But say only
one word and I will be saved
Erano occorse
un paio di settimane, in seguito alla loro fuga dalla dimora di Rosiel,
perché a Catan venisse restituito il suo corpo.
Tiara l’aveva accudito in una vecchia catapecchia in uno dei
quartieri più poveri dello Yetzirah; aveva avuto paura che
il Cherubino potesse morire di fame e l’aveva pregato di
mangiare, rassicurandolo che si trattava
d’un’emergenza, ma l’Angelo non le aveva
dato ascolto: in silenzio, aveva atteso che la sua purezza distruggesse
i geni negativi insiti in lui da Rosiel.
Dopo che si fu ripreso, poterono cominciare ad uscire dal loro rifugio
per andare in cerca di notizie del Cielo, dell’Inferno e
dell’Assiah: appresero che si era scatenata la seconda guerra
interspecie tra Angeli, Demoni ed umani, che i quattro Arcangeli degli
Elementi si erano uniti al Salvatore nel conflitto contro Metatron e
che Sevoftarta era stato ucciso.
Ogniqualvolta Catan faceva ritorno alla catapecchia che oramai
chiamavano casa,
il suo sguardo stillava ansia e frustrazione.
« Ti manca quella persona, non è così?
» diceva Tiaiel.
Il Cherubino si limitava a sospirare un assenso: non sapeva mentire. Da
quando erano fuggiti, non aveva mai smesso di pensare a Rosiel.
« Perché non hai scelto lui? » chiedeva
con pacatezza la piccola divoratrice di Angeli.
« Non potevo rimanere con il signor Rosiel »
replicava l’Angelo. « Non volevo più
uccidere gli altri Angeli, sebbene questo abbia significato dovergli
dire addio ».
« Tu non gli hai mai detto addio, Catan » scrollava
le spalle la bambina.
Adesso, la guerra era finalmente terminata: i due Angeli si
affacciavano dai fori nelle pareti della vecchia abitazione e in cielo
non si scorgevano più le sagome degli Angeli che
combattevano. L’intero Regno dei Cieli era immerso in un
silenzio irreale ed immobile, quasi che il santo Adam Kadamon avesse
fermato il tempo.
« Che cosa farai ora, Catan? » volle sapere Tiara,
due giorni dopo la fine del conflitto.
Il Cherubino inarcò un sopracciglio, perplesso. «
Che cosa intendi dire? »
« Vuoi andare a cercare quella persona, vero? »
domandò la divoratrice di Angeli. « Desideri
assicurarti che stia bene; inoltre, lui ti manca molto e sei
preoccupato perché non ne hai avuto notizia ».
« Non ti lascerei qui da sola » obiettò
l’Angelo.
« Oh, sì che lo faresti » lo
contraddisse il giovane Angelo femminile senz’alcun rancore.
« Sino ad oggi hai continuato ad ingannare te stesso giurando
di essertene dimenticato, eppure ogni giorno speravi di venire a sapere
qualcosa di lui: che fosse vivo, morto, che avesse preso parte alla
guerra o meno… Tu devi andare, Catan: da quando ti sei
allontanato da quella persona, sei immensamente triste ».
« Io ti ho promesso che… »
« Mi hai promesso che non avresti più ucciso gli
Angeli, che avresti iniziato una nuova vita sulla via della luce
» l’interruppe Tiaiel, prendendogli delicatamente
il polso attorno al quale era avvolto il nastro bianco con il quale
avevano sancito il loro accordo. Sciolse il fiocco e concluse:
« La tua luce è quella persona, Catan, e devi
percorrere la tua via al suo fianco. È così che
potrai mantenere la promessa ».
Catan esitò. « Tu… che cosa farai,
Tiara? » chiese infine.
La bambina abbozzò un sorriso mesto. « Tu sei un
Angelo tanto gentile » commentò. « Non
devi temere per me: sono nata in questo quartiere, potrò
farcela ». Poi aggiunse: « Addio, Catan ».
Il Cherubino si chinò su di lei, posando dolcemente le mani
sulle sue guance, e le baciò la fronte sepolta sotto strati
di sporcizia e di capelli spettinati. « Ti ringrazio tanto,
Tiara » mormorò contro la sua tenera pelle,
sorridendo nell’avvertire il suo viso accaldarsi
d’imbarazzato stupore contro i propri palmi. « Non
dimenticherò mai ciò che hai fatto per me
».
Infine arretrò, la deliziò d’un ultimo,
dolce sorriso e lasciò la catapecchia per quella che
– come entrambi avevano preferito soltanto sottintendere
– avrebbe potuto essere l’eternità.
Tiara strinse al petto il nastro immacolato – Catan non aveva
mai permesso al sudiciume che abitava l’edificio cadente
d’intaccarlo – e vi affondò il viso:
profumava di malinconia.
« Avevi scelto quella persona sin dal principio, Catan
» sussurrò al legno e alla polvere.
Il palazzo nel quale Rosiel aveva vissuto da quando aveva fatto ritorno
in Cielo era divenuto una costruzione fatiscente, rovinata dal tempo e
dalla guerra, all’apparenza disabitata. Eppure Catan lo
percepiva, seppur indistintamente, come se la sua presenza fosse
soffocata, che l’Angelo inorganico non aveva abbandonato quel
luogo.
« Signor Rosiel? » Il Cherubino camminava
lentamente lungo i corridoi immersi nell’oscurità,
guidato dalla vaga sensazione che il suo signore fosse a poca distanza
da lui. « Signor Rosiel, dove siete? »
E poi le sue mani protese in avanti incontrarono la superficie lignea
della porta della camera da letto del suo padrone. Forse, tuttavia, lui
non avrebbe voluto rivederlo; forse non gli aveva mai perdonato il suo
tradimento, forse davvero non gli importava nulla della sua morte o
della sua esistenza, forse nient’altro meritava
l’attenzione che dedicava a sua sorella Alexiel.
Le dita dell’Angelo percorsero il battente sino a stringersi
attorno alla maniglia.
Si sarebbe accontentato di poterlo guardare un’ultima volta e
se ne sarebbe andato, se questo fosse stato il desiderio di colui che
gli aveva dato la vita.
La porta scivolò sui cardini cigolando lugubremente.
Della lussuosa stanza non era rimasto che il ricordo: la mobilia si
nascondeva sotto la polvere e le ragnatele, pezzi di vetro, un tempo
forse appartenuti ad uno specchio, giacevano sul pavimento e le
lenzuola erano ingiallite dall’incuria.
Avrebbe potuto essere vuota, non fosse stato per
l’impercettibile sollevarsi ed abbassarsi delle coperte in
corrispondenza di un torace.
« Catan…? »
Pronunciò quel nome con un misto di sorpresa, speranza e
disagio, quasi che non ne avesse più fatto uso per molti
anni, quella voce che sino ad allora Catan aveva sognato ogni notte
– soltanto meno stanca e malinconica.
« Sì, signor Rosiel » rispose il
Cherubino, accostandosi al bordo del letto. « Sono io, sono
Catan » ribadì, incurvando gli angoli della bocca
in un sorriso d’amorevole devozione e di timore al tempo
stesso, mentre si domandava se Rosiel gli avrebbe consentito di restare.
« Catan » ripeté l’Angelo
inorganico con nostalgica gioia. « Il mio Catan…
Quanto di più bello abbiano mai creato queste mani
disgustose… »
« Sì, mio signore, sono io »
assicurò dolcemente l’Angelo, chinandosi per poter
distinguere il viso del padrone nell’oscurità
quasi totale. Egli, tuttavia, inaspettatamente si ritrasse e
tirò le lenzuola per nasconderglielo.
« No, non devi guardarmi! » esclamò.
« Non voglio che tu, che mi dicevi sempre quanto fossi bello,
veda quanto il mio volto adesso sia raccapricciante! »
« Non potrebbe mai essere vero » replicò
Catan con fare rassicurante, poggiando una mano su quella di Rosiel,
che artigliava convulsamente la stoffa. « Voi siete stato e
sarete splendido in eterno, mio signore. Ed anche se così
non fosse, io non smetterei mai di amarvi » lo
confortò, conducendo il suo braccio con il proprio
– delicatamente, seppur con fermezza – a riportare
le coperte all’altezza del suo petto.
I lunghi capelli azzurrati dell’Angelo inorganico giacevano
sparsi sul cuscino parimenti un’aureola di zaffiro che
adornava il suo viso dalla pelle perlacea, privo d’una
qualsivoglia imperfezione, dove si aprivano le labbra, come boccioli
d’un fiore troppo bello per poter appartenere a
quell’universo, e nel quale erano incastonati gli occhi,
magnetici e profondi, che incrociarono quelli del Cherubino intrisi del
timore d’essere rifiutato, arrossati, gonfi del ricordo
d’un pianto disperato ed ornati di occhiaie grigiastre che
non avrebbero conferito a nessun altro essere un aspetto
così stancamente regale e malinconicamente divino.
« Oh, signor Rosiel ». L’Angelo non
poté impedire ad un nuovo sorriso di turbare la linea della
sua bocca nell’appoggiare il palmo sulla guancia del suo
padrone. Piano, quasi che temesse di rompere qualcosa di estremamente
prezioso – forse l’atmosfera incerta che era venuta
a crearsi. « Siete anche più bello di come
ricordavo. I vostri capelli sembrano le maestose onde del mare ed i
vostri occhi risplendono d’una luce della quale nemmeno
l’Atziluth può vantare, per quante lacrime possano
offuscarli… Vi siete sentito solo, signor Rosiel?
È questa la ragione del vostro lungo pianto? Avete trascorso
l’intera guerra sacra in questa stanza, ad attendere che la
somma Alexiel si ricongiungesse con voi? »
« Alexiel? » Rosiel sputò quel nome a
metà tra una risata ed una smorfia, sfuggendo al suo tocco
per potersi levare a sedere. « Caro Catan, non sei affatto
cambiato: sei ancora così ingenuamente modesto. Per sei
anni, ho aspettato te ». Sorrise d’un sorriso che
sapeva di purezza menzognera dinanzi la sua espressione meravigliata e
prese la mano che l’aveva precedentemente accarezzato nelle
proprie, baciandone le nocche. « Tu sei l’unica
cosa per la quale un mostro ripugnante qual sono io meriterebbe
d’essere ricordato: un Angelo come non ne esistono
più, così buono ed innocente. Ed io, che sono
così egoista e profondamente geloso di te, »
s’interruppe per qualche momento, quel tanto che occorreva
per leccare con una delicatezza viziosa la pelle chiara delle dita
« ti trascinerei nelle tenebre insieme a me, pur di averti
eternamente accanto. Puoi immaginare che razza di creatura disgustosa
proclami di amare, Catan? »
« Se voi siete un mostro, io sono un essere anche peggiore.
Mi avete accolto fra le vostre braccia, mi avete donato un corpo, un
sesso ed un nome, ed il mio ringraziamento è stato
abbandonarvi per tanto tempo ». Egli si lasciò
cadere su un ginocchio in un inchino reverenziale, accettando con un
sorriso gentile le catene di peccato che il suo padrone avvolse attorno
al suo collo. « In virtù di questo, dunque, posso
seguirvi sulla strada dell’oscurità, se
è quella che desiderate percorrere. Dite soltanto una
parola, sommo Rosiel, ed io vi apparterrò finché
lo vorrete ».
L’Angelo inorganico increspò gli angoli della
bocca in un sorriso amorevole e trionfante al contempo, si sporse oltre
il bordo del letto e gettò le braccia al collo del Cherubino
con tanto impeto da far rovinare entrambi sul pavimento.
« Oh, Catan! Sono stati terribili, questi anni senza di te!
Non osare lasciarmi mai più solo! »
ordinò, affondando le dita fra le morbide ciocche che si
adagiavano sulla sua nuca. « Me lo prometti, vero? »
« Ve lo giuro, mio signore ». L’Angelo
chiuse gli occhi e si lasciò invadere dalla sensazione di
completezza che gli donava l’avere il suo padrone stretto a
sé – i suoi capelli sul volto, il suo mento
deposto sul proprio cuore – e dalla contentezza, forse
egoistica, che derivava dalla consapevolezza che – per la
prima volta dacché l’aveva strappato alla Terra
nella quale era stato imprigionato – le parole
così pregne di infausto desiderio che egli aveva proferito
non erano per la sorella gemella, bensì totalmente dedicate
a lui.
Poi avvertì i palmi di Rosiel su entrambe le guance ed il
suo viso improvvisamente tanto vicino che quel che sussurrò
sfiorò le sue labbra in una timida carezza: « Tu
credi che io sia bello, Catan? »
Ed era come se quella sensazione fosse un fumo che, avvelenato di
droga, si era insinuato dentro di lui, poiché tutto il resto
al di fuori della bocca curva in un sogghigno ben più dolce
del nettare degli dei e degli occhi – quegli occhi
meravigliosi, nei quali avrebbe potuto affogare ben volentieri
– dell’Angelo inorganico non era
nient’altro che un’ombra scura alle
estremità del suo campo visivo.
« S-sì, » articolò
faticosamente « siete bellissimo, più
bello… di chiunque altro, sommo Rosiel ».
« E faresti qualsiasi cosa per me? » Il suo signore
inclinò il capo da un lato. « Esaudiresti ogni mio
desiderio? » Ridacchiò lievemente quando Catan,
incapace di qualsiasi altro gesto, assentì col capo.
« Dunque, mio amato Catan, voglio… »
Voglio che tu sia mio
nel più bello e proibito dei modi.
Voglio che tu mi
appartenga e che sia carne della mia carne ancor più di come
lo è Alexiel.
Non voglio legarti a me
con una pillola come tentai in passato, quando mi illudevo di
desiderare mia sorella, in quanto adesso colui che bramo sei tu. Adesso
ho capito, dopo che ne sono stato privato, cosa sia davvero per me
– e cosa io per lui – quel piccolo Grighol che
avevo salvato da una morte indegna.
Obbedirai, non
è così, Catan?
« Sì, mio signore ».
Tiara ricordava distintamente la prima volta che aveva visto Rosiel.
Quel giorno, l’Angelo inorganico rifulgeva d’una
luce ottenebrata dal nero colore del veleno che aveva racchiuso il suo
cuore in una prigione di malato desiderio insoddisfatto.
Aveva potuto guardarlo con freddezza, poiché – per
quanto fosse bello – la sua era un’avvenenza
profondamente sbagliata.
« Mi ricordo di lei. Qual è il suo nome, Catan?
»
Ora, al contrario, la sua candida magnificenza le impediva di alzare lo
sguardo senza arrossire.
« Tiaiel, sommo Rosiel. Io l’ho sempre chiamata
Tiara ».
« Tiara… » Egli tese un braccio e
strinse dolcemente il mento di lei fra due dita, di modo che lo
sollevasse ed incrociasse i suoi occhi. « Ti devo molto,
piccolo Angelo ».
Una volta, quelle iridi erano state gravide d’un sentimento
così oscuramente mostruoso che la divoratrice di Angeli non
aveva avuto timore d’incontrare, dal momento che era tanto
somigliante alla sua solitudine; adesso, tuttavia, grondavano una
soddisfazione interiore che la bambina vedeva risplendere ogniqualvolta
l’Angelo Superiore si accostava al Cherubino.
Tiaiel dischiuse la bocca per replicare, ma le labbra di Rosiel sulla
sua guancia, soffici e tanto divine che avrebbero potuto essere quelle
dello stesso Dio, uccisero ogni suo tentativo di parlare.
« Grazie per esserti presa cura del mio Catan ».
Infine l’Angelo inorganico si ritrasse e condusse una mano a
soffocare la risatina che l’imbarazzo della ragazzina gli
provocò.
Ella li osservò entrambi, il padrone ed il servitore, e non
v’era bisogno di leggerne i cuori per poter comprendere quel
che, forse, nemmeno Catan avrebbe saputo dirle.
Avevi scelto questa
persona perché lui aveva bisogno di te.
signorino__ con "But say only one word and I
will be saved"
Correttezza Grammaticale: 20/20
Originalità: 15/15
Attinenza alla traccia: 10/10
IC dei personaggi: 6/10
Giudizio personale: 5/5
Totale: 56/60
Un capolavoro, davvero. Hai uno stile di scrittura veramente
invidiabile, di quelli belli pieni e articolati come piacciono a me :)
Hai utilizzato delle frasi mozzafiato, di una espressività
stravolgente, che va dritta al cuore. La lettura magari risulta un po'
lenta e pesante proprio a causa della corposità del testo,
ma come ho già detto, a me sono sempre piaciute le
fanfiction di questo tipo. Sei stata penalizzata unicamente nell'IC dei
personaggi solo perchè ho ritenuto che non fossero 100%
"loro", ma questo è abbastanza inevitabile in una "What
if...?", di conseguenza puoi considerare il tuo capolavoro a dir poco
perfetto.
Complimenti davvero, ti sei decisamente meritata il primo posto!
Note pre-risultati:
Quanto all’IC, be', io penso che Rosiel senza Catan sia
perso, come dimostra le parole false che gli ha rivolto quando Tiaiel
gli ha comunicato la loro decisione d’andarsene –
“Non me ne importa nulla di te”, “Muori
come ti pare” e varie altre – e quindi, se davvero
se ne fosse andato, l’Angelo inorganico avrebbe perso
l’unica persona che lo serviva di sua spontanea
volontà, con amore e devozione. E, a mio parere, per
un’anima dai sentimenti instabili come la sua, una reazione
quale quella da me descritta sarebbe comprensibile.
Nell’ultimo pezzo, poi, dove il personaggio di Rosiel ricalca
il carattere che aveva prima d’essere rinchiuso
nell’Assiah, io penso sia legittimo: se avesse avuto Alexiel
come desiderava, probabilmente quel poco di bontà che gli
era rimasto – e che Catan contribuiva a tener vivo
– sarebbe scomparso e la sua anima sarebbe stata divorata
dalla crudeltà; al contrario, avendo il Cherubino,
è finalmente in pace con se stesso e può dirsi
nuovamente felice.
Quanto a Tiaiel, si riferisce a Rosiel come a “quella
persona” perché faceva così anche nel
manga; e, riguardo a quando Rosiel dice a Catan di non guardare il suo
viso poiché è diventato orrendo, si comporta in
questo modo perché ha compreso quel che Catan rappresenta
per lui e – oltre ad essere combattuto tra
l’“averlo nel più bello e proibito dei
modi” ed il non sporcare un Angelo puro come il Cherubino
– sa che il suo desiderio è tanto grande quanto
disgustoso e teme che l’Angelo possa vederne le tracce
persino sul suo volto.
In ultimo, quando Catan dice “Dite soltanto una parola, sommo
Rosiel, […]”, sì, lo ammetto,
è una scopiazzata a tradimento del “Ma
di’ soltanto una parola ed io sarò
salvato” del Credo – che poi, quella frase
è anche il titolo della fanfiction, ma ho voluto lasciare
libera interpretazione se fosse rivolta a Catan o a Rosiel ;D
Note post-risultati:
Lo ammetto, malgrado il voto sull'IC ho deciso di azzardare, non
inserendo l'avvertimento OOC, in quanto a mio parere - dal momento che
io sono arrivata soltanto al numero 14 della serie Gold - ho una
visione di Rosiel che al momento - salvo eventi di cui ancora non ho
letto - è IC, insomma. E' un personaggio complicato,
perciò non ne sono sicura, ma ci provo: se chi
recensirà mi dirà che è OOC - o che lo
è Catan -, inserirò quell'avviso.
E poi... wow, mi sono classificata prima *_* Ed è solo la
mia seconda fanfiction su Angel Sanctuary! Inoltre, considerando la mia
ignoranza a proposito degli ultimi sei volumi XD, diciamo che ho
parecchio da gongolare *_*
Volevo ringraziare, seppur un po' in ritardo, chi a suo tempo
recensì A
[dirty] Angel: i vostri commenti mi hanno fatto un piacere
immenso <3.
Grazie poi alla giudice, a chi leggerà,
apprezzerà o meno e lascerà un commento.
Oh: non sono graditi gli
spoiler oltre il quattordicesimo volume della serie Gold.
Grazie <3.
Chu.
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