Ogni filosofia nasconde anche
una filosofia;
ogni opinione è anche un
nascondiglio,
ogni parola anche una
maschera
(Nietsche)
La filosofia di Akasuna no Sasori era sempre stata questa: che qualunque
azione, qualunque gesto da lui compito, dovesse avere sempre una
motivazione.
Quale fosse questa motivazione ai più era chiara, in fondo, non faceva
molto per nasconderlo. Arrivare all’eternità. Il perché di questa
fissazione per l’arte, in quanto strumento per raggiungerla, non va ad
attribuirsi alla continua ricerca di immortalità a cui molti uomini
aspirano. Ma da un semplice fatto avvenuto nella sua infanzia.
Ricordo che la sua mente ha rimosso ma che comunque continua a rimanere
nel suo cuore.
Era un giorno molto caldo, non che ci fossero giorni di clima
particolarmente freschi, a Suna.
La temperatura quel giorno sembrava però più insopportabile del solito.
Un bambino dagli occhi e capelli rossi, molto piccolo camminava sulla
sabbia con qualche difficoltà.
Sotto il sole cocente, un uomo, sfidando la natura e i suoi effetti
continuava a scolpire una roccia. Armato di martello e scalpello,
continuava, asciugandosi il sudore di tanto in tanto.
Chiunque avrebbe sicuramente lasciato perdere, contando poi che era da
poco passato mezzogiorno e il sole picchiava feroce sulle loro teste,
allora quell’uomo non doveva essere molto sano di mente per tentare
tanto.
Perfino il bambino aveva capito che continuando così quell’uomo sarebbe
stato molto male.
- Signore…. – con la vocina
caratteristica dei bambini che hanno ancora qualche difficoltà a
parlare, il piccolo Sasori, perché era proprio lui il bambino, aveva
rivolto la parola all’uomo.
- Signore non ha caldo?
L’uomo si voltò mostrando una pelle molto scura e una barba bianca che
copriva gran parte del viso. Un viso stanco e provato dall’età. Sorrise
cordiale al piccolo e posò la sua grossa mano sulla testa dalla chioma
rossa.
- Sono anni che faccio questo lavoro, ci
sono abituato.
- Ma oggi fa caldo, se continua si
ammalerà. Si prenderà un isulasione.
L’uomo scoppiò in una fragorosa risata. – Un insolazione, dici? Hai
ragione, forse. Ma devo finire il mio lavoro oggi.
- Cos’è? – fece allora il piccolo, con
sguardo curioso.
L’uomo guardò la roccia che stava lentamente prendendo la forma
rettangolare ed era pronta da incidere. – Un piccolo blocco di pietra
dove verranno incisi i nomi degli anbu del nostro villaggio che sono
morti durante la guerra.
Il piccolo Sasori lo guardò confuso. – Perché scrivere i loro nomi
sulla roccia?
Il vecchio scultore si inginocchiò all’altezza del bambino – per
ricordare per sempre il loro sacrificio e ciò che erano anche se ora
non ci sono più…
- E perché?
- Perché… - sospirò l’uomo – perché così
è come se potessero vivere per sempre. Come se fossero immortali.
Perché se anche la memoria degli uomini si inganna e questi ninja
saranno dimenticati, questo piccolo blocco sarà qui a ricordarli, per
sempre.
Sasori si avvicinò al blocco non ancora completato e lo sfiorò con le
mani. – Ma la roccia non dura per sempre.
- Ahaha giusta osservazione figliolo. Ma
non è compito degli uomini far durare qualcosa per l’eternità. Ci
possiamo provare.
- Io ci riuscirò – sorrise il bambino
nella sua ingenuità.
- Ahaha come no
Quel giorno quel vecchio rise di lui e anche Sasori rise di gusto,
vicino a quella pietra.
Ma mai avrebbe immaginato che i nomi dei suoi genitori finissero su una
pietra simile.
E allora, come una promessa persa nel vento, la sua vita è stata
dedicata al raggiungimento dell’eternità.
E l’arte si prestava al suo scopo. Come quella pietra dai nomi incisi,
anche l’arte nasce per far riflettere, meravigliare e ricordare.
E nessuno l’aveva mai contraddetto, almeno finchè non era entrato
nell’Akatsuki e aveva incontrato Deidara No Iwa.
Dopo un fissato coi serpenti ecco che arrivava un parruccone biondo,
che sosteneva l’estremo opposto della sua convinzione. Per Deidara
l’arte era un effimero attimo di splendore. Mentre per lui era la porta
verso l’eterno.
Solo al momento della sua morte, contro sua nonna e una ninja di
Konoha, un pensiero gli attraversò la mente. L’arte è eterna, è vero.
Ma ciò che la rappresenta no. E l’uomo non è eterno. E nemmeno l’arte
stessa in quanto essa ha vita nei ricordi dell’essere umano.
Che Deidara avesse ragione?
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