Game
over.
Ho
sempre trovato che fumare fosse una pratica rilassante, quando fumo
non penso a niente, mi ritaglio una parte del mondo in cui poter
stare davvero solo e penso. Non penso a qualcosa di veramente serio,
semplicemente lascio andare la mente a ricordi lontani, talmente
lontani che a volte non riconosco nemmeno io se siano davvero ricordi
o semplicemente fantasie.
[
Un bambino che non dimostra più di sette anni, schiena al
muro e in
mano un gameboy vecchio e pieno di graffi, lo sguardo attento fisso
allo schermo e le dita che si muovono febbrilmente sul gioco.
Intorno a lui tanti altri bambini e nell'aria il suono delle loro
urla di gioco ]
Provo
a fare dei cerchi di fumo con la boccata che ho appena preso e per un
pò mi incanto a guardare il modo in cui il fumo si disperde
nell'aria. E' tutto così silenzioso e immobile che sembra
quasi che
tutto debba restare per sempre così calmo. Allungo la mano
dalla
poltrona in cui sono comodamente seduto e cerco il game boy che avevo
posato a terra ancora acceso, solo pochi minuti prima. Lo prendo in
mano e leggo la scritta "Pause" che lampeggia ripetutamente
al centro dello schermo.. non ho voglia di giocare.
[
Din don dan, din don... i rintocchi sordi di un campanile scandiscono
il tempo inesorabilmente. Matt posa il gameboy accanto a sè
e si
guarda intorno, scorrendo con lo sguardo tutta la stanza, come se
stesse cercando qualcuno; poi si ferma a guardare: un bambino biondo
della sua stessa età guardava incuriosito un altro bambino
-stavolta più piccolo- che giocava a comporre un puzzle e
che, cosa
incredibile, riuscì a finire in poco più di un
minuto ]
La luce soffusa del tramonto
irrompe dalla finestra e illumina una parte
della stanza altrimenti buia.
E'
già ora. Non
mi ero mai accorto di quanto il tempo scivolasse velocemente quando
non c'era un campanile a ricordarmelo. Rigiro un paio di volte il
game boy nelle mie mani e poi scorro la parte laterale col dito, in
cerca del pulsante di spegnimento che lentamente abbasso e vedo lo
schermo farsi d'un tratto completamente scuro. Non
ho salvato la partita, mi toccherà fare tutto da capo...
dopo. Mi
alzo dalla poltrona stiracchiandomi un pò e poi vado deciso
verso la
porta che apro e mi chiudo dietro. Rientro, ho scordato le rigarette.
Metto una sigaretta accesa in bocca e giro la chiave nella macchina
sentendo il motore rombare, premo l'acceleratore e parto. Non
credo che stavolta basterà salvare la partita per avere una
seconda
chance. Che
peccato.
[
Ormai era sera, il bambino teneva di nuovo il gioco in mano e nel suo
viso si poteva chiaramente leggere che ormai mancava pochissimo al
superamento del livello. Improvvisamente si morse un labbro e
lasciò
cadere a terra il game boy, in pochi attimi le lacrime gli riempirono
gli occhi: Game over. Aveva perso, di nuovo ]
Una
frenata brusca rompe il silenzio della corsa. Tanti fari da accecare
la vista. Mi fermo un attimo a guardare. Ho perso? Scendo dalla
macchina e le loro facce non mi piacciono per niente, ma non
spareranno, non è così che ragiona la polizia.
Poi parte un colpo e
un'altro e un'altro ancora. All'improvviso non sento più
niente. Ho
perso, ho
perso di nuovo.
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