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Nenia
*
Spicco elegantemente un balzo, fendendo l'aria
umida e pesante con il mio corpo, e atterrando dolcemente sulla superficie
levigata dell'enorme roccia che si erge, rialzata, oltre i piccoli arbusti e i
numerosi scheletri d'albero.
Nuvole di vapore si affacciano ai margini della
pietra, come pigre onde bianche.
Ancora pochi movimenti sulla roccia e sarà lì, ad aspettarmi.
Il nulla.
O almeno la cosa più simile al nulla che in
secoli d'esistenza io riesca a ricordare. Anche se è una semplice illusione.
E' frutto di vari elementi, dal tempo
all'umidità dell'aria.
Quando il cielo da il suo contributo, assumendo
il colorito bianco e uniforme delle nubi pesanti, cariche di pioggia estiva,
rinuncio raramente a visitare quel luogo conosciuto, quasi familiare; dove il
confine tra Cielo e Terra vacilla, fondendosi in mosaici indefiniti di
vapore bianco e grigio, e dove non esiste vento ma solo correnti fluttuanti,
impalpabili e maestose.
Montagne, foreste, villaggi e tutto ciò che
compone il paesaggio, viene cancellato da turbini e mari
di nebbia chiara e pesante che ricopre quel che desidera nascondere, come un
telo.
Rumori alle mie spalle mi avvertono della sua
presenza. Li catalogo tutti, attentamente.
Piccoli passi. Silenzio. Brusio indistinto sulla roccia. Lamento di sforzo.
Tessuto che scivola. Tonfo. Silenzio.
Mi blocco. Non pensavo che la ragazzina mi avrebbe seguito fino a qui.
Voltandomi, ritorno sui miei passi fino al margine della grande roccia.
Sotto di me, rannicchiata su di una sporgenza, la bambina siede, le gambe
strette la petto.
Sconsolata, emette un sommesso mugolio.
Fino a quel momento si era probabilmente fatta
strada arrampicandosi attraverso l'accidentato percorso composto da grigi alberi
sradicati e rocce deformi, che io avevo semplicemente evitato con pochi salti,
rimanendo però bloccata in quel punto, oramai prossimo alla fatidica
"vetta" ; la superficie rocciosa verticale priva di un qualsiasi
appiglio a impedirle di proseguire.
Sospira, ponendo fine al suo lieve lamento e
nascondendo il volto tra le maniche del colorato kimono.
Non è stata una grande giornata per una bambina
che, di norma, sorride per ogni frivolezza.
Sorrisi forzati, incerti, sono stati gli unici protagonisti di questo giorno,
offuscato da una pesante e opprimente malinconia.
È apparso candido ai miei occhi fin dal momento in cui, questa stessa mattina,
mentre era intenta ad osservare la pioggia cadere trasparente, mi aveva rivolto
quello sguardo intenso.
Non era solo triste.
Era… stanco.
Con quegli occhi mi aveva rivelato la sua infantile verità.
-Il cielo sta piangendo… ancora.-
Stupido.
Ma tipico dei bambini attribuire spiegazioni emotive, umane, a ciò che non sono
in grado di spiegare razionalmente.
Mi soffermo ancora sulla bimba che non si è accorta della mia presenza.
I bambini non sono razionali.
Non hanno bisogno di esserlo.
Con un rapido e fluido movimento mi abbasso
afferrando per il bavero*
la ragazzina, sollevandola fino a posarla di nuovo sulla roccia, questa volta ai
miei piedi.
Freddo e soddisfatto, mi dirigo nuovamente verso il lato opposto del masso,
sostando appena per osservare con la coda dell'occhio la piccola umana che
smarrita, si guarda attorno in cerca di una spiegazione al suo "repentino
spostamento", fino a notare la mia presenza. Sono io la sua spiegazione.
Sempre io.
Si rizza in piedi, nascondendosi subito dietro di
me, perplessa da quel luogo così inquietante.
Si stringe vicino a me osservando intimorita i grandi alberi deceduti, ergersi,
tetri e privi di vita, per poi notare non tanto le piante in sé, ma il loro
sfondo, il bianco puro e indefinito dietro di loro.
Nonostante il suo primo approccio titubante, ora avanza spedita, spinta da una
primordiale curiosità, correndo fino al punto più altro della roccia.
Subito la raggiungo, ponendomi dietro di lei a osservare lo spettacolo di
un'immensa tela bianca.
Oltre la rupe, il bianco domina incontrastato fin dove la vista riesce a
spingersi. Non un bianco macchiato, sporco, ma puro e candido quanto la neve
appena caduta.
Il bianco della nebbia più sottile e perfetta, dissolve tutto fino a dare
l'impressione di essere sul confine della terra a osservare la sua fine, il
"nulla".
Non riesco a decifrare lo stato della ragazzina
di fronte a me, che lenta ma composta si avvicina sempre di più all'appuntito
ciglio dello strapiombo. Vi arriva e scosta con i piedi scalzi un piccolo sasso,
osservandolo cadere, fino a scomparire nel bianco.
E' allora che ha un tremito e sembra indugiare davanti a quel mare bianco e
uniforme, portandomi istintivamente ad afferrarla per una spalla attirandola,
piccola e fragile, accanto a me.
Si morde le labbra, alzando il volto e
rivolgendomi uno sguardo timoroso, lo sguardo di un animale spaventato.
-E' solo nebbia… Solo nebbia.- Ripeto avanzando
nuovamente fino al margine della roccia portando la bambina con me, il mio
braccio ora stretto in modo protettivo attorno al suo gracile corpo, all'altezza
delle spalle.
E' così vicina a me, da percepire chiaramente il battito del suo cuore mentre
osserviamo quello spettacolo.
Una forte corrente di vapore sale verticalmente
scompigliandole i capelli corvini e portandola a stringere le manine attorno al
mio braccio, impaurita.
-Non è niente.- Proferisco, glaciale,
stringendole per un secondo la spalla in modo rassicurante. Contraddittorio.
In riposta i muscoli contratti della manina si
sciolgono, pur senza mollare la presa.
Rimane un po' immobile, poi fa qualcosa di
inaspettato: la sento chiudere gli occhi e controllare il suo respiro,
rallentando i battiti cardiaci.
Infine espira e a labbra serrate, canta.
Un'evoluzione melodica del suo solito mugolare che, come una nenia immobile,
malinconica, si irradia nella sottile opacità dell'aria.
Il suono basso ripetitivo pare rispettoso, quasi sacro.
Canta in gola, senza muovere la bocca, seguendo
il ricordo di quello che un tempo forse, è stato il lamentoso ritornello di
qualche filastrocca infantile.
Senza fermarsi con entrambe le mani prende la mia
ancora ferma sulla sua spalla, la porta al suo collo, facendo posare i miei
polpastrelli sulla sua pelle lattea.
Sento il suo canto vibrare debolmente sotto le mie dita. La sensazione è
sconvolgente nella sua semplicità.
Intona per un ultima volta la sua melodia che lentamente si spegne, lasciando
dietro di sé una sensazione di enorme vuoto.
Riapre gli occhi quando ritiro ma mia mano
artigliata e alza ancora lo sguardo verso di me.
-Brava.- Lo scarno complimento esce dalle mie
labbra involontariamente.
Lei mi dedica il suo primo vero sorriso della giornata.
Bene.
Mi chiedo cosa l'abbia spinta a in un momento
simile a intonare la sua cantilena…Probabilmente la risposta non esiste.
Ha deciso così.
Avverto l'improvviso cambiamento dell'odore
dell'aria, mentre contemporaneamente, attorno a noi, poche trasparenti gocce
d'acqua iniziano ad infrangersi, intermittenti, sulla roccia.
Il bianco candido davanti a noi inizia a sfumare, a sfilacciarsi, in strisce
più scure di vapore grigio, cominciando a restituire il paesaggio un tempo
nascosto e affascinando la ragazzina, che torna a rivolgere il suo sguardo alla
nebbia, incurante della pioggia che inizia a cadere.
-E' ora di andare,- L'avverto. Non ho voglia che
si ammali a causa di un misero acquazzone.
La bambina annuisce convinta, prima di lanciarsi
in una folle gara, sfidando le lacrime dal Cielo.
..:::Note:::..
* "Bavero" non è il termine adatto, perdonatemi Uù… Non sapevo in
che altro modo riferirmi alla parte posteriore di kimono che si trova circa
all'altezza del collo…
...
La "cantilena" di Rin
è stata ispirata dalla canzone di Enya: Boadicea
Il canto degli uomini è
fantastico^^
..::::::..
Mh, è ufficiale. Sono dipendente
da questo tipo di fic! Non riesco a smettere… @.@
Vabbeh… Uù stò programmando per Rin il ritorno alla parola … (Già questa
fic è un passetto avanti,no? O.o)
Mah, non ne sono sicura… Mi pare di rovinare tutto mettendo troppi dialoghi,
di solito cerco di evitarli… suonano inutili quanto fastidiosi nelle mie fic
O.ò… Anche per Rin poi… la mutezza raddoppia la sua pucchosità! Ç.ç…
Vedremo cosa la mia mente malata
elaborerà... O se ci sarà un blocco del sistema... U_ù
Ehm-Ehm…
Per questa Fanfic si ringraziano:
- La Montagna, che durante il
penultimo giorno di permanenza in vacanza, mi ha offerto lo spettacolo della
"tela bianca" permettendomi di prendere appunti! ^^
- I recensori delle mie precedenti
fic, senza i quali avrei già smesso di pubblicare ^^
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