LaBellezzaE'nell'Anima
LA
BELLEZZA E' NELL'ANIMA DI CHI GUARDA
C'era una volta una
principessa che era piuttosto bruttina. Se fosse stata una contadina
qualunque, magari nessuno ci avrebbe fatto caso; ma lei era una
principessa, e anche piuttosto ricca. Di conseguenza, la gente non
faceva che meravigliarsi del fatto che una principessa così
ricca fosse anche così brutta, e lei ne soffriva assai.
In realtà,
non era poi del tutto orrenda: non aveva il naso adunco, sporgente e
coperto di bolle, né i capelli simili a paglia e ritti sulla
testa, né la gobba né i denti storti come quelli di un
animale. Aveva sì il naso un po' lungo, e i capelli che non
avevano una forma ben definita, e la sua postura non era certo quella
che si confà ad una gran dama. Non era mostruosa, come le
streghe o i diavoli disegnati sui libri dei dotti; era semplicemente
bruttina. Nessuno che la guardasse una prima volta sarebbe mai stato
tentato di guardarla una seconda, se non fosse venuto a sapere che
era una principessa, e pure ricca. Anche in quel caso, comunque, non
le prestavano certo molta attenzione. Era nobile; era ricca; ma come
si poteva sposare una ragazza così poco attraente?
La principessa si
disperava giorno dopo giorno per il suo aspetto, e sarebbe certamente
deperita fino ad ammalarsi se una mattina, mentre passeggiava lungo
il fiume tenendo il viso rivolto verso il basso perchè fosse
nascosto dall'ombra, una serva pietosa non le avesse detto: “Mia
signora, non siate così triste per il vostro aspetto. In
realtà ciò che ci rende veramente belli è la
purezza della nostra anima!”.
La principessa fu
grandemente colpita da questa rivelazione, e si sentì
immediatamente sollevata. Tornò a casa tutta contenta
progettando di scoprire al più presto com'era la sua anima,
così da potersi consolare del fatto che il suo aspetto
esteriore lasciava parecchio a desiderare. Per molte settimane si
dedicò a questa ricerca, che era difficile assai, e si impegnò
così tanto che passava quasi tutto il suo tempo chiusa nella
sua stanza; e per quanto poco, abitualmente, le persone che la
circondavano si accorgessero della sua presenza, dopo un po' tutti
cominciarono a notare che la principessa non si vedeva più da
nessuna parte.
Ma lei non se ne
curava, felicemente occupata, com'era, ad esplorare il suo spirito
fin negli angoli più reconditi. Si aspettava di trovare un
gran numero di pregi e buone qualità, se non addirittura
angeliche, che l'avrebbero finalmente riscattata da un'esistenza
priva di alcun valore. Si aspettava questo, ma ahimè, quanto
fu amara infine la sua delusione! Guardò dentro di sé e
quello che vide non le piacque come credeva. C'erano, sì,
alcuni pregi: pazienza quando suo padre insisteva perchè
imparasse a suonare il liuto anche se lei lo trovava irritante;
prudenza quando un uomo si dichiarava perdutamente innamorato, e poi
ogni volta era interessato solo ai soldi e al suo titolo;
determinazione quando si ritrovava sola nella sua camera mentre una
festa infuriava nel salone del castello, e si ripeteva che la volta
successiva tutto sarebbe andato meglio e qualcuno l'avrebbe notata.
Ma quante
manchevolezze, anche! Quante volte era stata indifferente alle pene
altrui, invidiosa della fortuna di altre ragazze al punto da toglier
loro il saluto, quante volte aveva giudicato affrettatamente senza
conoscere ciò che giudicava! I suoi errori e la sua
scorrettezza le si spalancarono davanti agli occhi laddove lei
sperava di trovare un carattere irreprensibile. E più doloroso
di tutto fu il rendersi conto che fino a quel momento non era mai
stata onesta, né con sé stessa né con gli altri:
troppe volte aveva nascosto quello che pensava, finto di condividere
i sentimenti di qualcuno, creduto di essere moralmente superiore alle
persone che la circondavano quando invece era come loro, anzi, peggio
di loro.
La principessa
rimase molto abbattuta dalla sua scoperta. Sapeva di essere brutta, e
ormai se n'era fatta una ragione, ma non riusciva a sopportare che
anche il suo spirito avesse dei difetti. Come avrebbe fatto, dunque,
a compensare il suo aspetto così poco attraente? Che ne
sarebbe stato di lei? La vecchia serva in riva al fiume non le aveva
certo fatto un favore, con le sue parole! La principessa uscì
finalmente dalla sua stanza dopo settimane di reclusione, ma ancora
più triste di prima: passava le sue giornate vagando per gli
angoli meno frequentati del castello, ansiosa di evitare agli altri
la vista del suo profilo sgradevole e ancor di più
terrorizzata all'idea che scoprissero la vera natura della sua anima.
Poi, un bel giorno,
qualcosa finalmente cambiò. Arrivò nel regno un
principe, che tornava da una guerra lontana e voleva riposarsi per
qualche tempo prima di raggiungere il castello della sua famiglia, al
nord. Questo principe era nobile, come dice il suo stesso titolo,
molto ricco, e assai valoroso in battaglia, ma era anche piuttosto
brutto. In realtà, non era poi del tutto orrendo:
semplicemente, i suoi capelli erano un po' radi in cima alla testa,
la sua statura tutt'altro che imponente, e quanto al suo naso,
rassomigliava non poco al becco di un uccello da preda.
Non era certo
fortunato nel suscitare l'interesse degli uomini, figuriamoci la
passione delle fanciulle. Però non si lasciava abbattere dalle
circostanze avverse, riusciva sempre a trovare il lato buono in tutto
ciò che gli capitava, era coraggioso e amante dell'avventura.
Il padre della principessa lo ospitò per settimane con tutti i
riguardi, nonostante non lo trovasse per nulla affascinante.
Organizzò in suo onore feste, banchetti e giochi, ma siccome
il principe non amava essere circondato da una moltitudine di persone
chiassose, spesso passeggiava per gli angoli meno frequentati del
castello, e altrettanto spesso vi incontrava la principessa.
Lei avrebbe voluto a
tutti i costi evitare di essere vista più di quanto richiedeva
la buona educazione, ma gli angoli meno frequentati del castello non
erano molti e soprattutto non erano poi tanto spaziosi. Così,
tra una passeggiata e l'altra, pian piano venne scambiata tra i due
qualche parola; dopodiché passarono alle frasi, e infine
persino ai periodi. In un enorme castello gremito di ospiti festanti,
riuscire a scambiare più periodi con la stessa persona era
sicuramente degno di nota, e sia il principe che la principessa
iniziarono ad apprezzarlo.
I giorni passavano e
la principessa, nonostante la sua ferma risoluzione di non rivelare a
nessuno la povertà del suo spirito, si accorse che quando era
col principe non riusciva a smettere di parlare, e a volte persino si
dimenticava di tenere il viso rivolto verso il basso per nascondere
al meglio la disarmonia delle sue fattezze. Ci fu persino qualcuno,
all'interno del castello, che riferì di averla vista ridere
con trasporto, anche se nessuno gli credette e anzi gli fu fatto bere
un intruglio nauseabondo contro le allucinazioni. Parola dopo parola
la principessa scoprì che il carattere suo e quello del
principe, sebbene entrambi avessero numerosi difetti, miracolosamente
si armonizzavano tra di loro; e anzi, le manchevolezze che aveva
tanto disprezzato in sé stessa poco tempo prima si attenuavano
in presenza di lui.
La principessa
accolse questa scoperta con lacrime di commozione, e per la prima
volta nella sua vita credette davvero di poter essere infine felice.
Come ulteriore segno di quanto le due anime fossero in sintonia l'una
con l'altra, anche il principe fece una scoperta molto simile nello
stesso momento, e presto si innamorarono perdutamente. Quando si
sposarono, ai capelli crespi di lei vennero intrecciati fiori
primaverili, e sopra le spalle cadenti di lui venne infilata una
camicia imbottita. E al momento del bacio, i loro nasi si
incastrarono perfettamente come nel più pregiato dei mosaici.
Fine.
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