Kairos -[Momento Propizio]-
Kairos
-[Momento Propizio]-
-Cazzo, Bì! Ma quanto pesa questa scrivania?-
-Risparmia fiato Mike e poi non eri tu quello super
allenato?-
-Quante storie per una scrivania così piccina…-
-Fottiti Trè, dici così solo perché non sei tu a dover
sgobbare!-
-Oh, il puffo da blu sta diventando rosso! Aiutami tu
Gargamella.-
-Grrr.-
-Uff, il tuo senso dell’umorismo se n’è
andato con l’ultima scopata, ossia decenni fa!-
La discussione continuò su questi toni per almeno un
quarto d’ora, finché la scrivania non arrivò a destinazione.
La camera da letto di Billie Joe, nel nuovo appartamento
che lui e Mike avrebbero condiviso.
Trè era venuto in veste di supporto morale, quello fisico
non era la sua specialità.
Il proprietario della camera era completamente sudato, ma
soddisfatto.
Era giugno a Berkeley e il tempo non era stato benevolo
con loro, c’era un sole che spaccava le
pietre, anche quelle più dure come la testa di Trè.
Osservò la sua nuova stanza tutta polverosa e ancora
spoglia, tranne per la scrivania.
Sì, proprio quella scrivania che era rimasta nell’ufficio
di suo padre per tanti anni.
Era completamente in legno, ma ci aveva pensato sua madre
a tenere lontano i tarli.
C’erano tantissimi cassetti, alcuni bloccati, altri
scassati, ma non era importante.
Billie Joe sorrise vittorioso ai suoi amici, ottenendo lo
stesso risultato riflesso.
-Bene! Ora dobbiamo solo trovargli una posizione adatta.-
Mike, a quell’annuncio, si lasciò cadere depresso sul
mobile.
-Bì non possiamo farlo un altro giorno? Ormai è tardo pomeriggio
e dobbiamo portare altre cose, se no saremmo costretti a dormire sul
pavimento.-
Aveva ragione. Così l’interpellato assentì, ma con un po’
di dispiacere.
Trè osservando la scena decise di divertirsi un po’ sulle
spalle dei suoi amici.
-Ma Mike! Come puoi dire questo?! Mi sconvolge la tua
IN-SEN-SI-BI-LI-TÀ!-
Lo spilungone si girò a guardarlo stranito.
-Cioè… non capisci? Per Billuccio belluccio qui, questa
scrivania è mooolto importante. È appartenuta a suo padre! Cioè… come sei
insensibile!-
Ok, Trè era andato fuori di testa, però incominciava
sentire uno strano peso sullo stomaco.
-Una cosa così speciale non può essere lasciata al caso,
deve avere precedenza su tutte le altre. Non è vero Billino di Trè suo?-
Mike si voltò verso il suo amico aspettando una risposta.
-No… sì… cioè a me farebbe piacere ma…-
Naturalmente Trè non gli diede tempo di concludere e
decise che discussione era chiusa. Mike e Billie Joe avrebbero faticato e
avrebbero trovato la posizione perfetta per quella meravigliosissima scrivania.
Lui? Oh bè, lui sarebbe andato nel bar più vicino e si
sarebbe scolato un paio di birre fredde tutte per sè. Ovvio, no?
-Bye bye! Mi raccomando fate i bravi bambini, lo zio Trè
vi aspetta sta sera al Gilman!-
E con questa frase sparì dalla loro vista, riportando il
silenzio nell’appartamento.
-Pronto? Tre, due, uno… su!-
-Ora andiamo a destra… ancora un po’… ancora… mh… forse
era meglio a sinistra…-
-Bì! Per favore deciditi, dobbiamo andare dopo!-
-Va bene a sinistra sia!-
-Fatto adesso mol…-
-Fermo! Non hai sentito qualcosa?-
-A parte le mie braccia che chiedono pietà? No, niente.-
-Coglione, mi è sembrato di sentire un rumore di qualcosa
che cade, come un fruscio.-
-Sarà il tuo animo di arredatore che fa brutti scherzi,
io non ho sentito niente e ora mollo!-
La scrivania fece un piccolo tonfo e, per la gioia delle
braccia di Mike, sarebbe rimasta lì per molti anni, fino al trasloco
successivo.
Erano le otto e dieci minuti più tardi si sarebbero
dovuti incontrare al Gilman con Trè.
-Billie Joeee! Ti vuoi muovere?!-
Il grido di Mike riecheggiò per la casa arrivando fino
alle orecchie dell’interessato.
-Tu vai pure io vi raggiungo poi!-
Rispose l’altro ancora alla ricerca dei pantaloni, mentre
i capelli ancora bagnati dalla doccia gocciolavano sulle spalle.
Non sentì altro che il rumore della porta che si
chiudeva.
Dieci minuti più tardi era completamente vestito o
meglio, sarebbe stato completamente vestito se avesse trovato i pantaloni, ma
non c’era verso.
Più passava il tempo, più il nervosismo di Billie Joe
aumentava.
-Dove cazzo siete?! Dannazione!- esclamò inviperito.
Si sedette pesantemente sul letto.
Fece un piccolo sorriso vedendo la scrivania esattamente
davanti al letto, così se si fosse svegliato di notte e avesse voluto scrivere
sarebbe stato tutto a portata di mano.
Con gli occhi accarezzò quell’immagine tanto famigliare
alla sua mente.
Si ricordava benissimo le notti passate nascosto lì sotto
ad aspettare che suo padre tornasse. Quante volte si era addormentato lì e si
era magicamente svegliato nel letto.
Lo sguardo cadde proprio sul suo nascondiglio e fu
folgorato.
-Pantaloni!-
Eccoli finalmente, ora era pronto per uscire.
Mike e Trè gliene avrebbero dette… ma ehi, cosa c’era li
sotto?
Nascosta sotto i suoi pantaloni, c’era una busta bianca
con una calligrafia impossibile da non riconoscere, come il destinatario.
Billie Joe rabbrividì.
-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=
Mike era già arrivato al Gilman da mezzora, dopotutto era
a soli cinque minuti dal loro nuovo appartamento.
Lui e Trè erano insieme con gli altri a ridere e
scherzare, però si sentiva irrequieto.
Perché Bì non era ancora arrivato?
All’inizio aveva ipotizzato che fosse uno dei suoi soliti
ritardi, ma dopo un ora l’ansia regnava sovrana.
-Mike sei uno stupido rompicoglioni!- disse Trè.
Lui lo guardò inebetito. Aveva fatto qualcosa?
-Già ho una palla sola, se tu mi rompi anche quell’altra
con la tua fottuta ansia, queste signorine come si divertiranno sta notte???-
Risate generali, Trè aveva questo effetto sulla gente, ma
Mike sapeva che in verità il messaggio era “Muovi il culo e vai da lui, non
farti queste seghe mentali!”.
Così fece, lasciando all’amico l’onere d’intrattenere
quelle dolci donzelle.
Corse fuori dal locale e si diresse verso casa.
Quando entrò, trovò tutto come aveva lasciato.
Niente di strano eppure…
Un singhiozzo.
-Billie Joe?-
Un altro.
Sembravano venire dalla camera del suo amico.
Turbato, entrò nella stanza ma questa era vuota.
Un rantolo soffocato venne dalla scrivania.
Mike si voltò e ciò non aiuto la sua ansia.
-Bì…-
Esclamò senza fiato per lo stupore e la preoccupazione.
Billie Joe era rannicchiato sotto il mobile, con la
schiena appoggiata, le ginocchia al petto e piangeva, piangeva senza sosta.
Il mento gli tremava mentre cercava di cacciare dentro le
lacrime.
Mike era nel panico completo.
Cos’era successo? Gli avevano fatto qualcosa? Perché non
l’aveva chiamato?
Quel turbinio di domande non fece che confonderlo,
facendolo cadere in uno stato di assopimento logico, ma le parole dell’altro lo
ridestarono.
-Mike… io… non…-
Cercava di non piangere, ma non riusciva a smettere. La
fronte era corrugata e non accennava a rilassarsi.
I pensieri di Mike volarono veloci, contro il tempo, per
trovare una soluzione.
Lui odiava vedere piangere Billie Joe.
Quando lo faceva sembrava così fragile, così piccolo,
così solo.
Lui che era la roccia che li tirava tutti, quello che
ogni volta che cadeva si tirava su, rideva e poi ricominciava a correre, anche
con i buchi nelle scarpe.
La cosa peggiore era sentirsi impotenti davanti a quei
demoni che tormentavano il suo amico da tanto, troppo tempo.
Fece un sorriso dolce e si accovacciò, in modo da
guardarlo in faccia.
-Ehi… non mi devi dare spiegazioni, tranquillo. Va tutto
bene, va tutto bene.-
Ormai non sapeva più se lo stava dicendo per se stesso o
per Billie Joe.
L’altro sembrò rincuorato da quelle parole, ma pareva
agitato.
-Io… tu…- disse per poi tirare su con il naso con gli
occhi ancora rossi.
Le mani tremanti si mossero a nascondere il viso e solo
allora Mike notò il pezzo di carta.
Era perfettamente pulito e per niente stropicciato,
Billie Joe lo stringeva appena, come se si trattasse di qualcosa di
immensamente fragile e inestimabile.
-Bì non ti preoccupare, mi spiegherai poi. Ora vieni
fuori da lì, io sono troppo… alto per starci.-
Quell’affermazione provocò uno sbuffo divertito nel più
piccolo, seguito da uno “spilungone” appena sussurrato, ma abbastanza forte
perché Mike lo sentisse.
Quest’ultimo si alzò e gli tese la mano.
Billie
Joe era tornato.
L’altro la prese e si alzò velocemente, ma sbatté la
testa contro la scrivania e cadde a terra.
Sì,
Billie Joe era proprio tornato.
Il grande sorrise a vedere gli occhi chiusi dell’amico, doveva
essere veramente stanco.
La fronte era rilassata, rimaneva solo una piccola ruga d’espressione.
Pregando che le sue braccia non decidessero di mollarlo in
quel momento, buttò il dormiglione sul letto e gli si stese di fianco.
Ecco, ora andava bene.
Billie Joe doveva essere così.
Rilassato e felice, l’eterno bambino con occhi pieni di
speranza, non di lacrime.
Fece per alzarsi quando notò che il foglio di prima era
sul pavimento, poco più in là c’era anche quella che probabilmente era la sua
busta.
Li raccolse e li appoggiò sul letto, non voleva
scuriosare nelle cose del suo amico.
Ma tutta la buona volontà non bastò più quando lesse ciò
che era scritto sulla busta.
Al figlio che non vedrò
crescere.
Al figlio?
Ma questo voleva dire che...
Subito si bloccò e portò lo sguardo sul dormiente.
No, non era possibile. Com’era potuto succedere?
Il padre di Billie Joe, Andy Armstrong, era morto molti
anni fa eppure…
Eppure c’era quella lettera. Come poteva essere lì?
Di scatto si voltò verso la scrivania, la scrivania di
Andy.
Quando aveva trovato Bì, lui era rannicchiato lì sotto.
La bocca gli si aprì lentamente.
Il fruscio di quel pomeriggio…
Quella lettera era stata chiusa dentro quei cassetti per
tutti quegli anni.
Incredibile, veramente.
Andy Armstrong, il padre del suo migliore amico, aveva
scritto una lettera al figlio prima di morire e loro non ne sapevano niente.
Pazzesco, però un dubbio rimaneva.
Se aveva ricevuto una lettera di suo padre, perché piangeva?
Lentamente si voltò verso il letto, dove avrebbe trovato
le risposte alle sue domande.
Subito si sedette sul materasso e prese il pezzo di carta
in mano, ma prima d’incominciare a leggere si soffermò a osservare il suo
amico.
-Perdonami Bì, ma devo. Come posso proteggerti se non so
cosa ti tormenta?-
Si sentiva veramente in colpa, ma non poteva fare altro.
Fece un bel respiro e posò gli occhi sulla calligrafia
che un tempo era appartenuta a Andy Armstrong, un camionista, un musicista, un
padre straordinario.
Quando leggerai questa lettera
probabilmente sarai grande e forte o magari piccolo e gracile, ma a me non
importa. Tu sei mio figlio e questo niente lo potrà cambiare. È settembre e in
questo momento, mentre scrivo questa lettera, tu sei fuori a giocare in cortile.
Tua madre Ollie sta preparando la cena, mentre io sono qui a osservarti dalla
finestra del mio studio.
Ti chiederai il motivo di
questa lettera, ti chiederai perché la ricevi solo ora. Troverai la risposta
alle tue domande nelle mie parole, ma mi raccomando mettiti comodo, il discorso
che sto per farti è lungo e importante. Questo è una tipica orazione che un
padre fa a un figlio parlandogli della gioie, dei dolori, ma soprattutto della
morte e della vita.
Ora, mentre l’inchiostro sulla
carta è ancora fresco, non saresti in grado di comprendere ciò che sto per
raccontarti ed è proprio per questo che ho deciso di scriverti questa lettera,
nella speranza che in futuro tu la trovi e la legga. È molto importante per me
che tu sappia cosa sia veramente la vita, perché no, non è un gioco. Avrei
voluto parlartene di persona, faccia a faccia, ma so che non sarà possibile.
Voi mi dite di continuare a sperare, ma io conosco il mio corpo. Ogni giorno
sono sempre più stanco, non ho più neanche voglia di suonare e tu sai quanto
sia grave. Figlio mio non sai quanto ti amo e quanto vorrei vederti fare il tuo
primo concerto. Oh sì, ne sono sicuro. Tu diventerai un fantastico musicista,
credi al tuo vecchio. La musica ti scorre nelle vene, nel cuore e nell’anima.
La musica è vita, ci hai mai pensato? Ecco, questo potrebbe essere il punto di
partenza di questa conversazione. Una conversazione unicamente padre e figlio.
Cosa ne dici Billie Joe?
Un ansimo strozzato uscì dalla sua gola.
Allontanò violentemente il pezzo di carta dalla sua vista
con gli occhi ormai lucidi.
Gli veniva quasi da ridere, stava per piangere per le
parole del padre di qualcun altro, ma non un altro qualsiasi dopotutto.
Billie
Joe.
Che diritto aveva lui di leggere quella lettera?
Che diritto aveva d’intromettersi in una conversazione
padre e figlio?
Nessuno, assolutamente nessuno.
Spossato, appoggiò i gomiti sulle ginocchia e porto le
mani nei capelli.
Non poteva continuare la lettura, non voleva.
Spostò lo sguardo sul corpo di fianco al suo.
Billie Joe dormiva beatamente con la bocca aperta e un
rivolo di bava sul mento.
Mike storse il naso a quella visione, poi sbuffò
divertito passandosi una mano sul viso.
Anche quando dormiva, il suo amico sapeva sempre come
tirargli su il morale.
Era una persona straordinaria.
Si alzò lentamente, cercando di non fare rumore, e s’incamminò
verso la porta.
-Aspetterò, aspetterò che sia tu a parlarmi dei tuoi
demoni, Billie Joe.-
In questo caso non c’era che dire.
Tale
padre, tale figlio.
-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=
-Andy! La cena è pronta, chiama anche Billie Joe!-
-Arrivo subito cara.-
Ho ancora la penna in mano e il foglio davanti, la
lettera è finita eppure manca qualcosa.
Che cosa non lo so, eppure ti ho parlato di tutto.
Perso nei miei pensieri, mi affaccio alla finestra per
chiamarti e ti vedo.
-Ahah non mi prendi, non mi prendi- dici ridendo.
-Vogliamo scommettere puffo?-
A quelle parole rimango stranito. Di chi è questa voce?
Mi volto e vedo un bambino abbastanza alto e castano che
ti corre dietro.
Ma è Mike! Ora capisco perché non ti sei arrabbiato a
quel “puffo”.
Sorrido e mi soffermo a osservarvi.
Vi rincorrete, cadete e vi azzuffate, il tutto ridendo e
scherzando.
C’è una strana sintonia tra di voi, l’ho avvertita dal
primo giorno che vi ho visto insieme.
Era come se vi conosceste da secoli, da sempre.
Destinati a essere legati, in un modo o nell’altro.
Secondo te Billie Joe, non noto che ti s'illuminano gli
occhi quando mi racconti di Mike, quando vai a giocare con Mike, quando sei con
Mike.
Mike, Mike e ancora Mike. Ormai la tua vita gira attorno
a quel nome, non più al mio come un paio di anni fa.
Certo mi dispiace un po’, però è una cosa buona.
Io presto me ne andrò e non voglio che tu rimanga solo, per
nulla al mondo, quindi è un'ottima cosa che ci sia Mike.
Un'idea mi colpisce come un fulmine.
Subito mi dirigo verso la mia scrivania e riprendo la
mia, ormai fidata, penna.
Una volta tanto la cena può aspettare.
P.S.
Figliolo, un'ultima cosa. Ricordati
sempre che ti senti cadere, se senti di non farcela, non fare affidamento solo
su te stesso. So benissimo quanto tu sia testardo, noi Armstrong siamo fatti
così. A volte, però, bisogna saper accettare la mano che ci offrono, per esempio
quella di Mike. Scommetto che siete ancora amici, non è vero? Sappi che mi è
sempre piaciuto, è perfetto per te, sa tenerti testa e sa di che cosa hai
bisogno. Adesso avete solo dieci anni, ma quando crescerai, capirai che nei
momenti difficili è bello avere un vero amico affianco. Mike è quello giusto,
fidati del tuo vecchio. È un ragazzo in gamba e farebbe qualsiasi cosa per te,
non lasciartelo scappare.
Per sempre tuo,
Papà.
*** Angolino della squinternata***
N.B. “Meravigliosissima” è scritto male
apposta, tranquilli.
N.B.2 “quello che ogni volta che cadeva si
tirava su, rideva e poi ricominciava a correre, anche con i buchi nelle scarpe.”
Qui i buchi nelle scarpe stanno a indicare gli avvenimenti spiacevoli della
vita a cui bisogna saper reagire per tornare a correre per la lunga via della
Vita. Non so se avete capito XDXD non mi so spiegare molto bene.
Mamma mia che parto! @_@ sono nove pagine di Word, non so
neanche come abbiate fatto ad arrivare fin qui. Visto che siete vive, perché lo
siete vero? (io mi sarei suicidato alla 5° riga ndB) Che antipatico che sei! Comunque
che ve ne pare? (una schifezza ndB) non m’interessa il tuo commento! Guardate mi
basta sapere che abbiate capito almeno la metà di ciò che ho scritto. Avete notato
che la maggior parte delle volte le mie storie sono innescate da Trè? XDXD io
adoro quell’uomo! Andy è stato difficile da scrivere, mamma mia! Spero anche
che Bì non sia venuto fuori troppo frignone o pucci-pucci perché questo non era
l’effetto desiderato -.- . devo dire che mi ritengo soddisfatta di questo “coso”
*sisi* anche se non c’è molto da dire a parte che siete assolutamente liberi d’interpretare
il rapporto come friendship o come slash (io sono più tendente all’amicizia, ma
potrebbe anche tranquillamente essere amore).
Ma passiamo alle risposte alle recensioni della mia
precedente ff “Il primo giorno di scuola”
Walking down the boulevard: Ohhh grazie mille
per il commento! Joey a mio parere è meraviglioso U.U cioè… immaginati un
Billie Joe in miniatura ** XD. Billie Joe dice sempre ciò che pensa e fa
bene!!! Minority? *fa una faccia da ebete* in verità non ci avevo minimamente
pensato ma può essere XDXD. Sono davvero contenta che ti sia piaciuta, grazie
milleeee!
Helena89: ora ho capito! Tu vuoi farmi
schiattare a forza di complimenti, davvero! Cioè… troppo troppo troppo gentile
>//< davvero. Sono contentissima che tu abbia trovato Billie Joe perfetto
perché io tengo moltissimo all’IC. A proposito qui come ti è sembrato? Tu sei
molto più brava di me quindi tranquilla. Mi-m-mi hai messo tra gli autori
preferiti? *sviene* (no… che scatole è svenuta! Vabbè faccio io, l’autrice ti
ringrazia infinitissimamente… ma che cavolo di parola è?! ndB)
Kumiko_Chan_: un genio… io? (avrà sbagliato
persona ndB). Povero Joey, greco e
latino alle elementari… non penso che ci tenga XDXD visto che li sto facendo
anch’io non glieli consiglio!XDXD guarda che se continui a darmi del genio dopo
ci credo e poi non mi ferma più nessuno **. Sono contentissima di averti messo
di buon umore perché anche tu con il tuo commento mi hai tirato su! XDXD ho
riso un sacco. Per Mental ho incominciato a scrivere ma non so dirti di preciso
quando posterò, mi dispiace farti aspettare. Grazie ancora.
Mariens: amica mia! Sono contenta che tu non
te la sia presa, mi sarebbe dispiaciuto molto! Io non voglio liberarmi di voi,
tranquilla ^^. XDXD vedo che Lauren è in ottima forma, deve essere carica per
tenere testa a Bi! Il rapporto padre-figlio, casualmente presente anche in
questa ff, è il mio bollo di garanzia ormai XDXD. Grazie, grazie, grazie sai
che per me la tua opinione è importante. Il linguaggio esplicito ci voleva perché
Billie Joe l’avrebbe sicuramente usato. Spero di sentirti al più presto, cara! Un
bacio.
lynch: commenti anche tu? *va in brodo di
giuggiole* sono contentissima che ti sia piaciuta e ti abbia fatto sorridere
almeno un po’. Grazie per il tuo parere, non sai quanto mi è utile. Spero di
sentirti presto (aspetto un'altra Merlin/Arthur XD).
ShopaHolic: mia fedele commentatrice! Sono così
felice che tu abbia trovato un pochino di tempo per recensire la mia
storiellina =^^=. Io cerco sempre delle scene di vita quotidiana e penso a come
si comporterebbe il nostro caro Bì in quelle situazioni, alla fine è umano
anche lui, però speciale. Anch’io la prossima vita vorrei essere sua figlia,
sai che bello? Scommetto che con una figlia femmina sarebbe molto protettivo e
giocherellone XD t’immagini? Bello, bello **. Fiù, ora sono più tranquilla, per
fortuna che il finale l’hai trovato originale, a me sembrava solo pazzo XDXD perché
diciamocelo… lui ce l’avrebbe il coraggio di fare una cosa del genere XD. Grazie
infinite per il tuo supporto di sempre, non so come farei senza.
Vanno assolutamente ringraziati anche coloro che leggono,
che seguono e che preferiscono. Il vostro sostegno è molto importante per me.
Grazie, davvero.
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