llllllllllllllloooooooo
1987. Los Angeles. Duff, appena svegliatosi dopo una notte di sesso e
droga, avvolto dal braccio di una ragazza sconosciuta, si alzò e
barcollando andò in cucina. Una cucina piccola e angusta, con un
piccolo tavolino su cui era appoggiato un bricco di caffè.
Freddo. Ne prese una tazza e lo sorseggiò, sputandolo quasi
immediatamente.
- Cazzo che schifo! E’ freddo, cazzo…ho bisogno di
caffeina.- disse, passandosi una mano tra i lunghi capelli biondi e
dritti come spaghetti. – Che schifo, devo cotonarli di nuovo,
cazzo…-
Alzò lo sguardo e fissò il piccolo specchio della
cucina:il riflesso gli restituiva l’immagine di una faccia
stralunata, gli occhi verde scuro circondati da profonde occhiaie, la
bocca impastata e i capelli tutti schiacciati. – Che
schifo…- borbottò.
La sera prima c’era stato un party organizzato dalla Geffen
Records in onore dei Guns. Dopo un breve live, avevano avuto una notte
intera a base di eroina, Jack Daniels, erba e donne, ovviamente gratis.
Tutto per le stelle del rock made in Geffen, avevano loro detto.
Duff sorrise al ricordo di Slash che vomitava del bagno, per poi
rialzarsi e scoparsi una tipa. Erano forti, loro cinque. Erano delle
star ormai, dopo Appetite For Destruction. Schiere di fan inneggiavano
al loro nome. Si vendevano dischi in tutta America, forse anche nel
mondo intero. La loro band era finita su tutti i canali e su tutte le
riviste di musica. Ma loro rimanevano i soliti scemi, cinque cretini
bravissimi a suonare e pronti a spaccare il mondo. Duff sorrise e
pescò una lattina di birra dal frigo, recuperando un paio di
occhiali da sole scuri da una mensola. Poi risalì in camera.
Le tende erano ancora tirate, la stanza buia e la ragazza bionda
dormiva ancora. Duff recuperò una canotta blu elettrico dal
pavimento, un paio di pantaloni neri e la sua amata catena con
lucchetto. Poi, sentendo dei rumori, scese di nuovo sorseggiando birra.
Izzy si era svegliato.
-Hola, Izzy,come hai passato la notte?- disse Duff vedendo Izzy Stradlin vomitare nel lavandino della cucina.
- Fanculo, McKagan! Sto malissimo…- disse il ragazzo moro
piegato in due sul lavandino. Alzò gli occhi e aprì
l’acqua, ficcandoci sotto la testa.
- MA SEI PAZZO?!? Che cazzo fai? Vuoi farti venire una polmonite,
brutto stronzo?- disse Duff, trascinandolo via dal getto d’acqua
fredda.
- Lasciami! Devo svegliarmi per bene, cazzo!- disse Izzy, afferrando un
asciugamano pulito e asciugandosi la faccia. Poi alzò la testa e
la scosse, finchè i capelli bagnati non gli si rizzarono sul
capo. – Ecco, ora sono sveglio!-
-No, sei solo stronzo…hai una sigaretta?- chiese il bassista.
- Sì, guarda nella tasca del chiodo.- rispose Izzy.
Duff prese un chiodo di pelle nera da terra e lo sollevò,
frugando nelle tasche fino a trovare un pacchetto di Marlboro. -
Grazie.- borbottò, prendendone una. La accese e ne aspirò
una boccata.
Anche Izzy ne prese una. Fumando, i due parlarono della serata precedente.
- Abbiamo spaccato ieri sera! Siamo stati dei grandi…- disse Izzy accennando un sorriso.
Anche Duff sorrise -…sì, è vero, ieri eravamo in ottima forma. Axl specialmente.-
La sera prima Axl, per una volta sobrio e non impasticcato, aveva avuto
una performance da urlo. Fantastica, sembrava di essere ancora ai
vecchi tempi, quando suonavano nei club. La sua presenza scenica era
innegabile, la sua voce spettacolare. Era un cantante eccezionale,
anche se aveva un carattere di merda.
- Parli del diavolo spuntano le corna…- disse Izzy, facendo un cenno dietro Duff.
Ecco il lead singer dei Guns, Axl Rose. Canottiera bianca, pantaloni di
pelle e bandana azzurra legata in testa, accennò un passo
sorridendo ai due compagni.
- Hola, stronzi! Fantastica serata ieri non vi pare? Abbiamo
spaccato…- disse, avvicinandosi e prendendo una delle sigarette
di Izzy. Ne aspirò una boccata e continuò:-…siamo
stati fenomenali e anche tutta la roba gratis poi…l’erba
era ottima e le donne anche…-
Si girò quando qualcuno gli mise una mano sul fianco. La ragazza
con cui aveva passato la serata, una certa Robin, si era svegliata.
– Ciao, amore…- disse baciandolo sulla bocca. Era mezza
nuda, avvolta in una vestaglia di pizzo trasparente, sotto cui
indossava solo un paio di mutandine tigrate. Aveva il trucco pesante
incrostato sugli occhi, il rossetto sbiadito e i capelli neri mezzi
cotonati.
- Ciao, Steph….anzi no, Robin.- disse Axl, scostandosi dal suo
abbraccio.- Perché non torni in camera? Ti raggiungo io…-
- Mmh, no, dai, voglio stare con te…-disse Robin abbracciandolo di nuovo.
- No, dai, vengo io dopo…- disse Axl scostandosi di nuovo.
Izzy e Duff se la ridevano in un angolo. Povera Robin, Axl non ci
teneva nemmeno a lei. Era tipico per lui scopare solo per una notte e
poi dimenticarsi della tipa in questione. E in fondo era giusto. Erano
famosi, erano giovani e belli. Erano delle rockstar.
Robin stizzita stava per ribattere, quando per fortuna arrivò
Slash. Mezzo intontito, con la faccia sepolta sotto
l’inconfondibile marea di ricci scuri e a torso nudo,
sbadigliò sonoramente e si accese anche lui una sigaretta,
gettando un’occhiata di apprezzamento a Robin.
Axl gli sorrise:- Robin, perché non vai un attimo con Slash di
là? Sono sicura che anche lui ti vuole conoscere meglio,
amore…-
Slash sorrise alla ragazza e le mise una mano sul fianco. Robin
abbassò lo sguardo sconfitta e sussurrò un “Va
bene…come vuoi tu” delusa. Poi lei e Slash tornarono in
camera.
- Axl sei un bastardo…- disse Duff, sorridendo all’amico.
Non era la prima volta che Axl si liberava di una ragazza scaricandola
agli altri membri dei Guns.
- Uff, non è colpa mia se tutte vogliono Axl Rose…- disse
sorridendo arrogante -…un solo Axl e così tanta figa!
–
Prese una birra dal frigo e se la scolò. Izzy lo guardò
dubbioso e disse: - Stai attento tu, ci sarà un giorno in cui
una donna ti spezzerà il cuore…-
-Ma cazzo dici? Io il cuore non ce l’ho!- disse Axl facendogli
l’occhiolino. Dall’altra stanza provenivano intanto i
gemiti di Robin e Slash intenti a “fare conoscenza”.
Passarono i giorni e i Guns erano impegnati in live continui. Il loro
primo album aveva avuto un successo spropositato, ma la fama si
guadagna dimostrando di saper suonare dal vivo.
Erano giorni intensi, alla mattina e al pomeriggio riunioni in studio e
prove e alla sera concerti. E alla fine dei concerti, grandi sballi e
scopate ovviamente.
Era una mattina come tante altre, Duff era in cucina, la vecchia cucina
sporca, fumando una Marlboro e bevendo una Budweiser appoggiato al
tavolo. Ascoltava in silenzio il rumore delle macchine sulle strade di
Los Angeles con gli occhi chiusi per il mal di testa da doposbornia.
Improvvisamente squillò il telefono, un attentato per il suo mal
di testa:- Chi cazzo telefona alle nove di mattina, cazzo?!?-
sbraitò, afferrando la cornetta e pronto a bestemmiare contro
l’incauto che aveva telefonato.
- Chi cazzo parl…- disse Duff, bloccandosi.
Dall’altra parte c’era suo fratello Bruce, la voce funerea e tetra:- Ciao, Michael….-
- Oh, ciao Bruce…- disse Duff mentre le ginocchia stavano
cedendo. Bruce non parlava mai così, mai. Era sempre allegro.
Doveva essere successo qualcosa di grave.
- Ti ho chiamato per, insomma, c’è stato un problema…papà è stato male.-
- Oh, cazzo…- disse Duff passandosi una mano sul viso.
- Sì, sai che beve, ieri sera è stato malissimo e ha
rischiato di soffocare per via del...vomito, ecco…e la mamma per
fortuna l’ha trovato e ha chiamato il 911 però non sanno
ancora se ha avuto danni permanenti o roba del genere…è
rimasto senza respirare per tre minuti, cazzo.-
Duff stava per svenire. “Vaffanculo” pensò “vaffanculo,vaffanculo,vaffanculo cazzo!”
- E quindi…-
- Ecco Michael, te l’ho detto però mi devi fare un favore
ecco. La mamma è sempre all’ospedale, io sono impegnato
con la fine del college e quindi Michelle…Michy non sa dove
andare, ecco.-
- Ah, Michy…- disse Duff. Michelle McKagan era la sorella minore
di Duff. Aveva qualche anno in meno di lui, quasi diciannove, e gli
assomigliava. Almeno quando erano piccoli. Erano quasi cinque anni che
non la vedeva, chissà com’era cambiata.
- Sì, ecco, lei ha appena finito la scuola…e sta male,
sai quanto lei e papà fossero legati…dovrebbe cambiare
aria per un po’, stare da sola in casa tutto il giorno non le fa
affatto bene…può venire da te per un po’?-
- Ehm, non lo so Bruce…sai siamo molto impegnati…e poi
vivere con cinque ragazzi…- disse Duff. La cosa lo preoccupava
davvero, non sapeva come si sarebbero comportati i ragazzi alla notizia
di una ragazza in casa. La cosa certa era che non avrebbero dovuto
nemmeno toccarla. Li avrebbe messi in guardia.
- Ok, va bene…dì alla mamma che mi dispiace…Michelle però può venire.-
- Ok, grazie Mike non sai che grande favore ci hai fatto! Così
si distrarrà un po’…arriverà giovedì,
giusto il tempo per comprare i biglietti per LA e per preparare le
valigie…vedrai, è cresciuta tantissimo! E ti somiglia,
non sai quanto…bene, ora io vado, ciao e grazie ancora!- disse
Bruce, riattaccando.
Duff rimase ad ascoltare il tu-tu-tu ritmico della cornetta “ Sono fottuto, cazzo. Gli altri mi uccideranno.”
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