Kate non amava festeggiare delle ricorrenze
importanti, soprattutto il Natale. Lo odiava, perché non aveva mai
avuto
nessuno con cui festeggiarlo.
Amava però scappare. Quando le
situazioni
precipitavano, Kate scappava e non si guardava più indietro.
Ma dopo l’Isola tutto
aveva acquistato un altro –
più profondo – significato.
Aveva promesso di
riportare Claire da Aaron, e ci
era riuscita.
Si era ripromessa di
ricordare Jack ogni istante
della sua vita e, per quanto le facesse male, non si era mai
dimenticata di
rivolgere un pensiero all’uomo della sua vita.
Non era riuscita ad
assicurare ai suoi amici, però,
che tutto prima o poi si sarebbe sistemato, che un giorno avrebbero
smesso di
soffrire e chiedersi perché soltanto
loro ce l’avevano fatta.
Nonostante questo,
Kate aveva iniziato ad
apprezzare il Natale, poiché aveva l’occasione di avere la compagnia di
Claire, Aaron e Miles.
Qualche volta anche James,
Lapidus e Richard venivano a farle visita.
In
quei giorni di festa era proibito parlare di cosa – chi
– avevano perso sull’isola, anche se
lei sapeva
benissimo che James
trascorreva tutti i fine settimana a Miami da Rachel e Julian Carlson.
Poteva immaginare con
quanta sofferenza l’uomo
trascorreva del tempo con quella donna, così simile a Juliet.
E
Kate dal
canto suo sapeva bene che ci teneva ad essere sempre presente nella
vita di
Claire e Aaron non solo perché li
amava, ma perché erano
legati alla famiglia Shephard.
“Kate! Kate! Vieni a
vedere cosa mi ha regalato
Miles!” gridò Aaron emozionato raggiungendo la
cucina.
La donna ebbe una
fitta allo stomaco. Non si era
ancora abituata al fatto che per il bambino ora non
era più la mamma. Era
Kate, solo
Kate.
“Arrivo!”
sorrise la donna.
In quel momento
qualcuno bussò alla porta. Era
arrivato James con regali per tutti.
“Avrei
portato Clementine, ma ha preferito rimanere con Cassidy” disse
entrando, “Probabilmente vorrà
farsi
coccolare per bene ora che ha preso bei voti a scuola. E’ un piccolo
genio, di
sicuro non ha preso da me!” sorrise, ma nelle sue parole non c’erano
più il
sarcasmo e l’ironia di un tempo.
Sembrava
quasi che Juliet gli avesse portato via anche quelli.
James salutò poi i
presenti e quando i suoi occhi
incontrarono quelli di Kate si sentì imbarazzato e
impacciato.
Si abbracciarono in
fretta, quasi temessero di
infangare la memoria di Juliet e Jack se solo
l’abbraccio – o qualsiasi altro contatto fisico - si fosse
prolungato
qualche secondo in più.
“Il tuo pollo è
fantastico, Kate” disse Miles,
ancora col boccone in bocca “E questa salsa! Donne, cucinatemi un pollo
così e
sarò vostro per l’eternità!”
Tutti risero a tavola,
lieti che Miles fosse stato
il primo a rompere il ghiaccio, in qualche modo. E poi la cena proseguì in serenità e nessuno
pensò all’Isola.
Kate
non ricordava l’ultima volta che aveva riso in quel modo. Tutta
colpa di Lapidus e le sue improbabili barzellette sui piloti, quelle
che non
includevano incidenti aerei, ovviamente.
E
Richard raccontò di come fosse divertente girovagare per centri
commerciali. Diceva che il nome
in se
stesso gli faceva ridere e che quella era sicuramente una delle
migliori
invenzioni del secolo.
A
mezzanotte tutti tornarono a casa, ma James si trattenne più a lungo.
“Ti
aiuto
a pulire, lentiggini” disse senza riflettere sull’ultima parola appena
pronunciata.
Da
quanto
non chiamava Kate con quel nomignolo?
“Grazie,
James.”
Tra i due calò il
silenzio. Gli unici rumori erano
quelli delle stoviglie e dell’acqua che sgorgava dal
rubinetto.
“Pensi
che
un giorno smetteranno di mancarci così tanto?” sussurrò poi Kate.
Non c’era bisogno di
chiedere a chi stava pensando.
“Probabilmente
no. Penso che prima o poi impareremo a conviverci. Non è
quello che stiamo cercando
di fare da
quando ce ne siamo andati?” rispose poi, abbozzando un sorriso.
“Suppongo
di sì.”
Quando
fu
tutto pulito, lui raccolse le sue cose e salutò Kate.
“Mi
terrò
in contatto” la rassicurò.
“Aspetta!”
James
si
voltò, sorpreso.
“Deve
essere un castigo. Per le cose orribili che abbiamo fatto prima”
Lui scosse la testa.
“Forse. Ma Doc e Juliet sono
state le cose migliori che ci potevano capitare. Doc…lui era un uomo
fantastico, migliore di me. Migliore di qualunque altro”
Kate
pensò
che da un momento all’altro entrambi potessero scoppiare a piangere.
“Juliet
era una donna meravigliosa, James.”
James
si limitò a fare cenno di sì con la testa, Kate abbassò lo
sguardo. Avrebbe voluto scusarsi miliardi di volte con lui.
Avrebbe
dovuto far esplodere lei stessa la bomba. Grazie a Juliet, James
era cambiato moltissimo e i due meritavano di passare il resto della
loro vita
insieme.
Avrebbe
voluto avere il coraggio di Jack.
“Non possiamo
aggrapparci per sempre ai rimpianti” disse infine
James prima di andar via definitivamente, come se le avesse appena
letto nel
pensiero.
Aveva ragione, pensò Kate. Il
loro ultimo compito
adesso era quello di raccogliere i pezzi di ciò che rimaneva e andare
avanti,
andare avanti e vivere la vita anche per quelli che non c’erano più.
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Prima cosa: odio Kompozer. Seconda cosa: parlare di
Natale a giugno è sintomo del mio delirio/smarrimento pre-esame di
maturità ._.
Ma
visto
il temporale che c’è qui, sembra proprio dicembre sinceramente…
Ho scritto questa shot
per distrarmi dallo studio matto e
disperatissimo, ma soprattutto
perché da oggi fino a metà luglio (dipende da quando avrò gli orali)
sarò
impegnata con la cosiddetta “chiusa”,come si dice dalle mie parti, cioè
il
ripassone finale, la tesina e gli esami, ovviamente ;)
Oddio, potrei anche
continuare a scrivere ma il pc
è la tentazione fatta persona e non mi devo distrarre >.<
Last
but not
least, colgo l’occasione per ringraziare chi ha recensito le mie “Lips
are
turning blue, a kiss that can’t renew” e “I’ve missed you so much”.
Grazie
veramente di cuore ragazze <3
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