vecchio, non importa. L'importante è che
sia simpatico,» dissi cercando il pacchetto di sigarette
dentro il mio zaino di scuola e me ne portai una alla bocca,
«anche perché l'ultima cosa che voglio
è impegnarmi, ora» aggiunsi più a me
stessa che a lei.
«Dovresti smettere di fumare» mi
rimproverò.
Diedi una prima tirata e la guardai sorridendo.
«Hai ragione, dovrei» ribattei e continuai a fumare
come se nulla fosse.
«Va bene, è inutile insistere. Tieni, ti ho
portato questo, » disse porgendomi un album fotografico e la
guardai interrogativa, «sono le foto che abbiamo fatto a
Londra. Le ho anche sul computer, se vuoi posso passartele»
Appoggiai l'album sul tavolino e strinsi la mia migliore amica in un
abbraccio.
«Grazie, sei stata troppo gentile»
«Michelle, tesoro! Sei in casa?» domandò
Bianca, mia madre, aprendo la porta.
Alzai gli occhi al cielo: la tranquillità era ufficialmente
finita.
«Che palle,» sussurrai sbuffando,
«sì, sono in sala con Jenny»
«Oh, ciao, Jenny. Non sapevo ci fossi anche tu. Resti a cena
da noi?»
«Volentieri, grazie, signora Waldorf» rispose la
mia amica sorridendo.
«Mamma, Georgina non c'è ed io sono con un'ospite,
vuoi davvero cucinare tu questa sera?» la provocai, ben
sapendo che lei odiava ogni qualunque tipo di faccenda domestica. Aveva
assunto Georgina per farle al suo posto, infatti.
«No, ordinerò sushi per quattro
persone,» rispose, come sempre senza cogliere la mia
provocazione quando eravamo in presenza di ospiti, e per la prima volta
ebbe la mia attenzione.
«Quattro? Siamo in tre, mamma»
«Cenerà con noi Mike»
«E chi diavolo è Mike?»
«Il mio fidanzato. Vedrai, ti piacerà.
È un produttore musicale, è della Florida
e…»
«E immagino abbia una barca di soldi, se tu gli permetti di
entrarti nelle mutande» ribattei velenosa.
Lo squillo del suo cellulare le impedì di rispondermi e
Jenny mi trascinò in camera mia.
«Perché non cerchi di essere più
gentile con lei?» domandò la mia migliore amica
sedendosi sul mio letto.
«Perché lei
me lo impedisce!» urlai indicando la porta della mia stanza.
Tempo qualche secondo e Bianca – era davvero impossibile
chiamarla mamma – fece il suo ingresso trionfale in camera
mia.
«Tesoro,» mi chiamò e mi
lasciò un foglio sulla scrivania, «ti ho prenotato
una lezione di fitness con il mio personal trainer. Non so se l'hai
notato, ma hai messo su un po' di ciccia nei fianchi. Ricordati che una
Waldorf magra e perfetta è una Waldorf felice»
Sgranai gli occhi e spalancai la bocca. Le aveva dato di volta il
cervello? Questa volta aveva proprio toccato il fondo.
«Spero che tu stia scherzando! Perché tu e il tuo
motto non ve ne andate a…»
Jenny mi tappò la bocca.
«Signora Waldorf, ora Michelle ed io dovremmo davvero
studiare,» le disse con gentilezza, «è
un problema per lei venirci a chiamare non appena arriverà
la cena?»
«Certo che no, a dopo!» esclamò,
lasciandoci sole.
Dovettero passare alcuni minuti prima che riuscissi a smettere di
tremare dalla rabbia. E solo quando avvenne, Jenny mi lasciò
la bocca.
«Ma chi diavolo si crede di essere? Cosa diavolo le interessa
se sono ingrassata? E poi ho messo su solo mezzo chilo, non
cinquanta!»
«Smettila di arrabbiarti, lo sai che tua madre è
fatta così»
«Oddio, ma ti rendi conto? Credo sia l'unica madre al mondo
che induca la figlia all'anoressia! Davvero, sono sicura che se fossi
tutta pelle e ossa, ne sarebbe entusiasta! Da quando è
uscito quello stupido telefilm vuole farmi diventare come Blair! Sono
certa che domani verrà a chiedermi di mettermi l'apparecchio
per cambiare la mia dentatura come quella di Blair»
«Leighton Meester,» mi corresse e ignorò
lo sguardo di fuoco che le lanciai, «coraggio, non fare la
melodrammatica»
«Tu dici?» domandai, sarcastica. Mi avvicinai verso
l'armadio e presi il cappotto che era appeso a destra, lo stesso
cappotto che Blair Waldorf indossava in una scena del telefilm e lo
mostrai a Jenny, «e questo, amica mia, non è
tutto,» continuai mentre mi inginocchiavo e tirai fuori dal
bidone un cerchietto e un foglio di carta.
Glielo passai per invitarla a leggere.
«“Amore, guarda cosa ti ho comprato! Li ho trovati
su internet e ho pensato subito a te. Scommetto che con questi
assomiglierai tantissimo a Blair”. Sì, forse tua
mamma ha davvero bisogno di essere riportata nella
realtà»
«Bianca,» ribattei stizzita, «Bianca, o
al massimo madre. Non mamma. Non è l'appellativo giusto per
lei»
«Ma lo è»
«La mia mamma è morta quando il mio fottuto padre
le ha spezzato il cuore per un'altra donna»
«Ti ha più cercata?» chiese cauta e
chiusi gli occhi per un attimo prima di tornare a indossare la mia
solita maschera d'indifferenza quando si parlava di George Waldorf.
«No»
«E… da quanto?» continuò.
Credo fosse strano per lei questo discorso, non lo avevo mai tirato
fuori.
«Tre anni»
«Perché ha smesso?»
«Non lo so. Il giorno prima mi chiama e il giorno dopo scopro
che il suo numero di cellulare non è più
attivo»
«Michelle…» sussurrò Jenny
afferrandomi la mano.
«Va bene così, sul serio. Sono ormai dieci anni
che ci ha lasciate. Per sette anni ci siamo sempre sentiti per telefono
e ci siamo visti pochissimo, quindi è come se per me lui non
esistesse più,» ribattei alzando le spalle e vidi
gli occhi di Jenny inumidirsi sempre di più, «va
bene, ora cambiamo argomento!» esclamai, l'ultima cosa che
volevo era farla piangere, «non è che mi faresti
copiare i compiti di trigonometria?»
«Sei sempre la solita!» disse lanciandomi un
cuscino in faccia e ricominciammo a ridere.
Le feci qualche moina e alla fine riuscii nel mio intento e dopo aver
copiato gli esercizi della materia che odiavo di più al
mondo, Bianca venne a chiamarci per la cena.
«Michelle, tesoro, lui è Mike»
presentò orgogliosa Bianca l'uomo al suo fianco: aveva i
capelli corti e marroni, quasi neri, era muscoloso, aveva due occhi
verdi da urlo e un sorriso smagliante. Era addirittura troppo figo per
mia madre. Mi chiesi cosa ci facesse uno così con una come
lei, dal momento che era anche più giovane di almeno dieci
anni. Poi mi tornò in mente che Bianca era la puttana dei
ricconi di Los Angeles e dintorni.
«Michelle, sono così felice di
conoscerti!» esclamò Mike venendomi in contro e mi
abbracciò calorosamente, «Bianca mi ha parlato
così tanto di te!»
«Vorrei poter dire la stessa cosa, ma fino a qualche ora fa
non sapevo nemmeno della tua esistenza,» ribattei sorridendo
forzatamente, «lei è Jenny, la mia migliore
amica»
«Oh sì, Bianca mi ha parlato anche di
te!» esclamò lui abbracciando pure lei e non
appena finimmo con le presentazioni andammo tutti e quattro in cucina
per mangiare.
«Allora, Mike, Bia… cioè, mamma dice
che sei un produttore musicale» dissi guardandolo e cercando
di risultare più gentile possibile: dopotutto, se mi fossi
mostrata carina con lui, molto probabilmente lei mi avrebbe lasciato in
pace per un po'.
«Sì, ho una stazione di produzione a New
York»
«New York?» domandai, sbigottita, «e
abiti qui a Los Angeles?»
«Sto trasferendo la sede qui, mentre una filiale
rimarrà là»
«Oh, wow»
«Lunedì comincerò ufficialmente la mia
attività qui»
«Ha già qualche cantante da
scritturare?» chiese Jenny curiosa.
«C'è un ragazzo, un attore ad essere precisi, che
mi ha chiesto di sentire le sue canzoni. Si chiama Robert Pattinson.
Sapete chi è, no?»
Sgranai gli occhi e sia io che Jenny sputammo l'acqua al centro del
tavolo.
«Lo adoriamo!» rispose lei per entrambi con gli
occhi lucidi.
«Davvero? Perché lunedì non venite da
me a conoscerlo?»
Stavo per rispondere che sarei andata volentieri, ma lo sguardo
complice che Bianca e Mike si erano appena lanciati mi fece infuriare.
Mi stava per caso comprando?
«Lunedì ho un impegno» risposi secca.
Lui sorrise dispiaciuto.
«Oh, okay. Sarà per un'altra volta»
«Ma sei scema?» sussurrò Jenny con gli
occhi fuori dalle orbita non appena Bianca e Mike cominciarono a
parlare tra di loro.
«Hai visto lo sguardo che si sono lanciati? Non mi faccio
corrompere in questo modo»
«Pazza, non ti ricapiterà un'altra
occasione!»
«Fa' lo stesso»
«Michelle, sei mai stata a New York?» mi chiese
Mike.
«Sì, un paio di volte a fare shopping.
È davvero stupenda»
«E dovresti andarci per Natale! È tutta un'altra
cosa. Sai, stavo pensando di portarci tua madre. Perché non
vieni con noi?»
«Beh…quest'anno organizzo una festa per Natale,
quindi non posso assentarmi da Los Angeles»
«Organizzi feste?»
«Sì, la mia Michelle ne organizza una per ogni
evento. Inizio e fine scuola, Natale, Capodanno, addirittura anche per
il giorno del ringraziamento! È instancabile, è
un po' come Blair!»
«Ma Michelle è molto più bella di
Blair» ribatté lui, sorridendomi.
«Mamma, chiariamoci. L'ho fatto l'anno scorso
perché l'organizzatrice era in ospedale. E mi serviva per il
mio curriculum. Solo ed esclusivamente per quello» constatai
stizzita.
E da quel momento l'argomento centrale della serata fu il mio rapporto
– oltretutto inesistente – con Blair Waldorf, uno
stupido personaggio televisivo. Tentavo di spiegare che l'unica cosa
che mi accomunava con quel telefilm era il cognome della perfida della
situazione, ma il mio intervento fu invano.
Alle undici Bianca e Mike uscirono, così Jenny ed io
riuscimmo ad avere un po' di pace.
«Se sento nominare ancora una volta Gossip Girl giuro che mi
metto ad urlare»
«Non è poi così terribile!»
«Perché tu non sei al mio posto! Prima mi piaceva
il mio cognome, era originale. Ora è solamente
irritante»
«Va bene, cambiamo argomento,» disse avvicinandosi
alla finestra, < secondo me si trasferirà Jude
Law»
«O Collin Farrel» risposi, sorridendo.
«E perché non Brad Pitt?» propose e
storsi il naso, «Che hai contro di lui?»
«Non mi piace. Preferirei Jared Leto»
«O Shia La Beouf»
«Oppure Adam Sandler!»
«Magari!» esclamai, «sarebbe una festa
ogni giorno! Sai quante risate?!?! Anche Ben Stiller Stiller non mi
dispiacerebbe come vicino»
«E perché non qualche attore straniero?
Tipo… Gaspard Ulliel?»
«Lui vive in Francia»
«Potrebbe trasferirsi a Los Angeles»
«Sì, solo per me!» la presi in giro in
giro, «non mi dispiacerebbe un cantante, però.
Chad Kroeger, Pierre… sarebbe figo»
«Chi è Pierre?»
«Il cantante dei Simple Plan»
«Oh, certo… perché non Ashton
Kutcher!»
«Cosa centra lui con i cantanti?» domandai
inarcando le sopracciglia.
«Niente, ma sarebbe fico lo stesso,» rispose e
sorrisi divertita, «sai che hanno aperto un ristorante greco
in riva al mare? Me l'ha detto Walter»
«Oh, Walterino… come sta?» domandai
scimmiottandola. Walter e Jenny stavano insieme da qualche mese ed
erano una coppia perfetta. Si erano conosciuti ad una festa sulla
spiaggia ed era scoccata la scintilla.
«Sta bene,» rispose lanciandomi un'occhiataccia,
«torna domani dalla Spagna. Non vedo l'ora, mi manca da
matti»
«Sì, manca pure a me… certo, in maniera
diversa a come manca a te, ma manca anche a me»
Rise e si passò una mano tra i capelli.
«Va bene, ora vado a casa. Ci vediamo domani
mattina»
«Passo a prenderti al solito orario»
«Perfetto. Ciao,» mi salutò con un bacio
sulla guancia e si avviò verso la porta, «Sai,
può anche darsi che a trasferirsi sarà un vecchio
riccone inglese e brontolone» riprese voltandosi verso di me.
«Che magari vive bevendo il tè»
«E lo prende tutti i giorni con quattro biscotti»
«Senza grassi»
«Con lo zucchero di canna?»
«No, senza zucchero»
«Giusto, si deve prevenire dal diabete»
Ci guardammo negli occhi e ridemmo.
«Notte, Michelle»
«A domani»
La accompagnai alla porta e poi mi chiusi dentro casa. Adoravo quando
scendeva la sera ed io ero da sola. Era così liberatorio,
potevo fare quello che volevo e senza pormi troppi problemi. Non che mi
interessasse ascoltare l'opinione di Bianca, ma era davvero irritante
quando in casa si lamentava per ogni cosa. Con lentezza mi incamminai
verso la mia camera e indossai la camicia da notte con disegnati sopra
i maialini che mi era stata regalata dalle Clovers, le mie compagne di
squadra di pallavolo, per i miei diciotto anni. Ancora non riuscivo a
capire se me l'avessero regalata per farmi uno scherzo o
perché piaceva veramente. Ad ogni modo l'adoravo,
probabilmente perché a Bianca era quasi venuto un accidente
non appena l'aveva vista.
Dopo aver raccolto i capelli con un elastico mi sedetti sul divano per
vedere l'ultimo episodio della terza stagione di Grey's Anatomy con
accanto una bottiglia da un litro di coca cola e una ciotola di popcorn.
E al diavolo la dieta.
Angolo autrice
Okay, ce l'ho fatta.
Giulls is back. O meglio, sono tornata se già mi conoscete,
se è la prima volta che leggete una mia storia: aaw,
benvenute carissime!! ^^
Dopo mesi e mesi mi sono decisa a postare. Avrei preferito postare una
volta finita la storia, ma la scuola mi sta prendendo troppo e quindi
non scrivo praticamente più. E poi avevo bisogno di un
diversivo per non preparare la valigia (gita a Friburgo, in bicicletta,
yeah!)
Un bacio a tutte e spero che vi sia piaciuto questo breve primo
capitolo.
Alla prossima settimana.
Giulls
P.S. Il primo capitolo è dedicato a te, funghetta,
perché senza di te questa storia non sarebbe mai nata. E non
vedo l'ora di stare un po' con te a Londra. <3
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