Death lullaby

di Fiamma Drakon
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Death lullaby Risuonava, dolce e tetra, una melodia nella stanza.
Macabra, vuota, eppure ricca di sinistri significati, un canto di morte che accompagnava lietamente la sua esecutrice, sapientemente intenta a far danzare le sue dita affusolate sui tasti dell’immenso e cupo organo a canne che, simile ad un’ombra, incombeva su di lei.
Note distorte e lugubri uscivano come un estremo soffio di vita dalle canne, vibrando nell’aria.
Tutt’attorno, leggiadre, danzavano coppie di scheletri in eleganti abiti da festa, o da funerale.
Le orbite orlate di sangue si fissavano le une in quelle dell’altro, sguardi d’innamorati nel fiore degli anni.
Danzavano come fossero ancora vivi, come se ancora la linfa vitale fosse in loro e non li avesse mai abbandonati.
L’esecutrice era l’unica scintilla di reale vita che fosse presente.
Lei, nel fulgore dell’adolescenza, i lunghi capelli dorato-argentei che le avvolgevano dolcemente il viso, portava dipinta in viso un’espressione che esibiva tutt’altro che gentilezza.
Viveva, ma al tempo stesso era come non vivesse.
Non c’era niente di vivo nel suo sguardo: tutte le emozioni erano risucchiate e annullate in un gorgo di nera e assoluta apaticità.
Avvolta nel suo elegante abitino viola, continuava a suonare, mentre sui tasti si raccoglieva il liquido scarlatto che dalle sue dita cadeva.




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