RICOMINCIARE A
SPERARE
POV KIKI
Mi nascondo furtivamente dietro una delle colonne
del porticato della Prima Casa dello Zodiaco, mi guardo attorno, cercando di non
farmi vedere da chicchessia.
L’ultima cosa che voglio è venire rispedito alla
Tredicesima Casa come un pacco postale.
Mi volto indietro con una punta di rammarico, mi
spiace lasciare Shun da solo, proprio adesso che non ha tregua dalla febbre e
dalla debolezza, ma non ne posso più, ho bisogno di tranquillità per
riflettere.
Scatto con l’agilità di una molla, profittando di
un momento in cui il piazzale è vuoto, e mi getto a rotta di collo giù per il
sentiero che porta all’Arena.
Alla prima occasione lo abbandonerò per
nascondermi nei boschetti, a grandi linee il piano sarebbe questo.
Ruzzolo come un sasso lungo il pendio di un monte,
scivolando tra gli arbusti, mi ritrovo sdraiato a fissare spicchi di cielo
azzurro che s’intravedono nell’intrico di rami sopra di me, che formano una
specie di cupola naturale.
Respiro affannosamente, ce l’ho fatta.
A fatica, mi rialzo in piedi, scuotendomi i
vestiti dalla polvere e da eventuali foglie cadute, inspiro l’aria fresca del
bosco colma di odori e mi sento già più tranquillo, finalmente la tanto agognata
tranquillità, credo che sarei impazzito!
Tutti sono impazziti in questi giorni, e il loro
comportamento non fa che aumentare il dolore che provo e che tento di
nascondere; Shun lo sa, so che sente quanto sto male, ma cerca di proteggere il
mio segreto, forse nemmeno lui sa perché soffro così tanto ma cerca di aiutarmi,
più di quanto faccio io con me stesso.
La verità è che non li capisco più.
Nessuno di loro.
Sento le lacrime salirmi agli occhi e non riesco a
fermarle.
Seiya-chan…
Ti hanno tutti dimenticato, ma non io.
Sono un bambino, lo so, ma sono un essere umano ed
è nella natura umana piangere i compagni morti, desiderare ardentemente di
riabbracciarli, sperando che sia tutto un sogno.
All’inizio credevo stessero scherzando, nella mia
ingenuità lo avevo preso come un semplice scherzo, un doloroso modo per
affrontare la mancanza e la perdita, ma mi sono reso conto che invece non è
così…
E mi sento sporco e inutile perchè non sono in
grado di risolvere questa situazione, e mi manchi, Seiya.chan, ho paura dal
momento che so di non poterti più rivedere, mi sembra tutto un brutto sogno,
spero tanto di svegliarmi se così è.
Sto impazzendo?
Vorrei prenderli tutti a ceffoni, farli rinsavire
come so che anche tu faresti, ma io sono un semplice moccioso, non saprei da che
parte cominciare.
E tutto questo fa di me un vigliacco senza
speranza.
Potrei fare ma non faccio.
Ho troppa paura di perdere anche loro, la verità è
questa, sono solo un bambino, non mi merito di essere considerato un guerriero
di Athena; sono un bambino senza una vera famiglia, ho bisogno continuamente di
conferme che nessuno può darmi, non ora almeno.
Ma capisco che non posso darmi per
vinto.
Non voglio arrendermi senza lottare.
Se è vero che sono le nostre azioni a decretare
chi siamo, io continuerò a combattere sino alla fine: perché tu hai resistito
sino a quando le forze e la tua missione te lo hanno permesso, non ti sei
arreso, e non infangherò la tua memoria agendo da vigliacco.
Loro sono tutta la mia famiglia, ma lo sei anche
tu, e continuo a sperare che tutto questo possa risolversi, che tu ritorni il
prima possibile; perché so che sei ancora vivo, Seiya-chan, lo sento, e non è
solo una segreta speranza, frutto di un mio sogno, ma è una certezza, anche se
priva di prove, sento il tuo Cosmo che pulsa, seppur debolmente, ma non riesco a
capire dove sei.
Senza accorgermene, comincio a camminare, cammino
per tanto tempo, districandomi tra i rovi e le radici, graffiandomi la pelle
delle mani e delle caviglie scoperte, sino a che non esco da questo intrico
vegetale e vedo il villaggio Rodorio davanti a me, incastonato nelle rocce
bianche che splendono al riverbero del Sole.
Mi sono allontanato troppo, forse è meglio tornare
indietro, ma le mie gambe non ne vogliono sapere di muoversi, è come se stessero
aspettando qualcosa, è una sensazione strana.
"Ehi, piccolo, cosa fai qui?"
Trasalisco nel sentire una voce alle mie spalle,
istintivamente mi metto in guardia, ma subito mi sento totalmente stupido: per
Athena, sono così teso che sussulto per un nonnulla; subito, mi ritraggo nel
riconoscere la figura dell’anziano prete ortodosso di Rodorio.
"Scusi…" balbetto imbarazzato, abbassando lo
sguardo, "avevo bisogno…" ma le parole non ne vogliono sapere di uscire, sono un
maledetto infantile.
"Cosa ti succede?" mi chiede con voce preoccupata,
ma non so rispondere, cosa dovrei dire?
Che la mia famiglia si sta sfasciando?
Che uno dei miei amici è stato dimenticato da
tutti?
Che sono confuso e spaventato come non lo sono mai
stato?
Diamine, sono solo un bambino e non sono forte
come Mu-sama, non riesco a non piangere.
"Su, piccolo, non fare così." mi rassicura il
sacerdote, "Cosa ti turba? mi domanda ma non riesco a rispondere, è tutto così
assurdo che fatico a darmene una spiegazione; il viso pieno di rughe del vecchio
prete compare all’improvviso davanti ai miei occhi, i suoi sono gentili e
preoccupati.
Mi poggia le mani sulle spalle, cerca di
rassicurarmi: "raccontami cosa ti è successo?" mi domanda ancora, la sua voce
affettuosa infonde una certa tranquillità al mio animo, "è mio fratello!" grido,
stringendo i pugni, "si sono scordati di lui, sembra come se non fosse mai
esistito," sono sconvolto.
Lo vedo aggrottare le sopracciglia mentre la presa
sulle mie spalle si fa più forte: "Ascolta piccolo… Tuo fratello si chiama
Seiya?".
Annuisco, senza fiato e senza parole.
"Allora stammi a sentire, bambino mio," mi sorride, "Non è mai
troppo tardi per ricominciare a sperare.".
DEDICATA AL BOSS, perchè la speranza è
sempre l'ultima a morire e la prima a
rinascere....