Ed eccomi approdare anche nel mondo di Harry Potter!
E lo faccio nel modo che preferisco: con un “finale
alternativo” e con il più classico degli escamotage…
Se vi va di seguirmi, questa è la mia proposta:
- rimuovete l’epilogo di Harry Potter e i doni della
morte
(Diciannove anni dopo).
- Eliminate le ultime otto pagine del finale e precisamente
fermatevi alle seguenti parole (cito testualmente):
“[…] L’alba fu lacerata dalle urla e Neville prese fuoco,
immobilizzato. Harry non poté sopportarlo: doveva intervenire…
Poi accaddero molte cose contemporaneamente.”
- Ora domandatevi: “Quali cose sono accadute? E se fossero
state dimenticate?”
* *
*
Lost Memories
(Di _Sihaya)
* *
*
There is a world elsewhere…
William
Shakespeare, The Tragedy of
Coriolanus
* *
*
Capitolo 1 – A world
elsewhere
Hermione Granger non è di questo mondo, più la osservo e
più me ne convinco.
Ron Weasley si passò una mano fra i capelli spettinati, poi
sbadigliò sguaiatamente; erano due giorni che non chiudeva occhio decentemente,
in pratica da quando Harry aveva accettato di lavorare al caso del signor
McKenzie.
Antony Cooper McKenzie era un ricco avvocato di Chelsea con
la passione per l’arte. Era famoso nell’alta società londinese per essere un
appetibile scapolo, proprietario di una magnifica pinacoteca privata.
Appena un paio di giorni prima, in una mattina uggiosa, la
sua limousine aveva attraversato il quartiere di Soho, svoltato per una
minuscola stradina e parcheggiato presso l’edificio di quattro piani, in
cemento e mattoni faccia-vista, sede dell’agenzia di investigazioni private
Potter&Weasley.
McKenzie era sceso dall’auto con l’ombrello in mano e il
cappotto grigio avvolto al braccio destro. Era salito al secondo piano ed era
entrato nell’ufficio di Harry e Ron chiedendo aiuto senza nemmeno presentarsi.
Ron l’aveva preso subito in antipatia.
Harry, invece, si era mostrato molto interessato al caso:
un po’ perché si trattava di un furto d’opere d’arte da una collezione privata
- raro da quelle parti - un po’ perché Harry si lasciava facilmente affascinare
da certe coincidenze. Non gli sembrò casuale, infatti, che la denuncia del
signor McKenzie avvenisse in concomitanza all’apertura di una mostra di quadri
presso Villa Malfoy, prevista per il fine settimana.
Harry Potter non vedeva di buon grado le attività
organizzate da Draco Malfoy, perché giravano voci preoccupanti sul ragazzo,
alimentate dal suo comportamento eccentrico ed evasivo; così, nonostante il
disappunto di Ron, aveva accettato il caso.
Da allora Ron Weasley aveva trascorso le sue giornate
chiuso in un’auto appostata presso Villa Malfoy, come un avvoltoio, in attesa
di qualcosa d’insolito che non era affatto sicuro di poter individuare.
Anche perché tutto ciò che circondava la Villa era
insolito.
Si chiese come fosse possibile riconoscere la stranezza in
mezzo alla stranezza…
Hermione Granger… anche lei era insolita in quel contesto.
Ron l’aveva vista entrare nella Villa sicura e a testa
alta, ma aveva percepito un lieve disagio. La camicetta bianca sotto ad un
tailleur antracite, ordinato e sobrio, la invecchiava di qualche anno. Non
vestiva lo stile mondano degli altri invitati, per cui era facile indovinare
che fosse una giornalista piuttosto che una donna d’alta società; eppure non
era stato questo insieme di discordanze a turbare Ron, bensì la sensazione che
la sua presenza fosse avulsa all’evento… come se provenisse da un mondo alieno,
parallelo.
L’arrivo improvviso di Harry lo fece sobbalzare e lo
distolse dalle proprie congetture.
« Sandwich con formaggio. Il prosciutto era finito, »
affermò il detective porgendogli dal finestrino aperto un pacchetto di carta
con la cena.
Ron fece una smorfia di protesta.
Harry entrò in macchina e si sedette al suo fianco.
Cominciò a scartare il proprio panino e, con un cenno della testa, indicò il
piccolo schermo ricevitore che l’amico teneva sulle
ginocchia.
« Novità? » domandò.
Ron grugnì seccato: « A palate. »
Dopo un lungo silenzio meditabondo Harry bofonchiò con la
bocca piena di pane: « He-mione? »
« Niente, » Ron scrollò le spalle, poi prese un morso del
proprio tramezzino, « non fa altro che scrutare quei quadri. Li fissa,
annuisce, scrive appunti. Sempre uguale. È snervante per quanto è meticolosa, »
borbottò prima di addentare nuovamente il panino.
Harry sperava ci fosse dell’altro; continuando a masticare
fissò Ron, il quale finì per perdere la pazienza: « Lasciamo stare, dai, Malfoy
è pulito! »
Harry socchiuse gli occhi in un’espressione d’evidente
scetticismo: « Cosa te lo fa credere? ».
Ron non poté fare a meno di lamentarsi fra sé e sé per la
caparbietà del compagno. « Sono quadri acquistati onestamente, lo capisco da
come Hermione scrive sul taccuino… se fossero quadri rubati, - ridacchiò -
…avrebbe riempito pagine. Invece fa solo qualche cenno col capo, ogni tanto,
poi annota qualcosa. »
Una luce brillò nello sguardo di Harry, fu come se i suoi
sospetti avessero trovato una nuova fonte di alimentazione. « Cenni di che
tipo? » domandò curioso.
« Di nessun tipo! Dammi retta, Harry, è roba pulita! »
sbuffò Ron, « e poi … è Hermione, cavoli! Riconoscerebbe un furto dall’odore!
»
Harry chinò lo sguardo e fissò il cruscotto dell’auto.
Ron ebbe il tempo di mandar giù due interi bocconi del
proprio panino.
Il terzo boccone gli andò di traverso: Harry lo stava
fissando folgorato da un’idea geniale.
« Chiedile il taccuino, » ordinò.
« Che cosa?! »
« Chiedi il taccuino a Hermione, dobbiamo vedere se ha
scritto qualcosa di importante. »
« Tu sei pazzo! Potrebbe uccidermi per una cosa del genere!
»
* * *
La facciata di Villa Malfoy che dava sul viale d’ingresso
ricordava i templi dell’antica Grecia. Era
composta da blocchi angolari in marmo bianco inframmezzati con mattoni
faccia a vista. Al piano terra dominava un grande
portone di legno, mentre il primo piano era decorato da quattro colonne ioniche
poste ai lati di un poggiolo, soprastante l’ingresso, sul quale si apriva
un’ampia finestra.
All’interno, un via vai di ricchi esponenti dell’alta
società affollava i locali.
Hermione scivolò fra gli eleganti invitati facendosi largo
con qualche contenuto colpo di gomito. Quando finalmente raggiunse la sala
laterale, sulla sinistra del salone principale, tirò un sospiro di sollievo:
era decisamente meno affollata delle altre stanze.
Immediatamente si portò la mano destra fra i capelli.
Fingendo di sistemarli, controllò che la minuscola telecamera, che Ron e Harry
le avevano chiesto di portare con sé, fosse ancora ben nascosta dai ricci
voluminosi.
Non aveva capito cosa cercassero precisamente i due
detective, ma era una prassi normale, per lei, dar loro una mano nelle
investigazioni. Spesso erano state proprio le sue idee a sbloccare le indagini,
a smascherare mariti infedeli e mogli adultere.
Era una grande osservatrice, abile nel notare piccoli
dettagli, e possedeva buone capacità logiche. Al “The Art Newspaper”,
uno dei più famosi settimanali d’arte di Londra, l’avevano assunta per questo…
e per la sua straordinaria abilità descrittiva, con la quale sapeva
tratteggiare un quadro come se avesse vita propria.
Da circa due anni lavorava in redazione e, fin da subito,
era spiccata fra i colleghi per il suo talento; quindi nessuno aveva trovato
strano che il biglietto d’invito per la chiacchierata mostrafosse indirizzato
personalmente a lei, piuttosto che
al caporedattore.
Appena ricevuta la partecipazione, Hermione era stata
divorata dalla curiosità di poter sbirciare all’interno della maestosa Villa
Malfoy.
L’edificio era costruito su due piani. La pianta interna prevedeva un elegante salone centrale, nel
quale erano esposti i pezzi più interessanti della mostra. Il ballatoio
soprastante si apriva s’un alto soffitto decorato da affreschi. I vani laterali
del piano terra conducevano, sulla sinistra, ad un paio di stanze dedicate
all’esposizione ed alla sala da pranzo; sulla destra
ad uno studio ed ai bagni che, aveva potuto costatare Hermione, erano ampi
quanto il monolocale in cui viveva.
Sulle stanze che s’affacciavano al ballatoio,
raggiungibile tramite due scalinate in marmo poste di
fronte all’ingresso, la giornalista aveva potuto fare
solo supposizioni, poiché non era consentito l’accesso al piano
superiore.
Immaginava che lassù si rifugiasse Draco Malfoy,
notoriamente insofferente ad eventi mondani così affollati.
Dell’eccentrico ragazzo si sapeva solo che aveva perso i
genitori e che era unico erede di quell’enorme ricchezza. Si diceva un po’ di
tutto sul suo nome e sulle sue origini; egli, tuttavia, non sembrava
preoccuparsene, sfuggiva alla gente come una serpe fra il sottobosco, senza
smentire alcun pettegolezzo.
Sistematasi i capelli, Hermione tornò al proprio lavoro. La
penna riprese a tingere le pagine del taccuino ad un ritmo sostenuto. Con poche
parole, scritte in una calligrafia ordinata e leggera, la giornalista iniziò a
descrivere il quadro appeso al centro della parete di fronte, ma non ebbe il
tempo di concludere.
All’improvviso, fu come se avessero spalancato una finestra
in pieno inverno ed un ondata di freddo l’avesse investita.
Senza un reale motivo sentì crescere la
paura.
Un brivido le scese dietro la nuca e capì che qualcuno le
stava alle spalle.
Come una preda che percepisce la presenza del cacciatore,
drizzò la schiena e trattenne il fiato, guardando fissò avanti a sé.
« Hermione Granger del The Art
Newspaper, vero? » Il sibilo gelido a pochi centimetri
dal suo orecchio destro le fece schizzare il cuore in gola.
Si voltò di scatto.
Solo la sua magistrale capacità di autocontrollo le impedì
di gridare: Draco Malfoy la fissava con sguardo di pietra, rendendo impossibile
capire se la sua domanda fosse formalità o provocazione.
Hermione deglutì, fece un cenno d’assenso e chinò subito la
testa.
Non avrebbe mai immaginato di incontrare Malfoy di persona,
men che meno di parlargli faccia a faccia.
Dello stesso avviso sembravano anche gli altri presenti.
Hermione si consolò di non essere l’unica, in quella stanza, a provare il
terrore che lui potesse leggere nel pensiero e conoscere, così, tutti i
pettegolezzi sul suo conto condivisi da mezza Londra.
« Che cosa
ne pensi della mia collezione? » Draco
Malfoy parlò a bassa voce, sicuro.
Hermione fu attraversata dalla
sensazione che fosse sceso al piano terra soltanto per parlare con
lei.
Inspirò, poi rispose in tono
abbastanza alto, sperando di soddisfare la curiosità di tutti gli sguardi
puntati su di lei.
« Sensazionale,
… Signor Malfoy, …Sono opere di grande qualità, tenute magnificamente. Questa
in particolare, sembra quasi… » iniziò
indicando il quadro di fronte, ma lui l’interruppe. Alzò il mento con aria
arrogante e rispose con lo stesso tono, alto e un po’ strafottente:
« A voi giornalisti escono dalla bocca un sacco di
stupidaggini. »
Lei rimase dapprima sorpresa,
poi capì che si trattava di un avvertimento.
Non farlo più.
La conversazione sarebbe dovuta
rimanere riservata e lei aveva sprecato l’occasione.
« Questa
sera, a cena, farò aggiungere un posto per te, Granger. » Il tono era di nuovo basso, misurato, per questo
più minaccioso: « Il The
Art Newspaper non vorrà perdere l’opportunità… »
Hermione, lo sguardo fisso a
terra, fece appena un cenno e sussurrò l’unica risposta
possibile: « Ci sarò. »
Continua…
* * *
N.d.A.
Ho letto i libri di Harry Potter a
grande distanza di tempo l’uno dall’altro e non ricordo ogni dettaglio. Con
l’aiuto di numerosi siti in rete, ho cercato di scrivere questa fanfiction
attenendomi il più possibile a quanto descritto della Rowling. Quindi, se
individuate degli errori, probabilmente sono involontari, se invece notate un
po’ di OOC… beh, considerate che l’aver posto i personaggi in un provvisorio
“universo alternativo”, ossia il mondo babbano, richiede per forza alcuni
adattamenti.
Queste sono state fin’ora le mie principali fonti
d’ispirazione (altre saranno citate più avanti):
Film:
Matrix, The
butterfly effect, Sliding Doors.
Libri: la saga di Harry Potter, Alice nel paese
delle meraviglie.