Ho bisogno di lei
Capitolo Quinto
“Luce”
Raccolsi in fretta le mie cose, ero mosso solo da una furia spasmodica
e dalla disperazione, dovevo sbrigarmi, più rimanevo a bordo di quella
nave più mi sentivo mancare l’aria.
Uscii silenziosamente dalla mia stanza, a quell’ora tutti stavano
dormendo, andai sul ponte e mi guardai attorno per essere certo che
nessuno mi osservasse, seguii il parapetto fino a dove erano legate
alcune cime della mia nave e le sciolsi, ero pronto per
teletrasportami, mi voltai ed eseguii la tecnica, prima di sparire,
scorsi nel buio gli occhi di Moria, che aveva capito cosa era successo,
vidi chiaramente nel suo sguardo un silenzioso addio. Mi ritrovai sulla
mia nave.
Gettai a terra le mie cose ed afferrai il timone, lo girai
completamente per invertire la rotta e allontanarmi immediatamente
dalla nave di Moria, inoltre volevo dirigermi subito verso Marijoa,
dove avrei comunicato al governo il mio consenso. Mantenni la
rotta e quando ebbi la forza di guardare indietro la nave di Moria era
solo un punto lontano sull’orizzonte. Tutte le mie energie mi
abbandonarono e io mi sedetti per terra. Guardai le mie cose sparse sul
pontile senza realmente vederle, appoggiai la mia spalla al timone
senza muoverlo. L’oblio incombeva minaccioso vicino a me, non sapevo se
desiderare che mi prendesse o averne paura, privo di forze e di volontà
mi addormentai.
Mi svegliaì la mattina dopo accecato dal sole, le mie cose erano ancora
sparse a terra, mi alzai, indolenzito per la posizione scomoda in cui
mi ero addormentato. Controllai che la rotta fosse ancora quella giusta
e andai a raccogliere gli oggetti che avevo gettato sul pontile la sera
prima, quando presi la Bibbia vidi spuntare un angolo di carta di
colore rosso, lo tirai fuori e vidi la foto di Shine.
Mi sembrò che il mio cuore si strizzasse e contorcesse.
Senza nemmeno accorgermene mi ero portato dietro la sua foto. Pensai di
strapparla o bruciarla o semplicemente gettarla a mare, però pensai,
che entro breve tempo non avrei nemmeno saputo chi fosse quella
ragazza, perché avrei dovuto privarmi di quella foto. Me la misi in
tasca e continuai a mettere in ordine. Non avevo fame, la cucina mi
ricordava lei. Ogni cosa mi ricordava lei. Fissai il timone ed andai a
dormire, mi rinchiusi in camera e spensi la luce, pregai di non
sognare.
Non ho ricordi nitidi dei giorni seguenti. I miei ricordi ricominciano
quando sbarcai a Marijoa.
Le santa Marijoa era sfarzosa e regale come sempre. L’incontro con i
medici che mi avrebbero operato e il dottor Vagapunk era stato tedioso
e insopportabilmente tecnico, non era molto delicato parlare
tranquillamente di come uccidermi davanti a me, da parto loro, ma ormai
nemmeno ci facevo più caso.
Fu decisa la data, fu deciso l’orario, furono scelti e ordinati i pezzi
con i quali avrebbero sostituito il mio cuore e mi fu presentato il
computer che avrebbe sostituito il mio cervello, decisero anche di
rinforzare qualche giuntura cigolante e fare qualche altro ritocchino
qua e là. Rimasi ad ascoltare in silenzio, come se me ne importasse
qualcosa, ogni istante ero minacciato dai ricordi incombenti e quando
qualcuno riusciva a farsi strada e a sfiorarmi scuotevo violentemente
la testa, fingendo di scacciare un insetto fastidioso, per sbatterlo
fuori dai miei pensieri. Finita la riunione i medici e gli scienziati
uscirono ordinatamente ma visibilmente eccitati per l’avvicinarsi
dell’operazione che avevano tanto aspettato.
Uscì anche io quasi per ultimo, fuori dalla stanza Garp l’eroe mi
fissava con uno sguardo severo e le braccia incrociate. Mi fece cenno
con la testa di seguirlo e io ubbidii. Mi condusse in una
stanzina molto discreta rispetto all’eleganza e all’eccesso del resto
del palazzo, la stanzina era fornita di una misera cucina composta un
paio di fornelli a gas e un frigorifero vuoto, da un cassetto Garp tirò
fuori due bustine di thè e da una tasca del suo giaccone una busta
piena di biscotti. In silenzio mise l’acqua a scaldare e
apparecchiò per due su un tavolino dall’aria fragile, mise in mezzo i
biscotti e recuperò due sedie che posizionò alle estremità del tavolo,
mi invitò a sedermi e si sedette anche lui.
Congiunse le mani e ci appoggiò sopra il mento, mi rivolse uno sguardo
duro.
:- Che diamine credi di fare?-
:- Ho deciso che mi va bene di essere “completato”.-
:- Completato un cazzo! Quelli ti ammazzeranno!-
:- Non sono obbligato a darti spiegazioni. Ne a te ne a nessun altro.-
:- Io non voglio spiegazioni! Vorrei fermarti! Avanti ragiona stupido
Orso!-
:- C’ho già ragionato.-
:- Beh se la tua decisione è questa allora non c’hai ragionato
abbastanza! -
La teiera fischiò forte e Garp si girò di scatto per toglierla dal
fuoco. Riempì due tazzine e ci mise le bustine di thè in infusione una
davanti a me e l’altra davanti a lui. Si risedette.
:- Perché all’improvviso hai deciso di permetterglielo?-
:- Non c’è un motivo.-
:- Non pendermi in giro! Nessuno decide da un giorno ad un altro di
farsi ammazzare!-
Rimasi in silenzio, prese la sua tazzina, ci versò dentro un paio di
cucchiaini di zucchero e divorò un biscotto porgendomene un altro.
:- Cerca di capire Kuma! Ti conosco da un sacco di tempo, da quando hai
incontrato Dragon! Non voglio che tu venga trasformato in una macchina
senz’anima.-
:- Mi dispiace Garp. Ma questa è una mia scelta e tu devi rispettarla.-
Garp sorseggiò il suo thè è sospirando mi guardò.
:- Va bene, tanto non posso impedirtelo. Ma dimmi perché! Così
all’improvviso, cosa ti ha fatto cambiare idea.-
Abbassai lo sguardo.
:- Desideravo tanto qualcosa, un qualcosa senza il quale non mi riesce
di continuare a vivere, l’altro giorno ho realizzato che non lo potrò
mai ottenere.-
Mi guardò confuso, cercava di capire cosa potessi volere così tanto da
non poter vivere senza ma non ci arrivava. Io mi alzaì e lo salutai.
:- Kuma… sei sicuro che poi non te ne pentirai? Non si potrà tornare
indietro.-
:- So per certo che non me ne pentirò… so per certo che non proverò più
niente quando sarò completo, Addio Garp.-
Mi congedai.
Prima dell’operazione avevo alcune faccende da sbrigare e nei giorni
seguenti mi impegnai in questo.
Uno dei miei impegni riguardava Ryleigh che in quel momento si trovava
a Shabaody, arrivato all’arcipelago trovai l’intera flotta di Kizaru
impegnati a catturare pirati, delle esplosioni tra le mangrovie
attirarono la mia attenzione e mi teletrasportai sul luogo. Il primo
dei miei cloni robotici PX1 stava per spazzare via un membro della
flotta di Cappello di Paglia. Lo fermai e mi guardai un attimo attorno,
c’èra la ciurma al completo, intenti a combattere con PX1, Sentomari e
l’Ammiraglio Kizaru. Proprio contro Kizaru stava combattendo Ryleigh,
mi tele trasportai e gli trasmisi il messaggio che dovevo affidargli e
subito dopo decisi velocemente di fare l’ultimo favore a Dragon, mandai
ogni membro della ciurma di cappello di paglia nel luogo che gli
sarebbe piaciuto di più, per toglierli da quel combattimento che
avrebbero sicuramente perso. Kizaru e Sentomaru provarono chiedermi
cosa avessi detto a Ryleigh e perché avessi mandato via la ciurma di
Mugiwara, ma li liquidai e me ne andai velocemente.
Continuai a sbrigare i miei impegni ma troppo spesso il pensiero di
Shine riusciva a intrufolarsi nella mia mente, mi toglieva la fame, il
sonno e la volontà. Ben presto lo scuotere la testa cominciò a perdere
colpi, non riuscivo più a scacciare i ricordi così, scuotevo la testa e
poi l’immagine riappariva subito davanti ai miei occhi, di nuovo e lei
era sempre lì sorridente, di nuovo e il suo sguardo dolce fisso nel mio
mi uccideva. Non potevo continuare a vivere così.
Finalmente, dopo giorni di intensa sofferenza che mi sembrarono non
passare mai, arrivò quello dell’operazione. Fu strano svegliarsi
sapendo che di li a poche ore dopo sarei morto.
Mangiai senza sentirne veramente il sapore, bevvi senza essere
dissetato dopo, era impossibile accontentare i miei bisogni , l’unico
che avrei desiderato soddisfare era irraggiungibile.
Però ero anche insensibile al dolore, i ricordi di Shine mi scorrevano
liberi in testa e non soffrivo, non provavo niente, mi sentii come se
fossi già morto. Poi mi ricordai di avere la sua foto, quella sua foto
in tasca. La presi e mi sedetti a guardarla. Percorsi per non so quante
volte le linee dei suoi capelli e quelle del suo perfetto viso, contai
le sue lunghissime ciglia scure, cercai di dare un nome preciso al
colore dei suoi occhi. In quel momento sentii chiaramente che volevo
vivere. Con tutto me stesso. Volevo rivederla. Subito dopo mi piombò
addosso la consapevolezza che avrei sofferto come non mai, che non ne
sarebbe valsa la pena, che non avrebbe mai cambiato idea e che non
sarebbe mai stata mia. Mi rimisi la foto in tasca e mi alzai. Ero
pronto.
Due ore dopo percorrevo un freddo corridoio di metallo, circondato da
medici e scienziati emozionati, Vegapunk in persona mi camminava a
fianco descrivendomi accuratamente ogni passaggio dell’operazione,
quanto mi avrebbero rinforzato, ridicole percentuali su ogni cosa.
Finsi di ascoltare. Aprirono una grossa porta a chiusura stagna e
entrammo tutti nella sala operatoria, che per l’occasione però sembrava
un misto tra un ospedale e un laboratorio meccanico. Mi sedetti sul
tavolo operatorio. Passo un’altra buona ora di preparazione, luccicanti
strumenti affilati venivano posizionati ordinatamente su un tavolo poco
distante da quello su cui io sarei morto. Mi dovetti spogliare, mi
sdraiai sul tavolo e mi coprirono il basso ventre con un telo
verdastro. Odiavo il tono divertito con cui si parlavano. Era disumano.
Vegapunk mi si avvicinò con una mascherina in mano.
:- Addio Bartholomew Kuma-
Non gli risposi, lui mi fece indossare la mascherina e ben presto
cominciai a respirare il gas che mi avrebbe addormentato. Tutte le
persone nella stanza si immobilizzarono, ferme come statue mi
fissavano, a causa delle mie dimensioni e del fatto che metà del mio
corpo fosse già metallizzato, nonostante il gas fosse molto potente, ci
vollero almeno tre minuti di grosse boccate di gas per addormentarmi.
Lentamente cominciai a vedere sfocato, gli occhi mi si chiudevano da
soli, non sentivo più la sensibilità alle dita delle mani. L’immagine
di Shine passò di nuovo davanti ai miei occhi e pregai che non mi
passasse davanti agli occhi tutta la mia vita, ma solo i giorni felici
passati con lei. Chiusi gli occhi, e morii amandola.
:- Gooomeeeen!-
Oltre alle immagini si sentono anche le voci prima di morire?
:- Kumaaaaa! Gomenasai! Gomenasaiiii! Kuuuumaaa! Gomeeeen!-
Shine che piange e grida chiedendomi scusa, questa scena proprio non me
la ricordo… quando l’ho vissuta? Sto riacquistando sensibilità alle
mani. Riesco a muovere le dita.
Cercai di aprire gli occhi anche se la luce del laboratorio mi
accecava, quando riuscì a tenerli aperti non riuscivo ancora a vedere
nulla, era tutto sfocato e non riuscivo a mettere a fuoco. Sentivo
ancora Shine gridare.
:- Kuuumaaa, perché! Baaakaaa! Kuma no Bakaaa!-
Finalmente riuscì a vedere più o meno nitidamente.
Io ero ancora sdraiato sul tavolo operatorio e ancora non riuscivo a
muovere ne le braccia ne le gambe, la prima cosa che mi saltò agli
occhi fu il dottor Vegapunk accasciato privo di sensi sul mio ventre,
confuso mi guardai attorno e vidi tutti i dottori e gli scienziati
stesi a terra svenuti, gli strumenti luccicanti e acuminati erano stati
gettati a terra disordinatamente. Sentii singhiozzare accanto a me e
qualcosa di caldo sfiorarmi l’avambraccio, ruotai lentamente e con
sforzo la testa verso destra e vidi una cascata di capelli rossi
tremare avvinghiata al mio braccio.
Quando riconobbi sotto quei bellissimi capelli il visino di Shine il
mio cuore si fermò.
Shine piangeva disperata, stretta forte al mio braccio, mi chiedeva
scusa, per cosa poi, mi bagnava di lacrime, tremava respirava a fatica.
Non potevo vederla così.
:- S-Shine…-
Lei trattenne il fiato e alzò lo sguardo verso di me.
:- Ku-Kuma… tu…hai detto il mio nome… sai chi sono?-
Il suo visino rosso dal pianto si illuminò in un sorriso sfavillante,
mi si arrampicò lungo il braccio fino ad arrivare alla testa, mi
abbracciò strettissimo al collo, i suoi capelli profumati mi finirono
in bocca, pianse pianse ancora, la mia guancia era tutta bagnata dalle
sue lacrime.
:- Kuuma! Sono così felice! Kuma! Gomenasai!-
:- Shine… ma che dici?-
:- Kuma! Sei uno scemo! Ma perché hai cercato di fare una cosa così
stupida! Ti odio! Kuma no Baka! Bakaa!-
Rimasi a farmi insultare, non mi era mai stata così vicina, non avevo
mai sentito così intenso il suo profumo. Poi all’improvviso lei si alzò
e mi guardò negli occhi, le sue ciglia brillavano di lacrime. Mi si
avvicinò lentamente al viso e mi baciò. Poi si alzò di nuovo e guardò
verso la porta sorridendo.
:- Hai sentito Otosan? Kuma sta bene!-
Mi issai sui gomiti e mi girai verso Moria. Quello se ne stava
tranquillo appoggiato allo stipite della porta con una ventina di ombre
strette nelle due mani.
Lui non rispose a sua figlia ma si limitò a lanciare a me uno strano
sguardo divertito.
Tornai a guardare Shine aspettandomi ancora un sorriso dolce ma mi
arrivò un pugno sul naso, sentii chiaramente le ossa della sua mano
rompersi contro la mia faccia, quando riaprii gli occhi vidi la sua
espressione, non credevo che Shine potesse arrabbiarsi tanto, non
sembrava soffrire nonostante la sua mano fosse sbriciolata, era
talmente furiosa da non sentire il dolore.
:- Kuma! Ti odio! Sappi fin da ora che non ti perdonerò mai! Hai
capito!?-
Piangeva ancora ma stavolta di rabbia.
:- Otosan mi ha raccontato tutto! E per fortuna! Altrimenti tu saresti
morto! Allora sentiamo, cos’hai da dire in tua discolpa?!-
:- Se Moria ti ha raccontato tutto dovresti anche sapere perché ho
preso questa decisione…-
:- E’ una cosa talmente stupida che non c’ho creduto!-
:- Non è stupido! non capisci … io non riesco a vivere senza di te …
non ci riesco.-
:- Ecco un’altra cosa per cui ti meriteresti un pugno! Sei davvero
egoista Kuma! Tu arrivi un giorno all’improvviso dicendo di amarmi e
pretendi che io all’istante ti dia una risposta!? Io ho sempre vissuto
solo con Otosan… non sono capace di riconoscere l’amore, quello che
intendi tu, perché non mi hai lasciato un po’ di tempo?-
:- Non sarebbe cambiato niente.-
:- E Invece Si!-
La guardai sorpreso e lei arrossì, nascose il viso tra i suoi capelli e
ricominciò a parlare.
:- Ero così spaventata, quando Otosan mi ha detto che saresti morto, ho
sentito qualcosa che non avevo mai sentito, quanto mi saresti mancato,
era strano, io non ti conosco da molto tempo, ma sto così bene quando
sto con te, e poi quando quella sera mi confessasti di essere
innamorato di me ero preoccupata perché pensavo di perdere la tua
amicizia ma dentro io ero felice, non so se è questo “amore” però non
ho mai sentito niente del genere.-
Non riuscivo a muovere un muscolo, lei si accovacciò sul mio pettorale.
:- Mi dispiace di averti fatto soffrire, probabilmente ormai è tardi
per chiedertelo, Kuma-sama? Posso restarle vicino per sempre?-
Mezzo nudo su un tavolo operatorio il mio sogno si stava realizzando,
un’esplosione di energie mi travolse e balzai seduto stringendo forte
tra le mie braccia Shine, però nell’impeto del movimento il telo che mi
copriva il basso ventre cadde.
:- Kuuuumaaaaa!!!!! Copriti immediatamenteee!-
Moria era scattato verso di me e aveva acchiappato Shine
strappandomela dalle braccia e tappandole gli occhi, lui mi guardava
indignato e con un leggero rossore che andava pervadendo le sue guance.
:- Scordati di abbracciare Shine fino a che non sarai vestito è
chiaro?!-
Shine rideva forte nascosta nelle mani di suo padre.
:- Ma Otosan prima o poi cosa cambia.-
Moria arrossì ancora di più e gridò addosso a Shine.
:- Ma che idee ti fai venire! Aaah! Kuma copriti!!-
Moria esasperato tappò meglio che poteva tutti gli spiragli delle sue
mani chiuse a pugno che contenevano Shine e se ne andò velocemente
dalla sala operatoria.
Nel frattempo le ombre stavano tornando ai loro legittimi proprietari
che stavano rinvenendo. Vegapunk si stava svegliando e vedendomi andar
via, cerco di corrermi dietro per fermarmi o quanto meno chiedendomi
spiegazioni.
:- Tutto annullato Vegapunk, mi spiace per voi-
Raccolsi i miei vestiti e dalla tasca della giacca cadde la foto di
Shine, la presi da terra e mi maledissi, come avrei mai potuto
rinunciare a lei, mi vestii in fretta e uscii nel corridoio, deciso a
farmi restituire Shine da Moria, camminavo verso il futuro più luminoso
che potevo desiderare. Shine. Moria non avrebbe potuto dargli un nome
migliore.
Fine Ultimo Capitolo
Dopo quasi un mese ( cacchio!) ecco il nuovo ed ultimo capitolo!!! Ve
l’avevo detto che non l’avrei lasciata incompleta o sbaglio? U_U dunque
dunque dunque … adesso voglio sperare che almeno per l’ultimo capitolo
commentiate! Maledetti! >_< Grazie della Lettura.
>.<
S
P
O
I
L
E
R
(Siete avvisati non scendete ancora con il cursore, dedicato solo a chi
ha letto il cap 591 di One Piece)
Dunque visto che Moria muore ( presumibilmente ma spero davvero tanto
di no) presto ( presto è un concetto relativo) scriverò una One Shot
con il passato di Moria riferito a questa FF, insomma una specie di
Requiem ^^ spero cha la leggiate =)
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