Capitolo
32° - Inciso
-Resta sveglia, Emily!-.
Era tutto troppo confuso per sembrare la realtà. Non volevo
credere alla piacevole sensazione di avere la mano rinchiusa in quella
di Cole, la cui voce mi giungeva nelle orecchie profonda e armoniosa
come un canto del Paradiso. Sulle mie labbra si ostinava un confuso
sorriso, misto tra la gioia di avere accanto quell’Angelo
custode che mi avrebbe guidata nella galleria che precede
l’eterno riposo. La cortina di un sogno mi appannava la
vista, mentre le luci di emergenza blu di un corridoio mi scorrevano
davanti agli occhi socchiusi, dandomi la fastidiosa sensazione di
essere a pochi passi da una sirena della polizia che brilla troppo
intensamente ad intermittenza. La testa mi girava, ma avvertivo
chiaramente il corpo disteso su una superficie morbida che slittava sul
pavimento come una qualsiasi lettino di ospedale.
-Emily, dannazione,
resta sveglia! Mi senti? Emily, devi restare sveglia!-.
-È ferita?-
chiese d’un tratto mio padre.
Aggrottai la fronte, sorpresa e dubbiosa del fatto che anche lui mi
avrebbe accompagnando di fronte a Dio nostro Signore.
-Sono tagli superficiali
dovuti allo scontro con gli Angeli. Si rimargineranno in poche ore-
spiegò un totale estraneo.
La zattera sulla quale viaggiavo arrestò la sua corsa in una
sala interamente bianca, asettica, nella quale ricordavo di essere
già stata una sola volta prima di allora.
E fu a quel punto che mi resi conto di non essere morta, e di avere,
per mia sfortuna, ancora tutta la vita davanti.
-Al mio tre!-
una voce femminile che non riconobbi.
-Se non è
ferita, si può sapere cos’ha?!-
sbottò Mark.
-Credono sia sotto
shock- spiegò il mio Angelo. –Non è
nulla di grave, Mark-.
Cole e mio padre si davano del tu…
-Signori, fatevi da
parte e lasciateci lavorare, per cortesia!- intervenne lo
stesso estraneo di prima.
-Susan, dai,
pronta! Uno… due… tre!-.
Quattro deboli braccia umane mi sollevarono posandomi su un secondo
lettino, decisamente più scomodo e interamente di metallo.
-Cosa le state facendo?-
domandò Mark, turbato.
-Un’anestesia
completa, signore- disse la donna, Susan.
-Perché?- eruppe
Walker.
-Temono il suo
risveglio…- incise Cole prendendo mio padre da
una parte.
-Non ne hanno motivo!
È mia figlia ed è innocua!- gridò
collerico.
-Non dopo quello che ha
visto, Mark-.
Mio padre tacque, probabilmente divorato dal rimorso di avermi sbattuto
in faccia una scomoda realtà alla quale non sarei mai stata
capace di credere, dato il contatore di bugie che continuava a salire
sembrando avere sempre la meglio.
Improvvisamente tutti tacquero e per qualche istante nel laboratorio si
udirono solo gli spostamenti dei vari Alchimisti che circondavano e
armeggiavano con aghi, sieri e strumenti vari.
-E dopo?-
domandò serio Andrius Walker.
-Di questo devi parlare
con Lewis- gli rispose il mio Angelo.
-Non mi dirà
nulla che io non sappia già- scherzò
con una risata isterica.
-Signori, devo chiedervi
di lasciare la sala- disse un dottore.
-Tra poco questa stanza
sarà piena di altri Angeli che necessitano cure, Mark;
dobbiamo levarci dai piedi- intervenne Cole, forse per
rispondere all’espressione crucciata di mio padre.
Se ero davvero sotto shock come dicevano, le probabilità che
un’anestesia avrebbe alleviato il dolore aumentavano. E
battevano nettamente il contatore delle bugie.
***
Un
piccolissimo inciso che si sarebbe dovuto collegare al capitolo
precedente, ma che ho dimenticato di aggiungere. Spero non vi abbia
annoiati! XD
P.S. Alex sta bene, non temete, e tornerà più
carico e agguerrito che mai nei prossimi capitoli! ;D
|