Confini
Confini
*
-Sai
che c'è?
Ci sei te.-
“Il
confine” , Tiziano Ferro.
*
Cullato
dal crepitio del focolare, immobile sotto un grande larice… la Luna splende,
circondata dalle sue compagne lucenti, le stelle.
Lei
apre i grandi occhi marroni.
Creatura
semplice, spirito puro, mi osserva candidamente.
Il volto
minuto illuminato dalle vivide fiamme del piccolo focolare, su di esso si
dipinge un accenno di sorriso, accorgendosi che la sua attenzione è ricambiata,
fatto insolito e raro, data la mia costanza nell’ignorare la bambina.
Continua a
fissarmi, instancabile e fedele, dà l’impressione che non sbatta neppure le
palpebre.
Guardandola
appare minuta e fragile, imprigionata nella sua stessa mortalità.
Nonostante
il mutismo tutto in lei parla.
Sussurra
parole dolci, infantili, cariche di un affetto incondizionato. Infonde calore il
solo guardarla, il solo sentirsi guardati
in quel modo. Calore mai provato.
Per me.
Chiude gli
occhi per un attimo, respira, li riapre.
Il suo
sguardo.
E’ caldo
di amore?
Come amano
i bambini?
Amano
semplicemente, senza farsi influenzare da nulla. Non sono rinchiusi dagli schemi
del mondo che li circonda, non sono sfiorati da pregiudizi, dalle leggi
universali di cosa è giusto e cosa non lo è.
Giocano
con quelle leggi, noncuranti, oltrepassano il confine, ci saltellano sopra, si
sporgono nello “sbagliato” entrano nel “giusto”, erigono ponti.
Costruiscono le proprie leggi cancellando, strappando, ritoccando il confine,
fino a plasmarlo a loro piacere.
Tempo fa,
una bambina muta aveva giocato per l’ennesima volta coi suoi confini,
decidendo d’improvviso che l’aiutare me, gelido e spietato demone cane,
doveva assolutamente rientrare nel “giusto”.
Ok, da
oggi si cambiano le regole.
Vivere con
i propri simili, esseri umani… sbagliato.
Seguirmi,
un demone, inconscia delle ripercussioni che ci saranno su di lei… giusto.
Tentare
di essermi d'aiuto... giusto.
Cercare
costantemente la mia compagnia… giusto.
Amarmi?…
giusto.
Ormai è
probabile che anche per me siano cambiate le regole, anch’io ho ripreso a
modificare un confine che da troppo tempo era rimasto immutato, pietrificato
nelle mie ferme convinzioni.
Ma il
fulcro della questione non è come il
mio confine si era modificato, ma a causa di chi.
La causa
è ancora davanti a me, gli occhi chiusi, serena. Il respiro e il battito del
suo cuore sono rallentati, penso che si sia addormentata,
ma in quello stesso istante apre di nuovo gli occhi, questa volta non del
tutto, col fare di chi è in bilico tra il sonno e la veglia.
Gli occhi
assonnati compiono un breve tragitto prima di focalizzarsi su di me, abbozza un
sorriso accorgendosi che le sono ancora concentrato su di lei.
-Sono
fortunata…-
Questa
volta però non si limita a guardarmi, sdraiata su un fianco allunga speranzosa
la mano verso di me, cercando un contatto, inutilmente. Protesa al massimo si
ferma sul freddo terreno ancora lontano dalla mia figura.
Vuole
calore? Non quello strettamente fisico, ma quello più particolare, più
….Raro? …Prezioso?
Delusa,
sembra accorgersi della sua incapacità di raggiungermi. Ritira lentamente la
manina disegnando con le dita contratte cinque piccoli solchi nella soffice
terra, lo sguardo vacuo e amareggiato.
La bambina
senza un nome. Muta e analfabeta è riuscita a ... a far cosa? A… toccarmi? Sì
forse è la parola giusta…
Patetica,
nella sua debole scorza, ma particolare abbastanza da incuriosirmi… è un buon
risultato.
Probabilmente
è a causa di questa sua innata capacità di scalfirmi dentro, nonostante la
maschera di imperturbabile freddezza che non abbandona mai il mio volto, che è
ancora viva, accanto a me.
Inaspettata,
imprevedibile, è un pericolo. Oltre ad essere costantemente un punto debole
durante le battaglie, sta pericolosamente modificando ciò che sono stato per
secoli.
Fisso la
mano che si allontana lentamente da me, scivolando sulla terra… decido infine
che non importa.
Non mi
importa cosa comporterà il continuare questa improbabile convivenza.
Mi sporgo
in avanti, allungandomi verso la manina che si andava ritraendo, fermando la sua
corsa.
Non
importa…
La mia
mano si posa sulla sua, coprendola completamente. Al tatto appare fragile e
calda.
…cosa
cambierà…
La stringo
nel mio pugno, delicatamente, -incredibilmente- timoroso di ferirla evito
accuratamente che i miei artigli le
sfiorino la pelle.
…non
mi interessa.
Lei appare
sorpresa e rimane immobile, i muscoli tesi. Mi guarda, ponendomi centinaia di
silenziose domande. Le rispondo nella sua lingua, lo sguardo fermo e deciso.
-Va
bene?-
-Sì.-
-Ottimo.-
-Ottimo.-
Pare
soddisfatta, le pallide guance sembrano ora più rosee, mi sorride e lascio che
la mia mano abbandoni la sua.
Lei la
osserva, la studia attentamente come se fosse stata protagonista di qualche
miracolo e infine si sistema, preparandosi a dormire.
Poggia la
mano sul volto, interponendola tra esso e la terra.
Sente il
mio profumo, lo so. La rassicura, lo so.
Mi rivolge
un ultimo sguardo prima di chiudere definitivamente gli occhi, è il suo modo di
salutarmi.
Sesshomaru
e la Bambina Muta.
Buffo?
Seguo il
suo esempio, lasciando che anche le mie palpebre si chiudano.
Non
mi interessa.
..::::::..
Ok...
sopravvissuti? Grazie per essere arrivati fino in fondo... Questa fic voleva essere incentrata nel periodo che precede la riconquista della parola da parte di Rin... era nata per
essere una one-shot, ma penso che aggiungerò qualche altro capitoletto vissuto sempre
in prima persona da Sesshomaru ( ma si era capito? Oò''') , o almeno credo!... E' la
prima fic che pubblico perciò... siate caritatevoli: Lasciate un commento, che
sia positivo o negativo! ^^
grazieee! ^-^
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