ancora or il male che mi fai
Ancora
or
" Il male che mi fai"
L’orologio
di Greengrass Manor suonava le 12.00.
Da almeno due
anni, suonava lo stesso orario.
Pansy
osservò la lancetta fissa, esattamente
al centro.
Non aveva mai
capito come
mai la sua migliore amica avesse deciso di rimanere in quella casa
vuota come un guscio di una conchiglia, dopo la Grande Guerra.
Da quando la
sorella Astoria si era sposata, Daphne viveva sola, in
quell’enorme maniero.
Lei e Draco
avevano
insistito per cercarle un'altra sistemazione, ma con un sorriso triste,
aveva rifiutato. Così, irremovibile nelle sue decisioni. Fu
l’ultima volta in cui la vide decisa , una decisione che
sapeva
tanto di resa.
Solo una
persona avrebbe potuto avere un certo spessore nelle sue decisioni.
Nella sua vita.
L’unica,
da sempre e per sempre.
E la sua
presenza aleggiava in quella casa, come un fantasma che non poteva e
non voleva andarsene.
Ma era
fantasia.
Perché
nella realtà, lui era sparito, lasciando dietro di se una
scia di faccende in sospeso.
E come tutti i
fantasmi, doveva tornare a risolverle.
Ma le lancette
dell’orologio erano ancora ferme , nello stesso istante in
cui era sparito.
- Miss Daphne,
Miss Pansy è fuori.-
- Non voglio
vedere nessuno.-
- Daphne, tu
riesci ad annientare ogni mio futile buon sentimento di futura moglie.-
L’ombra
di Pansy si allungava fino alla toeletta.
Continuò
a
pettinarsi languida, imperterrita, sciogliendo nel movimento del polso
che scivolava sulla cascata bionda ogni suo turbamento.
Falsa.
- Meglio
così. I sentimenti non si addicono alle Serpi.-
La resa
incondizionata, come un singulto doloroso, era appena mitigata dalla
durezza di quelle parole.
Il rumore
dell’avorio duro che si posava sul lucido marmo.
Il sospiro di
Pansy sul suo collo, nella tenera stretta. Gli occhi di entrambe
lievemente socchiusi , come se dormissero.
Era sempre
così, la
sua migliore amica. Tenerissima e dolce , prima di esprimere con parole
la più terribile delle sofferenze.
Parole
coscienti di arrecare dolore , ma dannatamente gentili nel farlo.
Il miele che
raddolcisce la medicina amara, come la si da ad un bambino.
- Ancora?-
Prendeva
tempo, Pansy, e un moto di rabbia si impadronì nel corpo
flessuoso e armonico della giovane.
Lo superficie
lucida dello
specchio cominciò a incresparsi e morbide onde , in una
abitudinaria illusione ,che ora la trasportava lontano.
Stava
annegando, condotta dalla sua àncora , in un tempo infinito
che perdurava da due anni.
Ancora…sempre.
- Si,
ancora…-
Chiuse gli
occhi , sentendo i brividi della pelle come se l’acqua la
lambisse serena.
In quel
primordiale annegamento, dove il tempo si era fermato.
Il suo cuore,
si era bloccato.
- Sta
tornando.-
Ecco, la
sofferenza lancinante delle parole di Pansy, crudeli e lenitive insieme.
Ora si,
l’ancora del tempo poteva fermarsi, e
l’àncora aveva invertito la rotta.
Stava per
rivedere la luce,
e le goccie del tempo ora scivolavano sulla sua pelle, per ritornare
poi al buio porto sepolto, dove voleva seppellirsi anche lei, come
tanti tesori luccicanti, andati perduti.
Ma ora veniva
spinta verso la riva, verso la sabbia dorata, scottata dalla tepore del
sole.
Quando scese
giù, incrociò le lancette del pendolo.
Ferme,
bloccate da due anni.
Per fermare il
tempo e il battito del suo cuore, nell’istante in cui si
frantumava.
Il prima e il
dopo, e il perenne stagnarsi del tempo in quei due anni.
Le lancette si
sarebbero mosse tra poco, e il tempo avrebbe continuato a scorrere.
Nel bene e nel
male.
- Le hai
parlato?-
Draco,
estremamente rigido, contro la sua poltrona, nel suo studio, aveva
capito , appena lei era entrata.
-
Si…a modo mio.-
Si sedette
davanti a lui.
- Ha chiesto
di lei…-
-
Indirettamente?-
Ovvio. Blaise
faceva e
chiedeva ogni cosa indirettamente, con indifferenza malcelata. Come se
la sua presenza in ogni importante discussione, dovesse trasparire
misteriosamente.
Solo con lei,
non lasciava spazio a parole inutili e futili.
-
Ovvio…-
Pansy si
sedette sulle sue ginocchia e lo guardò negli occhi grigi.
Accarezzandogli
debolmente la guancia, pronta a dire una cosa importante.
- Ora il tempo
ricomincerà la sua corsa.-
Una sentenza.
Non c’era risposta.
Bisognava
aspettare.
Adrian Pucey
le accarezzava dolcemente una spalla nuda, dopo un pomeriggio di
passione.
- Quando mi
dirai di si?-
Certezza
labile, Daphne chiuse gli occhi, soffiando su un capello ribelle.
Lui stava
tornando e Adrian pensava a correre ai ripari.
- Adrian , io
non ti amo.-
Era ora di
fare ordine, e lasciare spazio ai combattenti per la battaglia.
Bisognava
evacuare il campo da elementi inopportuni.
In quei due
anni si era circondata da persone inutili, che ora dovevano sparire.
Perché
ci dovevano essere solo lui e lei.
E il tempo.
Malfoy Manor
risplendeva come un enorme fiaccola luccicante.
Daphne fece
scivolare le lunghe dita , sollevando la veste azzurro cielo, come i
suoi occhi.
Lievemente
più tenue del blu, il colore dei suoi.
Pansy era
splendida nel suo abito pervinca , ritta all’entrata nel
Maniero, accogliente quella moltitudine di sconosciuti.
Le
baciò una guancia e salutò Draco dolcemente.
Lo sguardo
profondo, scuro che si specchiava in quello chiaro di lei.
La
consapevolezza che lo scontro non sarebbe tardato, e che i partecipanti
erano sul posto.
Entrambi.
Immersi nella loro consumata eleganza, ma gli occhi e le parole
affilate come lame, scivolose e lucide come la seta dei loro vestiti.
Fendenti
l’aria vuota , ma così piena di fantocci, attorno
a loro.
Si sporse
dalla balaustra , inspirando il profumo di violette , nel giardino
sottostante.
Pansy era
riuscita a imporre il suo gusto, il suo stile, se stessa a Malfoy Manor.
Lei invece era
stata totalmente passiva.
La tenera
delicatezza del fiore e la forza determinata della sua anima. Pansy la
vincitrice.
Sospirò.
Quanto
l’aveva invidiata, da sempre, per poi amarla come una
sorella,
vittima anche lei dello stesso fascino di una personalità
che si
imponeva.
Pansy non
avrebbe mai accettato una resa.
Meno che mai
da lei.
L’aveva
delusa. Aveva deluso tutti.
Aveva deluso
se stessa.
La rigida e
all’apparenza inscalfibile statua di marmo greca , di una
bellezza ammaliante, nascondeva una fragilità fugace.
Fugace ,
proprio adatto a lei.
Perché
lei, come la sua omonima ninfa, fuggiva impaurita,
nell’amenità del bosco.
Bravo , Blaise, mi hai colpita.
Inspirò
ancora e si stupì di non aver sentito solo il profumo delle
violette.
Un altro ,
più intenso , malizioso e dannatamente elegante , si
imponeva al suo olfatto.
Permeava
ancora tutti i suoi mobili , i suoi vestiti, la sua casa.
Lei.
-
Sento quel dannato odore, ovunque. Non puoi cambiare profumo?-
Blaise
si avvicinò a lei, stringendola tra le possenti braccia.
Sussurrò
sulle sue labbra, prima di prenderle violentemente la mano e baciarla
con ardore e delicatezza.
-
Lo so. Ma non ci penso proprio…-
Le
accarezzò il lungo collo da cigno e lei chiuse gli occhi,
beandosi del suo contatto.
-
Il mio profumo deve essere in ogni parte , in ogni singola cosa che mi
appartiene. Quindi anche in te . -
E
così fu, come il sapore delle tue labbra sulle mie.
“Acqua
e sale mi fai bere
con un
colpo mi trattieni il bicchiere
mi fai
male
puoi
godere se mi vedi in un angolo ore
ed
ore…
ore
piene…
sono io a
pagare amore e tutte le pene.”
Le lunghe dita
affusolate, sfioravano impercettibilmente i suoi lisci capelli.
Avrebbe potuto
dire qualcosa, ma non sapeva bene cosa.
Che cosa si
dice ad una persona che era tutta la tua vita, e che ti ha rubato il
cuore, tenendolo ben stretto con se?
Daphne
reclinò il lungo collo eburneo, lasciando che quelle dita
benedette e maledette la sfiorassero impercettibilmente.
Ancora.
Ancora…ti
prego.
Sempre.
Aveva paura di
voltarsi e guardarlo.
Guardare quei
meravigliosi occhi blu in cui soleva perdersi.
Parlare
diveniva inutile, in quei momenti.
Si
appoggiò con entrambi i gomiti al parapetto marmoreo,
facendosi forza.
Sarebbe
letteralmente scivolata tra le sue braccia, altrimenti e non poteva
permetterselo.
Alle
Serpi non si addicono i sentimenti.
- Non sei
venuta a salutarmi quando sono arrivato.-
Stava
recriminando sul serio?
Avrebbe potuto
rispondere con lo stesso tono, dicendo che lui se ne era andato senza
spedirle nemmeno una lettera, in due anni.
Forse con lo
stesso tono, ma sapeva che lo avrebbe colpito.
Peccato che
non volesse.
- Molto da
te…-
- Come da te,
far finta che non te ne importi nulla.-
Chiedere dove
fosse lei, informarsi, anche se solo con la sua maledetta indifferenza,
come se non lo interessasse.
- No. Ho
chiesto di te, a Draco…-
- Ah.-
Perché,
avrebbe voluto chiedere? Non era da lui.
- Guardami.-
Non gli era
mai piaciuto parlarle di spalle.
Come non gli
era mai
piaciuta quella sua aria da intoccabile e bellissima statua marmorea,
rigida e inflessibile beltà greca.
Se lasciava
che lei indugiasse in quella posizione, era mera gentilezza.
Un piccolo
riguardo alla sua dannata fragilità, incapacità
di sostenere il suo sguardo.
La
voltò , costringendola a guardarlo negli occhi.
I lampi che
mandavano quasi l’accecarono,
Per un solo ,
infinito, istante.
Le sue labbra
si mossero , dannatamente decise, come tutta la sua figura.
- Sei ancora
bellissima.-
- Grazie.-
Era come se
Blaise attendesse una sua reazione, che tardava.
Quel timido
grazie , tanto inutile, quanto gentile.
Non voleva la
sua gentilezza, voleva che lei gli urlasse in faccia tutto il suo
dolore.
In fondo , lei
lo
ringraziava per quello. Per essere così straordinariamente
gentile e costringerla in ugual maniera ad una qualsiasi reazione.
Non voleva
combattere con un avversario che si era arreso.
Ma sapeva
contemporaneamente che non era con le parole che avrebbe avuto la sua
reazione.
D’impeto
la strinse tra le sue braccia , e la baciò.
Un bacio
possessivo, egoista e dannatamente sensuale.
Un invito a
perdersi l’uno nell’altro , tra lenzuola di seta.
Le cinse i
fianchi, appoggiandola al balcone.
Lascivo ,
erotico, maledettamente perverso.
E lei gustava
con desiderio
bruciante quella sensazione di appartenenza spasmodica, che le era
mancata così tanto, come la sua lingua così
spaventosamente calda e famelica.
Le
sembrò che il bacio durasse ore. Epoche,
millenni…che il tempo avesse finalmente ripreso a scorrere.
Le forse
cominciarono lentamente ad abbandonarla, ma con uno sforzo immane lo
allontanò da se.
Blaise aveva
ancora le
labbra socchiuse per il bacio, la vista appannata , ma le sue mani, non
accennavano a mollare la presa sui suoi fianchi.
Abbassò
lo sguardo, riprendendo a respirare normalmente.
- Avevo
dimenticato come fossero sensuali e fragili insieme , i tuoi baci,
Daphne…-
Era un
tormento , la sua voce. Un tormento vivente e sensuale.
Un crimine, un
peccato mortale.
Ma doveva
rispondere.
- Non mi hai
nemmeno scritto. Te ne sei andato, così…-
Non
c’era rimprovero, nelle sue parole, nonostante tutta la
rabbia che credeva avrebbe provato.
Non
tentò di abbracciarla di nuovo, sapeva che se
l’avesse fatto lei lo avrebbe respinto.
- Non ero
pronto, Daphne. E non lo eri nemmeno tu.-
- Si
è fermato il tempo, nel momento in cui te ne sei
andato…è stato facile, divertente almeno?-
Astio
rancoroso e sarcasmo accusatore. La forza , che finalmente sentiva di
nuovo, dopo la guerra.
Dopo la sua
guerra. Con se stessa e con lui.
Lo
fronteggiò di nuovo, i suoi occhi bruciavano limpidi di
lacrime.
Di rabbia, di
dolore.
- Due anni.
Due anni in cui ti ho aspettato, in cui il tempo si è
fermato. In cui il mio cuore si è fermato.-
- Lo sai,
Blaise, io ti amo. Ma non è questo che mi fa dannatamente
male.-
Blaise la
strinse di nuovo, i fianchi le dolevano sotto le sue mani ferme e
decise.
- Cosa,
Daphne?Dillo.-
Così
amabilmente desideroso di sentire il suo stesso male, pensò
la giovane.
Di essere
annientato da lei, come lui l’aveva annientata.
Nel male,
insieme. Sempre.
- Fa
dannatamente male il
fatto che io ti aspetti sempre. Ancora. Che desideri sempre e solo il
tuo bene, anche se mi hai fatto tanto male. Ancora.-
Le lacrime
scesero, le gocce del tempo eterno che finalmente scorreva dentro di
lei.
Il loro tempo
eterno.
- Che abbia
perso ogni
desiderio di vivere e di cambiare , di andare avanti, senza di te.
Ancora. Che viva nel posto pieno di noi, di te, di me, del
tuo
dannato profumo , che continuo a mettere nei miei vestiti, per non
percepire quello di mille altri uomini, ma solo il tuo. Ancora.-
Blaise la
guardava, gli occhi blu del mare in tempesta luccicanti, nel buio della
notte.
- Ora, puoi
anche andare
via. Puoi far finta che non te ne importi nulla, sei bravo a farlo.
Tanto , sono io quella che è morta, da quando te ne sei
andato.
Ma non voglio la tua pietà, la tua compassione.
Perché
oltre ad amarti, ti voglio talmente tanto bene, amico mio, che voglio
la tua felicità. E questo fa dannatamente male.-
Mi voltai di
nuovo, sentendo sulla pelle il fresco tepore della notte.
Ora glielo
avevo detto, e sentii in quel momento, che sarei andata avanti.
Forse, con
fatica, passo dopo passo.
Ma il tempo
scorreva, e dovevo camminare con lui, al ritmo della mia vita.
- Non mi pento
di quello che hai sofferto, Daphne.-
La dolcezza
insita in quelle parole mi lasciò stupita. Come Pansy diceva
una cosa tremenda, in tono così dolce.
- Ora lo sai ,
che
significa amare così assolutamente qualcuno, che non
oseresti
mai più fuggire, come hai sempre fatto. Lo sai e ora sei
finalmente pronta a lottare per avermi, come ho sempre fatto per te.-
- Mio padre mi
disse che solo il tempo poteva distruggere un amore. E l’ho
fatto.
Ho sfidato,
abbiamo sfidato il tempo, e ha perso.-
No, non voleva
sentirle quelle parole. Lei non aveva vinto nessun tempo.
Era il tempo
che l’aveva distrutta.
Volse il viso
di lato, non riuscendo a guardarlo più negli occhi.
Ma Blaise, con
la sua
solita arroganza violenta, riservata da sempre solo a lei, le prese il
mento tra due dita , costringendola a guardarlo.
Ancora.
- Pensavo che
avrei potuto dimenticarti, sai? Tu non mi amavi come ti amavo
io…-
La strinse
più forte ancora e le posò una mano sul cuore.
- Eri tutto
per me, e non potevo sopportarlo…fa dannatamente male si.-
- Faceva
dannatamente male
la tua stupida e futile felicità senza di me. Faceva male
sapere
che non ero indispensabile, mentre tu c’eri sempre, in ogni
cosa
che facevo, che pensavo, che toccavo…ancora e
sempre…-
- Fa ancora
dannatamente
male vedere che il mio tempo e la mia vita , così vuota,
prende
senso e bellezza solo con te. Ancora e sempre.-
La
baciò, un bacio pieno di sicurezza, tenerezza e tremendo
bisogno.
Ancora
e sempre.
Le lunghe e
affusolate dita di una giovane scivolavano sulle lancette di un pendolo.
Sorridendo,
finalmente , pronunciò una formula magica, e i secondi e i
minuti si risvegliarono da un lungo torpore.
Un alto e
prestante uomo entrò in salotto.
Le porse la
mano e l’aiutò a scendere dalla scala su cui era
salita.
I loro
magnetici occhi si abbracciarono, come i loro corpi.
- Hai
aggiustato il pendolo?-
La giovane
sorrise, lisciandogli i lunghi e mossi capelli neri.
-
Si…era
ora…il mio pendolo aspettava la persona che lo aveva
fermato.
Come il mio cuore…e la mia vita…-
Un bacio
lunghissimo suggellò il suo ritorno.
Blaise
tornò improvvisamente serio , per un attimo.
Lei gli si
accoccolò sul petto muscoloso.
- Secondo
te…qual è il tempo del nostro amore?-
- Non
è solo uno, caro.-
Daphne
sorrise, sorrise di una sicurezza che aveva perso da molto tempo.
Irremovibile.
- E quandi
sono?-
-
Due…ancora e
sempre.-
“Io ti
chiedo ancora
il tuo
corpo ancora
le tue
braccia ancora
di
abbracciarmi ancora
di amarmi
ancora
di
pigliarmi ancora
farmi
morire ancora
perché
ti amo ancora...”
Spazio
autrice:
Ascoltando
Mina , “ Ancora” , mi è venuta in mente
questa storia.
È
un po’ diversa da come immagino una possibile storia di
Daphne e Blaise.
Io
di solito le immagino più frivole, diciamo.
Ma
non è impossibile, per me.
Recensite
e buon Primo Maggio!
XOXO
by Sasyherm.
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