Soho
Si asciugò gli occhi gonfi e rossi quasi con rabbia, come se
volesse cancellare il dolore degli ultimi due giorni. Guardò
con angoscia il telefono sapendo che era arrivato il momento di fare
quelle telefonate che ormai rimandava da cinque anni. Imponendosi di
non piangere, digitò il primo numero della sua agenda sotto
la lettera J. Un’ora dopo finì le telefonate
facendo un sospiri di sollievo per aver parlato solo con le loro
segreterie telefoniche o con persone sconosciute. Guardò la
foto sul comodino che li ritraeva al quarto anno di liceo, la sera
prima della partenza di Andie per Firenze. Quella sera Andie li aveva
riappacificati tutti…sarebbe rimasta delusa se solo avesse
saputo che avevano perso tutti i contatti dopo il secondo anno di
college. Forse nessuno sarebbe venuto, forse avrebbe portato da sola i
fiori sulla sua tomba. La ragazza pianse di nuovo raggomitolandosi nel
letto.
Parigi
La ragazza rincasò buttando la borsa per terra. Era stanca e
stressata, il lavoro le portava via molto tempo anche se, doveva
ammetterlo, la sua vita privata le dava buone notizie.
Sprofondò sul divano decisa a riposarsi almeno per
un’ora, finché André non sarebbe
tornato dall’ufficio. A quel nome alzò la mano
sinistra per guardare, per l’ennesima volta,
l’anello di fidanzamento che le aveva messo al dito solo un
mese prima. Era bello e vistoso, ma stonava con lei. Ogni volta che lo
guardava sentiva quasi un vuoto dentro di sé, come se non
fosse giusto ma lei ormai gli aveva dato la sua parola. Si accorse che
la spia rossa della segreteria lampeggiava e, senza tanta voglia,
iniziò ad ascoltare i messaggi finché non
arrivò a quello che la turbò parecchio. Dopo
averlo sentito una seconda volta, lasciò un messaggio ad
André e partì frettolosamente per
l’aeroporto.
Los Angeles
Finalmente un’altra giornata era finita come pure il film che
ormai giravano da mesi. Mentre ringraziava tutta la troupe per il
lavoro svolto, pensò che non ne poteva più delle
pretese di Todd. Finalmente lo aveva elevato al livello di secondo
regista, ma alcune volte si dimenticava di averlo fatto e continuava a
dare ordini come se fosse ancora un tirocinante che doveva portare il
caffè. Prima o poi lo avrebbe avvertito di non voler girare
più con lui, si ripromise per l’ennesima volta
sapendo che non lo avrebbe mai fatto in mancanza di coraggio verso il
proprio mentore. La segretaria lo fermò prima che uscisse
dal set per consegnargli i messaggi ricevuti nell’arco della
giornata. Leggendo il primo si mise ad esultare: gli avevano concesso i
finanziamenti per il suo nuovo progetto e i produttori avevano
accettato la sceneggiatura del telefilm. Finalmente avrebbe potuto
raccontare le storie di un gruppo di amici a Capeside, i suoi amici.
Questo lo fece rannuvolare ricordandosi di aver perso i contatti da
oltre cinque anni. Sfogliando i messaggi, ne lesse uno che non avrebbe
mai pensato potesse succedere e corse al parcheggio per prendere la sua
jeep.
Capeside
Dopo aver salutato tutti, si rifugiò nel suo minuscolo
ufficio dove teneva la contabilità del locale e,
ricordandosi vecchi insegnamenti, inserì nuovi dati e
fatture con la diligenza di un professionista. Anni fa non si sarebbe
mai immaginato di finire così, adesso si sentiva orgoglioso
di quello che aveva ma la mancanza di qualcosa d’importante
c’era sempre. La percepiva ogni volta che nel suo locale
entravano coppiette innamorate o nei momenti meno opportuni quando
cercava di fare il galante con qualche donna, ma cercava di
accontentarsi sapendo che per lui tutto ciò era
irraggiungibile. Alzando lo sguardo dal registro, guardò due
foto che non vedeva da molto tempo. Erano li da quando aveva aperto il
locale ma le aveva evitate quasi subito, accorgendosi che il passato
era ormai passato insieme alla fine di amicizie adolescenziali e alcune
persino d’infanzia. Sospirando, aprì
l’ultimo cassetto e tirò fuori una foto scattata
durante un’estate in barca con la sua True Love sospirando.
Soprapensiero e senza smettere di guardare la foto, azionò
distrattamente la segreteria. Un minuto dopo sbatteva la porta del
locale e partiva a gran velocità.
Provvidence
Sbadigliò, finalmente aveva finito di correggere
l’ultimo compito in classe ed era sfinito.
Controllò l’orologio da polso: erano appena le 11
ma il letto era troppo invitante e lui troppo cedevole alla tentazione
dopo una lunga giornata di lavoro con dei liceali. Riordinò
i compiti e li rimise nella borsa a tracolla immaginando i lamenti che
l’indomani alcuni studenti avrebbero fatto alla vista dei
voti bassi. In mezzo alla scrivania trovò la domanda di
trasferimento per la Capeside High School compilata ancora a
metà. Era lì da quasi tre mesi, da quando gli era
preso l’impulso di trovare i vecchi amici di un tempo e
affrontare le malignità di quella cittadina sempre un
po’ stretta…ma soprattutto di rivedere la sua
anima gemella. Improvvisamente, la porta si aprì e comparve
una giovane donna elegantemente vestita col viso preoccupato e triste.
Gli raccontò del messaggio lasciato sulla segreteria e, in
men che non si dica, si misero in viaggio.
Soho
La giovane donna iniziò a mangiarsi le unghie dal nervoso.
Entro quindici ore quel calvario sarebbe finito ma sapeva che
c’era il pericolo di morte. I medici non volevano dare
certezze mantenendosi come sempre sul vago, ma entrambe sapevano che
quell’operazione andava fatta. Sentì piangere in
cucina e si diresse subito dall’anziana signora che non
smetteva un attimo di pregare ed era sempre più pallida e
fragile. L’abbracciò cercando di confortarla ma si
mise a piangere pure lei. Fu grata al campanello che si mise a suonare
interrompendo quel doloroso momento, si staccò asciugandosi
le lacrime per ricomporsi e andò ad aprire un po’
frastornata.
Jen: Dawson! (esclama sorpresa)
Dawson: Non può essere vero!
Jen; Oggi si deciderà la sorte.
Dawson: Non sei per niente divertente!
Jen: Lo so. Non credevo che saresti venuto…
Dawson: Questo è il mio posto…siamo stati stupidi
ad allontanarci per cinque anni. C’è qualcosa che
posso fare per te?
Jen: Abbracciami e dimmi che andrà tutto bene.
Dawson: (l’abbraccia) Andrà tutto bene, deve
essere così.
Stazione di Soho
Joey: Oh accidenti! Ci mancava solo il cellulare scarico! Taxi!
Indietreggiò girando di colpo e andò a sbattere
contro un torace muscoloso che riuscì a recuperarla appena
in tempo prima che finisse a terra.
Joey: Stai attento dove cammini, potevo farmi male razza di troglodita!
Pacey: Se ti portassi una borsa meno ingombrante e non guardassi il
cellulare per almeno cinque secondi, avresti evitato…Potter!
Joey: (alza lo sguardo sorpresa e felice) Witter…sei proprio
tu! (si abbracciano a lungo sentendosi finalmente a casa e in pace con
se stessi, come se quei cinque anni non esistessero)
Pacey: Che bello rivederti…sei splendida. Mi sei mancata.
Joey: Anche tu…vedo che non porti più il
pizzetto.
Pacey: Da quando qualcuno me lo ha tagliato cinque anni fa per
ritrovare il vecchio e vero Pacey Witter, ne ho fatto a meno.
Joey: Sai come stanno…
Pacey: Gli altri? No, ho perso i contatti dopo aver rinfrescato la
vecchia amicizia con Dawson…ironia della sorte siamo tornati
più amici di prima finché non è
ripartito per Los Angeles con la promessa che sarebbe tornato presto,
non lo vedo da quell’estate. Tu lo hai…
Joey: Visto? No, l’ultima cosa che ho fatto per voi
è stata lasciarvi quelle lettere con la speranza che
ritornaste amici…dopo mi sono trasferita a Parigi e sono
diventata praticamente un’estranea.
Pacey: Come tutti.
Joey: E’ brutto rincontrarsi dopo anni proprio durante un
momento così doloroso. Sembra quasi una punizione.
Chissà se verranno anche gli altri.
Pacey: Spero di si, se lo merita.
Joey: Pace ho paura. (lui l’abbraccia notando
l’anello al dito dell’amica ma prima che potesse
dire qualcosa il taxi arrivò)
Ospedale di Soho
Dawson era andato a prendere due caffè al bar e, prima di
tornare in sala d’aspetto, si fermò al suono di
due voci familiari ma estremamente agitate che stavano chiedendo
informazioni ad un’infermiera alquanto scocciata e svogliata.
Dawson: Jack! Andie!
Jack: E’ vero?
Dawson: Si.
Andie: Quanto è grave il tumore?
Dawson: Anche se non è all’ultimo stadio,
abbastanza da risultare estremamente pericoloso per una persona che ha
da poco subito un’altra operazione.
Andie: Ho letto di casi del genere…ho sentito che il dottor
Lancaster è uno specialista in questo settore.
Jack: Dov’è?
Dawson: E’ appena entrata in sala operatoria. Seguitemi.
Passò mezzora e nessuno voleva parlare finché
piombò davanti a loro una bionda molto sexy che si
fermò per riprendere fiato.
Dawson: Audrey sei venuta!
Audrey: Non puoi nemmeno immaginare che casino ho combinato per venire!
Ciao a tutti! Ho dovuto mollare la tournè di Bruce
Sprinsting sotto gli strilli del mio manager…forse mi
faranno causa ma chi se ne frega. Ho quasi corrotto un impiegato
all’aeroporto per farmi salire sul primo volo senza
prenotazione e dopo ho fatto l’autostop, in questa
città sembra che i taxi non esistano più! Dawson
per fortuna che mi hai chiamato prima che iniziasse il
concerto…comunque Carol vuole conoscerti. Come sta?
Andie: E’ ancora sotto i ferri.
Audrey: Tu devi essere Andie la sorella di Jack giusto? Io sono Audrey,
spero di non sbagliare…se non ha cambiato sponda in cinque
anni.
Andie: Chi Jack? Oh no, è un gay sempre più
convinto di esserlo…e pure sciupa uomini. Piacere. (le
stringe la mano)
Audrey: Jack sei incavolato con me?
Jack: No…solo preoccupato.
Audrey: Lo siamo tutti. Vieni ad abbracciarmi orso, non ci vediamo da
cinque lunghissimi anni. (si abbracciano e l’atmosfera si
riscalda)
Un colpo di tosse richiamò l’attenzione
collettiva.
Pacey: Scusate se interrompiamo questo interludio amoroso.
Joey: Ciao.
Un momento d’imbarazzo li bloccò tutti e Dawson
ebbe la fastidiosa sensazione di essere tornato indietro nel tempo,
davanti la porta di casa sua mentre osservava i suoi due migliori amici
confessargli la loro storia segreta. Ebbe una strana sensazione
guardandoli di nuovo insieme e, mentre riaffioravano vecchi sentimenti,
sperò fosse solo suggestione. Ci pensò Audrey a
smorzare l’atmosfera saltando al collo dell’amica.
Audrey: Coniglietto! Che bello rivederti! Anche se ricordo che sei
stata un infame a lasciarmi sola a Boston così
all’improvviso. Non dirmi che è per colpa di
questo troglodita! (abbracciò Pacey)
Joey: Oh no, ci siamo solo incontrati in stazione.
Pacey: Già, si è gentilmente offerta di
condividere un taxi dopo che mi ha quasi messo ko con quella
sottospecie di borsa…aveva paura che la citassi in giudizio
per danni.
Joey: Già Witter, quando si tratta di te tutto è
possibile.
Andie: Pacey! Joey! (li abbraccia)
Pacey: Mcphee! Irrequieta come al solito! Dispensi ancora consigli al
prossimo?
Andie: Si, ai bambini come te. Ho appena finito la specializzazione in
pediatria…ma ho saputo che almeno fino a cinque anni fa
aveva preso le mie veci Jen. Dov’è finito quel
gruppo tanto unito di Capeside che mi ha insegnato molte cose e mi ha
fatto crescere?
Dawson: E’ cresciuto…
Andie: Scappando dal passato?
Joey: Andie ognuno di noi ha preso strade diverse.
Andie: Ma ciò non vuol dire dimenticarsi degli amici di una
vita o evitandoli non facendoti più vivo con
loro…o ripetersi per orgoglio che il primo passo lo devono
fare gli altri, questo Jen lo ha fatto. Ha voluto mettervi al corrente
dopo cinque anni di silenzio visto che rischiate di non vederla
più.
Jack: Ti prego Andie…mi sento in colpa per non aver saputo
niente e non esserle stato vicino come meritava.
Pacey: Non sei l’unico, ognuno di noi ha la sua colpa e so
che nessuno si perdonerà questi cinque anni.
Dov’è finita Jen? Perché non torna?
Dawson: Tornerà tra poco…è andata a
fare una visita medica. Non si aspettava che saremmo venuti tutti.
Jack: Questo è il nostro posto anche se lo abbiamo
dimenticato per troppo tempo. La nonna non può lasciarci
proprio adesso…è il pilastro della nostra
adolescenza, deve restare con noi e soprattutto con Jen come ai vecchi
tempi…non deve rimanere sola. (abbraccia Andie in lacrime)
Audrey: Oh mio dio! (tutti sobbalzano al suo urlo) chi è
lui? Un parente stretto dei Rockefeller o dei Trump?
Joey: Ti ricordo che starnazzare come una gallina in un ospedale
è fuori luogo…comunque di chi stai parlando?
Audrey: (le prende la mano sinistra per guardare meglio
l’anello) dell’uomo misterioso che vuole metterti
il cappio al collo regalandoti questo stratosferico rubino.
L’ho detto e lo ripeto: sei un’infame! Ok che non
ci sentiamo da quattro anni ma una telefonata alla tua migliore amica
potevi farla per avvisarla che ti sei fidanzata!
Dawson/Jack: Cosa?!
Andie: E’ un anello pregiato…sarà
costato parecchio.
Joey: Hey calmi! Primo, è solo da un mese che me lo ha
chiesto; secondo, è di famiglia benestante;
terzo…accontentatevi dei primi due punti!
Dawson: Allora ti sposi?
Joey: Non è fissato ancora niente…è
quasi un’idea campata in aria…non ne parliamo
più da quando me lo ha chiesto.
Jack: Quando un uomo ti chiede di sposarlo e ti regala un
anello…specialmente uno come quello…di solito non
prende la cosa alla leggera.
Dawson: Da quanto lo conosci?
Joey: Ci conosciamo da tre anni ma è da un anno e mezzo che
conviviamo…e non fare quella faccia sospettosa e possessiva
da fratello maggiore! (Dawson sembra quasi restarci male)
Pacey: Lo ami? ( i due si scambiano uno sguardo pieno di ricordi e cala
un silenzio imbarazzante sul gruppo)
Arriva il dottore con espressione stanca e un po’ abbattuta e
interrompe la conversazione, salvando in extremis Joey ma confondendola
sempre di più.
Dottore: L’operazione è finita. (arriva Jen,
chiudendosi la giacca nera, e si ferma nervosamente ad ascoltare il
dottore sperando in un miracolo)
Jen: Oh mio dio! Non mi dica che…
Jack: La nonna è…
Dottore: La signora Grams è sana e salva.
L’operazione è stata più difficile del
previsto ma sua nonna è forte e ha resistito fino alla fine.
Jen fa un sospiro di sollievo e, con le lacrime agli occhi, abbraccia
Jack il quale si accorge turbato di alcuni cambiamenti.
Dottore: Adesso sta dormendo, la potrete vedere domani mattina.
Scusate. (se ne va)
Andie: Che bello! C’è l’ha fatta!
Jack: Sei incinta?
Audrey: Come? Ma…cosa nascondi sotto quella giacca? Sapendo
che non ti sei ingoiata un melone intero…sei incinta!
Dawson: Audrey non esagerare come al solito!
Jen: Non preoccuparti Dawson, è ora di dirlo.
Si…di otto mesi. È per questo che non ero del
tutto presente qui con voi…ho appena fatto una visita dal
ginecologo. La nonna era preoccupata per me e il bambino, se
l’operazione fosse andata male e voi non sareste
tornati…non voleva lasciarmi sola senza aiuto, questa era la
sua preoccupazione costante…i rapporti con i miei genitori
sono peggiorati da quando hanno saputo del bambino, ho soltanto la
nonna.
Joey: Chi è il padre?
Jen: Non lo conoscete, si chiama Stuart è un pittore. Ci
siamo conosciuti due anni fa nella galleria d’arte dove
lavoro.
Jack: Dov’è in questo momento? Perché
non è qui con te?
Jen: Mi ha lasciata quando ha scoperto del bambino, poi non si
è fatto più vivo. Lo so quello che state pensando
perché la nonna me lo ha ripetuto tante volte, ma sono
felice di questo bambino che cresce dentro di me e non
m’interessa più nulla di Stuart. Quindi
l’unica soluzione è di evitare il discorso del
padre del mio bambino quando la nonna si sveglierà e starle
il più vicino possibile. Vi consiglio di andare a casa mia a
riposarvi (porge loro le chiavi) verrete domani a salutare la nonna.
(va a sedersi completamente stanca da quella giornata)
Jack: Io rimango con Jen, non voglio lasciarla sola e poi abbiamo molte
cose da dirci. Noi ci vediamo domani mattina.
Dawson: Ok, confortala anche per noi. A domani. (gli amici lo salutano
ed escono)
Il gruppo decise che era troppo presto per andarsi a riposare e
andò di comune accordo in un locale con
l’intenzione di festeggiare la salute dell’anziana
signora. Audrey trascinò Andie a ballare mentre il solito
triangolo sceglieva un tavolo e ordinava da bere. Tra i tre ragazzi
calò un imbarazzante silenzio. L’ultima volta che
erano rimasti da soli Dawson e Pacey si erano messi a litigare per
soldi mettendo in ballo anche il vecchio tradimento, che Dawson non
avrebbe mai scordato, mentre Joey cercava di riappacificarli invano.
Joey: Bene…siamo di nuovo insieme.
Dawson: Si…noi tre come ai vecchi tempi.
Pacey: L’eterno triangolo che sta per diventare un quadrato.
Joey: Divertente! Dawson cosa ci racconti?
Dawson: Stamattina mi hanno dato l’ok per un nuovo
progetto…ricordate l’ultimo film che abbiamo
girato a Capeside? La storia è quella ma voglio farne un
telefilm, due ore sono poche per raccontare sei anni della vita di un
gruppo di una piccola cittadina. Inizierà da quando tutto
è cambiato per tre amici d’infanzia.
Joey: L’arrivo di Jen…complimenti Dawson, sono
felice di sapere che il tuo sogno si è realizzato. Tu Pacey?
Pacey: Da circa un anno e mezzo ho aperto un ristorante a Capeside.
Sono il nuovo chef, gestore e capo del famoso
Icehouse…naturalmente adesso è cambiato e si
chiama Witter’s Dream.
Joey: Pacey grazie…non immagini quanto sia felice di sapere
che hai riaperto quel posto! (lo abbraccia felice)
Dawson: Adesso sappiamo dove fare le rimpatriate gratis!
Pacey: Calma Leery! Ti ricordo che devo campare anch’io. Tu
Joey? Cosa fai di bello a Parigi oltre ad accettare proposte di
matrimonio?
Joey: Lavoro da quasi un anno in una casa editrice e mi hanno appena
promossa. Non potete nemmeno immaginare certa robaccia che scrive la
gente…figuratevi che mi è persino calata la vista
per leggere cose a volte inutili e senza senso
Dawson: Così anche tu hai realizzato il tuo sogno. Vivi a
Parigi…anche se non scrivi.
Il cellulare di Joey squilla interrompendoli e la ragazza con
un’alzata di spalle risponde controvoglia.
Joey: Pronto André.
Pacey: Ladies and gentlemen, ecco a voi il quadrato che fa il suo
ingresso! (Dawson scoppia a ridere battendogli una mano sulla spalla
mentre i due amici si scambiano un fugace sguardo enigmatico)
Joey: Cosa? Si…no…si André sono felice
ma…non possiamo parlarne al mio ritorno? No André
non…André non ti sento
più…c’è
interferenza…
Di scatto chiude bruscamente la linea spegnendo il cellulare sotto lo
sguardo esterrefatto degli amici. Chiama la cameriera e ordina qualcosa
di forte che poi bevve tutto d’un sorso chiedendone un
secondo e un terzo bicchiere che trangugiò come se fosse
acqua. Dawson non sapeva che fare alla vista dell’amica
ubriaca mentre Pacey, preoccupato, cercava di farla smettere e farla
tornare in se.
Pacey: Dawson la porto fuori per farle prendere un po’
d’aria, tu recupera Andie ed Audrey e portale a casa di Jen.
Noi vi raggiungeremo appena avrà riacquistato un minimo di
lucidità.
Dawson: Ok, ma Joey…
Pacey: Non preoccuparti per lei, ci penso io. Ho un metodo infallibile
per farle passare la sbornia, fidati. (Dawson sconsolato va in cerca
delle amiche)
Un’ora dopo, Joey stava recuperando lucidità e la
consapevolezza di avere un gran mal di testa. Erano seduti su una
panchina al freddo, Pacey le mise addosso il suo cappotto per calmare i
brividi che la percorrevano.
Pacey: Potter, ben tornata alla realtà! Sai, avrei preferito
vedere l’altra Joey piuttosto che la Joey
ubriaca…quella non fa altro che bere, almeno la prima si
divertiva.
Joey: Una volta mi dicesti che ero sexy come ubriaca.
Pacey: Lo sei sempre…ma nelle ultime due ore mi è
mancata la vecchia Joey, come negli ultimi cinque anni ad essere
onesto. Cosa ti è successo?
Joey: Il mio dilemma quotidiano…sto con un bravo ragazzo,
condivido con lui la mia vita ma appena si avvicina troppo e mi
sconvolge il mio precario equilibrio mentale io scappo…mi do
proprio alla fuga.
Pacey: Non sei mai scappata da me, l’ho fatto io.
Joey: Non sempre…l’ultima volta l’ho
fatto io adducendo come scusa il ritorno di Eddie. Da lì in
poi abbiamo iniziato a prendere le distanze.
Pacey: Non rivanghiamo il passato. Sappiamo cosa siamo stati
l’uno per l’altra in tutti questi anni.
Joey: Non riesco a dimenticare sentimenti passati che provo
tutt’ora. Oggi mi sono riaffiorati ricordi che quasi credevo
di aver dimenticato…
Pacey: Non possiamo dimenticarli, siamo cresciuti con quei sentimenti e
ormai sono una parte di noi. Non voglio essere indiscreto ma sto male a
vederti così, cosa voleva André…se
è questo il suo nome.
Joey: Non era molto contento di sapermi a Soho da sola, era persino
intenzionato a raggiungerci…
Pacey: Si fida molto questo europeo!
Joey: Comunque sono riuscita a farlo desistere finché non mi
ha detto di aver scelto la data del matrimonio…figurati che
ha già prenotato la chiesa e il ristorante tutto a Parigi e
senza dirmi niente.
Pacey: Beh…a quanto pare ti vuole tutta per se. Lo ami?
Joey: Certo che o amo altrimenti non avrei mai acconsentito a sposarlo.
Pacey: Potter non mentirmi. I tuoi occhi mi dico che nonostante provi
riconoscenza per André e gli vuoi molto bene, tu ti senti in
trappola con te stessa in qualcosa più grande di te che non
riesci a gestire con il tuo solito autocontrollo. Se amassi veramente
André non gli avresti chiuso il cellulare in faccia con una
scusa assurda e di certo non ti saresti ubriacata solo per dimenticarlo
per una notte.
Joey: Da quando hai preso il posto della mia coscienza?
Pacey: Da quando hai deciso di fuggire dai tuoi problemi e dalla
verità.
Joey: E sarebbe?
Pacey: Hai deciso di rinunciare all’amore vero nascondendoti
per cinque anni a Parigi con André…non vuoi
ammetterlo ma è così. Molto probabilmente lo hai
già trovato, forse lo conosci da una vita o forse hai paura
di cercarlo…ma è ovvio che lui non è
quello giusto.
Joey: Non permetterti di dire una cosa del genere! Sono anni che non ci
vediamo e forse sono cambiata anch’io come tutti gli altri,
ho altre esigenze rispetto alla ventenne che ricordate. Tu non conosci
neppure André per fare affermazioni del genere. Ho deciso di
mettere su famiglia e lo farò con lui.
Pacey: Ok…scusa, spero veramente che sia quello giusto. Ti
meriti di essere felice…spero che André ne
sarà capace. (silenzio carico di tensione)
Joey: Portami a casa Pacey…andiamo da Jen. La serata
è finita. (si alza e s’incammina, Pacey dopo aver
guardato le stelle la segue evitando di parlarle, cosa che Joey
gradì e accettò silenziosamente)
Ospedale di Soho
Jack: Mi dispiace di non esserti stato vicino.
Jen: Mi basta che ora tu sia qui con me il resto è acqua
passata. Erano due mesi che vivevamo nel terrore che
quest’operazione andasse male.
Jack: Si è risolto tutto nel migliore dei modi. La nonna
adesso sta bene.
Jen: Si, ma per quanto ancora?
Jack: Jen non fasciarti la testa prima del tempo, goditi questi momenti
di pace. Affronteremo il problema a tempo debito e lo faremo insieme,
non ci perderemo mai più di vista te lo prometto.
Jen: Ora lo so. Jack abbiamo parlato per ore ma non mi hai ancora detto
niente della tua vita sentimentale. Andie mi ha detto che frequenti
diversi uomini ma non ne hai uno fisso, stai diventando un
gigolò.
Jack: Andie parla troppo! Da quando tu e mia sorella vi scambiate certi
gossip?
Jen: Quando ho lasciato il messaggio in segreteria lei era appena
tornata a casa ma non ha fatto in tempo a prendere la chiamata. Dopo
è riuscita a rintracciarmi e abbiamo un po’
approfondito certi discorsi. Non mi sarei mai immaginata che un giorno
tu ed Andie andaste a vivere insieme…e nemmeno che tu hai
una domanda di trasferimento per il liceo di Capeside nascosta nel
cassetto ad ammuffire da parecchio tempo.
Jack: Già, ormai sono tre anni da quando ci siamo incontrati
per caso a Provvidence e abbiamo deciso di convivere insieme.
È cambiata parecchio da quando ha lasciato
Capeside…adesso è più forte ed
è intenzionata ad essere felice e godersi il meglio della
vita. Prima la sua unica ragione di vita era la scuola.
Jen: Ricordo…ma non cambiare argomento! Ci ritorneremo sul
discorso del trasferimento, puoi starne certo. E poi non credi sia
arrivato il tempo di mettere a posto la testa e smetterla di continuare
a spassartela ogni notte con un uomo diverso?
Jack: Senti, senti! Se non ricordo male sei tu la reginetta delle
storie inconcludenti…prima Billy, Dawson, Cliff, Chris, il
marinaio…poi Ty, fugace scambio di baci con Pacey, Hanry,
Charlie, di nuovo Dawson, Cj…ho perso il conto e adesso
questo Stuart. (la prende in giro contando con le dita i nomi, Jen lo
spinge fingendosi offesa)
Jen: La mia vita è stata più movimentata della
tua! Almeno io non mi struggevo per il mio primo vero bacio e neppure
mi sarei allontanato dai miei migliori amici solo per far parte di una
stupida confraternita…e se non ricordo male è
stato li dove hai incontrato quel cretino di Eric che poi ti ha
lasciato con un e-mail solo perché è uscito allo
scoperto esercitando tutti i suoi ormoni gay.
Jack: Almeno io non sono rimasto incito. (silenzio imbarazzante)
Jen: E pensare che il padre potevi essere tu durante la gita in
montagna del quarto anno di liceo. Comico, due genitori che non
andranno mai più a letto insieme perché ad
entrambi piacciono gli uomini…nostro figlio sarebbe rimasto
sconvolto…
Jack: Ma avremmo aggiunto uno scandalo in più a Capeside (si
guardano trattenendo a stento le risate con facce buffe poi scoppiano a
ridere abbracciandosi). Jen mi sei mancata.
Jen: Anche tu e non immagini quanto. Forse non avrà un
padre, ma avrà un padrino fantastico.
Jack: Vuoi che…Jen, ne sei sicura? Non so se merito un
compito così importante, questo bambino deve avere il
meglio.
Jen: E lo avrà, tu sei il meglio che possa
capitargli…anzi capitarle, è una bambina
l’ho scoperto oggi sei il primo a saperlo. So che
l’amerai come se fosse figlia tua e so che ciò lo
faranno pure gli altri…stamattina avevo molti dubbi al
riguardo, ma voi avete lasciato tutto e vi siete precipitati da me come
se questi cinque anni non fossero mai trascorsi. Lei ha bisogno di voi
come pure io e la nonna.
Jack: Ci prenderemo cura l’uno dell’altra, nessuno
di noi sarà mai più solo. La bambina
crescerà tra persone che l’ameranno e io
sarò onorato di farle da padrino…non credo che mi
ricapiterà l’occasione di fare un figlio nei
prossimi anni.
Jen: (sorride) Chissà…magari qualche altra
bottiglia di liquore ti farà cambiare idea…oppure
potrai chiedere a Joey di fare un figlio per fargli da padrino. Lei
è la più indicata al momento.
Jack: Ho qualche dubbio…era strana e infastidita quando le
abbiamo chiesto del suo fidanzato, poi Pacey è uscito con
quella domanda e sembrava che a momenti Joey gli sarebbe saltata
addosso obbligandolo a rimangiarsi quell’assurda
domanda…
Jen: O a baciarlo per farlo stare zitto.
Jack: No, non può essere…sarei contento se
succedesse qualcosa a quei due, ma è dal quarto anno del
liceo che non stanno più
insieme…l’aveva mollata a fine ballo.
Jen: Sei proprio sicuro che non sia successo più nulla tra
di loro? Così sicuro da mettere una mano sul fuoco?
Jack: Tu sai qualcosa.
Jen: Forse, Pacey voleva parlare…ma dalla tua espressione
capisco che pure tu ne sei al corrente.
Jack: Joey non è una tomba e se non ricordi male convivevo
con Pacey quindi per un certo breve periodo me la sono ritrovata a casa
più spesso del normale.
Jen: Come ai vecchi tempi. Sono sicura che Dawson non si è
accorto di niente.
Jack: Ma Audrey si solo che ha preferito far finta di non saperlo. Tu
credi che…
Jen: Non lo so, dipende tutto da Joey. Che ne dici di aiutarmi con la
scelta del nome?
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