1- You Ignored
me
“Tu mi hai ignorato”
Sasuke strabuzzò gli occhi, riemergendo dal
silenzio di una mattinata insonnolita. Non si sprecò a chiedere spiegazioni ad
un Naruto dagli occhi insopportabilmente grandi e
languidi, con la bocca umida di latte bevuto dal cartone. Gli sembrava insomma inutile
controbattere che non gli sembrava affatto di averlo ignorato, la sera
prima.
“Vorresti negarlo, bastardo?”
Sasuke alzò un sopracciglio, insolitamente
paziente rispetto alla norma. “Mi sarebbe effettivamente impossibile, dato che
non ho idea di cosa tu stia parlando”. Esalò, accennando al suo collo lucido e
prendendo un’altra sorsata di succo di pomodoro, per non lasciar trasparire un interesse
eccessivo. Una vita pacifica gli aveva fatto scoprire che le sue guance candide
sapevano arrossire con intensità impensabile, e che non tutto poteva essere
risolto con un silenzio inquietante –Naruto lo
avrebbe infranto in men che non si dica-, perciò si
nascose per un attimo dietro il bicchiere.
Naruto, che sapeva di non disporre di
un’espressione davvero minacciosa, strinse le labbra e lo guardò direttamente,
con l’ebbrezza del sapere di essere l’unico capace di diluire di rosso il
bianco incorruttibile della sua pelle. “Mi hai fatto male…”.
“Oh beh, scusa. Sarò più delicato la prossima volta”. Mentì,
sorridendo ironico.
“Non intendevo quello!”. Urlò Naruto.
“E allora cosa?”.
“Te lo sei già scordato?”. Evidentemente sì, perché non gli veniva
in mente proprio nulla di attinente –attinente a cosa, poi, era un’altra
domanda da porsi-. C’era una linea di tristezza sul viso dorato di Naruto che lo fece pensare più in fretta e torcersi le mani
sotto il tavolo con un nervosismo che solo le persone adulte conoscono. E
un'altra cosa che non risolveva davvero tutto, oltre al silenzio inquietante,
era il sesso selvaggio.
Erano dure realtà che andavano accettate. Ma ancora gli rodeva
l’ammettere che non aveva una risposta per tutto, da
quando le sue domande si erano moltiplicate a ritmo esponenziale. “Se non mi
spieghi che diavolo intendi non saprò cosa devo cercare di ricordare, baka”.
Naruto tirò indietro la testa, mordendosi le
labbra e dilatando gli occhi umidi come se conoscesse l’effetto che gli faceva
–e sperò davvero che non lo sapesse-, mise le braccia conserte senza accennare
a chiarirgli alcun dubbio per qualche teso secondo. Lo stava sfidando, era
evidente, e per quanto un ninja dovesse
essere sempre pronto alla lotta riconobbe che litigare era l’ultima cosa che
gli andasse di fare in quel momento –anche se lo facevano al minimo una decina
di volte al giorno, ma sono dettagli-. Tra loro tutto era cominciando
litigando, tutto era scaturito dal conflitto come il mondo era nato da
un’esplosione nel mezz0 di uno spazio vuoto, e così avrebbero voluto fare i
loro fantasmi, le loro anime, i loro cadaveri. Le loro lapidi si sarebbero
sbriciolate l’una contro l’altra se avessero evitato di consumarsi nello
scorrere degli anni, l’una accanto all’altra.
Quella voglia di ferirlo era la stessa che aveva di toccarlo. Profondamente,
ben oltre qualunque ferita sarebbe stato in grado d’infliggergli.
Scosse la testa impercettibilmente, sperando che il pomodoro
avrebbe assorbito le sue elucubrazioni schifosamente umane e reso lui più
simile a com’era una volta –meno… rosso,
insomma-.
“Nella valle della fine… nel covo di Orochimaru…
quell’altra volta ancora… mi guardavi come se non
fossi esistito davvero. Come se non avessi importanza per te”. Non sapeva
cosa rispondergli… perché non se ne ricordava.
Forse non risolveva tutto, ma lo baciò perché gli andava di farlo e
perché odiava la parte di lui che era una dannata checca isterica che chiedeva
di essere sbattuta con violenza su un letto ad ogni piè sospinto. Lo avrebbe
fatto, in realtà, se solo non fossero stati nella fase di pianto e
recriminazione del passato che faceva di lui un bastardo e di Naruto una mogliettina innamorata pronta a rincorrerlo
nonostante tutto.
Le guance morbide rimbalzavano sul marmo della sua carne, e
l’insufficienza di un bacio romantico lo persuadevano a spingere le mani
lentamente verso il fondoschiena e sotto la maglia che supplicava di essere
tolta. Fece reclinare il suo corpo sullo schienale della sedia, tenendolo
inerme tra le sue braccia come la vittima dell’omicidio che non aveva mai
commesso.
Aveva avuto bisogno di dimenticarsi di lui, perché aveva avuto un
obbiettivo da raggiungere, un’utopia infantile da realizzare pronta a divorare
ogni altra cosa nella sua esistenza e nella sua anima. Una dimensione nera di
vuoto ed inutilità che un’effimera soddisfazione non avrebbe ripagato.
Non avrebbe ripagato le gambe lisce di Naruto
che lo avvolgevano, i suoi occhi che per amore volevano affogarlo e
l’eccitazione di divorarlo in una vita lineare, limpida, luminosa, innocente
–una vita in cui il cannibalismo era un crimine, come lo spezzare il cuore di
chi ti ama-.
Aveva dovuto eliminarlo perché aveva un sogno inutile e pesante da
realizzare.
E preoccuparsi per le persone importanti è la cosa più stancante
che esista.
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2- If you never had been in this world
Sakura & Sasuke