Auguri
Mamma!
Sbuffai,
chiudendo il quaderno di biologia e buttandolo di malavoglia sul letto,
quando
il mio occhio cadde sul calendario. Il giorno 9 era circondato da un
cerchio.
Feci mente locale sul perché avessi evidenziato proprio quel giorno.
La risposta mi arrivò come un lampo.
“Merda” bisbigliai a me stessa.
Era la festa della mamma ed io non avevo ancora comprato un regalo. Ero
nei
guai, grossi guai!
Il mio cellulare prese a squillare insistentemente, così lo
afferrai e risposi.
“Nessie!” urlò una voce acuta. Mia zia.
“Zia Alice” la salutai “Dove
sei?”.
“Muoviti ad andare a comprare il regalo per tua madre.
Ritorneremo stasera alle
19 esatte” mi ricordò.
I miei, insieme ad Alice, frequentavano
l’università in una città abbastanza
lontana da Forks, ma non eccessivamente. Grazie alla guida spericolata
di tutti
i miei parenti, la distanza non era un problema.
Emisi un lungo sospiro e mi alzai dal letto su cui ero sdraiata e mi
cambiai,
poi inviai un messaggio a Jake, dicendogli di venirmi a prendere per
comprare
qualcosa a mia madre.
Jacob era il mio ragazzo da … beh, tutta la mia vita, fin da
quando ero
piccola. Lui mi era stato da sempre accanto, inzialmente in
qualità di mio
migliore amico e successivamente come mio fidanzato. Stavamo pensando
al matrimonio,
dato che io avevo ormai smesso di crescere. Sarei stata per sempre
giovane.
Scesi le scale velocemente, trovandolo sorridente ad aspettarmi.
Indossava una
maglietta nera che gli fasciava i muscoli e un paio di pantaloni chiari.
“Ciao” mi salutò venendomi incontro.
Gli diedi un bacio leggero sulle labbra e notai la sua nuova moto.
Gliel’avevamo regalata per Natale. Jake ne era rimasto
entusiasta, anche se
questo termine è un eufemismo.
“Non andiamo a piedi oggi?” chiesi con una nota di
sfida.
“No Nessie. Se dobbiamo andare a Seattle, non credo sia una
buona idea” mi
ricordò.
Mi diedi mentalmente della stupida. Era così ovvio.
Salii in moto, dietro di lui e cominciammo a sfrecciare per le strade
di Forks
ad una velocità intorno ai 200 e la cosa mi divertiva
parecchio. Non avremmo
mai potuto correre così veloce … Almeno credo.
In poco tempo arrivammo nel centro di Seattle, che a
quell’ora di pomeriggio
era colmo di gente.
Jake mi aveva raccontato molte volte di quando lui e il branco, assieme
ai miei
genitori, avevano fermato l’attacco dell’armata dei
neonati, che inizialmente
avevano portato terrore e scompiglio nella città in cui ci
trovavamo
attualmente. Ero sicura che anche questa volta, non avrebbe perso
l’occasione
di raccontarmela di nuovo.
Il sole splendeva alto nel cielo, rendendo la mia pelle leggermente
luminosa.
Impercettibile all’occhio umano, ma Jake che di umano aveva
solo un parte lo
notò e mi sorrise raggiante.
“Sei bellissima”.
Sorrisi, imbarazzata, mentre cominciavo a pensare a cosa regalare alla
mia
mamma, la persona che c’era sempre stata per me e che aveva
lottato, persino
contro suo marito, la persona che amava di più al mondo, da
sempre per avermi.
“Credi che a mia madre potrebbe piacere un
gioiello?” chiesi al mio ragazzo che
camminava spensierato al mio fianco.
“Nah” mi rispose “Bells odia i gioielli e
tutto ciò che luccica”. Poi rise
“Eccetto Edward”.
Ridacchiai “Hai ragione. Mia madre odia i gioielli. Oh Jake,
aiutami, ti
prego”.
“ È tua madre, amore. Nessuno la conosce meglio di
te.”
Feci una smorfia e lui si corresse subito “Okay, nessuno a
parte tuo padre … E
me … e Alice”.
Sospirai desolata e mi abbracciò “Ehi, ascoltami.
Qualunque cosa tu le prenderai,
lei ne sarà felice, proprio perché sei stata tu a
farle quel regalo. Sono
sicuro che nel tuo cuore, sai già che cosa
prenderle.”.
“Dici davvero? Perché non so davvero che cosa
regalarle Jake.”.
“Non dire sciocchezze”.
Mi prese per mano e accelerammo il passo. Passammo davanti a 100
negozi, ma
nessuno sembrava adatto per mia madre. L’ultimo negozio fu la
mia salvezza. Era
un negozio di fotografia e fu lì che mi venne
un’idea brillante.
Mi fiondai dentro, trascinando con me anche Jacob,
e chiesi al proprietario di farmi vedere
tutti gli album che aveva a disposizione.
Il negozio non era molto grosso, ma dava l’idea di essere
pratico ed
efficiente.
Me ne mostrò diversi ma alla fine optai per un album di
colore bianco con i
bordi dorati.
Quando ritornammo a casa, era tardi e dubitavo di riuscire ad incollare
tutte
le foto che ritraevano me e mia madre nell’album.
Mi sedetti alla mia scrivania, e mentre Jake mi passava le foto, io le
incollavo.
Ogni foto era un ricordo, unico e speciale. Ritraeva tutta la mia vita,
fino ad
ora. Riguardarle era come fare un tuffo nel passato.
“Ehi guarda com’eri buffa qui!” disse
ridacchiando. Mi mostrò una foto che
ritraeva me e mia madre in spiaggia. Avevo, anzi dimostravo 7 anni.
Eravamo in
spiaggia e ovviamente non c’era il sole.
Mia madre mi aveva in braccio ed io le tenevo il broncio. Ricordai
subito il
motivo. Non aveva voluto farmi fare il bagno perché secondo
lei, l’acqua era
troppo fredda e rischiavo di ammalarmi. Le ricordai parecchie volte che
ero una
mezza-vampira, ma in quel momento, non le importava granchè.
Avevo i codini ed indossavo una maglietta bianca, troppo lunga per me.
Era di
mio padre infatti.
Mia madre indossava semplicemente un costume blu, che la rendeva a dir
poco
perfetta. Inutile dire le storie che aveva fatto mio padre quando
l’aveva
vista. Diceva che avrebbe attirato l’attenzione di tutti i
ragazzi presenti, ed
in effetti, non aveva avuto torto, nemmeno quella volta.
“Già” dissi tornando al presente.
La presi e ci spalmai la colla sopra, poi la incollai accuratamente,
riempiendo
un’altra pagina bianca.
“Okay, questa è l’ultima” mi
disse. Le foto non erano in ordine cronologico. Ci
avrei messo troppo a
capire a che anno
risaliva e non avevo il tempo necessario.
Era la foto del mio 13° compleanno (non di età
anagrafica). Ricordo che quel
giorno i miei genitori, in particolare mia madre, erano tutti esaltati,
perché
diventavo ‘ufficialmente’ una teenager.
La torta che aveva preparato mia nonna Esme era enorme, fin troppa, ma
grazie
agli amici di Jake non ne rimase una sola fetta. Mia madre aveva un
vestito
bianco, con le spalline, e i capelli pettinati accuratamente. I ciuffi
avevano
al fondo dei setosi boccoli.
Io indossavo un paio di pantaloni chiari e una maglietta che mi aveva
comprato
Alice, apposta per l’occasione. I capelli erano sciolti, ed
erano completamente
ricci, ma di un riccio ordinato e assolutamente perfetto.
Ero davanti alla torta, su cui c’erano esattamente 13
candeline. Mi ritraeva
proprio nel momento in
cui le stavo
spegnendo. Alla mia destra c’era mio padre, mentre alla
sinistra mia madre e
dietro di lei c’era Jake.
Incollai anche questa e chiusi l’album sospirando.
“Che bei ricordi, eh?” fece Jake che si era
sdraiato sul mio letto.
“Già. Sembra passata
un’eternità”. Mi sedetti accanto a lui,
che si mise a
sedere, cingendomi le spalle con un braccio.
Era l’ora del tramonto, che guardammo insieme, mano nella
mano. Non era la
prima volta che lo vedevo, ma ogni volta rimaneva uno spettacolo
sconvolgente,
qualcosa di magnifico e sovrannaturale. Vedevo il cielo dipingersi di
quel
lieve arancione che rendeva tutto magico e il sole nascondersi dietro
gli
alberi fino a scomparire, per poi lasciare spazio alla notte,
illuminata dalle
stelle.
I miei genitori, rientrarono alle 19 in punto, come mi aveva detto
Alice. Mio
padre mi salutò baciandomi la fronte e salutò
Jacob con un’affettuosa pacca
sulla spalla.
Corsi incontro a mia madre, abbracciandola forte.
Jake tornò in camera mia per prendere l’album, che
poi mi diede.
“Tieni mamma!” le dissi mentre lei posava la
cartella.
“Che cos’è?” chiese confusa.
“È per te”.
“E per che cosa?”.
Mio padre e Jake risero sotto i baffi, mentre io dovetti trattenermi e
rimanere
seria. Questo momento avrebbe dovuto ricordarlo per sempre.
“Per la tua festa. Oggi è la festa della
mamma” le dissi guardandola negli
occhi dorati.
“Oh” rispose solamente, impacciata.
Sentii Jake sussurrare con fare complice a mio padre “Se
fosse ancora umana,
sarebbe arrossita come un peperone”. Edward
soffocò le risate.
Mia madre era troppo intrapresa a sfogliare l’album per
riprendere quei due, ed
ero sicura che le piaceva molto a giudicare dalla sua espressione
incantata. Se
fosse stata un’umana avrebbe pianto dalla gioia,
perché quando finì di
sfogliarlo mi abbracciò forte, sollevandomi da terra.
“Oh piccola mia!” mi sussurrò
“Ti voglio davvero tanto bene”. Mi baciò
i
capelli, scompigliandomeli e sorrise “Non c’era
regalo più bello che potessi
farmi, davvero”.
Sorrisi “Ti voglio bene mamma. Più della mia
stessa vita” dissi rievocando un
momento preciso.
Lei annuì, come per dirmi che aveva intuito
“Più della mia stessa vita”
ripetè
abbracciandomi e fu in quel momento, quel momento perfetto, che
capì che non
potevo desiderare altro al mondo. Avevo una mamma semplicemente
fantastica, che
non mi avrebbe mai abbandonato, che mi avrebbe sempre sostenuto anche
nelle
situazioni difficili e nelle scelte sbagliate, come aveva sempre fatto.
Ero al
colmo della felicità e questo momento durò
… per sempre.
Ti voglio bene mamma.
Spazio Autrice: Piccola storiella
vista dal punto di
Nessie, che nel giorno della festa della mamma, si ritrova senza idee
su cosa
regalarle.
Scritta senza pretese, in poco tempo. Non so cosa ne sia venuto fuori
xD.
Spero che vi piaccia, e mi farete un grandissimo piacere se lascerete
una
recensione.
Xoxo.
Kessi.
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