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Le decisioni sono un modo per definire se stessi. Sono il modo per
dare vita e significato ai sogni. Sono il modo per farci diventare ciò
che vogliamo.
Il delfino – Sergio Bambarén
Fin da piccola
ho sempre sognato di andare in Irlanda, c’era qualcosa in quella terra che mi
attirava inesorabilmente e non sapevo spiegarmi che cosa fosse. Sarà per la sua
bellezza che mi ricorda le favole che mi raccontava mio padre, oppure il
semplice fatto che nasconde alcuni misteri che mi riportano in un epoca
passata.
Ovunque io mi
giri vedo solo folletti vestiti di verde e castelli sparsi per le colline
verdeggianti, visi spensierati, volti dalla carnagione chiara e i capelli
biondi.
Il taxi
percorre la strada principale, a quanto pare il tassista vuole farmi fare un
giro turistico della zona e ogni tanto attira la mia attenzione indicandomi un
monumento o un negozio particolarmente tradizionale.
Mentalmente
sto già pensando alle mille cose da fare, scaricare bagagli, andare a
recuperare i pacchi contenenti i miei libri e materiali, cercare la signora
Tymoty e farmi dare le chiavi di casa…mille e mille cose.
Quando presi
la decisione di trasferirmi per un periodo in Irlanda, sapevo che dovevo
accollarmi anche tutte le problematiche che questo trasferimento comportava, ma
a dispetto di molti che continuavano a dirmi che sarebbe stato difficile, che
sarebbe stato faticoso, che avrei avuto problemi, a me non sembrava tanto
difficoltoso.
Non si può
vivere solo di abitudini, bisogna saper rischiare e mettersi in gioco nella
vita ed io mi sono riproposta di fare proprio questo, mettermi in gioco e
cominciare a fare qualcosa per me.
Sono nata in
Italia, da madre americana e padre italiano ed ho sempre vissuto e lavorato a
Roma, la città della storia, a quattordici anni, quando le mie coetanee
andavano a farsi fare le unghie dalle amiche, io avevo scoperto che mi piaceva
più andare in biblioteca a fare ricerche; mentre le mie amiche cominciavano a
subire le conseguenze delle prime cotte, io mi stavo innamorando della storia e
dell’archeologia fino a decidere di incentrare la mia vita su questo splendido
lavoro.
La mia
carriera scolastica si era incentrata tutta sullo scopo della mia vita,
diventare una ricercatrice ed effettivamente ci sono riuscita. Ora all’età di
ventisei anni sono una ricercatrice dell’università e sto per scrivere il mio
primo manuale.
Alla mente mi
sovviene il volto della miamigliore
amica, una ragazza bionda e carina che mi regala ogni volta un sorriso e tanti
momenti felici.
“Evelyn..hai
bisogno di pace e tranquillità, staccati da questo mondo fatto di cellulari e
citofoni e fai in modo che le tue orecchie possano ascoltare il suono del nulla…”
l’avevo guardata un po’ scioccata al suo dire.
“Viky…da
quando ti sei sposata con il filosofo…mi stai diventando filosofa a tua volta?”
le domandai stranita ma atterrita dal fatto che infondo…aveva ragione.
E la mia cara
Viky aveva così ragione che adesso mi ritrovo a percorrere la strada verso la
mia nuova casa…sei mesi in Irlanda…in una casa dove non esiste il telefono,
vicini isterici, clacson di macchine e dove avrei trovato la mia pace.
Mentre nella
mia mente si susseguono le immagini di un pomeriggio passato con la mia
migliore amica e con le sue teorie filosofiche, mi rendo conto che abbiamo
lasciato la città e che la stradina che stiamo percorrendo si dirige verso la
campagna. Ben presto anziché case e negozi i miei occhi si ritrovarono a
fissare praterie e cieli azzurri… uno spettacolo paradisiaco che mi lasciò a
bocca aperta. Sapevo che la casa era fuori città ma di certo non immaginavo di
sentirmi nella Terre di Mezzo.
La macchina
non deve aver fatto una manutenzione da tempo, visto che sobbalza sulla strada
sassosa e accidentata, ma me ne rendo conto troppo tardi perché all’ennesima
buca, mi ritrovo a fare un salto così grande che sbattei la testa contro la
maniglia del passeggero.
“Mi scusi
signorina, ma qui la strada non è delle migliori!”dice costernato l’autista
guardandomi dallo specchietto retrovisore.
“Non si
preoccupi…” sorrido nella sua direzione e mi massaggio lentamente la testa, un
piccolo bernoccolo forse…un ricordo del mio primo viaggio verso la mia nuova
casa.
Percorriamo la
strada ancora per un po’ e dopo aver superato una curva mi ritrovo a bocca
aperta ad osservare il luogo più bello che potessi immaginare.
Davanti a me
avevo la casa più bella che avessi mai visto in vita mia, aveva le mura di
pietra come nei film antichi e una scalinata che portava all’ingresso. Sapevo
che aveva un giardino e anche il camino ma non avrei mai immaginato di trovarmi
davanti a questo splendore medioevale.
Scendendo dal
taxi rimango per ben dieci minuti ad osservare la casa e non posso fare e meno
di sorridere come un ebete.
“Signorina…”
il tassista mi sta osservando ma io non me ne curo...ero assorta nella
contemplazione di quella bellissima casa che mi avrebbe ospitato per la mia
vacanza creativa.
Afferro
velocemente il telefono e cerco sotto la lettera V il nome della mia amica e la
chiamo subito fremendo come una bambina.
“Vic…sai
quella casa che volevi comprare per te e il Filosofo? È qui davanti a me!”
sentendo la mia amica urlare d’invidia non potevo fare altro che ridere.