Un'altra notte
In
realtà sappiamo tutti che una nuova alba è sempre
il
seguito di un giorno che termina, e così come ne finisce
uno, ne inizia sempre
un altro, dopo una lunga, intensa e lussuriosa notte. Ognuno di noi
passa notti
differenti, chi semplicemente dormendo al sicuro sotto le coperte, chi
affronta
imprese avvincenti sulle Lamborghini per le strade della
città illuminata a
giorno, chi urlando la sua sconfitta al mondo nei suoi sogni
più strambi, chi
bisbigliando parole suadenti nell’orecchio
dell’amante di quella notte che
accondiscenderà a rimanere ancora un po’ in quel
letto impregnato di viscidi
gridolini e terribili atti peccaminosi.
Lei invece
l’ennesima notte, in quell’anno, in quella
vita, rimaneva ad occhi spalancati a rimirare il mondo dal tetto di uno
dei
tanti palazzi, ingurgitando come acqua qualche litro di Tocai. Ancora
una
volta, all’inizio di quell’alba mortale osservava
attentamente ogni luce accesa
che proveniva dalle finestre non ancora chiuse negli appartamenti; i
volti
della gente impegnata in umane e quotidiane occupazioni, le meticolose
attenzioni dei genitori riservate ai neonati, i trucchi bastardi dei
fratelli
per riuscire ad intrappolare un amico in chissà quale losco
affare.
Increspò
le labbra in uno dei suoi sorrisi più seducenti,
fissando e studiando le linee armoniose del fisico di una ragazza che
si
spogliava e passava da una camera all’altra senza accorgersi
delle finestre
lasciate spalancate e dei possibili guardoni, tra cui adesso
c’era anche lei.
Poggiò
sul cornicione il bicchiere dal fondo basso,
raccolse i capelli sulla nuca con un elastico e si slanciò
in avanti, nel
vuoto.
Atterrò
dopo pochi attimi, nel silenzio più atroce, sul
balcone della casa di quella ragazza che ora sentiva canticchiare nella
doccia,
sotto l’acqua terribilmente bollente. Era la più
bella delle gatte,
accovacciata sul pavimento, protesa in avanti, le unghie ben salde nel
marmo e
le gambe nervose pronte a scattare al prossimo balzo.
“Fly
like
you do, mmm like you do nanana!” Brontolava
alternando le parole a versi gutturali,
ancheggiava a destra e a manca, insaponandosi i capelli e lanciando
occhiate
languide all’asciugamano appeso alla maniglia.
La gatta
avanzava rapida in quello che sembrava essere un
soggiorno davvero disordinato, furtiva si rinchiuse nella stanza di
fronte a
quella dove si stava facendo la doccia la ragazza attraente.
Spiò attraverso il
buco della serratura i movimenti nell’altra stanza e si
compiacque non vedendo
nessun’ombra nei paraggi. Di scatto aprì la porta
e si fiondò nel bagno, di
fronte alla doccia, nell’esatto momento in cui la ragazza era
di spalle e si
stava sciacquando i capelli. Stette qualche attimo ad osservarla,
immobile ed
affascinata, fino a quando non si voltò.
“AAAH!”
Cacciò un lungo grido, intenso e perforante, tanto
da costringere la gatta, che ora si era rimessa in piedi, a tapparsi le
orecchie.
“Che
ci fai qui? Va’ via chiunque tu sia!” Sbraitava
tentando di coprirsi in qualche modo e notando, suo malgrado, la
mancanza
dell’asciugamano sulla maniglia. Ce l’aveva quella
donna in mano.
Si
squadrarono a lungo, la gatta s’era fatta predatrice e
la preda che non scappava, oltre al fatto che chiaramente non poteva
farlo, era
basita.
La predatrice
allungò la mano destra e aprì le pareti
della doccia porgendo alla ragazza l’asciugamano che aveva
raccolto nei suoi
movimenti rapidi. Le sorrise e quella puzza di stantio invase il
piccolo bagno
già surriscaldato, mostrò i denti cariati e
storti, la lingua serpentina,
divisa in due, che sibilava contro il palato. Un altro grido lancinante
e si
scoprì che la gatta in realtà era una serpe, un
cobra dal letale morso
velenoso.
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N.d.A. Spero che
possa piacervi, e sicuramente dopo l'obrobrio dell'altra storia che ho
pubblicato qualche anno fa, questa ha fatto progressi da gigante!
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