Christine

di shanna_b
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Ouverture

 

 

 

 

L’aeroporto italiano era più o meno come tutti gli altri che aveva visto fino a quel momento della sua vita… affollato, caotico e, in un certo qual modo, puzzolente… di gente che va e viene e suda e trascina valigie e piange e ride e dice addio e/o bentrovato.

Shannon recuperò la sua valigia dal tapisroulant aspettando diligentemente il suo turno e poi seguì Jared verso l’uscita. L’uomo era a Venezia con il fratello, al Festival del Cinema per la prima di ‘Mr Nobody’, l’ultimo film di Jared.

Mentre i flash dei fotografi li investivano appena usciti dagli “Arrivi” del Marco Polo, Shannon si fermò e cominciò a guardarsi attorno senza alcun interesse: aveva seguito il fratello senza volontà, era stato obbligato da Jared con la minaccia che in caso contrario non sarebbe andato nemmeno lui, anche se il contratto con una major hollywoodiana glielo imponeva.

Un ricatto vero e proprio, fatto a fin di bene, e Shannon si era arreso.

Jared rispondeva sorridendo alle domande dei pochi cronisti presenti, mentre Shannon si teneva in disparte, con nessuna voglia che qualcuno gli chiedesse qualcosa. Non aveva voglia di parlare del nuovo CD, né di altro, in realtà, ed era un bene che passasse quasi inosservato con la barba lunga, il berretto di lana calcato in testa e gli occhiali da sole con lenti nere ed impenetrabili.

Dopo un po’, cronisti e fotografi si allontanarono e Jared si avviò verso il taxi, facendo segno al fratello di seguirlo, cosa che Shannon fece, mettendo le valigie dentro il bagagliaio, in silenzio, per poi infilarsi sul sedile posteriore.

Jared, non appena l’auto partì, si schiarì la voce: “Sei riuscito a dormire un po’ in aereo?”

“No.”, la voce di Shannon superava di poco il rombo del motore.

“Come ti senti?”

L’uomo sbuffò: “Di merda.”

“Mi dispiace, Shan.”

“L’hai detto mille volte ormai, lascia perdere, dai…”

“Lo so ma… non so cosa dirti…”, tentò di scusarsi Jared, a bassa voce, quasi contrito.

Il fratello fece spallucce: “Non dire niente allora… perché non c’è un cazzo da dire… un giorno… un giorno troverò una risposta, ma ora… ora non ce l’ho e sto male, non posso farci nulla.” Shannon si mise a guardare dal finestrino, scocciato, sbuffando nuovamente. “Era meglio se me ne rimanevo a casa… non sono di compagnia, Jay, mi dispiace…”

Jared gli mise una mano sulla spalla, stringendo le dita, cercando di sorridere, di trovare un modo per sollevare il fratello: “Ti ho costretto io… non puoi rimanere chiuso in casa per sempre… a farti crescere la barba lunga come babbo natale, a mangiare schifezze, guardare la TV, impasticcarti, bere e fumare… Fai peggio…”

Shannon lo guardò di sfuggita, scuotendo di lato la testa: “Non so se faccio peggio o meglio… ma altro non voglio, non posso e soprattutto non SO fare, al momento… non so… non so cosa fare…”

Jared non ebbe il coraggio di dire più nulla.

Perché, si rese conto, in realtà non c’era più nulla da dire.

Prese dei depliant sul Veneto da una tasca sul sedile davanti a lui e ne passò qualcuno a Shannon, tanto per non stare con le mani in mano.

Ma si accorse subito di avere sbagliato: suo fratello, sobbalzando di scatto, cominciò a fissarne uno e, soprattutto, cominciò a fare quello che non avrebbe mai dovuto né voluto.

Ricordare…













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