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Salve a tutti! Questa fan fiction è scritta
con il cuore, con le stesse emozioni che ho provato leggendo il libro. Per
questo motivo mi sono sentita in dovere di scrivere come secondo me potrebbe
continuare la storia non solo per me stessa ma anche per tutti coloro che
sogneranno di nuovo leggendo queste righe. Perchè si, spero che lo farete e
spero che la mia storia vi piacerà. Per darvi un piccolo assaggio di "Dove
Vivono gli Innamorati" ho creato un piccolo video di presentazione. Per vederlo
clikka
qui.
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La macchina viaggiava veloce per la strada sul ritmo di
qualche canzoncina pop dell’ultimo momento. Fuori il sole splendeva, come quella
Y10 appena lavata che sfrecciava per le strade di Roma, consapevole che ben
presto non potrà più toccare i 70 vista la fila che si accumula sempre in centro
verso quell’ora. Erano bei tempi quelli in cui suo padre la portava sempre a
scuola, senza doversi preoccupare di guidare e di trovare parcheggio. Era
semplicemente un sogno pensare di parcheggiare a 200 metri dall’università.
Tanto vale che lasciava la macchina a casa e veniva a piedi. Il traffico era a
dir poco insopportabile. Doveva partire sempre trenta minuti prima e questo
significava perdere mezzora di sonno!
Il cielo era chiaro e stranamente non c’era una singola
nuvola a coprirlo. I clacson coprivano il rumore degli uccelli che si
incontravano e si cercavano.
Ma li, li dove mai niente e nessuno avrebbe dovuto
scrivere, c’era ancora una traccia di loro, di lui. Li su quel ponte, come ogni
mattina accadeva, Babi era costretta a ricordare, a ricordare quello che era
stato e che non era più. Quel ponte, ora pieno di scritte e disegni dai mille
colori, portava con se ancora un pezzo della loro storia. Incancellabile, come
forse l’amore che ancora li legava, quella scritta si mostrava prepotentemente
sulle altre, ancora carica di significato come un anno fa.
Poi quella stupida canzone finisce e come se tutto il mondo
fosse contro di lei, eccola che arriva, piano, sfumata da quel Dj che proprio le
voleva male, quella canzone, la sola ed unica canzone che non sarebbe mai dovuta
arrivare.
La sola ed unica canzone che l’avrebbe portata indietro nel
tempo.
La sola ed unica canzone capace di farla di sognare,
sperando ancora in quell’amore impossibile.
La sola ed unica canzone capace ancora di farla piangere.
Così, come se niente fosse, piano piano, piccole e timide,
eccole che arrivano. Calde lacrime riempiono quei pozzi d’azzurro che sono i sui
occhi, rendendoli ancora più brillanti. Poi le palpebre si chiudono e quelle
piccole goccioline salate cominciano il loro lento percorso, tracciando una scia
bagnata e luccicante, sotto il riflesso del sole di Aprile. Ed ecco che i
ricordi invadono la sua mente, accompagnati dalle dolci note di quella musica
che ama e al tempo stesso odia perché capace di farle ricordare ogni singolo
istante trascorso con lui. Le sembra ieri quando quella mattina, accompagnata da
suo padre, si accorse di quel messaggio. Lei era l’unica, l’unica a conoscere
veramente il significato di quella frase, unica a sapere che era rivolta a lei.
Come quella mattina in piazza, quando sentì parlare delle ragazzine. Dicevano
che quella scritta era dedicata a loro, che il loro nuovo ragazzo gli aveva
voluto un regalo. Ma Babi sapeva, Babi sapeva che era stato lui. Solo lui le
aveva detto che li in quel posto lontano da tutti e da tutto, potevano amarsi in
pace, senza preoccupazioni, senza problemi, senza aver paura di amarsi. Li, ‘Tre
metri sopra il cielo, dove vivono gli innamorati’. Ma quel salto era troppo
alto, era troppo in alto per lei. Tutto era troppo per lei. Solo li, tre metri
sopra il cielo, potevano vivere il loro amore, la loro favola, ma nella vita
reale non era possibile. Quanto le era costata quella decisione, quanto le era
costato alzare il telefono e dire quelle parole che pochi minuti prima era
pronta a recitare, senza paura e incertezza, ma che mancarono di uscire non
appena sentì la sua voce. Lui, felice ed innamorato di sentirla, di sentire la
sua voce, non sapeva che di li a pochi istanti tutto sarebbe finito, tutto
sarebbe svanito non appena le parole ‘ Step…mi sono messa con un altro’ lo
avrebbero colpito al cuore. E li, quel sottile ma potente scudo che solo e
soltanto lei era riuscita a sbloccare, si stava pian piano riformando. La
solitudine, la pura solitudine e consapevolezza di aver perso l’unica cosa al
mondo più importante di se stesso, l’unica cosa al mondo capace di farlo sentire
vivo, amato. L’unica persona che lo rese folle d’amore, sdoppiando la sua
persona e rendendolo dolce e al tempo stesso protettivo verso colei che amava.
Li, dalla parte opposta dello stesso ponte, c’è lui che
come quella mattina di tanto tempo fa, non è semplicemente appena uscito di
casa, ma deve ancora tornarci dalla serata trascorsa a gironzolare per la città.
Ray-ban e Malboro in bocca sembrano riportare indietro il tempo. Un estraneo
penserebbe che sia la stessa mattina di tanto tempo fa, quando ancora non aveva
incontrato l’amore, quando ancora era tornato da una notte di pazzie con il suo
amico Pollo, ma un buon intenditore non può certo non notare che quel ragazzo
seduto, non ha più il sorriso di quella mattina. Ed ecco come c’è qualcosa di
differente. Quel qualcosa è appunto quel sorriso strafottente e sicuro di se,
che un tempo non avrebbe mai abbandonato le sue labbra, ma che adesso è invece
dimenticato e troppo poco adatto alla situazione. Era trascorso un anno e ogni
giorno, tornando a casa si era ritornato quello di un tempo, chiuso in se
stesso, privo di sentimenti verso gli altri. Pian piano aveva ricostruito quel
muro che tempo fa lei era riuscita a sgretolare con semplicità…con amore. Ma
ogni giorno svegliandosi, quel muro lo aiutava a dimenticare, a dimenticare
quello che era stato, quello che il suo cuore non voleva dimenticare e che forse
non avrebbe mai dimenticato. Giorno dopo giorno, mese dopo mese, il tempo
passava, lentamente si, ma passava..e anche i ricordi di loro, di quello che
erano stati si affievoliva. Certo, quello che provava per lei non era ancora
riuscito a cancellarlo, ma i continui flash back della loro prima volta, del
loro primo bacio e di molti altri momenti, erano sempre meno frequenti…Lui era
chiaramente la sola ed unica causa di tutto. Lui, il suo modo di fare, di
comportarsi..Era completamente diverso da lei. Era un teppista di strada e
semplicemente non poteva far finta che tutto potesse andare bene. Forse a volte
l’amore non è abbastanza. Bisogna guardare in faccia la realtà e rendersi conto
che a volte non è abbastanza. Per quanto tu possa amore una persona, per quanto
tu possa morire per lei..a volte non è abbastanza. La pressione del resto del
mondo, il sentirsi in un ALTRO mondo, che non accetta quello che sei e quello
che ami, non è mai semplice da sopportare e lei non ci era riuscita. I suoi,
l’ambiente in cui era da sempre stata abituata a vivere, non lo avrebbero mai
accettato, non lo avrebbero mai accettato per quello che era, per quello che
faceva…pronti a giudicare o a guardare solo l’apparenza di una persona senza
capire che l’anima di questa, spesso non rispecchia quello che da fuori ci
sembra di vedere. Lui ha amato e forse ama ancora quella ragazza con tutto il
suo cuore, ma come poteva far capire ai suoi che l’amore che provava non era una
semplice sbandata? Loro, zitti e arroganti, non volevano ascoltare. Non capivano
che li davanti a loro c’era un ragazzo..un semplice ragazzo che non aveva avuto
la fortuna, come loro, di avere soldi, una famiglia da amare e l’amore dei
genitori, come invece avrebbe voluto…
Ma quel ragazzo non gli stava chiedendo niente..solo e
soltanto la possibilità di amare la loro figlia, senza ostacoli con tutto se
stesso, aggrappandosi a quella possibilità di avere una ragione per vivere…
Ma non è solo il sorriso che lo distingue dalla mattina di
un anno fa..un piccolo Sony, infilato nella tasca destra del suo giacchetto di
pelle, è sintonizzato su Tele Radio Stereo. Strano che lui ascolti quel tipo di
musica. Ma come ogni mattina, prima di tornarsene a casa, si siede sul bordo di
quel ponte e ascolta quella stazione con quel Sony, un tempo prezioso nelle mani
di quella ragazza dagli occhi celesti e dal sorriso meraviglioso. Era un suo
regalo e lui non lo aveva mai abbandonato. Gli rimaneva ancora quella bandana,
legata saldamente al polso, che profumava ancora di lei, quel piccolo Sony che
continuava a regalargli il ricordo del suo sorriso e quel ponte, che così sporco
e silenzioso, era ricco di emozioni, ricco di ricordi, ricco di scritte senza
senso o dediche d’amore che, nonostante quante fossero, nonostante quanto
fossero colorate, non avevano ancora cancellato quella frase, quella frase che
lo aveva spinto a svegliarsi la mattina presto, sapendo che alle otto lei
sarebbe passata di li, quella frase che gli ricordava la loro prima volta, la
casa sul mare, il tramonto e tutto il resto…Lui che
all'inizio era il duro della situazione, il cuore di pietra, adesso si ritrovava
debole e ferito, colpevole solo di essere stato troppo violento, non curante
delle regole e pensando di essere "Immortale", come disse, quando invece non lo
era mai stato. Così si era ritrovato solo, sperduto senza più quell'unica cosa
che lo faceva sentire felice, libero dalle preoccupazioni senza più avere lei
vicino. E pensare che all'inizio si odiavano e che lui non sapeva nemmeno cosa
voleva dire essere innamorati...Impacciato, forse, all’inizio non sapeva nemmeno
come comportarsi, se doveva abbracciarla quando piangeva, se doveva guardarla
con amore quando gli sorrideva, perchè estraneo a tutto ciò...Lei era l'unica
persona che lo rendeva felice, che lo faceva sentire una persona nuova e non più
il ragazzo solo e abbandonato, che lo faceva sentire semplicemente amato. E'
veramente strano vedere come una persona possa cambiare e al tempo stesso essere
ancora la stessa di un tempo..Lui ci aveva provato a controllarsi, a
cambiare…per lei..per renderla felice, per essere accettato dai suoi genitori,
ma pensandoci bene un persona non può cambiare..Nasci timido e morirai timido,
nasci sicuro di te e senza paure e morirai senza essere cambiato di una
virgola…Ma forse c’era una cosa che lo distingueva da tutto ciò…lui non era nato
così..lui era una persona come le altre, dolce e tranquillo, fino a che tutto
non gli crollò addosso..Forse poteva cambiare..forse poteva davvero…
Ma come in quella macchina, anche
li, lui stava ascoltando quella canzone..iniziata piano, sfumata da quel Dj che
avrebbe voluto prendere a calci per l’ottima scelta, ma che comunque non
era capace di smettere di ascoltarla. Bastava semplicemente posare un dito sul
tasto ‘Off’ e la musica sarebbe cessata immediatamente…Ma invece nessuno dei due
voleva farlo..nessuno dei due aveva la forza di spingere quel tasto. Mai cosa
più difficile gli capitò quella mattina..come decidere se mettere fine a quella
musica o no…Si stavano semplicemente lasciando trascinare da quelle emozioni
sotto le note di “Beautiful” non sapendo che la persona a cui stavano pensando
era li, dall’altra parte del ponte, ferma ad ascoltare quella canzone, ferma a
pensare alla loro storia, a come era nata e a come era finita dolorosamente, a
come si erano scoperti giorno dopo giorno, svelando all’altro facce nuove che
prima non conoscevano…
Lenta e sfumata la canzone finì, portandosi con se i
ricordi e i pensieri di quei due giovani ragazzi, che così giovani, troppo
avevano sofferto e stavano ancora soffrendo…
Lei velocemente premette l’acceleratore e si riscosse da
quei pensieri dolorosi mentre allo stesso tempo lui si alzò dal bordo, spegnendo
il Sony, imprecando contro quel Dj del cavolo! Salito in moto, pronto a tornare
a casa, si mise in strada..già sognando di tuffarsi nel letto per dormire e
sognarla.
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