Immobile,
gelata, di marmo.
Sono
sorpresa. Solo ora che ti vedo inerme, immobile sul pavimento per la vera prima
volta riesco a vederla.
Allora
esisteva davvero la bellezza di cui ti parlavano.
Il
rubinetto della cucina continua a gocciolare, ma io non ne sento il rumore.
È stato
un attimo, un flash. Non ricordo niente, se c’è stato dolore, se era umido e
sapeva di sale. Non ricordo nient’altro che una piacevole e calma oscurità.
So solo
che ad un tratto non ti sopportavo più e volevo solo che qualcuno mi portasse
via da te.
Credo di
sentire freddo, o per lo meno mi sembra che questa sensazione assomigli al
freddo.
E lo ammetto, adesso ho un po’
di paura…
Non
sorridi. La pelle candida appare rilassata sul tuo volto congelato.
Non c’è
espressione di sofferenza. Questo mi dà un po’ di sollievo, alla fine ci sono
riuscita. Per una volta sono stata gentile.
Il mio dolce
omicidio.
Non avrei
mai voluto uccidere nessuno, perché immaginavo che dopo sarebbe stato
struggente.
Mi
avvicino a te, sembra quasi di guardarti attraverso una fotografia.
Non
volevo davvero ucciderti.
Non
volevo arrivare a questo, davvero… ma è stato solo per salvarmi. Non potevo
rischiare di morire di nuovo, sarebbe stato persino più doloroso di questo.
Io sono
già morta tante volte, ora è toccato a te. Una volta per tutte.
Uccidere
per non morire.
Ironico
no?
Sì, sono
stata la solita fottuta egoista.
Lo sono
stata per tutta la mia vita.
Ma c’è un
po’ di insana gentilezza in tutto questo.
Ti ho
regalato una vendetta.
E questa
sarà una stupida, paradossale, sofferta, insana, vendetta.
Vendetta
per chi diceva di amarti, ma non hai mai visto il nero che c’era nel tuo cuore,
non ha mai notato i solchi che nascondevi sotto la tua ombra. Non ha mai sentito
quando piangevi in silenzio.
Ma ora vorrei piangere.
I nastri
rossi della tua camicia sono in risalto sulla tua pelle bianchissima, ma non c’è
sangue, non c’è alcuna traccia di morte su di te.
Il sangue
è solo sulle mie mani, e anche se sfrego non accenna ad andare via.
Torno a
guardarti. È strano, ma già mi manca il viso che ho tanto detestato, e che tante
volte ho guardato devastato dalla vita.
Questo è
quello che succede alle persone troppo fragili come te.
Questo è
quello che succede quando gli angeli non imparano a volare e sono stanchi di
continuare a precipitare.
Non c’è
vita. Sento solo un insopportabile assordante silenzio… e freddo.
So che sto per andare via
anche io.
E non
riesco a distogliere lo sguardo da te.
Vorrei
che aprissi gli occhi e che mi guardassi.
Come sono
abituata a vederti al di là dello specchio.
Non posso
credere che sia morta e non sopporto l’idea di essere io la tua assassina.
Credevo
di conoscere il sapore della morte, ma da viva l’avevo solo appena assaggiata.
Solo adesso mi accorgo che non assomiglia proprio a niente che abbia mai
conosciuto. Ed è così orribilmente insopportabile.
Lo scopro
adesso che sono accovacciata su questo freddo pavimento, mentre tremo e mi tengo
la testa fra le mani grondanti di sangue.
Guardo il
tuo corpo che non respira. Vorrei poterlo accarezzare un’ultima volta e sentirne
il calore, ma questo non accadrà.
Il tuo
viso riposa beato, è un bel viso, ora lo vedo per la prima volta.
Se
fossi viva e avessi lacrime piangerei.
Se
fossi viva e avessi fiato urlerei con tutta la mia anima.
Se
fossi viva e avessi un cuore, ora sarebbe infranto.
Invece
sto immobile, inconsistente, inesistente a guardare il mio corpo senza vita e a
rimpiangere la persona che ero.
Però sento paura. Sono
terrorizzata.
Lei
dal mio fianco mi fissa severa e attende che sia pronta.
Ho scelto
di morire perché mi odiavo, ma invece di sfuggire dall’odio sono andata ad
accoccolarmi fra le sue braccia, sposandolo per sempre.
Mi alzo e
mi volto timidamente verso di Lei.
Mi guarda
con un ghigno spietato.
Ha un
aspetto atroce e crudele la Morte, o la Vita che sia, alla
fine non c’è differenza. Lei, la vera assassina che ora finalmente vedo
in volto, mentre mi guarda soddisfatta.
Io l’ho
lasciata vincere avendo paura di combattere. I codardi non durano a lungo contro
di lei…
Alla fine
la morte non è una liberazione come avevi pensato.
E morendo
non impari neanche granché, al contrario di quello che potresti pensare… o per
lo meno, non impari niente che ti avrebbe fatto piacere scoprire.
Il mio meschino
suicidio.
Non
volevo suicidarmi, perché sapevo che me ne sarei pentita, prima o poi…
… anche se non ho mai creduto
nell’inferno.
E da oggi il mondo continua senza di
te.
Nota: One shot senza pretese, da prendere così com'è, scritta in un momento di tremendo malumore.
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