Epilogo I
Sangue e luce
Mai sfidare il Destino.
Questa roccia brucia e fuma la mia carne su di essa. I miei
occhi sono ustioni aperte e in ogni respiro c'è sempre più
cenere. Tutti i metalli sono arroventati, le vesti non
coprono più. Non è rimasto più nulla di vivo e anch'io mi
appresto a scomparire.
Dove abbiamo sbagliato per essere stati puniti in questo
modo?
Abbiamo combattutto per il Bene, difendendo i più deboli,
affrancando dal proprio dolore i malvagi. Abbiamo ridato la
speranza ai cinici, scaldato i cuori più indifferenti.
Abbiamo creduto nell'Amore, nella Giustizia e nella Pace.
Umani che salvano altri umani. Insicure del nostro valore,
ma coraggiose nelle nostre paure. Pronte a tutto, ma non a
questo.
Perché questa tortura, perché questo massacro, perché
questa distruzione?
Il palazzo di cristallo è solo terreno per fondamenta
instabili. Non ci sarà nessuna ricostruzione.
I nostri cadaveri saranno ammassati su di una pira, perché
il fuoco è il re e il boia. Perché dobbiamo consumarci e
cancellare il nostro passaggio dalla faccia della luna. Non
so più che fine abbiamo fatto gli altri. So, invece, qual è
stata la loro sorte: quella che ha già sgozzato tutti e ora
mi si avvicina a passo lento, con la puzza di carogna
sull'armatura.
Sono distesa sul fianco sinistro e la frangia sulla fronte
non mi permette di guardare. D'altronde, cosa c'è di
entusiasmante nel puntare le pupille del tuo assassino? Non
voglio assistere alla mia esecuzione. Fa' quel che devi,
donna, quel che senti di dover inerogabilmente fare. Io non
posso fermarti e tu hai già sfoderato la spada. Mi resta
la consapevolezza che non potrai mai saziare la tua voglia
di genocidio. E infine sarà il suicidio la tua unica
soluzione.
Tutta la vita di un uomo si può riassmere nell'ultimo gesto
compiuto prima della fine. Io infrango un tabù. Ancora una
volta. Non avrò nemmeno il tempo per pentirmene.
È ridicolo. Noi siamo ridicoli, questa tragedia lo è. Sono
la figlia di Cronos e devo supplicare per avere una
manciata di istanti. Per scoprire l'ultima carta. Richiamo
il fiume lascivo che custodisco, inganno i suoi pesci e li
guido controcorrente.
Mi strappo una chiave dalla cintura. Il ferro si è fuso in
gran parte e il solo contatto di procura immenso dolore. Mi
tremano le mani, allora non sono ancora morta. Schiudo le
labbra e sfioro l'oggetto. Mi sembra di essere afona,
spingo fuori le parole, ma si spezzano sul palato e
raschiano la gola.
Oracular Warning
Si illumina il glifo, a raggiera. Un attimo di immortalità
innocente. Rannicchio le gambe, in una posizione fetale che
mi riporti lontano, lontano, lontano... Il suo fendente
arriva male, forse è accecata dal bagliore. E così mi vedo
trapassare, sporca di me, di quello che ho dentro. Flusso
che scorre via.
Spiro qui, tra sangue e luce.
Setsuna Meio
principessa di Plutone