di falsi dei e di falsi re
- Nickname: Rota
- Titolo della storia: Di falsi dei e di falsi re
- Fandom scelto: Tengen Toppa Gurren Lagann
- Generi: Introspettivo, leggermente Nonsense
- Avvertimenti: One shot, What if…?
- Strofa prenotata: Certo bisogna farne di strada da una ginnastica d'obbedienza,
fino ad un gesto molto più umano
che ti dia il senso della violenza,
però bisogna farne altrettanta,
per diventare così coglioni
da non riuscire più a capire
che non ci sono poteri buoni.
(Nella mia ora di libertà)
- Note autore:
Viral. Perché parlare proprio dell’Uomo Bestia?
Perché il significato del mio prompt prevede una riflessione
sulla giustizia e sul potere, e per me Viral è un po’ il
simbolo della relazione abbastanza ambigua che intercorre tra questi
due concetti.
Dopotutto, egli stesso ha sperimentato
sulla propria pelle quanto la Giustizia fosse relativa. Il Giusto
– così come il Buono, il Retto – lo decidono i
potenti, e questo fa sì che esso sia prettamente relativo.
“Non esistono poteri
buoni” cita il pezzo della canzone da me prenotata. Il potere
corrode le menti e le coscienze con lusinghe di immortalità nel
tempo. Per dimostrare questo bisogna prima dimostrare che la Giustizia
non è assoluta, perché una cosa Buona lo è da
qualsiasi punto di vista. Per questo parlo di Viral.
Per la precisione, il dialogo in
corsivo è preso pari pari dalla puntata 17 in italiano. Uguale a
quanto si scambiano Simon e Viral poco dopo che quest’ultimo
venga arrestato. Per me il motivo centrale risiede nell’ultima
battuta dell’Uomo Bestia, per questo l’ho messo :3
Oh, per “Guerra” si intende la Guerra tra Umani e Uomini Bestia, perché sia chiaro ^^
Di falsi dei e di falsi re
“Cosa significa quello sguardo?”
“Non ho mai visto un tipo
più cocciuto! Perché ti ostini a ribellarti a noi? Ormai
la Guerra è finita!”
“Mi rifiuto di ascoltare le parole di chi si è insidiato sul trono di Zeppelin!”
“Che cosa vorresti dire?”
“Osserva quelle persone! Io combatto per difenderle…”
“Degli esseri umani?”
“Esatto! Loro desiderano
continuare a vivere sotto terra… Fra gli umani ci sono anche
persone che la pensano così, che considerano il sottosuolo la
loro vera patria e non vogliono vivere in superficie. Mi sono fatto
carico di sostenerli in battaglia. L’unica differenza è
che non sono sotto terra, per il resto subiscono lo stesso trattamento
che riservava loro il Re Spirale. Mi sbaglio, Simon?”.
Gli Uomini gli avevano sempre dato fastidio.
Incoerenti con se stessi, non capivano da che parte volgere il proprio
passo per riuscire a camminare senza necessariamente traballare.
La rivoluzione, la Guerra o come cavolo la volevano chiamare non era
servita evidentemente a nulla – scontenti prima, scontenti dopo:
in qualsiasi caso non andava loro mai bene. Parevano inscenare una
farsa continua, una di quelle commedie di secondo ordine atte a
racimolare sorrisi facili e ilarità di bassa qualità.
Loro erano sempre le vittime. Questo bastava. E il resto veniva da sé.
Se almeno una volta caduti avessero smesso di rantolare cercando di
risalire dal fango in cui affondavano i loro corpi, sicuramente Viral
sarebbe riuscito anche a provare un poco di pietà per loro. Ma
quello che muoveva i suoi occhi alla superbia e all’arroganza era
semplice orgoglio a cui non riusciva proprio a rinunciare.
Di tempo per pensare, davvero, ne aveva trovato a sufficienza nella prigione dov’era stato rinchiuso.
Passando il tempo a contare i minuti – disteso sul proprio letto
oppure a camminare nei recinti che lo rinchiudevano nel perimetro della
struttura – aveva avuto modo di far accrescere la propria rabbia.
E di ragionare, di dargli un nome e un perché. Una valida motivazione per esistere.
Non erano solo Bestie i compagni che lo circondavano, c’erano
anche Uomini dalla morale corrotta che calpestavano il suo stesso
suolo. Lo squadravano ogni volta con ghigni saccenti, con l’aria
di chi ha conosciuto il male da dominatore e da dominatore non ha mai
perso.
Piccoli parassiti del grande Sistema – non valeva la pena neppure scaldarsi per esseri tanto infimi.
Eppure l’irritazione nasceva, così come il desiderio di
spalmare i loro volti sulla prima superficie verticale che trovava
disponibile.
Una volta l’aveva anche fatto, si ricordava il sangue di quel
bastardo che macchiava il muro putrido di un corridoio nascosto. Quanta
soddisfazione aveva provato nel vederlo scivolare a terra privo di
sensi e di quella fastidiosissima arroganza.
Ma era durata un attimo, troppo veloce per essere assaporata – e
le frustate che aveva ricevuto dai secondini per il suo gesto certo non
avevano aiutato a goderne di più.
Allora si era calmato, acquietando la rabbia e mettendo a riposo la
furia. Semplicemente, era andato in letargo per qualche tempo,
aspettando una Primavera che gli desse l’opportunità di un
risveglio migliore.
Non impiegando la mente se non con futili attività – per
un condannato come lui non sprecavano neanche i servizi sociali per la
rieducazione e l’integrazione – molte domande erano
riaffiorate alla coscienza.
Nel silenzio che regnava dietro le sbarre di ferro, il rumore
più assordante veniva da dentro. Perché, per restare
coscienti e non cedere alla pazzia, l’unica via che si presentava
era quella di pensare costantemente. Porsi quesiti, gli uni dietro gli
altri, restare attivi e vitali, non stancarsi mai.
Le domande, per questo, alla fine arrivarono, superando il confine dell’orgoglio.
Ora che tra le mani non si stringeva più una mannaia o il
volante di un Gunmen, la verità si scoloriva di quel rosso di
cui era sempre stata tinta.
Cosa aveva mai fatto in tutti quegli anni, Viral?
Aveva inseguito il proprio onore mutilato, aveva cercato di dare pace alla ferita che gli si era aperta dentro.
Lui, la fiera Bestia, il capo degli Sterminatori, sconfitto a
più riprese dagli Umani. Sì, era la realtà dei
fatti – che lui lo accettasse o meno, che lui lo riconoscesse o
lo rifiutasse con ogni sua forza.
Accettare l’impotenza non era una cosa che era preparato a fare.
Gli avevano insegnato a uccidere, non a essere umile. Gli avevano
insegnato a sterminare, non a fare i conti con sé stesso.
Avevano costruito una macchina da guerra, non una persona. Qualcosa in
grado di spezzare l’osso del collo senza battere ciglio, ma
incapace di piangere per la pietà che il cuore provava.
Il resto aveva dovuto costruirlo da solo, raccattando pezzi di cuore sparsi qua e là.
Ma cosa gli restava in quel momento, se non una bruciante umiliazione a cui far fronte – completamente solo?
Se la ricordava ancora la nobile Adiane, la rimembrava con nitidezza.
Il suo carattere veramente orrendo, il suo modo volgare di parlare, e
quella profonda e ricambiata stima che provava per il proprio collega,
Thymilph.
Quando ancora i Re Celesti erano vivi, nessuno gli aveva mai
rimproverato di uccidere un Uomo – nessuno di difendere la causa
che sentiva più propria.
Neanche dieci anni erano passati e pareva che il mondo fosse stato stravolto completamente. Maledette scimmie nude…
Prive di cervello, stupide oltre ogni dire. Senza neanche un solo
pensiero, avevano distrutto un’intera civiltà e gettato
sale sulla terra bruciata – niente di quello che era stato si era
conservato.
Imponendo il loro volere, avevano ricostruito ogni cosa secondo la loro etica.
Ma allora aveva senso parlare di passato? Aveva ancora senso parlare del Re Spirale? Dei Re Celesti e dei Gunmen?
Pareva di no, nell’ordine attuale delle cose ognuno di quei concetti sembrava svuotato di significato.
E il dubbio di condurre un’esistenza assolutamente priva di ogni
logica logorava la coscienza stanca della Bestia immortale.
Il Giusto, l’Ingiusto, lo Sbagliato e il Corretto.
Bastava guardare da un’altra angolatura e ciò che era nero
pareva bianco – e il bianco una sfumatura di colore sconosciuto
che faceva male agli occhi.
Viral se ne accorse pian piano, quando lo sguardo intese
l’uguaglianza che rendeva sottile il confine condiviso tra Uomini
e Bestie.
Erano tutti dei disperati, questa era la verità. Naufraghi di
una barca che perdeva pezzi, distrutta da una marea inarrestabile e
troppo violenta. Una marea chiamata realtà.
Ma senza la pretesa di professare il Vero si riusciva ad avere la
decenza di vivere e basta – per sé stessi, per sé
stessi e quelle bugie che ci si ostinava a chiamare ideali.
Oh, ma avrebbe continuato a ghignare con fare superiore davanti a quei
vermi – era la sua verità, nessuno poteva smentire questo.
Avrebbe continuato a trattarli come esseri inferiori, come disturbi parassitari della propria esistenza.
Il suo orgoglio alla fine si riduceva a questo: essere liberamente una
Bestia, il messaggero di Lord Genome. Nessuno gli avrebbe mai tolto
questo titolo.
Era un pezzo di universo, un frammento talmente minuscolo da far quasi pietà.
Ma era lui – era Viral – racchiuso in quel granello di sabbia.
Alla sua Giustizia, alla sua opinione e libertà, non avrebbe rinunciato.
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