1. L'arrivo in Inghilterra
Mi accingo a scrivere
questo diario per mantenere vivo il ricordo di una storia d’amore tormentata e
tragica, perché non vadano vanificati tutti i sacrifici che ho, che abbiamo,
compiuto finora.
Mi
chiamo Hinata Hyuuga. Faccio parte della nobile e ricca famiglia degli Hyuuga,
una famiglia di commercianti.
Per
motivi di lavoro mio padre si è dovuto trasferire con tutta la famiglia dal
Gippone all’Inghilterra. Naturalmente, sono stata costretta ad abbandonare il
mio amato Giappone e la mia adorata villa per trasferirmi nella pericolosa ed
ipocrita Inghilterra dell’età vittoriana. Strappata dalla mia casa e costretta
ad abitare in un luogo che mi da il voltastomaco. Ma dopotutto ero solo una
bambina di 10 anni. Il cui destino era già stato deciso.
Al
nostro arrivo in Inghilterra, ci stabilimmo subito a Londra in un’enorme villa
in stile occidentale, con un giardino immenso e ben curato dai servi che ci
avevano aspettato per tutto quel tempo. Ci accolsero tutti in riga, con dei
gentili sorrisi e gioiose esclamazioni. Servili, appunto.
-Benvenuto
nella vostra nuova casa, padrone. Abbiamo preparato tutto in modo che voi e la
vostra famiglia vi troviate a vostro agio.-
E
via dicendo. Complimenti infiniti a me, mia madre e mia sorella. Esclamazioni
di sorpresa alla vista di cotanta bellezza. Sorrisi, parole gentili. Ipocrisia.
Non li guardavo nemmeno, annoiata e disgustata. Solo più avanti avrei capito
che errore fosse stato non averlo fatto!
I
primi giorni furono atroci: quasi ogni sera c’era un festa, un ricevimento o
qualcosa del genere alla quale, non si accettavano discussioni, dovevamo
partecipare.
-È
per farci conoscere!- soleva ripetere mio padre. –Hinata ed Hanabi devono
imparare a comportarsi come delle dame occidentali. Quale occasione migliore
per osservare il comportamento delle inglesi e, perché no, farsi anche delle
amiche?-
Ma
io non volevo amiche. Le mi vere amiche erano lontano lontano, in Giappone. Le
“amiche” che mi sarei fatta qui sarebbero state false ed ipocrite, come
conveniva essere in Inghilterra. Non era questo che volevo. Piuttosto sarei
rimasta sola.
Ma,
ancora una volta, ero solo una bambina di 10 anni e non dovevo neanche osare
andare contro gli ordini di mio padre.
Così
ubbidii e le mie prime notti in Inghilterra le passai a ballare e a fare
amabilmente conversazione con delle “dame” che, per abbigliamento e modi di
fare, mi parevano di più delle prostitute, che non delle donne d’alta società.
Chissà, magari lo erano veramente.
Ma
sopportai. Andai avanti ostentando un falso sorriso, sempre, ogni giorno, ogni
momento della giornata.
Gli
anni passarono. Ormai gli Hyuuga erano conosciuti in tutta Londra e nelle città
adiacenti. La mia famiglia era entrata prepotentemente nel mercato inglese e
nel giro di pochi anni era diventata molto potente anche in Inghilterra.
Per
questo mio padre stava poco tempo in casa e, quando tornava alla villa, si
chiudeva nel suo studio a lavorare. Così mia madre passava sempre più tempo con
me ed Hanabi. Spesso mi arrivavano lettere delle mie amiche dal Giappone, alle
quali rispondevo sempre con grande entusiasmo. Tutto sommato, all’interno della
villa, era una vita piacevole. Ma la mia relativa felicità non era destinata a
durare.
Erano passati 5 anni dal nostro arrivo in Inghilterra.
Quel giorno ero in camera da letto con Hanabi, mentre lei dipingeva io mi
divertivo ad intrecciarle i capelli nei modi più strani. Mia madre entrò in
camera trafelata, ma con un’espressione gioiosa in volto.
-Hinata.-
disse –Potresti venire in soggiorno un attimo, per favore?-
Mi
alzai facendo una carezza ad Hanabi e
seguii mia madre. In soggiorno c’erano mio padre ed altre due persone. le
riconobbi subito, dal momento che avevo trascorso con loro la maggior parte
della mia infanzia: erano mio zio Hizashi e mio cugino Neji.
Fui
molto contenta di rivederli: erano il mio unico contatto con il Giappone, oltre
alle lettere che mi scambiavo con le mie amiche. Li salutai con un profondo
inchino ed un gran sorriso: era come se un pezzo di Giappone fosse entrato in
casa mia. Rimanemmo a parlare per più di due ore. Parlammo di mio padre e
dell’avvento della famiglia Hyuuga nel mercato inglese, parlammo di me, Hanabi
e mia madre e di quanto bene ci eravamo inserite nella società femminile
londinese, parlammo del Giappone e di tutto ciò che era successo durante la
nostra assenza. Ma, stranamente, notai, non fecero parola sul perché della loro
visita.
Stavo
per dare voce ai miei pensieri quando mio padre mi interruppe.
-Hinata.-
cominciò schiarendosi al voce. –Forse ti chiedi perché Hizashi-san e Neji-san
siano giunti fino a Londra dal Giappone.-
Annuii
arrossendo: i miei pensieri si intuivano così facilmente?
-Ebbene,-
proseguì – Neji-san e suo padre sono qui per una proposta di matrimonio.-
Mi
voltai verso Neji con un sorriso.
–Oh,
Neji-san, ma è fantastico! E chi è la fortunata donna che avrà l’onore di
avervi come marito?- chiesi sinceramente felice per mio cugino. Era bello che
avesse trovato una donna con al quale condividere la sua vita.
-Ma
è ovvio, Hinata.- disse brusco mio padre, come infastidito. –Sei tu!- esclamò
come se fosse la cosa più ovvia.
Il
mondo smise di girare. Non capivo: perché Neji avrebbe dovuto sposarmi? L’ho
sempre visto come un fratello e sono sicura che anche per lui era lo stesso.
Perché avremmo dovuto sposarci? Inoltre, avevamo entrambi solo 15 anni. Ma,
come aggiunse mio padre più tardi, 15 anni era un’età ragionevole per diventare
moglie.
Quando
il tempo riprese a scorrere, aprii la bocca per quella che mi sembrò la prima
volta dopo mesi.
-Perché?-
semplicemente chiesi.
Tutti
i presenti si voltarono a guardarmi come se avessi appena detto che volevo
farmi monaca. Poi mio padre iniziò ad innervosirsi.
-Come
sarebbe a dire perché? Perché così è deciso. Il vostro matrimonio manderà
avanti la dinastia degli Hyuuga e vostro figlio sarà l’erede dell’impero
economico che sto creando.- esclamò.
-Ma
padre! Io non voglio sposarmi!- esclamai senza pensarci.
Non
mi accorsi nemmeno dello schiaffo fin quando non iniziai a sentire un forte
bruciore sulla guancia destra.
-Silenzio!-
gridò mio padre. Era arrabbiato. Molto arrabbiato. –Tu non hai il diritto di
decidere cosa puoi fare e cosa non puoi fare, la tua vita è sotto il mio
comando e, presto, sarà sotto quello di Neji-san. Il vostro matrimonio si terrà
tra una settimana e verrà celebrato nel giardino della villa, sono stato
chiaro?- urlò mio padre.
Non
lo stavo guardando: il ceffone di qualche momento prima mi aveva fatto girare
la faccia ed ora mi ritrovavo ad osservare Neji, impassibile, con le lacrime
agli occhi.
-Ed
ora vattene in camera tua, prima di disonorarmi oltre.- concluse mio padre
agitando la mano in aria con un gesto di stizza.
Trattenendo
le lacrime mi profusi in quattro profondi inchini, uno per ogni membro della
mia famiglia, e mi avviai verso al mia stanza. Raggiuntala, mi buttai sul letto
e piansi tutte le lacrime che avevo.
Note dell'autrice:
Eccomi di nuovo qui con la mia seconda NAruHina! Questa è
ambientata nell'Inghilterra vittoriana (influenze di Kuroshitsuji,
mannaggia!) e, come avrete capito, è un AU. Forse Hinata
sembrerà un po' OOC, me ne sono resa conto mentre scrivevo, ma
tenete bene a mente che questo è un diario che Hinata scrive a
posteriori, dopo averne passate di cotte e di crude! Se continuerete a
seguirmi scoprirete il perchè di questo tono duro e freddo che
usa la piccola Hyuuga!
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