Amo molto i vampiri, ho amato tanto Moonlight e mi sarebbe piaciuto
scrivere qualcosa di assai più elaborato e "allegro" su
questo telefilm, ma per adesso questo è quanto di meglio
sono riuscita a fare e il risultato, tutto sommato, non mi dispiace.
MOONLESS SKY
Cielo piatto, senza nemmeno una nuvola. Un'enorme distesa di azzurro
così limpido da sembrare di plastica.
Davanti ai suoi occhi nascosti dietro un paio di occhiali da sole la
strada era quasi del tutto deserta. Niente traffico, niente rumori,
solo poche auto in direzione del prossimo incrocio. Circostanza
più unica che rara in una città come Los Angeles.
Ai margini della strada palme, cemento, persone e odore di mare. Il
mondo che andava avanti con il suo passo irregolare.
Mick St. John stava cominciando a pensare che alle volte il tempo ha
una leggerezza insopportabile. Quando si fermò al semaforo
due voci astiose arrivarono nitide al suo orecchio, tanto che si
voltò a guardare la decapottabile ferma accanto alla sua
Mercedes con il tettuccio sollevato a ripararlo dal sole della
California: una coppia che bisticciava. Lei diceva che erano in
ritardo, lui sviolinava in tono spazientito una serie di improbabili
scuse.
Si, il tempo aveva un'inconsistenza veramente odiosa. Ed era ancora
più odioso, secondo lui, che fosse un vampiro a rendersene
conto. Gli umani... beh, loro avevano inventato frasi come
“la vita è una sola”, una considerazione
piuttosto semplice da formulare, ma se c'era una cosa che Mick St. John
sapeva con certezza è che gli umani il più delle
volte tendono a ignorare le cose più semplici.
Non è vero che sentono come un peso il tempo che passa, se
così fosse non sprecherebbero nemmeno un istante. Se quei
due dentro la decappottabile fossero così consapevoli dello
scorrere inesorabile del tempo non lo sprecherebbero a litigare.
Josef avrebbe certamente trovato una battuta caustica per commentare
quel sillogismo. Ma era da un po' che Josef aveva smesso di fare del
sarcasmo riguardo al modo di pensare del suo amico. C'erano cose che
mettevano in difficoltà persino l'umorismo e l'indolenza di
un vampiro pluricentenario e Mick ancora non aveva deciso se questo
fosse un bene oppure no. Perché una volta Mick St. John
aveva delle certezze. E invece adesso...
Una delle sue certezze riguardava il fatto che non avrebbe mai smarrito
la sua umanità, che non avrebbe mai dimenticato
ciò che era stato prima di diventare un vampiro. E invece
adesso...
Una volta avrebbe sacrificato tutto pur di tornare indietro. E invece
adesso...
Adesso non riusciva nemmeno più a guardare la luna con gli
stessi occhi.
La luna era un foro di luce da cui Dio, o chi per Lui, sembrava
osservare gli eventi più importanti delle vite dei Suoi
figli. Vite che si incrociavano e si confondevano in una ragnatela di
eventi dove a volte i nodi tra i fili non erano altro che tiri mancini
di un destino perverso o
sbadato.
Ricordò. C'era la luna anche quella sera, un enorme faro
d'argento puntato sulle loro vite.
“Essere un
vampiro non è tutto quello che sei” disse Beth e
il suo sguardo pungeva come pioggia sul cuore.
E lui dovette baciarla
perché quegli occhi non gli squarciassero l'anima.
“Forse hai
ragione... non lo so, ma dammi la possibilità di scoprirlo,
ci stai?”
“Basta che tu
non ci metta troppo tempo, tu puoi aspettare in eterno, ma io
no”.
L'amore è una stella che nasce con l'ambizione di diventare
il centro dell'Universo. E ogni amore ha la presunzione di essere
unico, più speciale di quello degli altri.
Il loro amore era ambizioso e l'idea che fosse legato ad uno dei fili
più sottili di quella ragnatela lo faceva sembrare ancora
più speciale.
La verità è che l'amore è amore, punto
e basta.
Ecco un'altra cosa troppo semplice e troppo vera per essere tenuta in
considerazione.
Mick guardò il mazzo di fiori appoggiato sul sedile vuoto e
pregò che loro reggessero il caldo meglio di quanto
riuscisse a fare lui. Regalarle fiori appassiti sarebbe stato un vero
smacco, uno smacco su cui una come Beth avrebbe potuto prenderlo in
giro a vita. Ma quella ragazza aveva sempre avuto un'idea troppo alta
di lui, o almeno così Mick aveva sempre creduto.
Aveva cominciato a pensare che l'amore fosse un reciproco
sopravvalutarsi senza pensare che l'amore è più
semplicemente come un fiammifero acceso nel buio di una cantina: porta
alla luce cose sepolte che si erano dimenticate. Era questo che aveva
sempre fatto Beth con lui, aveva riportato a galla un calore sopito
sotto la sua pelle fredda, nascosto da decenni di rammarico e
diffidenza.
L'amore è di chi si ama. Il mondo fuori può
guardare, commentare, può perfino giudicare, ma non
può capire.
Se solo il mondo avesse saputo...
Sputo cosa, poi? Di come il coraggio aveva ceduto all'incoscienza? Di
come il buon senso si era arreso a qualcosa di più forte e
incontrollabile?
Le amiche di Beth li avevano definiti una coppia perfetta.
“Ah, è così bello che quando litigate
fate quasi subito la pace” aveva commentato una volta Marissa
con una punta di sana invidia. Ovvio che facessero subito la pace,
superato l'irrilevante
ostacolo dell'essere lei un'umana e lui un vampiro, tutte le altre cose
sembravano sciocchezze. Perché loro il peso del tempo lo
conoscevano bene.
Mick parcheggiò la macchina un po' più distante,
aveva voglia di camminare e il viale era costeggiato da pioppi che
gettavano una fresca ombra sul selciato.
I fiori non si erano sciupati ma ora Mick era troppo preso dai suoi
pensieri per ricordarsi di controllare. I suoi passi sulla ghiaia erano
leggeri, quasi non facevano rumore.
Un raggio di sole filtrava tra le foglie di quercia, una lama di luce e
pulviscolo che gli toccò la guancia bruciando appena a
contatto con la pelle. Attorno a lui tutto sembrava ovattato e
distante, in momenti come quello i ricordi portavano ogni cosa anni
luce dalla sua mente.
E un ricordo preciso gli attraversò i pensieri come un
sparo, e proprio come uno sparo lasciò dietro di
sé una scia di dolore e fumo.
Beth in lacrime, il
rancore si condensava nelle sue parole come aria di tempesta,
“Se ci fossi
stata io in fin di vita al posto di Josh, mi avresti salvata?- gli
chiese- Devi dirmi la verità”
“Avrei fatto
la stessa cosa” le rispose lui ed andò via
pensando che, per la prima volta, le aveva mentito, che non sapeva se
avrebbe davvero agito allo stesso modo.
No, probabilmente non
l'avrebbe lasciata morire, perché l'amava e l'amore rende
egoisti e ciechi. Così si era detto...
Ma a volte passa tanto tempo prima che il destino ci dia le risposte
che non sappiamo trovare da soli.
Le leggende dicevano che l'anima di un vampiro fosse destinata a
bruciare tra le fiamme dell'inferno, ma per Mick era quella risposta
rimasta in sospeso l'unica vera dannazione.
Il nome della donna che amava in lettere d'ottone su quella lapide in
quel cimitero avrebbe dovuto essere una risposta abbastanza definitiva
ma non era così.
Beth era morta, uccisa da quel male contro cui la medicina lottava
ancora senza tregua e senza risultati. C'era una cura, seppure
provvisoria, per il vampirismo e non c'era niente che contrastasse il
cancro.
Oh si, il destino alle volte sa essere davvero troppo sbadato!
Mick posò i fiori sulla lapide.
“Ciao Beth...” la voce gli moriva in gola, ogni
cosa si stemperava in quell'unica goccia salata che ora gli rigava la
guancia.
Era cominciato tutto con un dolore alla schiena. “Saranno i
tacchi” ci scherzava su lei.
Poi gli esami clinici e il responso... una di quelle cose dalle quali
non si scappa. Una di quelle cose dalle quali lui non avrebbe potuto
proteggerla.
Beth aveva rifiutato ogni tipo di cura, rimedi che, se non potevano
salvarla, avrebbero potuto almeno concederle un altro anno di vita.
Altro tempo, tempo per loro. Tempo che forse avrebbero sprecato...
sprecato a guardare in faccia il corso degli eventi come la scia di un
uragano osservata da dietro a una finestra in attesa che spazzi via
anche la propria casa.
“Perché?- le chiedevano tutti- Fai un tentativo,
magari tra un anno chissà la medicina quanti passi avanti
avrà fatto e...”, amici e parenti non riuscivano a
capire come mai una donna tanto tenace si stesse lasciando
andare con così tanta rassegnazione.
“Perché?” glielo aveva chiesto anche lui
con i pugni stretti e il terremoto nel cuore. E lì aveva
visto il viso della ragazza sorridere tristemente e gli occhi
attraversati da una scintilla di qualcosa che avrebbe potuto definire
delusione. Si aspettava che lui capisse, che sapesse già, ma
il dolore non lo faceva ragionare e lei non gliene volle per questo.
C'era voluto un bel po' prima che Mick capisse il motivo per cui Beth
aveva letteralmente affrettato una morte già certa: lo aveva
fatto per lui.
“Sono un fiore delicato...” le aveva detto quella
sera ho bisogno di te.
Il cielo oltre la finestra della stanza d'ospedale era una tela dipinta
di nero, anche la luna s'era nascosta, persino Dio si era rifiutato di
guardare.
Lei sospirò e assunse quell'espressione impertinente che
nemmeno il male aveva potuto portarle via,
“Sarai pure un fiore delicato Mick St. John, ma hai le radici
di un baobab!” e rise, una risata ridotta a un soffio,
“Beth io...”. Magari lui aveva davvero radici
forti, ma ormai sentiva mancargli il terreno.
“Non devi sempre sentirti in dovere di trovare una risposta
per tutto- aveva aggiunto lei- ti amo”.
Poi il silenzio e la luce dei neon, e il cielo che inghiottiva tutto,
anche la vita rumorosa di Los Angeles.
Morire per non dargli tempo di trovare una risposta a quella domanda.
Se il mondo avesse saputo...
Se il mondo avesse saputo non avrebbe compreso.
Perché è l'amore che rende davvero semplici anche
le cose più difficili...
________________________________________________________________________________________________
Quando
l'autrice si fa le domande e si da pure le risposte:
Perché una one-shot fuori dal solito contesto di soliti
personaggi? Perché mi piace Moonlight e perché
ogni tanto fa bene cambiare. E poi ho approfittato di un "momento
creativo assai fecondo" per scrivere qualcosa su questo telefilm come
avrei voluto fare già in passato.
Perché una storia tanto triste su personaggi che mi
piacciono così tanto? Perché, al contrario di
quanto il mio carattere da pagliaccio faccia supporre, ho una tendenza
al drammatico che spesso sfiora il sadismo o, alla meno peggio, la
“lagnosità”.
Perché Beth muore di malattia? Perché l'idea che
Mick la veda invecchiare mi mette ancora più angoscia
dell'idea che la veda morire giovane.
Perché mi sembra che la storia sia un tantino nonsense e un
bel po' inconcludente? Forse perché lo è!
Pazienza...
Nient'altro da dichiarare.
|